Geopolitica
Netanyahu convoca il gabinetto di guerra. L’ayatollah Khamenei promette di punire il «malvagio regime sionista»
Israele è pronto a fare del male a chiunque gli faccia del male, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu in una dichiarazione domenica mattina dopo che l’Iran ha lanciato diverse ondate di droni contro Israele in risposta al bombardamento di un complesso diplomatico iraniano in Siria.
Teheran ha accusato lo Stato Ebraico dell’attacco aereo del 1° aprile, che ha ucciso sette ufficiali della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), tra cui due generali di alto rango. Sebbene Israele abbia mantenuto il silenzio sulla questione – secondo la sua consueta politica sugli omicidi extraterritoriali – è opinione diffusa che sia stato lui a compiere l’attacco
L’Iran aveva promesso di dare a Israele uno «schiaffo in faccia», con il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, che ha affermato che Israele «dovrebbe essere punito» e «sarà punito».
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Dopo il lancio di droni e missili iraniani verso Israele ieri sera, Netanyahu ha rilasciato un video comunicato in cui annuncia che lo Stato Ebraico si prepara da anni e soprattutto nelle ultime settimane a un attacco diretto da parte di Teheran.
«I nostri sistemi difensivi sono schierati; siamo pronti per qualsiasi scenario, sia a livello difensivo che offensivo», ha affermato, ringraziando Stati Uniti, Regno Unito, Francia e altri Paesi per il sostegno a Israele.
«Abbiamo stabilito un principio chiaro: chiunque ci faccia del male, gli faremo del male».
Di contro, le autorità iraniane hanno ripubblicato un discorso del leader supremo della Repubblica islamica, l’ayatollah Khamenei, in cui ha promesso di punire Israele per l’attacco al consolato iraniano in Siria, avvenuto all’inizio di questo mese.
Un video del discorso del 10 aprile è stato ampiamente condiviso sugli account del governo iraniano su X domenica mattina, in seguito al lancio di droni iraniani sul territorio israeliano. Nel discorso, il leader supremo ha fatto appello alla nazione, condannando l’attacco aereo israeliano sul complesso che ha ucciso sette ufficiali iraniani, tra cui due generali di alto rango, e paragonando l’attacco al consolato iraniano ad «un attacco al nostro suolo».
«Lo stesso regime malvagio, che è tutto malizia, malvagità ed errore, ha aggiunto un altro errore ai propri errori lanciando un attacco al consolato iraniano in Siria», ha detto Khamenei, sottolineando che «gli uffici del consolato e dell’ambasciata in qualsiasi paese in cui esistono sono considerati come il suolo del Paese a cui appartiene l’ambasciata».
L’ayatollah iraniano definito l’atto israeliano «una mossa sbagliata», dicendo che «dovrebbe essere punito e sarà punito».
La missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha rilasciato durante la notte una dichiarazione, affermando che “l’azione militare dell’Iran” costituisce “una difesa legittima” basata sulla Carta delle Nazioni Unite.
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«La questione può essere considerata conclusa», ha aggiunto la missione, avvertendo di conseguenze «considerevolmente più gravi» se Israele continuasse sulla sua strada.
L’agenzia ha affermato che il conflitto è esclusivamente tra Teheran e Gerusalemme Ovest, sottolineando che «gli Stati Uniti devono starne lontani».
Come riportato da Renovatio 21, Israele ha dichiarato di essere pronto ad attaccare i siti nucleari iraniani.
La settimana passata politico israeliano Nissim Vaturi aveva lanciato una sorta di minaccia, affermando che se gli americani non invieranno armi per combattere una guerra con l’Iran, Israele «dovrà usare tutto ciò che ha», facendo pensare immediatamente all’uso dell’arsenale atomico israeliano e alla cosiddetta «Opzione Sansone», secondo la quale Israele lancerebbe tutte le sue armi nucleari, dando potenzialmente inizio ad un Armageddone globale, come «ultima risorsa» per preservare la propria esistenza.
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Immagine da khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International license
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Geopolitica
Mearsheimer: l’Europa occidentale si trova di fronte a un «futuro desolante»
Secondo il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila della scuola realista nello studio delle relazioni internazionali, l’Europa occidentale è destinata a un «futuro tetro» a causa del conflitto ucraino, provocato – a suo avviso – dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
In un’intervista concessa al politologo Glenn Diesen e diffusa martedì, Mearsheimer ha spiegato che la guerra ha generato un’insicurezza profonda nel Vecchio Continente e ha creato «enormi difficoltà» nelle relazioni tra Washington e gli alleati europei.
Il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ha osservato che la collaborazione su piani politici, militari ed economici si è complicata, citando i recenti negoziati come esempio di come gli europei stiano «litigando con gli USA su come gestire l’Ucraina».
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L’Europa, ha proseguito Mearsheimer, è «in guai seri» per due motivi principali legati al declino dell’impegno americano nel continente, che attribuisce in gran parte alla «presenza storica di una robusta forza militare statunitense in Europa».
Dopo la Guerra Fredda, governi di Washington e Bruxelles hanno esteso la NATO proprio per «collocare l’ombrello di sicurezza americano sulle teste degli europei orientali e occidentali», ha ricordato.
Tuttavia, questo equilibrio è ora minacciato da un «profondo mutamento nella distribuzione del potere» a livello globale. Negli anni Novanta e nei primi 2000 gli USA potevano mantenere massicci contingenti in Europa, ma l’ascesa della multipolarità li ha spinti a «rivolgere l’attenzione all’Asia».
Le sue parole riecheggiano il discorso tenuto da Mearsheimer al Parlamento europeo all’inizio di novembre, dove ha proclamato la fine dell’era unipolare con l’emergere di Cina e Russia come superpotenze. «Gli Stati Uniti non sono più l’unica grande potenza mondiale», ha concluso il professore statunitense a Brusselle.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva sostenuto in un’intervista che i governi occidentali continuano a perseguire politiche mirate a indebolire la Russia fino a privarla definitivamente del suo status di grande potenza.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine di Maarten via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Geopolitica
Gli Stati Uniti avvertono l’Ucraina di una «sconfitta imminente»
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