Geopolitica
Un abitante di Gaza ogni 200 è stato ucciso
«Gaza riporta più di 11.100 morti. Cioè una persona su 200» è il titolo di un articolo di qualche giorno fa del Washington Post, ampiamente illustrato, che copre circa 20 pagine. «Includono medici, giornalisti, professori e poeti», si legge nel sommario.
Ciò significa che «in poco più di un mese di guerra, ciò equivale a oltre lo 0,5% degli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza», osserva il WaPo.
I grafici che confrontano il tasso di uccisioni rispetto ai conflitti precedenti evidenziano l’enormità di ciò che sta accadendo. L’articolo ha tutto il testo su sfondo nero illustrato con diverse bellissime immagini, con brevi profili dei civili innocenti che sono morti.
Nella foto, ad esempio, c’è Hala Mufid Abu Saada, che aveva 14 anni e viveva nel campo di Jabalya, nella zona di Al Fakhoura a Gaza. «Amava disegnare, Dabkeh ballare e cantare (…) Chi la conosceva diceva che era una bambina intelligente».
È morta quando un attacco aereo israeliano ha distrutto la casa della sua famiglia il 16 ottobre, uccidendo anche sua madre, suo fratello e cinque sorelle. «Quel giorno 87 bambini, tra cui Hala, furono uccisi a Gaza», aggiunge il WaPo.
Poi c’è «Khalil Rafiq Al-Sharif, 28 anni, che ha perseguito instancabilmente una carriera nel settore sanitario, che lo ha portato a fare volontariato presso la Mezzaluna Rossa. Sognava di mettere su famiglia. L’11 ottobre ha risposto a una chiamata nel Nord di Gaza, sperando di salvare i feriti lì. Un altro proiettile è caduto sul posto, uccidendo Al-Sharif e due membri dell’equipaggio dell’ambulanza».
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Hani Issa El-Haddad «era arguto e appassionato di arte e astronomia», ha detto sua figlia Basma. «Sapeva qualcosa di tutto, mi sembrava».
Mohammed Attef Al Dabbour, «un amato professore di medicina. Uno dei suoi studenti del terzo anno aveva temuto il corso in cui insegnava, Patologia, noto per il suo vasto e impegnativo curriculum». «Tutto in lui era speciale. Quanto era appassionato. Quanto supporto, cura e comprensione.’” E molti altri. “Il costo per la società sarà visibile negli anni a venire», ha detto al WaPo Amber Alayyan, pediatra di Medici Senza Frontiere (MSF).
Come riportato da Renovatio 21, il direttore dell’OMS Tedros Ghebreyesus ha dichiarato che a Gaza muore un bambino ogni 10 minuti. L’UNICEF ha detto due settimane fa che ci troviamo dinnanzi a un «cimitero di bimbi». A inizio conflitto la ONG Save The Children parlò di almeno 2000 bambini uccisi.
Tra gli 1,4 milioni di sfollati, senza acqua ed elettricità, sarebbero scoppiate ora anche varie epidemie. Immancabili, sono iniziate, impossibili da verificare ora, anche le storie sul traffico di organi umani.
Come noto, le forze israeliane stanno attaccando, oltre ai campi profughi e le chiese, anche gli ospedali, con gruppi di medici dello Stato Ebraico a giustificare i bombardamenti ai nosocomi palestinesi in quanto «nidi di terroristi». Il Parlamento palestinese di Gaza è stato fatto saltare ieri.
La dichiarazione di un ministro dell’ultradestra nazionalista di considerare la nuclearizzazione della Striscia tra le possibilità ha fatto il giro del mondo.
«Siamo caduti in un precipizio» ha detto il Commissario ONU per i diritti umani Volker Tuerk.
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Geopolitica
Hamas deporrà le armi se uno Stato di Palestina verrà riconosciuto in una soluzione a due Stati
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Geopolitica
Birmania, ancora scontri al confine, il ministro degli Esteri tailandese annulla la visita al confine
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro Sretta Thavisin ha rinunciato alla visita, ma ha annunciato la creazione di un comitato ad hoc per gestire la situazione. Nel fine settimana, infatti, si sono verificati ulteriori combattimenti lungo la frontiera tra Myanmar e Thailandia e migliaia di rifugiati continuano a spostarsi da una parte all’altra del confine. Per evitare una nuova umiliazione l’esercito birmano ha intensificato i bombardamenti.
Il primo ministro della Thailandia Sretta Thavisin questa mattina ha cancellato la visita che aveva in programma a Mae Sot, città al confine con il Myanmar, e ha invece mandato al suo posto il ministro degli Esteri e vicepremier Parnpree Bahidda Nukara.
Nei giorni scorsi era stata annunciata la creazione di «un comitato ad hoc per gestire la situazione derivante dai disordini in Myanmar», ha aggiunto il premier. «Sarà un meccanismo di monitoraggio e valutazione» che avrà come scopo quello di «analizzare la situazione complessiva» e «dare pareri e suggerimenti per gestire in modo efficace la situazione».
La Thailandia, dopo i ripetuti fallimenti da parte dell’ASEAN (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico) di far rispettare l’accordo di pace in Myanmar, sta cercando di evitare che un esodo di rifugiati in fuga dalla guerra civile si riversi sui propri confini proponendosi come mediatore. «Il ruolo della Thailandia è quello di fare tutto il possibile per aiutare a risolvere il conflitto nel Paese vicino, e un ruolo simile è atteso anche dalla comunità internazionale», ha dichiarato ieri il segretario generale del primo ministro Prommin Lertsuridej.
Durante il fine settimana si sono verificati ulteriori scontri a Myawaddy (la città birmana dirimpettaia di Mae Sot), nello Stato Karen, tra le truppe dell’esercito golpista e le forze della resistenza, che hanno strappato il controllo della città ai soldati, grazie anche al cambio di bandiera della Border Guard Force, che, trasformatasi nell’Esercito di liberazione Karen (KLA), è passata a sostenere la resistenza e sta combattendo per la creazione di uno Stato Karen autonomo.
Giovedì scorso, l’Esercito di Liberazione Nazionale Karen (KNLA, una milizia etnica da non confondere con il KNA) aveva annunciato di aver intercettato l’ultimo gruppo di militari rimasto, il battaglione di fanteria 275. Alla notizia, l’esercito ha risposto con pesanti bombardamenti, lanciando l’Operazione Aung Zeya (dal nome del fondatore della dinastia Konbaung che regnò in Birmania nel XVIII secolo), nel tentativo di riconquistare Myawaddy ed evitare così un’altra umiliante sconfitta.
The Irrawaddy scrive che l’aviazione birmana ha sganciato nei pressi del Secondo ponte dell’amicizia (uno dei collegamenti tra Mae Sot e Myawaddy) circa 150 bombe, di cui almeno sette sono cadute vicino al confine thailandese dove sono di stanza le guardie di frontiera. Si tratta di una tattica a cui l’esercito birmano sta facendo ricorso sempre più frequentemente a causa delle sconfitte registrate sul campo a partire da ottobre, quando le milizie etniche e le Forze di Difesa del Popolo (PDF, che fanno capo al Governo di unità nazionale in esilio, composto dai deputati che appartenevano al precedente esecutivo, spodestato con il colpo di Stato militare) hanno lanciato un’offensiva congiunta. Una tattica realizzabile, però, solo grazie al continuo sostegno da parte della Russia. Fonti locali hanno infatti dichiarato che gli aerei e gli elicotteri «utilizzati per bombardare i villaggi e per consegnare rifornimenti e munizioni» a «circa 10 chilometri dal confine tra Thailandia e Myanmar» erano «tutti russi».
Bangkok è stata presa alla sprovvista dalla situazione. Sabato un proiettile vagante ha colpito il retro di una casa sulla parte thailandese del confine, senza ferire nessuno, ma l’episodio ha costretto il Paese a rafforzare le proprie difese di confine, aumentando i controlli su coloro che attraversano i due ponti che collegano Myawaddy e Mae Sot, al momento ancora aperti.
La polizia thai ha anche arrestato 15 birmani e due thailandesi che stavano cercando di fuggire in Malaysia in cerca di migliori opportunità di lavoro. Il gruppo ha raccontato di aver valicato il confine a Mae Sot grazie all’aiuto di intermediari. Viaggi di questo tipo rischiano di diventare sempre più frequenti con l’esacerbarsi della violenza in Myanmar, sostengono gli esperti, i quali si aspettano un prosieguo dei combattimenti, almeno finché non comincerà la stagione delle piogge, che ogni anno pone un freno agli scontri.
Ma la Thailandia ha anche inviato aiuti in Myanmar (sebbene tramite enti gestiti dai generali) e attivato una risposta umanitaria a Mae Sot. Il Governo di unità nazionale in esilio ha ringraziato Bangkok per aver fornito riparo e assistenza ai rifugiati, prevedendo tuttavia ulteriori sfollamenti. Almeno 3mila persone – perlopiù anziani e bambini – hanno varcato il confine solo nel fine settimana, ha dichiarato due giorni fa il ministro degli Esteri Parnpree Bahidda Nukara, ma circa 2mila sono tornati a Myawaddy lunedì.
Il mese scorso Parnpree aveva annunciato che il Paese avrebbe potuto ospitare fino a 10mila rifugiati birmani a Mae Sot e dintorni.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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