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Viva Elly Schein! Viva il partito radicale di massa – e la sua decomposizione

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Era spuntato fuori questo curioso video, pochi giorni fa. L’allora candidata segretaria piddina Elly Schein cantava con altre due tizie la sigla di Occhi gatto, indimenticato cartone nipponico che passava su Italia 1 ai tempi di Bim Bum Bam.

 

«Tre ragazze bellissime / Tre sorelle furbissime / Son tre ladre abilissime /Molto sveglie agilissime» cantava l’inevitabile Cristina D’Avena.  La trama verteva su queste tre ladre infallibili ed eleganti, apparentemente tutte eterosessuali, e i loro colpi formidabili.

 

La prima domanda che ci si poneva è se la Schlein, che di prestava entusiasta a questo momento-nostalgia a favore di camera, avesse fatto in tempo – essendo nata nel 1985 – a vedere almeno una replica del cartone. Di fatto sembrerebbe che nella performance canora la ragazza legga un gobbo, un karaoke, insomma la canzoncina non se la ricorda a memoria.

 

 

Il fatto è che il colpo la Schlein lo ha fatto, anche se non sappiamo se «bellissima», «furbissima», «abilissima», «agilissima», siano aggettivi che si possano applicare all’operazione.

 

La scalata riuscita della Elly al PD è un fatto enorme, che va celebrato. Viva Elly Schein. Noi qui siamo contentissimi. E mica siamo da soli.

 

Matteo Renzi lo scorso ottobre aveva detto «se Schlein diventa segretaria metà partito passa con noi, e sono prudente». Abbiamo prova che il fiuto politico dell’uomo di Rignano non è infallibile, tuttavia bisogna registrare che il problema ci sarà. O forse – notizia ancora più disperante, esaltante – no, il problema non ci sarà neppure.

 

Ecco che è già iniziato il tam-tam sugli scismi – magari pure più di uno. Tutti si stanno chiedendo cosa faranno i «cattolici» del PD ora che in cima alla baracca è salita quella che nei talk-show dice «in questo momento sto con una ragazza e sono felice».

 

Va bene, ma i «cattolici» del PD, cosa sono? La Rosi Bindi? Il neocatecumenale Graziano Delrio? Castagnetti (c’è ancora)? Oppure Dario Franceschini, che in teoria ci ha un pedigree democristiano importante? Beh, Franceschini in realtà è stato di uno degli sponsor dell’OPA fluida della Elly sul partito erede della falce e del martello e di quei residui DC che no, dal punto di vista morale, mica hanno mai seguito i valori del Vaticano, soprattutto quando a questi nemmeno il Vaticano crede più.

 

Qualche ex democristiano si ribellerà e farà un altro partitino?

 

E gli altri? Gli eredi maschi del maschio partito lanciato, prima che da Nilde Iotti, da Palmiro Togliatti, con tutta quella iconografia di muscoli al lavoro e patriarcato della famiglia della bassa che alla domenica mangia le lasagne…?

 

Non è dato saperlo: del resto, il loro candidato è stato sconfitto – lui è tutto quello che rappresentava. Bonaccini incarnava il PD nella sua forma più solida ed inscalfibile: una vita da mediano, nel PCI-PSD-DS-PD, dai consigli comunali emiliani su su fino alla regione, un posto che il partito (più che gli elettori…) mica ti assegnano a caso. Guardate le foto del Bonaccini prima del restyling impostogli dagli spin doctor, sul quale tanto abbiamo scherzato qui su Renovatio 21: zero orpelli, zero tempo per l’immagini, eccoti il figlio del popolo (vero figlio del popolo) che si infila appena giacca e giù a macinare politica, sin da quanto era ragazzino.

 

È un destino ingrato, e davvero possiamo capire la rabbia del Bonaccini. Di fatto, lui aveva salvato il PD. Noi ce lo ricordiamo benissimo, in quanto coinvolti in quella che è stata la linea del fuoco per i democratici, il momento in cui potevano perdere tutto, invertendo la storia d’Italia. Parliamo delle elezioni regionali 2020, quelle tenutesi in Emilia-Romagna a una manciata di settimana da pandemia e lockdown. Ricorderete, la candidata avversaria era ad un certo punto data per vincente. Circolavano audio sui gruppi Whatsapp della Lega dove si parlava di una vittoria netta. Qualcuno diceva addirittura 10 punti… Si trattava di una svolta epocale.

 

Poi ci fu la doccia fredda. Bonaccini, nonostante tutto, aveva tenuto in piedi il sistema – che non riguarda mica la politica solo, ma l’indotto di risorse umane e finanziarie delle Coop – che poteva essere disintegrato per sempre. Cominciarono a girare voci surreali di centenari portati al seggio a votare…

 

La Schlein emerse in quell’elezione, come una sorta di tele-spalla millennial del Bonaccino. Pareva un UFO, ma andava bene così: Elena Ethel Schlein, questo il suo vero nome, nata a Lugano, cittadinanza americana, di italiano apparentemente anagraficamente ha pochino, a parte un’altra cittadinanza – poi però, c’è la storia della famiglia materna.

 

La sua lista prese il 4%, ma lei, forte di un video anti-Salvini andato virale e di un movimento di piazza anti-Salvini chiamato «Sardine» (qualcuno se le ricorda?) balzò alla vicepresidenza con una palata di voti. Del resto, Bologna è Bologna, la capitale della politica parasessuale: il primo comune in Italia (al mondo?) ad avere un consigliere transessuale (l’attore felliniano Marcello di Falco, divenuto a Casablanca Marcella di Folco), la città del Cassero e di Eva Robin’s, dove decenni fa il sindaco Renzo Imbeni, poi vicepresidente dell’Europarlamento, nel 1992 lanciava il progetto per le case popolare ai gay.

 

Intorno, sappiamo che è diverso. In campagna, il maschio lavoratore, la moglie «compagna» casalinga delle lasagne domenicali di cui sopra, magari sposata in chiesa anche senza averci la fede, perché il PCI un tempo diceva così, mica dovevi farti giudicare «strano» dalla comunità.

 

Si tratta per il più grande partito della sinistra italiana di una mutazione storica da non poco. Si tratta di una trasformazione nello stato di aggregazione della materia politica: dallo stato solido, allo stato fluido

 

E quindi, quanti hanno sostenuto, votato, finanziato il PD come partito allo stato solido, o almeno hanno creduto di farlo per decadi, fuggiranno dal regno della Schlein? Forse, addirittura, no. E ribadiamo che questa è la notizia al contempo terribile ed eccitante. Le radici ebraiche askenazite del padre, che le causano insulti di hater – i quali, scrisse Il Corriere, «attingerebbero a due armi dell’arsenale di stereotipi antisemiti: il naso e la ricchezza» – sono un’«origine di cui sono fierissima»; il nonno emigrò in America dalla zona di Leopoli, ora Ucraina, la storia che abbiamo visto per alcune famiglie neocon, attualmente impegnate nella guerra contro la Russia. Non è dato di sapere al momento se la nostra, di vera stirpe politica certificata, abbia rivendicato anche l’origine materna, col nonno Agostino Viviani, già senatore del PSI poi membro laico del CSM in quota Forza Italia. Magari anche sì: la fluidità permette tutto.

 

Perché si sono fatti andare bene tutto, in questi anni, gli ex democristiani ed ex comunisti. Le unioni gay, il gender nelle scuole, i casi di minori allontanati dalla famiglia, la sudditanza cieca verso Bruxelles, Washington e la NATO (Bruxelles è il luogo della NATO, che è Washington). Per amor di salario, possono farsi andare bene anche questa. Questa è la parte brutta della notizia: gli esseri umani, pur di non essere disturbati nello stipendio o nella dissonanza cognitiva, possono accettare qualsiasi cosa, anche il sorriso della Schlein.

 

La parte gioiosa della questione, per chi come noi pensa che il PD sia assurto ad uno dei problemi principali della Nazione,  è che si tratta della slatentizzazione finale di un processo autodistruttivo che farà implodere la sinistra italiana, che era in tacito stato di decomposizione da oramai tanto tempo.

 

Lo diciamo forti delle profezie del politologo Augusto Del Noce (1910-1989), che aveva predetto l’avvento di un «partito radicale di massa», una sorta di pannellismo a doppia cifra elettorale, una realtà che esprime il laicismo esasperato della borghesia satolla, che molla il senso del collettivo per dedicarsi ai «diritti individuali» (cioè: sodomia, figlicidio, castrazioni e mutilazioni gender, produzione di esseri umani in laboratorio. etc.).

 

Nel suo libro Il suicidio della rivoluzione, Del Noce sosteneva che «l’esito dell’eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata (…) persa per strada l’utopia rivoluzionaria, l’essenza di surrogato religioso, è restato al marxismo soltanto il suo aspetto fondamentale, di prodotto dell’illuminismo scientista», e lo abbiamo visto, benissimo, con la pandemia.

 

Nel partito radicale di massa, l’ex partito comunista «si è rovesciato nel suo contrario: voleva affossare la borghesia e ne è divenuto una delle componenti più salde ed essenziali». Di fatto, il PD è il partito delle ZTL, dei centri storici dei ricchi, taluni magari divenuti ricchi grazie ai giri politici. Di più: è impossibile non aver visto, in questi anni, come il partito ben si adatta alla grande finanza internazionale, da Soros che diviene socio delle Coop (pensate che stiamo scherzando?) al PD di Renzi con il finanziere hedge found Serra alle Leopolde.

 

Quindi, potrebbe essere che gettata ogni maschera, e trasformatosi il PD nel partito radicale, esso vada verso le percentuali irrilevanti di Bonino e compagni? Può essere, anche se, ripeto, non è che ci sia da avere questa grande fiducia riguardo al popolo che ha votato PD.

 

Perché, davvero, hanno accettato qualsiasi cosa, in questi anni, poverini.

 

Hanno avuto come segretario Fassino, prima delle barzellette auto-iettatorie, ma quello era. Poi Bersani, quello delle bambole pettinate e dei giaguari da smacchiare. Poi Renzi, uno così innamorato della tradizione piddina da farsi poi un suo partito scissionista, come del resto aveva già fatto D’Alema. Hanno accettato come segretario lo Zingaretti, quello degli spritz COVID, dei manifesti che chiedevano meno cobalto, quello con quel sorriso eterno ed inspiegabile stampato in volto, mentre i suoi uomini litigano con minacce inaudite al ristorante. Poi, recuperato da Parigi dopo un’era di arbitrario oscuramento, torna il «moderato» Letta, che però moderato non è più, e ha sempre portato in volto questa espressione un po’ torva, con conseguente ultimo disastro del voto… Povero elettore del PD, in fondo va compatito, anche se bisogna dire che in tanti casi se l’è cercata.

 

È chiarissimo Bonaccini avrebbe risolto molti problemi – di immagine, di dignità, di tenuta politica partitica. Un uomo concreto, viene dalla gavetta, ha dietro tanto consenso, non ha mai litigato con nessuno, la sua regione, dicono, è ben amministrata, da anni…

 

E invece, trac. Al vertice del partito è salita una che pochi giorni fa non aveva nemmeno la tessera. Vada come vada, questa è la fine del PD. Smembrato da scissioni, imploso per fluidismo poli-sessuale, reso irrilevante dalla quantità di dichiarazioni che da qui a poco comincerà a fare la Elly – roba che le uscite di Letta, tornatoci radicalizzato dai francesi, sembreranno bazzecole. La decomposizione di quello che era il partito dei lavoratori italiani, quello delle case del popolo e dei viaggi in Russia, diventerà patente, maleolente, rivoltante.

 

Non sappiamo cosa verrà dopo, potrebbe arrivare qualcosa di ancora peggiore: forze politiche talmente fuori dal mondo da mettere a rischio la convivenza nel Paese, finanche la sua stessa esistenza. Cacci Saddam, arriva l’ISIS…

 

Al momento non ci resta che guardare gli occhi della Schlein nelle immagini del suo trionfo. Non so a voi, ma qui non ci sembrano occhi di gatto: epperò, come cantava Cristina D’Avena, «occhi di gatto / un grande colpo è stato fatto».

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

Politica

«L’età dell’oro, rivoluzione del buon senso»: il discorso di insediamento di Trump: solo due sessi, immigrazione, vaccini non obbligatori, basta guerra e conquista di Marte

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Donald Trump ha prestato giuramento come 47° presidente degli Stati Uniti ieri a mezzogiorno circa ora locale.

 

Si tratta del secondo caso presidente ad essere eletto per mandati non consecutivi: prima di lui vi era riuscito solo Grover Cleveland (1837-1908), che fu in carica dal 1885 al 1889 e dal 1893 al 1897.

 

Nel suo discorso inaugurale, Trump ha delineato come intende creare una nuova «Golden Age», un’«età dell’oro» americana, toccando questioni che vanno dall’indipendenza energetica alla riforma dell’immigrazione, fino alla fine delle guerre in tutto il mondo e alla colonizzazione di Marte.

 

«L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora», ha annunciato Trump, aggiungendo che gli Stati Uniti «saranno presto più grandi, più forti e molto più eccezionali che mai». Il nuovo presidente descritto gli ultimi quattro anni come una serie di «tradimenti» del popolo americano da parte di «un sistema radicale e corrotto» e ha dichiarato la data del suo insediamento come «Giorno della Liberazione».

 

«Da questo momento in poi, il declino dell’America è finito», ha affermato Trump, descrivendo le sue prossime azioni esecutive come l’inizio «del completo ripristino dell’America e della rivoluzione del buon senso».

 

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Trump ha annunciato l’immediata sospensione di «tutti gli ingressi illegali» negli Stati Uniti attraverso il confine meridionale, il ripristino della sua politica di far aspettare i richiedenti asilo in Messico, la fine della pratica di rilasciare gli immigrati illegali negli Stati Uniti e l’avvio della deportazione di «milioni e milioni di criminali stranieri» nei loro paesi di origine.

 

I cartelli della droga messicani saranno considerati organizzazioni terroristiche straniere, mentre le bande criminali straniere che hanno preso piede in alcune città degli Stati Uniti saranno perseguite ai sensi dell’Alien Enemies Act del 1798, ha affermato il neo-presidente. Come riportato da Renovatio 21, circola l’idea che Trump voglia adibire le forze speciali dell’esercito a combattere le narco-mafie americane, lasciando i militari liberi di agire in maniera «scatenata».

 

Gli Stati Uniti sono seduti su vaste risorse naturali che possono garantire la loro indipendenza energetica e il loro potere globale, ha sostenuto Trump. Ha detto che avrebbe dichiarato un’emergenza energetica nazionale, consentendo nuove trivellazioni per petrolio e gas, mentre avrebbe abrogato il «green new deal» che i democratici hanno cercato di attuare.

 

«Esporteremo energia americana in tutto il mondo. Torneremo ad essere una nazione ricca, ed è quell’oro liquido sotto i nostri piedi che ci aiuterà a farlo», ha detto. «Drill, baby, drill», ha detto il presidente, cioè «trivella, piccola, trivella».

 

Trump ha annunciato la sua intenzione di rendere gli Stati Uniti «di nuovo una nazione manifatturiera», promettendo di rivedere la politica commerciale per proteggere i lavoratori americani, istituendo l’External Revenue Service per riscuotere tariffe e dazi sulle importazioni.

 

«Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri paesi, applicheremo tariffe e tasse ai paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini», ha affermato.

 

Gli Stati Uniti stanno per porre fine alla politica di «tentare di manipolare socialmente razza e genere in ogni aspetto della vita pubblica e privata», ha detto Trump, annunciando che da lunedì la politica del governo degli Stati Uniti è che «ci sono solo due generi: maschile e femminile».

 

«Forgeremo una società che non tiene conto del colore della pelle e che è basata sul merito», ha affermato il nuovo presidente, respingendo le «teorie politiche radicali e gli esperimenti sociali» inflitti agli americani, compresi i loro militari.

 

Promettendo di tornare a «costruire l’esercito più forte che il mondo abbia mai visto», così che gli Stati Uniti possano «rivendicare il loro legittimo posto come la nazione più grande, più potente e più rispettata sulla Terra», Trump ha detto che intende essere un unificatore e un pacificatore.

 

«Misureremo il nostro successo non solo in base alle battaglie che vinceremo, ma anche in base alle guerre a cui porremo fine e, forse ancora più importante, in base alle guerre in cui non saremo mai coinvolti», ha affermato.

 

Gli Stati Uniti cercheranno di riprendere il controllo del Canale di Panama, che ha «totalmente violato» il trattato del 1977 che lo aveva restituito collaborando con la Cina, ha annunciato Trump durante il discorso inaugurale.

 

Tra le smorfie di Hillary Clinton, sempre più livida e sconvolta, Trump ha annunziato che il Golfo del Messico verrà ufficialmente rinominato Golfo d’America e che la cima più alta del Nord America tornerà ad essere conosciuta come Monte McKinley, in onore del 25° presidente. Il nome ufficiale è stato cambiato in Denali nel 2015.

 

Trump non ha fatto alcun riferimento alla Groenlandia nel discorso inaugurale, nonostante nelle ultime settimane abbia affermato che il controllo dell’isola autonoma danese era una questione di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nessun riferimento, inoltre, è stato fatto ad un’eventuale annessione del Canada, pure lanciata, forse come boutade, negli scorsi giorni.

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È tempo che gli americani «agiscano di nuovo con coraggio, vigore e la vitalità della più grande civiltà della storia», ha affermato Trump verso la fine del suo discorso, sostenendo che gli Stati Uniti devono comportarsi come una «nazione in crescita», che espande territorio e ricchezza.

 

«Perseguiremo il nostro destino manifesto tra le stelle, lanciando astronauti americani per piantare le stelle e le strisce sul pianeta Marte», ha annunciato, riferendosi alla dottrina dell’espansione continentale dei primi giorni degli Stati Uniti e all’ambizione del suo sostenitore Elon Musk – presente sullo sfondo, visibilmente in solluchero – di colonizzare il pianeta rosso, al quale Trump ha promesso Marte entro il 2028.

 


Trump si è soffermato anche sulla questione dei vaccini, dicendo che i militari che sono stati espulsi dall’esercito per aver rifiutato il siero genico sperimentale saranno reintegrati nelle forze armate con tanto di stipendi arretrati.

 

«Questa settimana, reintegrerò tutti i militari ingiustamente espulsi dal nostro esercito per essersi opposti all’obbligo vaccinale anti-COVID, con l’intero stipendio arretrato» ha detto il presidente tra gli applausi.

 

«Negli ultimi anni, la nostra nazione ha sofferto molto. Ma la riporteremo in vita e la renderemo di nuovo grande, più grande che mai. Saremo una nazione come nessun’altra, piena di compassione, coraggio ed eccezionalità. Il nostro potere fermerà tutte le guerre e porterà un nuovo spirito di unità in un mondo che è stato arrabbiato, violento e totalmente imprevedibile» ha concluso Trump.

 

«L’America sarà rispettata e ammirata di nuovo, anche da persone di religione, fede e buona volontà. Saremo prosperi, saremo orgogliosi, saremo forti e vinceremo come mai prima. Non saremo conquistati, non saremo intimiditi, non saremo spezzati e non falliremo. Da questo giorno in poi, gli Stati Uniti d’America saranno una nazione libera, sovrana e indipendente. Staremo saldi, vivremo con orgoglio, sogneremo audacemente e nulla ci ostacolerà perché siamo americani. Il futuro è nostro e la nostra età dell’oro è appena iniziata».

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Trump grazia i prigionieri del J6

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha graziato circa 1.500 persone coinvolte nell’assalto al Campidoglio nel 2021.   Lunedì, poche ore dopo aver prestato giuramento per il suo secondo mandato, Trump ha firmato nello Studio Ovale un ordine esecutivo che concede la grazia.   Il presidente ha concesso «un perdono completo, completo e incondizionato a tutti gli altri individui condannati per reati correlati agli eventi accaduti presso o vicino al Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021», si legge nell’ordine. Inoltre, 14 persone hanno avuto la loro condanna commutata. «Speriamo che escano stasera, francamente», ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale.   Trump ha ordinato al procuratore generale di archiviare «tutte le accuse pendenti» relative alla rivolta. Ha descritto i condoni come una misura per rettificare «una grave ingiustizia nazionale» e un passo verso la «riconciliazione nazionale».

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Il 6 gennaio 2021, un gruppo di sostenitori di Trump ha sfondato le barriere di sicurezza e ha invaso brevemente il Campidoglio di Washington DC, sperando di interrompere la certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020. Mentre alcuni intrusi non erano violenti, altri hanno combattuto con gli agenti di polizia e distrutto proprietà.   Una donna che stava protestando, Ashli ​​Babbitt, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dalla polizia quando ha tentato di entrare nella Speaker’s Lobby.   Secondo The Hill, la grazia si applica a Enrique Tarrio, ex leader del gruppo Proud Boys che sta attualmente scontando una pena detentiva di 22 anni. Il suo avvocato ha dichiarato alla pubblicazione che Tarrio è uscito dalla prigione.   Nei giorni scorsi Trump si era riferito ai prigionieri del J6 come a degli «ostaggi». In rete ora molti chiedono la liberazione anche dei rimanenti, citando situazioni particolare.   È stato graziato, in maniera postuma, anche Matthew Perna, ragazzo al centro di uno dei casi più drammatici: si era suicidato dopo aver appreso che sarebbe stato processato per terrorismo.   Sui social abbondano anche i video che mostrano persone che chiedono alla polizia di liberare immediatamente i prigionieri, citando il valore immediato ed assoluto del perdono presidenziale.   Secondo alcuni il J6 è stata una grande trappola politica architettata dai Democratici e dal Deep State – con quantità di agenti infiltrati dell’FBI e forse di altre agenzie – per reprimere e maledire per sempre il movimento MAGA e archiviare per sempre la svolta populista introdotta a Washington da Donald Trump.

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Biden, all’ultimo minuto, dà la grazia preventiva ai famigliari, Fauci, il generale Milley e ai deputati della Commissione J6

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Il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha sfruttato i suoi ultimi momenti in carica per concedere una grazia generale ai membri della sua famiglia, proteggendoli di fatto dalle potenziali ripercussioni che avrebbero potuto subire sotto Donald Trump.

 

Lunedì Biden ha affermato che la sua famiglia è da tempo presa di mira in uno sforzo concertato per danneggiarlo politicamente.

 

«La mia famiglia è stata sottoposta ad attacchi e minacce incessanti, motivati ​​unicamente dal desiderio di farmi del male, il peggior tipo di politica partigiana. Sfortunatamente, non ho motivo di credere che questi attacchi finiranno», ha affermato Biden in una dichiarazione.

 

La grazia riguarda «qualsiasi reato non violento contro gli Stati Uniti» che cinque membri della famiglia Biden potrebbero aver commesso a partire dal 1° gennaio 2014 fino alla fine del suo mandato presidenziale.

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«Sto esercitando il mio potere, garantito dalla Costituzione, per graziare James B. Biden, Sara Jones Biden, Valerie Biden Owens, John T. Owens e Francis W. Biden», ha affermato il presidente uscente, aggiungendo che «i perdoni non devono essere confusi con il riconoscimento che hanno commesso qualche illecito».

 

La grazia seppellisce di fatto la pluriennale vicenda di traffico di influenze di James Biden, indagata dai repubblicani del Congresso e dai giornalisti. Sebbene non abbia dovuto affrontare accuse penali, il fratello di Biden, James, ex proprietario di un night club, broker e consulente politico, è stato accusato dai repubblicani di aver mentito al Congresso, oltre ad aver agito come agente straniero non registrato in violazione della draconiana legge americana nota come FARA.

 

James e il figlio del presidente, Hunter, sono stati citati in giudizio per il presunto coinvolgimento del presidente Biden nei loro affari negli Stati Uniti e all’estero, in particolare in Cina e Ucraina.

 

Hunter Biden è stato graziato dal padre alla fine dell’anno scorso, mesi dopo la sua condanna per accuse di possesso di armi e tasse e mentre affrontava la condanna in un caso separato. La grazia ad Hunterro è arrivata nonostante le ripetute promesse di Joe Biden di non intervenire nei casi penali del figlio.

 

Come riportato da Renovatio 21, le accuse di corruzione del clan Biden – dove nei discorsi di spartimento dei fondi incassati Joe sarebbe chiamato «The Big Guy» – si sono susseguite, anche all’interno del Congresso USA, per diversi anni.

 

Sempre all’ultimo momento, Biden ha concesso la grazia preventiva all’ex capo supremo dell’esercito USA generale Mark Milley, al dottor Anthony Fauci, che ha guidato la risposta degli Stati Uniti alla pandemia di COVID-19, nonché ai membri del Congresso che hanno indagato sulla rivolta del 6 gennaio 2021 al Campidoglio di Washington, evento noto come «J6».

 

In una dichiarazione rilasciata lunedì e citata da diversi organi di informazione, Biden ha espresso preoccupazione per le minacce ai funzionari statunitensi, da lui descritte come ingiuste azioni penali.

 

Ha citato espressamente Milley, Fauci e i membri e lo staff del Comitato speciale per le indagini sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, sottolineando che «questi dipendenti pubblici hanno servito la nostra nazione con onore e distinzione e non meritano di essere oggetto di procedimenti giudiziari ingiustificati e motivati ​​politicamente».

 

Milley, che ha definito Trump un «fascista», ha avuto una brillante carriera militare, prestando servizio in alcuni dei luoghi più pericolosi del mondo «per proteggere e difendere la democrazia», ​​ha detto Biden, il quale ha anche elogiato il curriculum professionale di Fauci come ex direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e consulente medico capo durante la pandemia di COVID-19. «Gli Stati Uniti sono più sicuri e più sani grazie a lui», ha detto il presidente uscente.

 

Per quanto riguarda i membri del Congresso che hanno indagato sull’attacco del 6 gennaio, Biden ha affermato che hanno adempiuto alla loro missione ritenendo responsabili «una folla di insorti che ha attaccato il Campidoglio nel tentativo di ribaltare un’elezione giusta e libera con la forza e la violenza». L’attacco è stato effettuato da sostenitori dell’allora presidente Donald Trump che hanno tentato di interrompere la certificazione della vittoria di Biden alle elezioni presidenziali del 2020.

 

«L’emissione di queste grazie non dovrebbe essere fraintesa come un riconoscimento che un individuo abbia commesso un illecito, né l’accettazione dovrebbe essere fraintesa come un’ammissione di colpa per un reato. La nostra nazione ha un debito di gratitudine nei confronti di questi dipendenti pubblici per il loro instancabile impegno nei confronti del nostro Paese», ha affermato Biden.

 

Mentre Biden ha decantato la carriera militare di Milley, Trump lo ha accusato di tradimento per aver presumibilmente detto ai funzionari cinesi negli ultimi giorni della sua amministrazione che gli Stati Uniti non avrebbero attaccato la Cina, anche se se un attacco fosse stato pianificato, avrebbe informato in anticipo la sua controparte cinese. «Questo è un atto così atroce che, in tempi passati, la punizione sarebbe stata la MORTE», ha affermato nel settembre 2023.

 

Come noto, Trump ha definito pubblicamente «un fottuto idiota» il Milley, dicendo di averlo capito quando il generale gli disse che era più conveniente lasciare tutte le armi e i mezzi militari in Afghanistan ai talebani invece che portarli via.

 


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Più grave ancora, Milley avrebbe dichiarato che durante i giorni del gennaio 2021, al passaggio di potere tra l’amministrazione Biden e quella Trump avrebbe parlato con i generali cinesi avvertendoli in caso di decisione di attacco da parte di Trump. La questione secondo alcuni, oltre che assomigliare da vicino ad un golpe in cui i militari decidono di rifiutare gli ordini del potere civile, ammonta ad alto tradimento – un reato punibile negli USA con la morte.

 

Parimenti, l’anno passato aveva detto che Pechino non avrebbe ora le capacità e nemmeno l’intenzione di invadere Taiwan. Il Milley ha inoltre visitato una base illegale che gli USA hanno in Siria, strutture che, nonostante la volontà di Trump e il lavoro di alcuni deputati come Matt Gaetz (poi silurato via scandalo nella sua nomina a segretario della Giustizia) di chiudere le strutture di occupazione una volta per tutte.

 

Di recente il Milley – grande lettore di filosofia woke ed esperto del concetto di white rage (l’idea che i bianchi sono ingiustamente arrabbiati e aggressivi perché stanno per essere soppiantati) – si è fatto notare per l’eccezionale commento di difesa della politica di Israele perché «anche noi abbiamo ammazzato gente in gran numero».

 

Pur avendo collaborato con lui all’inizio della pandemia, cioè alla fine del suo primo mandato presidenziale, Trump è anche un critico di lunga data di Fauci, definendolo un «disastro» per la sua gestione della pandemia, accusato di minimizzare i potenziali effetti collaterali dei vaccini COVID e di promuovere lockdown, nonché di aver occultato – viste le implicazioni che lo possono coinvolgere – la possibile origine laboratoriale del COVID. Robert F. Kennedy jr., nominato capo della Sanità USA, ha scritto un libro, The Real Anthony Fauci, in cui dettaglia in centinaia di pagine e pletore di note le malefatte del Fauci nella sua carriera.

 

Il pardon a Fauci si estenderebbe per tutti i reati non violenti commessi contro il governo federale USA dopo il 2014: una data interessante, notiamo, perché coincide con le prime avvisaglie di rapporti e finanziamenti tra gli enti sanitari e di ricerca americani e il laboratorio di Wuhano.

 

In molti, tuttavia, dicono che ciò che l’uomo ha combinato prima del 2014 – come per l’AIDS – basterebbe per spedirlo in gattabuia fino alla fine dei suoi giorni.

 

Il presidente entrante degli Stati Uniti ha anche liquidato con sdegno le indagini sul suo presunto ruolo negli eventi che hanno portato alla rivolta del Campidoglio del J6 e durante la stessa, definendola una «caccia alle streghe» motivata politicamente, criticando duramente gli ex rappresentanti degli Stati Uniti Liz Cheney (figlia dell’architetto della guerra in Iraq Dick Cheney, passato incredibilmente ad appoggiare la Harris e i Democratici, che ancora più incredibilmente hanno incassato soddisfatti dell’endorsement di un personaggio che descrivevano come Satana) e Adam Kinzinger, entrambi membri della Commissione 6 gennaio, definendoli «due orribili RINO [Repubblicani solo di nome] che si mettono davanti al nostro Paese».

 

Trump ha quindi accusato la Cheney di manomissione di testimoni, che ha affermato aver contribuito a dare forma a una testimonianza chiave nell’indagine sulla rivolta del Campidoglio.

 

In pratica, Biden sembra aver blindato i dossier più importanti che potevano venire a galla nel nuovo corso, scoperchiando verminai impressionanti.

 

Sentito brevemente sulla questione delle grazie elargite in articulo mortis da Biden, Trump, appena dopo il giuramento, ha definito queste grazie preventive – oggettivamente mai viste, se non, forse, nel caso di Nixon graziato da Ford una volta dimessosi per il Watergate – come «unfortunate», «infelici».

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