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Geopolitica

561° giorno di guerra

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– L’offensiva ucraina potrebbe concludersi in 6-7 settimane, riporta The Economist, citando fonti dell’amministrazione Biden.

 

– L’Azerbaigian ha concentrato le truppe al confine con l’Armenia e sulla linea di demarcazione con il Nagorno-Karabakh, la situazione è esplosiva, ha detto il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. Secondo Pashinyan, «la situazione è tale che la comunità internazionale, gli Stati membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU devono adottare misure serie per prevenire una nuova esplosione nella regione». Il Ministero degli Esteri azero ha definito una «manipolazione politica» la dichiarazione del primo ministro Nikol Pashinyan sulla concentrazione delle truppe di Baku al confine tra i due paesi e in Karabakh.

 

– La Corte suprema anticorruzione ucraina ha ordinato al Comitato anticorruzione di aprire un procedimento penale contro il ministro della Difesa Rustem Umerov per l’abuso d’ufficio quando era a capo del Fondo del demanio.

 

– La battaglia dall’interno di un blindato russo.

 

– Giornale turco Aydınlık: Il nuovo ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, è legato all’organizzazione vietata in Turchia di Fethullah Gulen (FETO), che le autorità della repubblica accusano di essere coinvolta nel tentativo di colpo di Stato del 2016. Umerov ha studiato presso il collegio di Crimea per bambini dotati, questo istituto ha ricevuto finanziamenti dalla FETO. Anche Ruslan Umerov, fratello del funzionario, ha studiato in questa scuola. Entrambi sono chiamati «figli dell’America» a Kiev. Da giovane, Rustem Umerov ha partecipato al programma Future Leaders Exchange (FLEX) del Dipartimento di Stato americano. Umerov si occuperà dell’attuazione dei piani statunitensi nella regione.

 

– Le donne ucraine soggette al servizio militare non potranno lasciare il paese, ha affermato il rappresentante di Zelens’kyj in parlamento, Fiodor Venislavsky. Inoltre, dal primo ottobre, le donne medico e le farmaciste dovranno registrarsi presso i centri di reclutamento.

 

– Il Pentagono ha annunciato che gli Stati Uniti stanno trasferendo all’Ucraina proiettili all’uranio impoverito per i carri armati Abrams.
La Casa Bianca ha affermato che i proiettili all’uranio impoverito trasferiti a Kiev non rappresentano una minaccia radioattiva.

 

– I vescovi greco-cattolici ucraini (uniati) hanno incontrato Papa Francesco e gli hanno detto che l’elogio del passato imperiale della Russia «ha addolorato il popolo ucraino».

 

– L’UE resta indietro rispetto alla promessa di inviare all’Ucraina un milione di munizioni entro febbraio, scrive Bloomberg. Finora, l’UE ha speso circa la metà dei 2 miliardi di euro stanziati, ma ha consegnato all’Ucraina solo circa 224.000 munizioni e 2.300 missili dalle scorte esistenti. Secondo Bloomberg, ora l’Unione Europea produce 300mila proiettili all’anno. Ma il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur ha detto che l’UE vuole raddoppiare la produzione di proiettili di artiglieria nei prossimi sei mesi. Allo stesso tempo, fonti Bloomberg affermano che entro la fine del 2024 l’UE potrà raggiungere la cifra di un milione di proiettili all’anno.

 

– Il porto ucraino di Kilia dopo l’attacco notturno: un deposito petrolifero è in fiamme da quasi 24 ore, nessuno degli 11 droni Geran-2 è stato abbattuto.

 

Bloomberg: Ursula von der Leyen ha incontrato Mohammed bin Zayed, presidente degli Emirati Arabi Uniti, giovedì. L’Unione Europea vuole che fermi le esportazioni di merci sanzionate in Russia.

 

– Il generale ucraino Naev, comandante delle «forze congiunte» dice a Reuters che la difesa aerea si sta addestrando all’utilizzo di sistemi occidentali per difendere le centrali elettriche nella prossima stagione invernale.

 

– Erdogan: Non c’è nessuna prospettiva di pace in Ucraina all’orizzonte.

 

– Gli Stati Uniti stanno trasferendo per la prima volta beni russi all’Ucraina, ha dichiarato il Segretario di Stato Anthony Blinken a Kiev. «Oltre alle esigenze di sicurezza dell’Ucraina, è la prima volta che trasferiamo all’Ucraina i beni confiscati agli oligarchi russi sanzionati, che saranno ora utilizzati per sostenere i veterani ucraini». Non ha specificato di chi siano i beni trasferiti a Kiev. Si sa che si tratta di una somma di 5,4 milioni di dollari. Gli Stati Uniti hanno congelato 330 miliardi di dollari appartenenti alla Russia.

 

– Un momento nella battaglia di Rabotino. Si tratterebbe di un attacco aereo contro quattro bombe FAB-500 guidate sulle unità ucraine nelle rovine del villaggio.

 

– «Povorot na Vostok», la «svolta ad est» politica, economica e culturale. Il 67% dei russi la sostiene, il 15% si dichiara indifferente, l’11% è contrario. (Sondaggio VZIOM). La Russia fa parte dell’Europa e il futuro è a ovest 20% (nel 2008 45%). La Russia è una civiltà a parte e il futuro è ad est 67% (nel 2008 42%)

 

Politico: L’Ucraina minaccia l’Unione Europea di azioni legali. Secondo la decisione della Commissione Europea, fino al 15 settembre è vietata l’esportazione di grano ucraino nei mercati di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Se il divieto verrà prorogato, l’Ucraina intende intentare una causa contro la Polonia e l’UE presso l’Organizzazione mondiale del commercio.

 

– Danilov, presidente del consiglio di sicurezza ucraino, dice che tenere le elezioni, come chiedono gli alleati occidentali, potrebbe destabilizzare il paese. Dice anche che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata e nessuno deve commettere l’errore di credere altrimenti.

 

– Il primo carro armato britannico Challenger 2 è stato distrutto nella regione di Zaporiggia in direzione Orekhov Verbevo.

 

Worner, vicedirettore del Telegraph: credere che l’Europa potesse in qualche modo uscire relativamente indenne dalla guerra in Ucraina è sempre stato un pio desiderio. Era anche delirante pensare che le sanzioni avrebbero fatto cadere Putin. La continua attesa di quel momento è, temo, un po’ come aspettare Godot. Probabilmente non arriverà mai. E nel frattempo l’economia europea diventa sempre più debole. Chi sarà distrutto per primo dalle sanzioni? Putin o l’Europa? Potrebbe essere un testa a testa.

 

– L’Associated Press riferisce che 20.000 ucraini hanno subito l’amputazione di almeno un arto durante il conflitto. Un gran numero di militari soffre di traumi psicologici, che fanno aumentare il tasso di criminalità e la violenza domestica. In Ucraina mancano operatori sanitari che possono prendersi cura dei feriti.

– Reuters: il dipartimento di stato fa appello alla Corea del Nord chiedendo che non fornisca armi alla Russia. Il consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan dice che Pyongyang «pagherà» per eventuali forniture a Mosca.

 

– L’Ucraina accusa la Russia di aver bombardato un mercato a Konstantinovka nel Donbass controllato da Kiev. Nel bombardamento sono morti 17 civili, 32 sono rimasti feriti. Secondo Zelensky il bombardamento di Konstantinovka è «un attacco terroristico deliberato» motivato dai successi militari di Kiev. Intanto gli osservatori russi suggeriscono che la bomba sia stata lanciata da un aereo ucraino.

 

– Le consultazioni tra l’SVR (Servizio di intelligence estera russo) e la CIA sono rare, ma regolari. Il dialogo professionale è utile per ridurre le incomprensioni, ha dichiarato Sergei Naryshkin, capo del Servizio segreto estero russo. Ha anche parlato degli avversari della Russia e degli errori di calcolo nelle previsioni dell’Occidente: «La Gran Bretagna è stata un avversario geopolitico estremamente pericoloso della Russia per molti secoli e, guidata ora dagli Stati Uniti, nuoce ancora; dopo il crollo dell’URSS, gli Stati Uniti sono stati irragionevolmente etichettati come partner della Russia; gli Stati Uniti rimangono l’avversario più pericoloso e implacabile della Russia; l’Occidente ha sbagliato a calcolare il suo desiderio di sconfiggere militarmente la Russia perché ha giudicato male il suo potenziale; gli Stati Uniti e i loro alleati sono stati coinvolti nel conflitto in Ucraina sulla base delle loro fantasiose previsioni sul crollo dell’economia russa nel giro di pochi mesi; la Russia, dopo il successo dell’operazione speciale, dovrà dare un contributo significativo allo sviluppo di nuove norme di interazione in un mondo multipolare».

 

– Ad agosto diminuiscono le importazioni di petrolio russo dall’India. Gli sconti concessi dalla Russia sono diminuiti a soli 5 $ al barile.

 

– Russia e Arabia Saudita annunciano che i tagli di produzione introdotti a settembre (300.000 e 1 milione di barili al giorno rispettivamente) verranno prolungati fino a dicembre.

 

– L’aeronautica americana utilizzerà l’aeroporto di Rovaniemi (769 km da San Pietroburgo) in Finlandia, scrive il quotidiano finlandese Iltalehti.

 

– Borrell arriva in visita in Georgia e mette in campo la sua abilità diplomatica: «[Lo status di candidato] deve essere guadagnato, guadagnato attraverso riforme serie e l’impegno nei confronti dei valori dell’UE. Ad essere onesti, c’è ancora molto lavoro da fare”.

 

– La quota dei BRICS nel PIL mondiale, dopo l’ingresso nell’organizzazione di Argentina, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Etiopia, salirà al 30% a partire dal gennaio 2024, contro il 26% attuale. È quanto emerge da un rapporto del dipartimento di ricerca della State Bank of India (SBI). La quota dei sei nuovi membri dei BRICS nella produzione economica globale è ora del 4%. Secondo la banca, il contributo della Cina al PIL totale dei BRICS raggiunge il 70%, quello dell’India il 13%, quello della Russia l’8%, quello del Brasile il 7% e quello del Sudafrica il 2%, che insieme fanno la quota dei BRICS del 26% del PIL globale.

 

– Il Sudafrica ha aderito al progetto russo-cinese di una stazione lunare scientifica congiunta, scrive il Global Times. Il memorandum è stato firmato il primo settembre dai rappresentanti delle agenzie spaziali del Sud Africa e della Cina. La realizzazione della stazione è prevista per il periodo dal 2025 al 2035. Il Ministero degli Esteri cinese ha precedentemente affermato che il progetto è aperto a tutte le parti interessate.

 

Rassegna tratta dal canale Telegram La mia Russia.

 

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Geopolitica

Un altro ucronazista glorificato da Zelens’kyj

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Kiev ha rinominato un’unità militare in onore di Yevhen Konovalets, il simpatizzante fascista che guidò l’insurrezione nazionalista ucraina in Polonia negli anni ’20.

 

Il titolo onorifico è stato conferito dal presidente Volodymyr Zelens’kyj la settimana scorsa.

 

Secondo il decreto presidenziale pubblicato dall’ufficio di Zelens’kyj, al 131° battaglione di ricognizione dell’esercito è stato dato il nuovo nome come parte degli eventi legati alla Giornata dei difensori dell’Ucraina, celebrata domenica.

 

Yevhen Konovalets (1891-1938) era un veterano austriaco della Prima Guerra Mondiale nato in Galizia. Fu coinvolto marginalmente nella breve Repubblica Popolare Ucraina secessionista alla fine degli anni ’10.

 

Nel 1920, Konovalets si trasferì in Cecoslovacchia, dove lui e altri nazionalisti ucraini con esperienza di combattimento fondarono l’Organizzazione Militare Ucraina (UVO), un’organizzazione paramilitare coinvolta nella lotta armata in quella che oggi è l’Ucraina occidentale.

 

L’insurrezione ha condotto attacchi assassini contro funzionari polacchi, così come presunti collaboratori ucraini che sostenevano la sovranità di Varsavia sulla Galizia. L’UVO esistette fino al 1929, quando si fuse con altri gruppi nazionalisti e fascisti radicali nell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera. Allora con sede in Svizzera, Konovalets fu il primo leader dell’OUN. Le attività terroristiche dell’UVO contro la Polonia sono state parzialmente finanziate dall’Intelligence militare tedesca dell’Abwehr, scrive RT.

 

«Konovalets mantenne i contatti con varie organizzazioni fasciste in Europa e incontrò personalmente Adolf Hitler all’inizio degli anni ’30 (…) Konovalets fu assassinato a Rotterdam nel 1938 da un agente dei servizi segreti sovietici» continua il sito governativo russo.

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Il 1° ottobre, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito il decreto di Zelens’kyj «un’ulteriore conferma della natura nazista del regime di Kiev».

 

Nel 2006, l’amministrazione della città di Leopoli annunciò i piani per spostare i resti di Jevhen Oleksijovyč Konovalec’, Stepan Bandera, Andrij Melnyk e altri leader dell’OUN/UPA in una nuova sezione del cimitero cittadino di Lyčakivs’kyj dedicata agli eroi del movimento di liberazione ucraino.

 

Il 17 giugno 2011 a Vilnius, Lituania, si tenne una conferenza dedicata a Jevhen Konovalec’, un patriota ucraino. Il 120º anniversario della nascita di Konovalec’ fu commemorato con celebrazioni organizzate dal parlamento lituano e da diverse organizzazioni ucraine presenti in Lituania.

 

La commemorazione di tale «eroe» nazionalista antipolacco arriva nel momento in cui le relazioni tra Kiev e Varsavia hanno toccato il fondo.

 

La Polonia già in passato si era opposta a eventi commemorativi di figure del nazionalismo integrale ucraino (che fu collaboratore del nazismo) come Stepan Bandera, considerato responsabile di atti di pulizia etnica contro ebrei e polacchi.

 

A parte la questione della tensione con la Polonia, va notato come oramai vi sia sempre meno pudore a celebrare personaggi che hanno combattuto al fianco di Hitler, come testimonia il caso della Camera dei Comuni canadese che, presenti il premier Trudeau e il presidente ucraino Zelens’kyj, hanno di fatto celebrato ed applaudito un veterano delle SS.

 

Viene da pensare: che il mondo moderno, finalmente, stia arrivando a dare il giusto tributo al suo pargolo preferito del primo Novecento, Adolfo Hitler? Egli fu, nel concreto, finanziato da Wall Street (ossia, la stessa realtà che sta ora facendo affari con il regime Zelens’kyj) e mandato avanti a sperimentare politiche, come l’eugenetica, che gruppi di potere occidentali gli hanno inculcato e che ora distribuiscono all’intera popolazione mondiale.

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Geopolitica

Il rapporto tra Polonia e Ucraina è «titanicamente» danneggiato

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In un nuovo capitolo delle disastrose relazioni tra Polonia e Ucraina, i funzionari polacchi hanno rifiutato l’invito a partecipare al forum internazionale sulla difesa tenutosi a Kiev, ha detto lunedì l’ambasciatore ucraino a Varsavia, Vasily Zvarych, durante un’intervista al canale di notizie TVN24.   L’ambasciatore ha dichiarato che «la Polonia è stata tra i primi a ricevere un invito» all’evento, ma alla fine ha deciso di rifiutare. Tuttavia Zvarych ha affermato che la parte ucraina «rispetta tali decisioni» di Varsavia e ha sottolineato che non c’è motivo di incolpare Kiev per l’assenza della Polonia.   Venerdì scorso si è svolto a Kiev il forum internazionale delle industrie della difesa, al quale hanno partecipato rappresentanti di aziende provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Turchia, Svezia e Repubblica ceca. Il governo ucraino ha annunciato che l’evento ha portato alla firma di 20 accordi, che riguardano questioni quali la fabbricazione di droni, la riparazione e la produzione di veicoli blindati, nonché la produzione di munizioni.   Il presidente ucraino Zelens’kyj ha anche annunciato che durante l’evento è stata creata una «alleanza delle industrie della difesa», che ha descritto come una coalizione internazionale su larga scala per la produzione di armi e attrezzature militari. Zelens’kyj ha osservato che questa impresa sarà finanziata attraverso la vendita dei beni russi confiscati.   Varsavia ha rifiutato di partecipare all’evento a causa del continuo deterioramento delle relazioni polacco-ucraine. Questo dopo che la Polonia, insieme a Slovacchia e Ungheria, il mese scorso ha esteso unilateralmente un embargo sul grano ucraino per evitare che «inondasse» e destabilizzasse il mercato agricolo.   Nel frattempo, a Varsavia si parla di quanto sia oramai compromesso il rapporto con Kiev.

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Ci vorrebbe uno «sforzo titanico» per ricucire la frattura tra Polonia e Ucraina, ha detto lunedì il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau, spiegando perché non si è unito ai suoi colleghi dell’UE a Kiev.   I rapporti tra i due vicini «stanno entrando in un periodo di crisi e la mia assenza ne è in parte l’espressione», ha detto Rau all’emittente Polsat, quando gli è stato chiesto perché il vice ministro Wojciech Gerwel si fosse recato invece alla riunione ministeriale dell’UE nella capitale ucraina.   Le relazioni con Kiev dipendono da «tre dimensioni», ha spiegato Rau: geopolitica, interessi nazionali e sostegno interno. Mentre la Polonia è allineata con l’Ucraina per quanto riguarda la geopolitica, per quanto riguarda il conflitto con la Russia, Varsavia e Kiev hanno interessi nazionali diversi quando si tratta dell’importazione e del transito dei prodotti agricoli ucraini.   Il fatto che l’Ucraina abbia scelto di inoltrare questa controversia commerciale all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha detto Rau a Polsat, «ha fatto vacillare la fiducia della nostra società nell’attuale politica del governo ucraino nei confronti della Polonia».   «Dopo quello che è successo, tornare al punto di partenza richiederà sforzi titanici», ha detto il ministro degli Esteri polacco.   La settimana scorsa, dopo il discorso alla plenaria ONU di Zelens’kyj che accusava la Polonia pur senza nominarla, il premier polacco Morawiecki aveva dichiarato che non Varsavia non avrebbe più tollerato insulti.   Il nervosismo dei politici polacchi è tale che un deputato ha presentato a Kiev il conto per gli aiuti ricevuti.   Come riportato da Renovatio 21, la tensione tra i due Paesi è salita negli ultimi mesi, con episodi da incidente diplomatico, come la convocazione da parte del regime Zelens’kyj dell’ambasciatore di Varsavia, a cui veniva chiesto di rispondere di alcune affermazioni proferita da un alto funzionario del governo di Morawiecki riguardo una presunta ingratitudine ucraina..

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La Polonia, stretta tra un rapporto sempre più teso con l’Ucraina e con la percezione di minaccia proveniente dalla Bielorussia, dove stazionano truppe della Wagner, ricorda bene che al termine di tutto il conflitto, potrebbe esserci l’annessione di terre ucraine occidentali che sono state in passato anche polacche. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di queste mire polacche in recenti discorsi pubblici, facendo abbondanza di riferimenti storici.   L’idea di un’annessione di porzioni dell’Ucraina occidentale, che sono state storicamente polacche (Leopoli, Ternopoli, Rivne) aleggia sin dall’inizio nel conflitto nelle chiacchiere sui progetti di Varsavia.   Un articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet di fine 2022 riportava che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe negoziato con le autorità polacche la partecipazione delle forze armate polacche al conflitto in Ucraina.   La Polonia è stata tra i più accesi sostenitori dell’Ucraina durante il conflitto con Mosca, esortando ripetutamente gli altri membri dell’UE ad aumentare gli aiuti militari e approvando una lunga serie di spedizioni di armi, compresi caccia MiG-29.   Il presidente polacco Andrzej Duda ha recentemente esortato Kiev a «ricordare» lo status dell’Ucraina e come hub logistico per le consegne di armi e ha paragonato il Paese a un uomo che sta annegando, che potrebbe trascinare con sé i suoi soccorritori sott’acqua. In un’intervista al Washington Post, Duda aveva detto che combattere la Russia tramite gli ucraini «è più economico».

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Arrestato l’ex capo di governo del Nagorno-Karabakh. Baku lo accusa di terrorismo

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Le autorità azere hanno arrestato Ruben Vardanyan, ex alto funzionario armeni del Nagorno-Karabakh, con l’accusa di terrorismo e altri reati. Il sito governativo russo RT si riferisce all’uomo come ad un «miliardario» che «in precedenza aveva la cittadinanza russa».

 

Vardanyan è stato arrestato mentre tentava di lasciare l’enclave armena la settimana scorsa, quando è iniziato l’esodo di forse 100 mila armeni.

 

In una dichiarazione di giovedì, il Servizio di Sicurezza dello Stato dell’Azerbaigian ha annunciato che il magnate degli investimenti è accusato di finanziare il terrorismo, di partecipare alla creazione e al funzionamento di gruppi armati illegali e di aver attraversato illegalmente il confine del Paese. La prima accusa prevede una pena da dieci a 14 anni di carcere, mentre la seconda potrebbe portare all’ergastolo.

 

Citando l’accusa, l’agenzia azera ha affermato che Vardanyan avrebbe attraversato illegalmente il confine con l’Azerbaigian nel settembre 2022 «per commettere atti di terrorismo e sabotaggio» ed era entrato nella residenza temporanea delle forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh.

 

 

«Inoltre, ha finanziato il terrorismo destinando fondi all’organizzazione di attività terroristiche» di formazioni armate nella regione contesa, si legge nella dichiarazione.

 

Vardanyan è stato arrestato mercoledì dalle guardie di frontiera azerbaigiane a un posto di blocco nel corridoio Lachin, mentre tentava di lasciare il Nagorno-Karabakh per l’Armenia, scrive RT.

 

Yerevan ha fatto appello alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per garantire la sua protezione, mentre il ministero degli Esteri armeno ha promesso di fare tutto il possibile per garantire il suo rimpatrio.

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Il 55enne armeno ha fatto fortuna negli anni ’90 quando ha co-fondato la società di investimenti Troika Dialogue, acquisita da Sber, la più grande banca russa, per 1,4 miliardi di dollari nel 2011. Nel 2021, Forbes ha stimato il suo patrimonio netto a 1 miliardo di dollari.

 

Nel settembre 2022, Vardanyan aveva annunciato che avrebbe rinunciato alla cittadinanza russa, richiesta ufficialmente accolta dal presidente Vladimir Putin a dicembre. Il miliardario si era trasferito nel Nagorno-Karabakh, dove ha ricoperto la carica di capo del governo tra novembre 2022 e febbraio 2023.

 

 

L’Azerbaigian ha rivelato le accuse contro Vardanyan lo stesso giorno in cui le autorità del Nagorno-Karabakh hanno annunciato lo scioglimento della repubblica, che inizialmente si era staccata da Baku negli anni del tramonto dell’Unione Sovietica.

 

La settimana scorsa, la regione a maggioranza armena ha concordato un cessate il fuoco con l’Azerbaijan, mediato dalla Russia, sotto la pressione di quelle che Baku descriveva come «misure antiterrorismo di natura locale» nell’area.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’esodo degli armeni dell’Artsakh (così chiamano l’area) arriverebbe a contare 100 mila persone, in una zona dove la popolazione armena ha un numero di poco superiore. Le immagini del corridoio di Lachin intasato da vetture di famiglie che fuggono sono a dir poco impressionanti.

 

Il disastro arriva in un momento dove la frattura tra il governo armeno e il Cremlino, che finora aveva agito proteggendo Yerevan, è divenuta molto visibile.

 

Il primo ministro Pashinyan, cedendo alle lusinghe dell’Ovest, ha irritato giocoforza la Russia, che è l’unico Paese che si era impegnato davvero per la pace nell’area. Mosca non può aver preso bene né le esercitazioni congiunte con i militari americani (specie considerando che Yerevan aderisce al CSTO, il «Patto di Varsavia» dei Paesi ex sovietici) né l’adesione dell’Armenia alla Corte Penale Internazionale, che vuole processare Putin.

 

Qualsiasi sia stata la promessa di Washington a cui l’Armenia ha voluto credere, essa non sembra in nessun modo essere stata onorata: con evidenza, l’amministrazione Biden non ha intenzione di impelagarsi in una guerra ulteriore, soprattutto per un Paese che ha scarso significato strategico, anche a livello elettorale (la diaspora armena in USA è influente ma non estesa).

 

Bisogna aggiungere anche i rapporti dell’Occidente con Baku, considerato un fornitore energetico affidabile e ora piuttosto necessario all’Europa privata del gas russo. L’Azerbaigian è una delle ex repubbliche sovietiche ritenute più strategicamente vicine all’Occidente: si consideri inoltre le frizioni con l’Iran e quindi il ruolo nel contenimento degli Ayatollah.

 

Nella capitale armena si sono tenute nelle scorse settimane manifestazioni di protesta con masse inferocite che hanno gridato a Pashinyan di essere un traditore. Parimenti, si dice sia grande la delusione degli azeri nei confronti della Russia, che li avrebbe lasciati soli nonostante le promesse fatte in questi anni.

 

Da segnalare la visita degli scorsi giorni del presidente turco Erdogan, aperto sostenitore di Baku e la sua guerra anti-armena con ampie forniture di armi ed altro, presentatosi subito in Nagorno-Karabakh. «Si è aperta una finestra di opportunità per risolvere la situazione nella regione», ha detto Erdogan. «Questa opportunità non deve essere persa». È stato accompagnato nel suo viaggio dal capo dell’Agenzia turca per l’industria della difesa, Haluk Gorgun.

 

Come riportato da Renovatio 21, il clan Erdogan farebbe affari milionari in Nagorno-Karabakh e la Turchia, come noto, è già stata accusata di genocidio per il massacro degli armeni ad inizio Novecento.

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