Cina
Morte di Gorbaciov: per Pechino una figura «tragica» da non imitare
 
																								
												
												
											Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Le autorità cinesi hanno offerto condoglianze, ma l’ex leader sovietico è giudicato il responsabile della fine di un grande impero. Per molti in Cina, il suo errore maggiore è di essersi fidato dell’Occidente. Deng Xiaoping lo considerava un «idiota». Poco dopo la sua visita a Pechino nel maggio 1989, il regime ordina il massacro di Tiananmen.
Hanno offerto condoglianze per la sua morte, ma le autorità cinesi considerano Mikhail Gorbaciov una «figura tragica» che ha portato alla caduta dell’Unione Sovietica, la madre ideologica della Cina comunista.
Il ministero degli Esteri ha dichiarato ieri che la Cina «piange» la scomparsa dell’ultimo leader sovietico, deceduto il 30 agosto, ricordandolo per i suoi «positivi contribuiti alla normalizzazione delle relazioni» tra Pechino e l’URSS. Parole più di circostanza che sincere, simili a quelle espresse da Xi Jinping per la recente morte dell’ex premier nipponico Shinzo Abe, fautore del contenimento geopolitico della Cina, e quindi inviso alla leadership cinese.
Il vero tono dei sentimenti cinesi nei confronti di Gorbaciov lo ha dato il Global Times. Citando un paio di accademici e altri anonimi «osservatori» in patria, il megafono nazionalista del regime dipinge un leader colpevole di aver compiaciuto in modo «ingenuo» e «immaturo» gli USA e l’Occidente. La sua colpa maggiore sarebbe quella di aver giudicato in modo sbagliato la situazione internazionale e gettato nel caos l’ordine economico interno.
Per la Cina comunista, afferma il Global Times, la parabola di Gorbaciov e dell’URSS devono ricordare agli altri Paesi di essere cauti riguardo a ogni tentativo di dialogo con l’Occidente: una posizione condivisa dalla Russia putiniana, che si è espressa in termini simili nel «piangere» lo statista sovietico.
Come sottolineato da molti analisti, subito dopo essere salito al potere nel 2012 Xi ha ribadito diverse volte che la fine dell’Unione Sovietica deve servire da promemoria per il futuro della Cina e la sopravvivenza del Partito comunista cinese: in sostanza, secondo Xi le aperture fatte da Gorbaciov all’Occidente non sono un esempio da seguire.
Il giudizio negativo del presidente cinese ricalca quello di Deng Xiaoping, l’ex «piccolo timoniere» della Cina, pioniere del miracolo economico nazionale dal 1980 in poi: secondo uno dei suoi figli, Deng considerava Gorbaciov un «idiota».
L’ex segretario generale del Partito comunista sovietico è a Pechino quando nel maggio 1989 scoppiano proteste di piazza. La sua visita in Cina non avrà lo stesso impatto di quella dell’ottobre successivo in Germania dell’Est, che porterà alla sostituzione del leader comunista locale Erich Honecker – uno stalinista, contrario ad aperture democratiche – e alla caduta del Muro di Berlino.
Al contrario dei tedeschi dell’Est, Deng sceglie la repressione per salvaguardare il potere del Partito: il 4 giugno del 1989 la leadership cinese ordina il massacro a Pechino di migliaia di studenti e cittadini che chiedevano libertà e democrazia nel Paese.
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Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
 
														Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
 
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
 
														In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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