Immigrazione
Tre squatter algerini accusati dello stupro di una madre polacca in Francia
Un ulteriore caso di stupro di gruppo che ha coinvolto migranti, questa volta in Francia, coinvolgendo tre algerini che hanno preso di mira una donna polacca all’interno di un appartamento occupato abusivamente nella città di Gap. Lo riporta Remix News.
Il caso riguarda una donna polacca di 42 anni che il 13 dicembre era in visita alla figlia e a un’amica. Si era fermata nell’appartamento dell’amica nel centro della città, che si trovava proprio accanto ai tre uomini accusati, che secondo i pubblici ministeri stanno occupando abusivamente il loro appartamento.
«Questi tre uomini, di nazionalità algerina, si trovano in una situazione irregolare sul territorio». Marion Lozac’hmeur, procuratore della Repubblica, precisa: «uno di loro aveva un OQTF (obbligo di lasciare il territorio francese) e i tre erano oggetto di un nuovo OQTF della prefettura delle Hautes-Alpes».
I procuratori affermano che i tre uomini hanno stuprato in gruppo la madre polacca, ma ci sono pochi dettagli disponibili sul caso. I notiziari indicano che c’erano sei uomini che occupavano abusivamente l’appartamento, ma finora, solo tre sono stati arrestati in seguito agli interrogatori della polizia. Non è chiaro come le donne siano entrate nel loro appartamento o che tipo di relazione avesse con gli uomini, se ce n’era una, prima del presunto stupro di gruppo.
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I tre uomini algerini coinvolti nel caso sono nati tra il 1995 e il 2005. Ora sono in custodia cautelare e sono accusati di stupro di gruppo, secondo la pubblicazione francese Le Dauphine.
Come in casi che riguardano tutti i Paesi europei, ci si può chiedere come sia possibile che crimini possano essere commessi da persone già formalmente espulse. Tuttavia i tassi di espulsione per gli algerini in Francia con un ordine di espulsione sono un abissale 0,2%, scrive Remix News. In altre parole, solo 2 algerini su 1.000 con un ordine di espulsione vengono effettivamente rimpatriati.
Tali dati erano venuti alla luce in seguito allo stupro, alla tortura e all’omicidio della dodicenne Lola Daviet a Parigi da parte di una donna algerina con un ordine di espulsione di lunga data, un caso che ha scioccato la Francia nel 2022.
Come riportato da Renovatio 21, il caso secondo alcuni ha implicazioni più inquietanti di quanto visibile in superficie.
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Le ciabatte degli immigrati e l’anarco-tirannia
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Immigrazione
Austria, vietato l’uso dell’hijab per le ragazze sotto i 14 anni
Il governo austriaco annuncia che a partire dall’anno scolastico 2026 verrà posto un veto legale all’uso dell’hijab e di altri veli islamici nelle scuole pubbliche e private per le ragazze di età inferiore ai 14 anni, accompagnato da sanzioni pecuniarie per i genitori.
Il progetto non è nuovo. Già nel 2019, il 15 maggio, il parlamento aveva approvato un disegno di legge proposto dalla coalizione di governo che vietava l’uso del velo islamico nelle scuole primarie. Tuttavia, a seguito di un reclamo da parte dei genitori, la Corte costituzionale austriaca aveva stabilito che la legge era discriminatoria. In precedenza, in Austria era stata approvata una legge contro l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici, entrata in vigore il 1° ottobre 2017.
Il 21 novembre 2025, il governo austriaco ha deciso di rilanciare il disegno di legge respinto dalla Corte Costituzionale. Tale legge vieterebbe l’uso dell’hijab e di altri veli islamici, incluso il burqa, a tutte le ragazze di età inferiore ai 14 anni nelle scuole del Paese. Questa misura, applicabile sia alle scuole pubbliche che a quelle private, entrerebbe in vigore all’inizio dell’anno scolastico 2026.
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Presentata dal ministro per l’Integrazione, Claudia Plakolm, questa misura include anche multe per i genitori in caso di recidiva. Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale del 2019, la coalizione di governo ritiene di disporre ora di un quadro giuridico più solido, giustificando la proposta con il crescente numero di giovani studenti musulmani nelle scuole austriache.
Secondo il governo, l’obiettivo principale di questa legge è quello di fungere da «protezione per le ragazze, al fine di garantire il loro sviluppo indipendente». La norma si presenta quindi come uno strumento volto a impedire che pressioni culturali o religiose influenzino la vita scolastica delle ragazze minorenni.
La legge prevede multe fino a 800 euro per i genitori che non rispettano il divieto. Le autorità hanno chiarito che si tratta di sanzioni pecuniarie applicabili in caso di inosservanza ripetuta o deliberata.
Prima che la legge entri in vigore, il governo condurrà una campagna informativa rivolta alle famiglie e alle comunità scolastiche per spiegare la portata del divieto e le ragioni alla base di questa decisione legislativa.
Sebbene la legge si concentri specificamente sulla tutela delle ragazze di età inferiore ai 14 anni, questa misura si inserisce anche nel dibattito europeo sul ruolo della religione e delle espressioni culturali nelle scuole.
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L’FPÖ ritiene che la misura sia insufficiente.
Il Partito della Libertà (FPÖ), principale gruppo parlamentare con il 28,8% dei voti, chiede un divieto generale di indossare il velo in tutte le scuole, ritenendo insufficiente il piano del governo di coalizione di limitare tale divieto alle ragazze di età inferiore ai 14 anni.
In un comunicato stampa diffuso giovedì, il partito di opposizione ha inoltre esortato i parlamentari ad approvare una legge che vieti l’Islam politico e ha chiesto l’immediata cessazione dell’immigrazione illegale di massa.
«Il velo è un simbolo dell’Islam politico, dell’oppressione e del paternalismo delle donne e pertanto non ha posto nelle nostre scuole. In primo luogo, questa nuova ondata di immigrazione di massa deve essere fermata immediatamente e, in secondo luogo, l’Islam politico deve essere chiaramente vietato per legge», ha affermato il partito.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immigrazione
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