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Mons. Viganò: crisi dell’Uomo e declino dell’Occidente

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Renovatio 21 pubblica l’intervista di Monsignor Carlo Maria Viganò concessa ad Armando Manocchia per Byoblu. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

Eccellenza: siamo in bancarotta economica e finanziaria dove figura un debito pubblico di oltre 2.700 miliardi. A mio avviso il problema è la bancarotta morale ed etica non soltanto della classe dirigente ma anche di parte della popolazione. Cosa possiamo fare per ricostruire un tessuto sociale con una etica e una moralità?

 

La bancarotta è il risultato inevitabile di più fattori. Il primo è la cessione della sovranità monetaria dello Stato a un ente sovranazionale quale l’Unione Europea. La BCE è una banca privata, che presta denaro a tassi di interesse agli Stati membri, costringendoli a un perpetuo indebitamento. Ricordo, en passant, che la Banca Centrale Europea è ufficialmente di proprietà delle Banche Centrali degli Stati che ne fanno parte; quindi, dato che le Banche Centrali sono controllate da società private, la stessa BCE è sostanzialmente una società privata, e come tale agisce.

 

Il secondo fattore è il signoraggio, ossia il reddito che la Banca Centrale trae dall’emissione della moneta per conto dello Stato, che si indebita con lei non per il costo materiale della stampa delle banconote, ma per il loro valore nominale: un furto ai danni della collettività, perché il denaro appartiene ai cittadini e non a un soggetto privato composto da banche private. 

 

Il terzo fattore risiede nella politica economica e finanziaria dell’Unione Europea, che impone prestiti a interesse concedendo i fondi che i singoli Stati hanno precedentemente versato. L’Italia, che è contributore netto, si trova così a dover anticipare miliardi su cui non solo non percepisce interessi, ma che le vengono restituiti a usura come se non fossero suoi. 

 

Il quarto fattore è dovuto alle sciagurate politiche fiscali degli ultimi governi, su ordine perentorio della Troika, ossia del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea, che sono creditori ufficiali dei Paesi membri.

 

La sostanziale esenzione fiscale di grandi gruppi finanziari e imprenditoriali e la vessazione delle piccole imprese sono alla base del progressivo impoverimento del Paese e del fallimento di moltissime attività, con il conseguente incremento della disoccupazione e la creazione di manodopera a basso costo.

 

E non dimentichiamo che è sempre l’Unione Europea a imporre le cosiddette riforme, basate su una falsa narrazione – pensiamo al global warming o alla sovrappopolazione – con il ricatto dei prestiti ai Paesi membri: la parità di genere e altri orrori sono stati introdotti nelle legislazioni nazionali senza alcuna consultazione dei cittadini, anzi ben sapendo che essi erano contrari. 

 

Infine, l’azione eversiva dell’Agenda 2030 dell’ONU – ossia del Great Reset del World Economic Forum – ha come scopo dichiarato il trasferimento delle ricchezze degli Stati e dei privati a grandi fondi di investimento gestiti dalla mafia globalista.

 

Questa operazione eversiva deve essere denunciata e perseguita dai magistrati, perché costituisce un vero e proprio golpe bianco ai danni della collettività. 

 

Vorrei nondimeno far notare che l’aspetto economico è solo uno strumento per il raggiungimento di scopi ben più inquietanti, quali il controllo totale della popolazione mondiale e la sua riduzione in schiavitù: se si privano i cittadini della proprietà della casa; se si impedisce loro la libertà di impresa; se si provoca una disoccupazione endemica e la si accresce con l’immigrazione incontrollata e con emergenze sanitarie, riducendo il costo della manodopera; se si vessano gli Italiani con imposte esorbitanti; se si penalizza la famiglia tradizionale rendendo di fatto impossibile a due giovani di sposarsi e avere figli; se si distrugge l’istruzione sin dalle elementari e si crea il vuoto culturale frustrando il talento dei singoli; se si cancella la Storia patria e si rinnega la gloriosa eredità che ha reso grande l’Italia in nome dell’inclusività e della rinuncia alla propria identità, cosa ci si può aspettare, se non una società senza domani, senza speranze, senza voglia di lottare e impegnarsi? 

 

Per ricostruire il tessuto sociale è indispensabile anzitutto avere la consapevolezza del colpo di Stato in atto, realizzato con la complicità dei governanti e dell’intera classe politica.

 

Capire di essere stati defraudati dei nostri diritti inalienabili da un’organizzazione criminale internazionale è il primo, indispensabile passo da compiere.

 

Una volta compreso questo, specialmente da quella parte sana delle Istituzioni e della Magistratura, si potranno processare i traditori che hanno reso possibile questo golpe bianco, bandendoli per sempre dalla scena politica. Ovviamente l’Italia dovrà riappropriarsi della propria sovranità, anzitutto uscendo dall’Unione Europea. 

 

 

In quest’opera di ricostruzione, in cui l’Alleanza Antiglobalista da Lei auspicata svolgerà un ruolo determinante, quali saranno le prime iniziative a cui dar vita?

 

Sarà necessario attuare un progetto lungimirante e di ampio respiro, che abbia come scopo la formazione intellettuale, scientifica, culturale, politica ed anche religiosa della futura classe dirigente, dotandola di capacità di giudizio critico e di saldi riferimenti morali.

 

Si dovranno istituire scuole e fondazioni da cui esca una classe dirigente di cittadini retti, governanti onesti, imprenditori che sappiano conciliare le legittime esigenze di profitto con i diritti dei lavoratori e con la tutela dei consumatori. 

 

Chi ricopre incarichi pubblici, come ogni cittadino onesto, deve essere consapevole di avere la responsabilità dinanzi a Dio di quanto compie, e di dover anteporre il bene comune all’interesse personale, se vuole santificarsi nel ruolo che il Signore gli ha assegnato e meritare il Paradiso.

 

Dobbiamo educare i bambini e i giovani all’onestà, al senso del dovere e della disciplina, alla pratica delle virtù cardinali come coerente conseguenza delle virtù teologali.

 

Alla responsabilità di sapere che esiste Bene e Male, e che la nostra libertà consiste nel muoverci nell’ambito del Bene, perché così Dio ha voluto per noi. Siete miei amici, se farete ciò che vi comando, ha detto Nostro Signore (Gv 15, 14).

 

E questo vale anche per la cosa pubblica, dove la Morale è stata sostituita con la corruzione, il tornaconto personale, l’abuso delle leggi, il tradimento dei cittadini e l’asservimento vile a poteri ostili.

 

Prendiamo esempio dall’Allegoria del Buon Governo, raffigurata da Ambrogio Lorenzetti nelle sale del Palazzo Comunale di Siena: vi troveremo quella semplicità di principi che ha ispirato e guidato le autorità pubbliche nei Comuni italiani del Quattrocento.

 

 

In Italia, la non cultura politica degli ultimi 50 anni, dopo aver prodotto una classe dirigente corrotta, oggi, forse proprio a causa di questo, vige un regime totalitario. Il nostro amato e meraviglioso Paese sta subendo gli effetti più negativi della sua storia. Non pare di essere più in Europa o in Occidente. I cittadini, gli individui, non contano più nulla. I politici in primis, poi i Governi e ora gli Stati, sono asserviti ai diktat dell’Agenda Globalista del NWO. Oltre alla corruzione citata prima, c’è qualche correlazione con il fatto che l’Italia è stata la culla del Cristianesimo e la sede della Chiesa cattolica?

 

Ma è ovvio! La furia globalista si abbatte spietata e crudele soprattutto sulle Nazioni cattoliche, contro le quali da secoli continua ad accanirsi per cancellarne la Fede, l’identità, la cultura e le tradizioni.

 

Sono proprio i Paesi cattolici – l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda – quelli che maggiormente hanno subìto l’attacco dell’élite massonica, che viceversa privilegia le Nazioni protestanti in cui da secoli governa incontrastata la Massoneria.

 

Con la Rivoluzione Francese è stata distrutta la Monarchia capetingia; con la Prima Guerra Mondiale è stata distrutto l’Impero Austro-Ungarico, anch’esso cattolico, e l’Impero Russo, ortodosso.

 

Con la Seconda Guerra Mondiale è stata distrutta la Monarchia sabauda, complice del cosiddetto Risorgimento e poi sua vittima. Il regime change non è una prassi recente, al contrario. 

 

Vi sono Paesi che non tollerano che delle Nazioni cattoliche siano prospere e competitive, indipendenti e in pace, perché questo rappresenterebbe una prova che è possibile essere buoni Cristiani, avere leggi buone e giuste, tasse eque, politiche di aiuto alla famiglia, prosperità e pace. Non deve esserci un termine di paragone.

 

Per questo vogliono non solo la miseria della popolazione, ma la sua corruzione, l’abbruttimento dei vizi, l’egoismo cinico del profitto, l’asservimento alle passioni più basse.

 

Un popolo sano nell’anima e nel corpo, libero, indipendente e fiero della propria identità è temibile, perché non rinuncia facilmente a ciò che è e non si lascia sottomettere senza reagire.

 

Un popolo che onora Cristo come proprio Re sa che i suoi governanti si riconoscono Suoi vicari, e non despoti obbedienti a chi li arricchisce o dà loro potere. 

 

Non dimentichiamo che la Rivoluzione francese ha strappato la Corona regale a Gesù Cristo, erigendo contro i diritti sovrani di Dio i presunti «diritti dell’uomo e del cittadino».

 

Diritti che, svincolati dal rispetto della Legge morale naturale, includono l’aborto, l’eutanasia (anche dei poveri, come avviene oggi in Canada), il matrimonio con persone dello stesso sesso, con animali e addirittura con cose (avete capito bene: ci sono proposte di legge dei 5 Stelle), la teoria gender, l’ideologia LGBTQ e tutto il peggio che una società senza principi e senza Fede può reclamare.

 

La laicità dello Stato non è una conquista di civiltà, ma una scelta deliberata di imbarbarimento del corpo sociale, al quale viene imposta la presunta neutralità della cosa pubblica dinanzi alla Religione, che di fatto è una scelta religiosa di ateismo militante e anticattolico. E dove la manipolazione delle masse non riesce a costringerle a certe «riforme», subentra il ricatto dei fondi comunitari, elargiti solo a chi obbedisce ai diktat europei.

 

In sostanza, prima distruggono l’economia e tolgono la sovranità monetaria e l’autonomia decisionale in materia fiscale ed economica agli Stati, e poi vincolano gli aiuti all’accettazione di un modello di società corrotta ed egoista in cui nessuna persona onesta vorrebbe vivere.

 

«Ce lo chiede l’Europa!»: ossia una conventicola di tecnocrati non eletti da nessuno e che si ispira a principi totalmente inconciliabili con la Legge naturale e con la Fede cattolica.

 

Ma se il deep state si è mosso per cancellare la Religione Cattolica dalla vita pubblica delle Nazioni e dalla vita privata dei cittadini, dobbiamo riconoscere che la deep church ha dato il proprio contributo, sin dal Concilio Vaticano II, a questa laicizzazione, finendo per avvallare il laicismo pur condannato da Pio IX e relegando la dottrina della Regalità sociale di Cristo in una dimensione simbolica ed escatologica.

 

Dopo sessant’anni di dialogo con la mentalità del mondo, Gesù Cristo non è più Re nemmeno della Chiesa Cattolica, mentre Bergoglio rinuncia anche al titolo di Suo Vicario e preferisce baloccarsi con la Pachamama in San Pietro.

 

 

La psicopandemia artatamente creata ha prodotto psicosi, panico, terrore e sofferenze fisiche e psichiche che hanno lasciato un segno indelebile, un grave disagio sociale, qualcosa che non si era mai verificato nella storia dell’umanità. Hanno ridotto l’uomo a uno zombie. Qual è il messaggio che si può trasmettere di fronte a questa conformazione e formattazione della popolazione?

 

Lei ha usato giustamente il termine «formattazione», che in un certo senso richiama appunto il Great Reset inaugurato dalla psicopandemia e che oggi prosegue con l’emergenza bellica e energetica.

 

Dobbiamo chiederci cosa può aver indotto intere Nazioni ad apostatare la propria Fede, a cancellare senza rimorso la propria identità, a dimenticare le proprie tradizioni, lasciandosi plasmare sul modello del melting pot di matrice anglosassone.

 

Questa domanda vale specialmente per la nostra Italia, sfigurata da decenni di subalternità ideologica da un lato alla Sinistra francese o al Comunismo sovietico, dall’altro al Liberalismo americano neocon.

 

Oggi vediamo che Comunismo cinese e Liberalismo globalista si sono fusi insieme nel World Economic Forum di Davos, minacciando il mondo intero e il nostro Paese in particolare. 

 

Certo, la Seconda Guerra Mondiale ha creato le premesse per la colonizzazione dell’Italia, secondo un modello consolidato che vediamo adottato ancor oggi dalla NATO: distruggere, bombardare, radere al suolo vere o presunte dittature per sostituirle con regimi fantoccio al servizio di interessi stranieri.

 

Ritrovare l’orgoglio di affermare la propria identità e la propria sovranità è un passo imprescindibile per il riscatto dell’Italia e la ricostruzione di tutto quello che è stato distrutto. Ecco perché considero che il modello del multipolarismo sia una prospettiva interessante per combattere il Leviatano globalista che oggi ci minaccia in tutti gli aspetti del vivere quotidiano. 

 

La sconfitta del deep state da parte delle forze sane degli Stati Uniti d’America costituirà la premessa per una pacifica convivenza delle Nazioni, senza che ve ne sia una che si considera superiore e legittimata a soggiogare le altre.

 

Per questo Donald Trump è stato estromesso con la frode elettorale dalla Presidenza degli Stati Uniti, sostituendolo – ancora un regime change – con un personaggio tanto corrotto quanto incapace di governare senza essere manovrato.

 

 

Si può affermare che l’Occidente è in crisi perché rifiuta Dio e la Legge naturale e soprattutto perché sottovaluta il valore della vita ed ha compiuto un madornale errore dal punto di vista morale, economico e sociale che ha portato all’attuale deriva etica e al declino morale? 

 

Non credo si possa parlare di un «errore»; si tratta piuttosto di una frode, di un tradimento compiuto da chi, in ruoli di potere, ha colpevolmente deciso di trasformare l’Italia in una colonia ora della Germania (per l’economia), ora della Francia (per la cultura), ora degli Stati Uniti (per la politica internazionale), ora dell’intera Unione Europea (per la politica fiscale e le cosiddette riforme).

 

Siamo sempre asserviti a qualcuno, nonostante il nostro Paese abbia dimostrato – in tempi ben più difficili e travagliati – di poter competere egregiamente con grandi potenze straniere. 

 

Il problema di fondo è che i governi che abbiamo avuto – sin dai Savoia – sono stati completamente manovrati dalla Massoneria, decidendo riforme, dichiarando guerre, tracciando confini e stipulando trattati sempre e solo su ordine delle Logge.

 

Parlamentari notoriamente massoni, ministri massoni, professori universitari massoni, primari massoni, alti ufficiali massoni, editori massoni e Prelati massoni hanno obbedito al giuramento di fedeltà al Grand’Oriente e tradito gli interessi della Nazione.

 

Oggi la Massoneria si avvale del proprio «braccio secolare», il Forum di Davos, che detta l’agenda alle Nazioni Unite, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’Unione Europea, alle Fondazioni «filantropiche», ai partiti e alla chiesa bergogliana. 

 

Ma che questo colpo di stato sia così vasto e ramificato non implica che sia meno reale, anzi la situazione presente è gravissima proprio perché coinvolge centinaia di Nazioni che di fatto sono governate da un’unica élite di cospiratori criminali.

 

D’altra parte, non occorre citare i «complottisti»: basta sentire quel che ha detto lo scorso 23 Maggio, parlando al Forum di Davos, il principale artefice del Great Reset, Klaus Schwab: «Il futuro non si costruisce da solo: siamo noi [del World Economic Forum, ndr] a costruire il futuro. Noi abbiamo i mezzi per imporre il mondo che vogliamo. E possiamo farlo agendo come «stakeholder» delle comunità e collaborando tra di noi» (qui e qui).

 

Anche la crisi ucraina rientra in questo piano: «Con la giusta narrazione useremo la guerra per farvi diventare green».

 

Il consigliere di Schwab, Yuval Noah Harari – che somma in sé tutte le «doti» dell’intellettuale woke, essendo israeliano, omosessuale, animalista vegano, antiputiniano e antirusso, oltre che ferocemente contro Trump – arriva ad affermare senza pudore: «Tra dieci anni, tutti avranno un impianto cerebrale e la vita eterna nel regno digitale… Google e Microsoft decideranno quale libro dobbiamo leggere, chi sposare, dove lavorare e per chi votare…» (qui).

 

Harari è autore, tra gli altri saggi, di Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità (2011) e di Homo Deus. Breve storia del futuro (2015). Vi farnetica dell’uomo transumano che sconfigge la morte e si fa dio. 

 

La frode ai danni degli Italiani è stata di far credere loro, sin dall’Ottocento, che fosse loro volontà liberarsi dal giogo della tirannide degli Stati preunitari, sotto l’egida dei Piemontesi obbedienti alla Massoneria; che fosse loro volontà ribellarsi all’autorità dei Sovrani legittimi in nome della «libertà», senza capire che si sarebbero consegnati a ben peggiori corrotti; che fosse loro volontà disfarsi dei Savoia nell’immediato dopoguerra, per proclamare la Repubblica; che fosse loro volontà aderire all’Unione Europea col miraggio dell’Eldorado, per poi scoprire quale inganno tutto ciò rappresentasse.

 

E chi c’era dietro a queste istanze di libertà, di democrazia, di progresso? Sempre e solo la Massoneria, coi suoi servi infiltrati ovunque.

 

Forse è giunto il momento che gli Italiani comincino a decidere del proprio futuro senza farselo dettare da conclamati traditori.

 

E che i traditori siano giudicati per quel che sono, criminali cospiratori, estromettendoli per sempre dalla politica e da qualsiasi possibilità di interferire con la vita del Paese.

 

Ricordino i magistrati e le forze dell’ordine che molto presto chi ha assecondato questo regime dittatoriale sarà considerato un collaborazionista e come tale condannato. Un sussulto di dignità e onore da parte loro, adesso, sarebbe ancora credibile. 

 

 

Perché l’Occidente, così ricco di storia e di cultura, non considera gli effetti di tale atteggiamento e contraddice e nega la Legge naturale? Come può l’uomo razionale negarla?

 

L’uomo è razionale, sì. Ma è anche soggetto alle passioni, alla concupiscenza, alle seduzioni del mondo. Solo nella vita della Grazia soprannaturale l’uomo è aiutato da Dio a conservarsi nella Sua amicizia e può agire nel Bene.

 

Ma cosa ci ha insegnato il tanto celebrato Romanticismo, se non che la ragione deve cedere al sentimento, e che la volontà non può governare le passioni, che «al cuor non si comanda», mentre è vero il contrario?

 

Anche qui vediamo come, con operazioni di manipolazione delle masse relativamente banali – a iniziare da Giuseppe Verdi, tutta l’opera lirica e i romanzi – si sia cancellata nel popolo e nella borghesia la percezione del dovere morale, sostituendola con l’asservimento all’irrazionalità, alla passione momentanea, con tutti i danni che ne sono conseguiti. 

 

All’origine della negazione della Legge di Natura vi è il relativismo, il considerare tutte le idee accettabili e legittime, il negare un principio trascendente inscritto nell’uomo dal Creatore. Storia, cultura, arte diventano allora fenomeni da analizzare in chiave sociologica o psicologica, e non sono più ciò che costituisce una civiltà.

 

Ma attenzione: chi nega Dio come Creatore e Redentore non lo fa per consentire a chi non è Cristiano di praticare la sua religione, ma per impedire a chi lo è di plasmare la società secondo i principi della dottrina sociale e del bene comune. Dietro tutto questo vi sono persone che odiano Nostro Signore. 

 

La domanda che mi pone, dottor Manocchia, dovrebbe allora essere: «Perché i servi di Satana dovrebbero smettere di detestare tutto ciò che ricorda anche lontanamente Cristo, visto che lo hanno sempre fatto?»

 

Pensare di poter avere un dialogo con un nemico che ci vuole distruggere è da irresponsabili o da criminali: vi sono nemici che vanno sconfitti senza alcuno scrupolo, in quanto votati al male. 

 

La colpa dell’Occidente è di aver creduto alle menzogne della Rivoluzione, – fu anch’essa un Great Reset – di essersi lasciato trascinare in un gorgo di ribellione e di apostasia, di violenza e di morte.

 

Ma non è alla fine ciò che è accaduto anche a Adamo ed Eva, quando si lasciarono tentare dal Serpente? Anche allora la promessa di Satana era palesemente falsa e mendace, ma Adamo ed Eva cedettero alle parole del tentatore – Sarete come dei! – e scoprirono di essere stati ingannati. 

 

Cosa credevamo di ottenere, noi Occidentali, tagliando le teste ai re, ai nobili e ai prelati?

 

Cosa pensavamo potesse migliorare, con personaggi come Fouchet, Danton, Robespierre e tutta la congerie di corrotti assassini che avrebbe dovuto sostituire i ghigliottinati?

 

Davvero qualcuno di noi ha pensato che permettere il divorzio fosse un progresso?

 

O che dare alla madre il diritto di uccidere il figlio che porta nel ventre fosse una conquista di libertà? 

 

O che avvelenare nel sonno l’anziano o il malato o il povero sia segno di civiltà?

 

C’è chi è onestamente persuaso che l’ostentazione dei più abominevoli vizi sia un diritto fondamentale, o che una persona possa cambiare il proprio sesso, modificando grottescamente ciò che la Natura ha già deciso?

 

Chi accetta questi orrori lo fa solo perché sono portati a modello di civiltà e progresso, e vuole seguire il gregge senza distinguersi.

 

Il problema è che l’uomo contemporaneo è figlio della Rivoluzione, inconsapevolmente indottrinato al «politicamente corretto», al relativismo, all’idea che non esista una verità oggettiva e che tutte le idee siano indifferentemente accettabili.

 

Questa malattia del pensiero è la causa prima del successo degli avversari, perché molte persone si rendono loro alleati con l’accettarne i principi, senza capire che sono proprio quelle idee che hanno consentito di trasformare la nostra società. 

 

L’asservimento all’Unione Europea – e alla sua ideologia infernale – è stato solo uno degli ultimi passi con cui dare all’Italia il colpo di grazia.

 

Ecco perché, quando sento elogiare la Rivoluzione, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’Illuminismo, il Risorgimento e l’epopea dei Mille mi vengono i brividi: il globalismo è la metastasi di tutti gli errori moderni, che solo la Chiesa – sin dall’inizio – seppe condannare con lungimiranza.

 

E infatti, se il globalismo ha conosciuto un’accelerazione, lo dobbiamo proprio al fatto che dal Vaticano II la Gerarchia, da nemica giurata della cospirazione massonica, ne è diventata sua zelante alleata. 

 

 

L’Occidente sta subendo un costante e inarrestabile calo demografico, con tutte le conseguenze che esso comporta. La vulgata corrente sostiene che è un fenomeno preoccupante per l’umanità, perché causerebbe una maggiore povertà. Il declino demografico potrebbe essere la principale causa del declino economico? Questo fenomeno non sembra preoccupare i governi dei Paesi occidentali. Per quale motivo secondo lei?

 

Sappiamo, per esplicita ammissione dei globalisti, che il loro scopo principale è ridurre drasticamente la popolazione mondiale. Il ministro Cingolani (…) sostiene che il Pianeta è «progettato» per non più di tre miliardi di persone.

 

Dovrebbe graziosamente spiegarci come pensa di eliminare la differenza, e soprattutto chi mai abbia autorizzato lui, il suo Governo, l’Unione Europea, l’ONU, l’OMS e tutta la mafia mondialista a decidere motu proprio a procedere in tal senso con aborto, eutanasia, pandemie, sieri sperimentali, guerre, carestie, omosessualizzazione di massa.

 

Chi li ha nominati «cavalieri dell’Apocalisse»?

 

Chi ha approvato con il voto il loro progetto, ammesso che un progetto del genere possa esser proposto all’approvazione dei cittadini? 

 

Non mi stupisce quindi che i leader occidentali non si preoccupino della denatalità, i cui dati per il nostro Paese sono in gran parte sfalsati dalla presenza di molti extracomunitari ben più prolifici degli Italiani.

 

La diminuzione della popolazione è l’esito delle premesse che sono state poste proprio per questo scopo, così come i lockdown servivano per distruggere l’economia già prostrata dalla concorrenza delle multinazionali e dall’iniqua imposizione fiscale.

 

Insomma: siamo governati da esponenti di una lobby globale di criminali cospiratori che ci dicono di volerci eliminare, e noi stiamo a chiederci perché si debbano indossare le mascherine sugli autobus e non nei ristoranti. 

 

 

Chi non accetta le teorie nichiliste e neo-malthusiane, magari perché è fedele ai principi del Cristianesimo, rischia l’allontanamento dai posti di potere?

 

Ma è ovvio: chi non asseconda la narrazione psicopandemica, la teoria gender, l’ideologia LGBTQ, il liberismo collettivista del WEF, il Nuovo Ordine Mondiale e la grande religione universale è ostracizzato, delegittimato, fatto passare per pazzo o per criminale.

 

Una voce dissenziente è scomoda, quando il potere si regge sulla violenza psicologica e sulla manipolazione di massa.

 

Accade al medico che non accetta i protocolli di Speranza, al docente che non discrimina i non vaccinati, al giornalista che riporta la verità sui neonazisti ucraini, al parroco che non si vuole sottoporre all’inoculazione, al Cardinale che denuncia l’asservimento del Vaticano alla dittatura cinese. 

 

 

Parlare di vita e Legge naturale significa anche parlare della colonna portante della società, la famiglia. A parte la denatalità, quali sono le conseguenze della crisi economica sulla famiglia?

 

La famiglia è certamente al centro dell’attacco dei globalisti.

 

Famiglia significa tradizione, identità, fede, aiuto e sostegno reciproco, trasmissione di principi e di valori.

 

amiglia significa padre e madre, ciascuno con il proprio ruolo specifico, insostituibile e non intercambiabile tanto nel rapporto tra i coniugi quanto nell’educazione dei figli e nei confronti della comunità.

 

Famiglia significa religione vissuta, comunicata con i piccoli gesti, le buone abitudini, la formazione della coscienza e del senso morale. 

 

Potete ben comprendere che colpire la famiglia conduce indefettibilmente alla dissoluzione del corpo sociale, che per natura è incapace di sopperire al ruolo della famiglia. Quindi: divorzio, aborto, nozze omosessuali, adozione a single o a coppie irregolari, privazione della potestà genitoriale per motivi ideologici, eliminazione dei nonni e dei parenti dalla vita domestica, condizioni di lavoro per le madri che non consentono di assolvere ai compiti familiari, penalizzazione delle donne sposate o con figli nelle assunzioni, indottrinamento dei figli sin dalla scuola primaria. Anche in questo campo occorre un’azione coraggiosa e determinata, per la difesa della famiglia naturale e per la tutela dei diritti dei genitori nell’educazione dei figli, che non sono proprietà dello Stato. 

 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

 

 

 

Renovatio 21 ripubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Rhian-Skyblade via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

 

 

 

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Pensiero

Verso il liberalismo omotransumanista. Tucker Carlson intervista Dugin

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Il giornalista americano Tucker Carlson ha pubblicato una potente intervista con il filosofo russo Aleksandr Dugin. La conversazione è stata pubblicata lunedì sul sito Tucker Carlson Network e sul suo canale YouTube.

 

L’incontro è avvenuto durante in viaggio di Carlson a Mosca – città nella quale Dugin gli dà il benvenuto – per la notoria intervista che il californiano ha ottenuto con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.

 

Come riportato da Renovatio 21, Dugin in un editoriale aveva sottolineato l’intervista di Carlson a Putin come un evento epocale in grado di riunire due anime della società russa, sia quella tradizionalista che quella filo-occidentale. Durante il suo soggiorno a Mosca – dove secondo alcuni sarebbe pure scampato ad un attentato, cosa di cui non vuole parlare – Tucker ha voluto incontrare Dugin, perché, racconta, curioso delle sue idee.

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Nella sua introduzione, il giornalista statunitense – dopo aver detto di credere ai servizi segreti americani quando dicono che la figlia di Dugin, Darja Dugina, è stata uccisa dagli ucraini – racconta di essere interessato a sentire qualcuno i cui libri sono stati proibiti dall’amministrazione Biden: quando lavorava ancora a Fox, Carlson fece un servizio sull’improvvisa sparizione dei libri di Dugin da Amazon, fenomeno notato da Renovatio 21 due mesi prima.

 

Parlando con il filosofo, ha quindi deciso di filmare i discorsi. Secondo Alex Jones, Carlson avrebbe filmato molto materiale, di cui è uscito questo segmento editato.

 

La conversazione pubblicata, della durata di 20 minuti, è stata particolarmente ricca di spunti di pensiero.

 

 

Carlson chiede a Dugin cosa sta succedendo nei paesi di lingua inglese: «gli Stati Uniti, il Canada, la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda, l’Australia hanno deciso all’improvviso di rivoltarsi contro se stessi con questo grande tumulto. E alcuni comportamenti sembrano molto autodistruttivi. Da dove pensa, come osservatore, che provenga questo?»

 

«Credo che tutto sia iniziato con l’individualismo» risponde Dugin. «L’individualismo era una comprensione sbagliata della natura umana, della natura dell’uomo. Quando si identifica l’individualismo con l’uomo, con la natura umana, si tagliano tutti i suoi rapporti con tutto il resto. Quindi si ha un’idea molto particolare del soggetto, del soggetto filosofico come individuo».

 

Qui Dugin offre una visione in linea con quella del tradizionalismo cattolico: «tutto è iniziato nel mondo anglosassone con la riforma protestante e prima ancora con il nominalismo: l’atteggiamento nominalista secondo cui non esistono idee, ma solo cose, solo cose individuali» spiega il filosofo.

 

«Quindi l’individuo, era la chiave ed è tuttora il concetto chiave che è stato posto al centro di un’ideologia liberale e del liberalismo poiché, nella mia lettura, è una sorta di processo storico e culturale, politico e filosofico di liberazione, dell’individuo, di qualsiasi tipo di identità collettiva, collettiva o che trascenda quella individuale».

 

«Tutto è iniziato con il rifiuto della Chiesa cattolica come identità collettiva, dell’impero, dell’impero occidentale come identità collettiva. Successivamente si è trattato di una rivolta contro uno Stato nazionalista come identità collettiva a favore di una società puramente civile. Dopo quella guerra, nel XX secolo ci fu la grande battaglia tra liberalismo, comunismo e fascismo. E il liberalismo ha vinto ancora una volta. E dopo la caduta dell’Unione Sovietica è rimasto solo il liberalismo».

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«Francis Fukuyama ha giustamente sottolineato che non esistono più ideologie all’infuori del liberalismo… il liberalismo, cioè la liberazione degli individui da ogni tipo di identità collettiva» spiega Dugin, citando il politologo noto negli anni Novanta per la nozione di «fine della Storia» a seguito del crollo del blocco sovietico.

 

«Erano rimaste solo due identità collettive da cui liberarsi: l’identità di genere perché è identità collettiva. Sei un uomo o una donna collettivamente (…) Quindi una liberazione dal genere. E questo ha portato ai transgender, alla comunità LGBT e a una nuova forma di individualismo sessuale. Quindi il sesso è qualcosa di facoltativo».

 

«Questa non era solo una deviazione del liberalismo. Erano elementi necessari per l’attuazione e il vincitore di questa ideologia liberale. E l’ultimo passo non ancora compiuto è la liberazione dall’identità umana. L’umanità è facoltativa. E ora stiamo scegliendo te in Occidente. Stai scegliendo il sesso che vuoi, come vuoi».

 

«L’ultimo passo in questo processo di liberalismo, nell’attuazione del liberalismo, significherà proprio l’umano come opzionale. Quindi puoi scegliere la tua identità individuale per essere umano, e per essere non umano. Questo ha un nome. Transumanesimo. Postumanesimo. Singolarità. Intelligenza artificiale».

 

«Klaus Schwab, Harari, dichiarano apertamente che il futuro dell’umanità è inevitabile. Arriviamo così alla storica stazione terminale: cinque secoli fa, siamo saliti su questo treno ed ora stiamo finalmente arrivando all’ultima stazione. Quindi questa è la mia lettura».

 

«Tutti gli elementi, tutte le fasi di questo, tagliano la tradizione con il passato. Quindi non sei più protestante. Sei un materialista ateo laico. Non hai più lo Stato nazionale che servì ai liberali per liberarsi dall’impero. Ora lo Stato nazionale diventa a sua volta un ostacolo. Ti stai liberando dallo Stato nazionale. Infine, la famiglia viene distrutta a favore di questo individualismo».

 

«E poi l’ultima cosa, il sesso, che è già quasi superato. Sesso facoltativo. E nella politica di genere c’è solo un passo per arrivare agli estremi di questo processo di liberazione, di liberalismo, cioè l’abbandono dell’identità umana come qualcosa di prescritto. Quindi essere liberi dall’essere umani, avere la possibilità di scegliere tra essere e non essere umani».

 

«Questa è l’agenda politica, l’agenda ideologica di domani. Ecco perché, come vedo il mondo anglosassone che mi ha chiesto» dice Dugin a Carlson. «Penso che sia solo avanguardia, perché è iniziato con gli anglosassoni, l’empirismo, il nominalismo, il protestantesimo. E ora siete in vantaggio con gli anglosassoni che sono più prosciugati dal liberalismo rispetto agli altri europei».

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Carlson procede con una domanda di approfondimento: «quindi le opzioni – per come le concepivo crescendo – erano l’individuo che può seguire la propria coscienza, dire quello che pensa, difendersi dallo Stato contro lo statalismo, il totalitarismo incarnato nel governo contro cui si lottava: il governo sovietico. E penso che la maggior parte degli americani la pensi in questo modo. Qual è la differenza?»

 

«Penso che il problema risieda in due definizioni di liberalismo» puntualizza Dugin. «C’è il vecchio liberalismo, il liberalismo classico. E nuovo liberalismo. Quindi il liberalismo classico era a favore della democrazia. Democrazia intesa come potere della maggioranza, del consenso, della libertà individuale. Ciò dovrebbe essere combinato in qualche modo con la libertà dell’altro».

 

«Ora siamo già completamente nella prossima stazione, nella fase successiva: il nuovo liberalismo. Ora non si tratta del governo della maggioranza, ma del governo delle minoranze. Non si tratta di libertà individuale, ma di wokismo. Quindi puoi essere così individualista da criticare non solo lo Stato, ma anche l’individuo, la vecchia concezione dell’individuo. Quindi ora hai bisogno di essere invitato a liberarti dall’individualità per andare oltre in quella direzione».

 

Dugin ricorda di averne parlato con Fukuyama in TV, «Come ha già detto in precedenza, la democrazia significa il governo della maggioranza. E ora si tratta del dominio delle minoranze contro la maggioranza, perché la maggioranza potrebbe scegliere Hitler o Putin. Quindi dobbiamo stare molto attenti con la maggioranza, e la maggioranza dovrebbe essere tenuta sotto controllo e le minoranze dovrebbero governare sulla maggioranza. Non è democrazia, è già totalitarismo».

 

«Ora non si tratta della difesa della libertà individuale, ma della prescrizione di essere woke, di essere moderni, di essere progressisti. Non è un tuo diritto essere o non essere progressista. È tuo dovere essere progressisti e seguire questo programma. Quindi sei libero di essere un liberale di sinistra. Non sei più abbastanza libero per essere un liberale di destra. Devi essere un liberale di sinistra. E questo è una sorta di dovere. È una prescrizione. Il liberalismo ha lottato nel corso della sua storia contro ogni tipo di prescrizione. E ora è diventato a sua volta totalitario, prescrittivo e non più libero com’era».

 

«E le crede che questo processo sia stato inevitabile? Sarebbe comunque successo?» domanda il Tucker.

 

«Percepisco qui una sorta di logica. Quindi un tipo di logica che non è solo un ritorno o una deviazione. Inizi con uno scopo: vuoi liberare l’individuo. Quando arrivi al punto in cui è possibile, viene realizzato. Quindi è necessario andare oltre. Da questo momento inizia la liberazione dalla vecchia comprensione dell’individuo in favore di concetti più progressisti. Non ci si poteva fermare qui. Questa è la mia visione».

 

«Quindi se dici “Oh, preferisco il vecchio liberalismo”, direbbero, i progressisti, direbbero, non si tratta del vecchio liberalismo, ma di fascismo: divieni il difensore del tradizionalismo, del conservatorismo, del fascismo. Quindi fermati qui. O divieni progressista liberale o sei finito, o ti cancelleremo. Questo è ciò che osserviamo».

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«E vedere i sedicenti liberali bandire il suo libro, che non è un manuale per fabbricare bombe o invadere l’Ucraina» dice Carlson. «Sai, queste sono opere filosofiche. Ti dice che non è, ovviamente, non è liberale in alcun senso. Mi chiedo però, quando si arriva al punto in cui l’individuo non riesce più a liberarsi da nulla, quando non è nemmeno più umano. Qual è il prossimo passo?»

 

«Ciò è descritto nei film, nei film americani, nei film, in molti modi. Quindi penso che, sai, tutta la fantascienza, quasi tutta quella del XIX secolo, è stata realizzata nella realtà negli anni Venti. Quindi non c’è niente di più realistico della fantascienza. E se consideriamo Matrix o Terminator, abbiamo tantissime versioni del futuro più o meno coincidenti, il futuro con la situazione post-umana o umana opzionale o con l’Intelligenza Artificiale», replica Dugin.

 

«Hollywood ha realizzato molti, molti, molti film. Penso che rappresentino correttamente la realtà del prossimo futuro. Ad esempio, se consideriamo l’uomo, la natura umana, come una specie di animale razionale, allora con la nostra tecnologia si può produrli, così da poter creare animali razionali o combinarli o costruirli con l’Intelligenza Artificiale».

 

«È una specie di re del mondo. Direi che non solo può manipolare, ma creare realtà perché le realtà sono solo immagini, solo sensazioni, solo sentimenti. Quindi penso che il futurismo post-umanista sia non solo una sorta di descrizione realistica di un futuro molto possibile e probabile, ma anche una sorta di manifesto politico. Questo è un pio desiderio».

 

«Il fatto che i film non descrivono un brillante futuro tradizionale. Non conosco nessun film sul futuro e sull’Occidente che dipinga un ritorno alla vita tradizionale, alla prosperità, alle famiglie con molti figli… e tutto è abbastanza nell’ombra, abbastanza oscuro. Quindi, se sei abituato a dipingere tutto di nero soprattutto nel futuro, quindi questo futuro nero una volta arriva e penso che sia il fatto che non abbiamo altra scelta. O Matrix o Intelligenza Artificiale o qualcosa del genere o Terminator. Quindi la scelta è già fuori dai limiti dell’umanità. E questa non è solo fantasia, credo. Questo è una sorta di progetto politico. Ed è facile immaginarlo, poiché abbiamo visto i film, seguono più o meno da vicino questa agenda progressista, direi».

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Carlson procede con un’ultima domanda, chiedendo del fenomeno per cui «per oltre 70 anni un gruppo di persone in Occidente e negli Stati Uniti, liberali, hanno difeso efficacemente il sistema sovietico e lo stalinismo, e molti vi hanno partecipato personalmente spiando per Stalin, lo ha sostenuto nei nostri media» dice il giornalista. «Amavano Boris Eltsin perché era ubriaco. Ma nel 2000, la leadership di questo Paese è cambiata e la Russia è diventata il loro principale nemico. Quindi, dopo 80 anni e passa di difesa della Russia, si sono messi ad odiare la Russia. Che cosa è tutto questo? Perché il cambiamento?»

 

«Penso che, prima di tutto, Putin sia un leader tradizionale. Quando Putin salì al potere, fin dall’inizio, ha cominciato a sottrarre il nostro Paese, la Russia, all’influenza globale. Così ha iniziato a contraddire l’agenda progressista globale. E queste persone che sostenevano l’Unione Sovietica erano progressisti, che hanno avuto la sensazione di avere a che fare con qualcuno che non condivide l’agenda progressista e che ha tentato con successo di restaurare i valori tradizionali, la sovranità dello Stato, il cristianesimo, la famiglia tradizionale».

 

«Questo non era evidente fin dall’inizio, da fuori. Ma quando Putin ha insistito sempre di più su questa agenda tradizionale, direi, sulla particolarità e spiritualità della civiltà russa come un tipo speciale di regione del mondo che aveva e ha ora, pochissime somiglianze con i progressisti, gli ideali progressisti. Quindi penso che abbiano scoperto, abbiano identificato cosa esattamente è Putin. È una sorta di leader, un leader politico che difende i valori tradizionali».

 

Solo di recente, un anno fa, Putin ha emanato un decreto di difesa politica dei valori tradizionali. É stato un punto di svolta, direi. Ma gli osservatori del campo progressista in Occidente, penso che lo abbiano capito correttamente fin dall’inizio del suo governo. Quindi, questo odio non è solo casuale, qualcosa di casuale o uno stato d’animo. Non lo è… È metafisico».

 

«Quindi, se il tuo compito principale e il tuo obiettivo principale è distruggere i valori tradizionali, la famiglia tradizionale, gli stati tradizionali, le relazioni tradizionali, le credenze tradizionali e qualcuno con l’arma nucleare – questo non è l’argomento più piccolo, ma nemmeno il meno importante – può resistere e difendere i valori tradizionali che stai per abolire… Ecco, penso che ci sia qualche fondamento per questa russofobia e per l’odio per Putin. Quindi non è solo un caso. Non si tratta di un cambiamento irrazionale dal filosovietismo alla russofobia. È qualcosa di più profondo direi. Questa è la mia ipotesi».

 

Tanto, tanto materiale su cui riflettere.

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Immagine screenshot da Tucker Carlson Network

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Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza

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Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.   Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».   Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?

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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.   Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.   La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.   La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.   Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.   Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.   Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.   Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.   Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.   In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.   Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.   In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.

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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.   Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.   Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?   Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.   Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.   Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.   Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.   E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.   Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.   Buon lavoro.   Roberto Dal Bosco

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Pensiero

I biofascisti contro il fascismo 1.0: ecco la patetica commedia dell’antifascismo

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Ho sempre provato un certo disagio di fronte agli eroi di cartapesta creati dalla filiera economica della «cultura» nazionale. È l’apparato industrial-intellettuale che passa dai grandi editori (una volta soprattutto Feltrinelli, ma in realtà un po’ tutti, specie in era marinaberlusconiana), si innerva sui giornali (Repubblica, a seguire, come sempre il Corriere, e giù gli altri), corre per le librerie di tutta Italia (con incontri dove vanno, magari, trenta persone pensionate in tutto) e si riversa, oltre che nei teatri, nella TV pubblica a tutte le ore, soprattutto quelle notturne.

 

Avete presente: gli «intellettuali», gli «scrittori», quelli che hanno pubblicato un libro, a volte, tragicamente, un «romanzo». I giornalisti, i librai, gli enti teatrali, i dirigenti televisivi ve li indicano come persone da ascoltare, da seguire. Sono dei contenuti importanti, cui dovete dare la vostra attenzione.

 

Basta leggere qualche pagina delle loro opere per capire di trovarsi davanti al vuoto pneumatico, e quindi tornare con la mente all’ineludibile legge di Marshall McLuhan: il medium è il messaggio.

 

Cioè, qualsiasi «scrittore» vi propongano – in libreria, in televisione, al teatro comunale, sul giornale – non è che vogliano davvero portarvi un suo messaggio, una sua riflessione, un suo pensiero (di solito, anzi, non ce n’è traccia), ma vogliono semplicemente tenervi incollati al medium, cioè al sistema. Consuma questo importante autore di libri, ti dicono, ma in verità quello che stanno davvero chiedendo è che non cambi canale: resta con noi, non staccarti dal continuum dell’industria culturale nazionale.

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È una questione di rinforzo della dipendenza sistemica, camuffata da nobile impulso illuminista all’educazione: leggi qui, sarai migliore. O con più sincerità: fatti intrattenere da noi, è l’unica via.

 

Una questione di identità, di classe sociale. Ecco perché ci ritroviamo, tra i tanti scrittori che ci infliggono, un discreto numero di professori. Essi divengono la proiezione del famigerato «ceto medio riflessivo», cioè di quantità di insegnanti di elementari, medie e superiori (e università: vertice della sottocasta dell’istruzione statale) che si sentono migliori perché leggono i libri, e che sperano che, un giorno, leggendo Repubblica e collane Feltrinelli magari anche a loro un giorno daranno 15 minuti di gloria letteraria.

 

La cultura di sinistra – cioè la cultura italiana – vive di fatto su un grande ricatto identitario: se non consumi il prodotto culturale nazionale, se quindi non credi a tutti gli assiomi che vi sono inseriti (civili, storici, politici, religiosi, «laici»), se fuori dalla storia. Impresentabile, invisibile. Questa cesura, come in ogni altro campo della vita, si è rivelata in tutta la sua oscenità durante il COVID.

 

Ricordate, infatti, dove stavano gli intellettuali, durante il biennio di lockdown e sieri genici? Ricordate gli editoriali sui giornali? Gli inni al generale vaccinaro, e magari pure l’occhiolino fatto ad un possibile «golpe» pro-siero? Ricordate gli articoli in cui lo scrittore diceva, sconsolato, di aver trovato tra i suoi amici dei no-vax? Ricordate le preghiere dei saggi affinché nel Paese fosse realizzata l’apartheid biotica, che poi di fatto è stata concretata?

 

Per questo sul «caso Scurati», che tiene banco sui giornali ancora adesso, ho delle idee un po’ diverse da quelle che avrete letto in giro.

 

Diciamo intanto, che la figura dello Scurati ce la ho in qualche modo presente, perché rammento quando fu inserita nel circuito culturale ancora anni fa. Nel 2005, ad un premio letterario – il gateway per far entrare nel sistema-Paese nuovi personaggi cartonati con le loro idee sincero-democratiche – attaccò Bruno Vespa: di suo una cosa per cui, visti gli ultimi anni di mRNA e Zelens’kyj, sarebbe da stringergli la mano, ma il tono sarebbe stato un po’ pesante: «se dovessi uccidere qualcuno, questo sarebbe lei», avrebbe detto criticando il conduttore di Porta a Porta.

 

Il personaggio del resto pare essere focoso: nei giorni scorsi ha accusato, in un’intervista su un giornale straniero, il TG1, per poi scusarsi, e dare la colpa a tutta questa situazione che lo turba molto.

 

La simpatia a pelle che mi sale subito: le foto che lo ritraggono, alto e severo, mostrano questo sguardo duro e non centratissimo, e profili dove pare mancare il mento – cosa che potrebbe essere, in realtà, un preciso messaggio politico, ma è un pensiero che butto lì, come altro, per satira.

 

Perché l’uomo ha pubblicato una serie di libri sul mento più pronunciato del secolo – quello del Duce Benito Mussolini. Migliaia e migliaia di libri intitolati tutti grottescamente M., come se fosse M il Mostro di Duesseldorf, in realtà è uno dei babau assiomatici che servono al sistema culturale italiano per tenersi in piedi.

 

Eccerto: Roberto Saviano, uno dei principi del sistema culturale nazionale, scrive libri contro la Camorra, anche se gli effetti – visibili soprattutto in TV – hanno fatto esclamare a qualcuno che alla fine, eterogenesi dei fini, quello che si ottiene è la sua apologia.

 

Quindi: addosso – ancora – al cadavere appeso a Piazzale Loreto (che Renovatio 21 un anno fa ha modestamente chiesto di ribattezzare come «Piazzale Angleton»). Scriviamoci sopra un romanzo, anzi dei romanzi, una saga che Il Trono di Spade deve spostarsi. Ma quale banalità del male: fatecelo scrivere, fatecelo vendere, ‘sto male!

 

Mi viene in mente l’articolo di ferocia assoluta che gli riservò, sul Corriere, Ernesto Galli della Loggia, che descrisse il suo senso di sgomento di fronte ad errori storici incredibili – perché provenienti da uno scrittore, un intellettuale, un editore, e la ridda di correttori di bozze, consulenti, editor del caso – contenuti nel testo.

 

Il Gallo della Loggia non fu tenero: «Voglio sperare che ancora oggi se a un esame di licenza liceale uno studente attribuisse a Carducci l’espressione «la grande proletaria» (invece che a Giovanni Pascoli, che la coniò per l’Italia che si accingeva a occupare la Libia ), e definisse Benedetto Croce un «professore» (lui che per tutta la vita gratificò di tutto il disprezzo immaginabile l’Università e i suoi professori, che fu l’antiaccademismo vivente), voglio sperare, dicevo, che lo sciagurato correrebbe seri rischi di essere bocciato».

 

Giù duro: «Non si tratta di due errori qualunque, infatti. Sommati significano in pratica non essere in grado di orientarsi nella storia culturale italiana della prima metà del Novecento. Non possedere alcuni punti di riferimento essenziali. Se poi il medesimo studente avesse pure sbagliato la data di Caporetto, avesse detto che Antonio Salandra, presidente del Consiglio che decise l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, “porta sulla coscienza sei milioni di morti” (un antesignano pugliese di Hitler insomma), avesse poi definito Antonio Gramsci “un politologo”, avesse scritto che alla Scala nel 1846 lavoravano degli «elettricisti» e che nel 1922 al Viminale ticchettavano «le telescriventi», e poi ancora, come se non bastasse, a commento della marcia su Roma avesse riportato alcune righe attribuendole a “Monsignor Borgongini Duca, ambasciatore inglese presso la Santa Sede” (!!) , e a commento della seduta della Camera sulla fiducia al governo Mussolini avesse citato una lettera di Francesco De Sanctis datandola 17 novembre 1922 (quando l’autore avrebbe avuto 105 anni!), beh: spero proprio che a questo punto il suddetto studente sarebbe sicuro di prendersi una solenne bocciatura».

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Tanta roba. Tuttavia soprattutto uno di questi inguardabili errori ci sembra interessante: nel suo romanzone mussoliniano, lo Scurati scrive che gli italiani morti durante la Prima Guerra Mondiale erano sei milioni. Secondo i calcoli storici, i morti sono stati – compresi quelli della pandemia della Spagnola (chiamata così anche se può darsi che venga, come tante altre epidemie, dai vaccini) – un milione. Tuttavia, come resistere alla coazione a ripetere la cifra fatale dei sei milioni? Difficile: l’industria culturale, i sei milioni te li ripete ogni cinque minuti.

 

Ma che importa, alla fine. Rileva – ribadiamolo bene – solo che il canale resti saldo. Qualche refrain, qualche tormentone piazzato magari anche in modo errato, fa giuoco alla tenuta dell’impianto di trasmissione. Tenetelo sempre a mente: il medium è il messaggio.

 

Ecco perché quando è scoppiato lo scandalo della RAI melonica che «censura» il tizio, non è che ci siamo scomposti più di tanto.

 

In primis, perché sappiamo da dove arriva, che cosa rappresenta, qual è il messaggio – cioè il medium. Il mezzo dell’industria cultura italiana deve ripetere i suoi triti dogmi (perché agli intellettuali non è richiesta la fantasia, né l’estro, né il genio: anzi) con cui è stata imbastita da quando, durante il famoso patto racconto da Ettore Bernabei nel libro L’uomo di fiducia, De Gasperi cedette la cultura a Togliatti e al PCI – e le banche a Mattioli e alla massoneria.

 

Che ci volete fare: mica la mela può cadere lontano dall’albero. Piante cresciute con decadi di letame «laico» e sincero-democratico, che frutti possono dare?

 

Il problema, quindi, è più profondo di un’eventuale museruola ad un intellettuale sistemico: è l’esistenza del sistema, e la sua persistenza nonostante qualsiasi governo di destra sperimentato dal 1994 ad oggi.

 

Non è questo, il punto che ci interessa sviluppare qui, purtuttavia.

 

La cosa che ci sconvolge, e vedere, a quattro anni dalla catastrofe di Wuhan, quanti anni luce il sistema politico-culturale sia distante dalla nostra visione – cioè dalla realtà. La politica, la storia, la letteratura dei normaloidi è a tal punto divorziata dalla sostanza dalle cose, che lo spettacolino delle sue beghe interne ci crea imbarazzo, malessere, se non ci fa vomitare punto e basta.

 

È stato ricordato che Scurati, quello della lettera «antifascista» da leggere alla TV pubblica, aveva scritto sul Corriere un editoriale in cui osannava il premier Draghi, lo implorava di tornare al suo posto: massì, il tecnocrate che nessuno aveva votato, calato per motivi imperscrutabili in luoghi fondamentali – il panfilo Britannia, dove salutò con affetto gli «Invisibili Britannici»; l’Eurotorre di Francoforte, luogo dove i tedeschi mai dovrebbero volere un italiano, e invece – piace tanto all’intellettuale antifascista.

 

Scommettiamo che, se lo sapesse, godrebbe anche al pensiero del ruolo primario del Draghi nel primo vero atto di guerra economica della storia umana, ovvero il congelamento dei beni della Banca di Russia detenuti all’Estero. Contro ogni legge internazionale, contro ogni decoro diplomatico (nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale…), contro ogni prospettiva a medio termine (l’effetto subitaneo: l’accelerazione della de-dollarizzazione): ma che importa, al cervello antifascistico? Bisogna applaudire i Draghi della palude, sempre, e spellarsi le mani.

 

Non solo. In una clip del novembre 2020 proveniente da La7 – lo sfogo televisivo del gruppo di via Solferino – lo Scurati affrontava di petto l’altra grande questione democratica degli ultimi anni. «Il 25% degli italiani, che secondo un sondaggio SVG sono complottisti o negazionisti» incalzava Lili Gruber. «Un dato assolutamente inquietante» replicava Scurati (mentre, a lato, l’idolo grillino Andrea Scanzi scuoteva la testa con vigore). Dice che il dato deve far riflettere «su cosa è stata l’Italia negli ultimo 10, 20 anni (…) su quale piccolo e significativo arretramento di civiltà abbiamo patito in questi decenni».

 

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L’esitazione davanti al siero genico sperimentale è un segno della decadenza della civiltà italiana – quella, di cui parlava imperialmente Mussolini, o quella della Costituzione, calpestata in ogni sua parte dall’obbligo vaccinale? Un attimo, questi ultimi sono pensieri nostri.

 

«Il discorso ha a che fare con l’educazione, con l’istruzione, con la cultura», dice ancora lo scrittore. Insomma, sei no-vax, perché sei ignorante – non hai studiato a scuola, né letto i libri propostiti dalla libreria, compresi magari quelli fondamentali dello stesso Scurati.

 

«Il fatto che un italiano su quattro stia arretrando su posizioni oscurantiste premoderne di ignoranza arrogante e professa, non nascosta, nella diffidenza dei riguardi dei vaccini, che sono una delle grandi invenzioni dell’umanità, nella diffidenza nei riguardi della scienza, ci deve far ricordare che la scuola, l’istruzione e l’educazione sono fondamentali per il Paese, non solo durante l’emergenza» continua lo Scurato.

 

Sì davvero: sta parlando della scuola, dove abbiamo visto ogni sorta di discriminazione biologica (il green pass anche per entrare nel sito dell’Università!), dove è penetrato il proselitismo omotransessualista più agghiacciante, dove ai bambini di otto anni vengono lette lettere anti-femminicidio sull’onda di casi di cronaca ancora tecnicamente irrisolti, dove sono in corso programmi rivoltanti di digitalizzazione tecnocratica della vita dei ragazzi?

 

Sta parlando sul serio di arretramento della civiltà, per poi tirare fuori, come esempio, la scuola, distruttrice della civiltà?

 

È così. Parlano per ritornelli sempreverdi («vaccini grande conquista»… «la scuola è importante»… «sei milioni di morti»), discorsi che non aggiungono nulla, non hanno un pensiero alcuno da offrire. Non dati, non riflessioni, né profondità di alcun tipo – niente.

 

È chiaro, soprattutto, che la nostra idea di civiltà è oramai incompatibile con quella che loro chiamano «civiltà», che per noi è invece dissoluzione, è anti-civiltà, è Cultura della Morte. E non è questione solo di idee – si tratta della nostra stessa esistenza quotidiana, della vita nostra, e di quella dei nostri figli.

 

Perché quelli che si dicono «democratici», quelli che ci vendono i loro discorsi «antifascisti», sono gli stessi che hanno inflitto alle nostre vite gli orrori più atroci, perfino a livello biomolecolare.

 

Gli «antifascisti», hanno spinto affinché la nostra esistenza personale e famigliare fosse devastata. Vi ritorna in mente? C’è chi ha perso il lavoro, c’è chi ha perso i parenti, c’è chi ha perso tutto – mentre tutti quanti perdevamo la libertà.

 

Però scusate: ma se la parola «fascista» è semanticamente riferibile a ciò che è autoritario, soverchiante, incapace di discutere, irriguardoso della dignità della persona, altamente discriminante (fino al razzismo), violento… allora, che cos’è, quella che abbiamo vissuto in pandemia, se non una piccola era fascista?

 

È meglio chiamarli con un termine più appropriato: essendo alla base dell’immane processo di sottomissione subìto un fattore biologico – la malattia, il siero genico sperimentale – è il caso di definirli, più che fascisti, «biofascisti». Gli antifascisti – come esattamente i fascisti ipoteticamente ancora in circolazione ed i postfascisti al governo – sono, esattamente, biofascisti.

 

Dal ventennio fascista, al biennio biofascista: che non è finito, perché nessuno, né al governo né all’opposizione, ha accettato di rivedere lo stupro della supposta democrazia popolare visto col COVID. Anzi: rilanciano, la Meloni firma a Bali per i passaporti vaccinali elettronici transnazionali, mentre masnade di operatori sanitari e trafficanti politici lavorano alacremente – pagati da voi – per l’approvazione sottotraccia del Trattato Pandemico OMS, che sarà un bel capitolo della fine certificata delle democrazie costituzionali.

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E già, la Costituzione. Gli intellettuali credono sia un testo importantissimo, ce lo hanno ripetuto ad nauseam, e il motivo è semplicissimo: avendo cacciato per ordine massonico il sacro dalla politica, non resta che basare lo Stato su un libro.

 

Abbiamo visto quanto ci credono: la Costituzione è stata tradita perfino nel suo primo, ridicolmente sovietico, articolo, quello della Repubblica fondata sul lavoro – se hai il green pass, ovvio, e i sindacati sono d’accordo con Draghi, gli scrivono lettere d’amore in concerto con i padroni di Confindustria, mentre dal palco, circondati da mascherine, i lider maximos sindacalisti parlano veramente di Nuovo Ordine Mondiale.

 

Diventa a questo punto definitivamente insopportabile guardare la pantomima «democratica» dei personaggi TV.

 

Palano di popolo, e sono quelli che una parte consistente del popolo italiano – qualcuno dice, dal 1978, sei milioni, sul serio – lo ha sterminato per legge, con l’aborto di Stato.

 

Parlano di democrazia, ma il popolo lo hanno chiuso in casa, sottomesso, capovolgendo lo Stato di Diritto: non più il cittadino latore di diritti, ma obbligato a coercizioni che riguardano la sua stessa biologia.

 

Parlano di Costituzione, e hanno tradito l’articolo 1, l’articolo 16, l’articolo 21, l’articolo 32 e tutti gli altri che il lettore vorrà aggiungere.

 

Parlano di antifascismo, dopo aver inflitto alla popolazione anni di terrore biofascista, dove se non accettavi di modificare la tua genetica cellulare non potevi entrare nei negozi – sì, come gli ebrei dopo le leggi razziali, come mostrano tutti quei filmetti strappalacrime come La vita è bella, che certamente in parte avete pagato sempre voi.

 

Parlano di antifascismo, e sono gli stessi che finanziano ed armano un regime dove i collaborazionisti del Terzo Reich sono celebrati pubblicamente come eroi (anche fuori dai confini: ricorderete il caso di Trudeau che porta l’ex SS al Parlamento canadese per farlo applaudire) e dove armi e danari finiscono a Reggimenti provenienti da gruppi dove la svastica e le lettere runiche sono la norma, come simbolo, come tatuaggio, come ideologia.

 

Gli antifascisti, oggi, sostengono i neonazisti. Lo spettacolo lugubre degli ultimi cortei 25 aprile con tripudi di bandiere ucraine e della NATO rimarrà negli annali per i posteri che giustamente si gratteranno la testa cercando di capire.

 

I biofascisti, del resto, non è che si tirano indietro nei confronti dei paradossi. Prendiamo, ad esempio, il grande tema «antifascista» della provetta. Un idolo, per la sinistra: libertà riproduttiva, che vuol dire che anche gli LGBT si possono produrre la prole che la natura non consentirebbe loro di avere – si chiama progresso, bellezza.

 

Arrivano, tuttavia, tante storie aneddotiche interessanti. Per esempio: coppie lesbiche che spesse volte si rivolgono a banche del seme… in Danimarca. Essì: il bimbo lo vogliono biondo dolicocefalo occhioceruleo, esattamente come prescritto da Zio Adolf, che, poverino, lui la biotecnologia per farlo non ce l’aveva, limitandosi nel fallito programma Lebensborn a fare montare ragazzotte di paese ben disposte a giovinotti dai chiari capelli scelti tra le SS, per poi ucciderli subito dopo gettandoli nella fornace della guerra. È così: infatti quello si chiamava, appunto, «nazismo», e non «bionazismo», come invece dobbiamo chiamarlo oggi.

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E chiedetevi pure anche, cari antifascisti biofascisti: quanti dei politici gay, magari con figlio prodotto via utero in affitto all’estero fatto entrare in Italia in spregio alla legge 40/2004 (i giudici, dove sono?), secondo voi hanno sfogliato un bel catalogo delle «donatrici» di ovulo, scegliendo magari una bella ragazza bionda e atletica, come ad esempio l’Ucraina – capitale mondiale della surrogata anche sotto le bombe – offre a bizzeffe?

 

È difficile rendersi conto di cosa si tratta? La parola è conosciuta, in verità: eugenetica.

 

È più arduo capire che l’eugenetica biofascista opera ogni giorno anche al di fuori dei casi arcobalenati: la selezione degli embrioni, compiuta dagli «esperti della fertilità» che ora sono pagati dal contribuente (la FIVET è nei LEA) è, molto semplicemente un’altra forma di eugenetica, solo che invece dei cataloghi delle «biobanche» qui si usa il microscopio.

 

La sostanza non cambia, ed è quello che andiamo da sempre ripetendo su Renovatio 21. La continuità tra il nazismo e la moderna società riprogenetica è assoluta. Hitler ha perso la guerra cinetica, ha vinto quella bioetica. O meglio: i padroni di Hitler – quelli che ne hanno finanziato l’ascesa – sono esattamente gli stessi che hanno, da più di un secolo, elargito danari affinché si instaurasse l’eugenetica in America, in Europa, perfino in Cina.

 

E sono gli stessi – un nome lo vogliamo fare: la famiglia Rockefeller – che hanno suscitato e foraggiato quantità di movimenti fondamentali per la sinistra antifascista, cioè biofascista: il femminismo, ad esempio, o il movimento globale per l’aborto.

 

Capite, cari lettori, che questa è una visione della Storia abissalmente distante da quella che possono avere Scurati o la Meloni e chiunque altro vi propongano TV e giornali.

 

Perché quello che possono fare, loro, è farvi rimasticare quello che è stato dato loro da masticare, ricordando che a nessuno di loro è stata chiesta originalità e profondità di pensiero. La Storia, vi dicono, è fatta così… i fascisti, gli antifascisti, etc.

 

Qui abbiamo una visione radicalmente diversa. L’unico modo possibile per vedere il mondo, l’universo stesso, è quello che ha al suo centro il fenomeno più fondamentale del cosmo tutto: la vita.

 

Non comprendere che la Storia si sta rivelando semplicemente come una danza, fisica e metafisica, tra la Vita e la Morte – con lo Stato moderno e le sue schiere a combattere per quest’ultima – significa non aver compreso nulla. E quindi, accettare ogni possibile angheria che l’Impero della Morte prepara: l’aborto, la provetta, il vaccino… tutte realtà che qui abbiamo dimostrato essere intimamente interrelate, tutte questioni che toccano direttamente, carnalmente, le vostre esistenze, e soprattutto quelle dei vostri figli.

 

Così, in questa ignoranza invincibile, quella per lo stesso dono più alto che si è ricevuti dal creatore, l’antifascismo può trasformarsi tranquillamente in biofascismo, e continuare la sua patetica sceneggiata di lamento contro il fascismo 1.0.

 

In un articolo per il 25 aprile di diversi anni fa («Quello che Mussolini non ha capito: il dominio della Cultura della Morte»), scrivevamo parole che ci va qui di ripetere.

 

«Non è il capitale, non è il danaro ad essere in gioco. Non è nemmeno la terra, lo spazio, la geopolitica che interessa ai potenti dell’universo, oggi come allora. Ai principi di questo mondo interessa la distruzione dell’uomo. La sua umiliazione, il suo controllo, la sua riduzione».

 

«Non è visibile, per chi pensa ancora con le categorie ideologiche pubbliche dell’Ottocento o del Novecento, il cambio del paradigma già avvenuto. Non siamo più in una fase espansiva dell’essere (la produzione dell’acciaio dei sovietici, il Lebensraum dei nazisti, il natalismo dei fascismi, il consumismo delle democrazie liberali) ma in una fase di contrazione programmata, forzata. Meno figli, meno lavoro, meno esseri umani: decrescita».

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«Mussolini non poteva capire che è l’ascesa del biopotere il vero verso della Storia; i suoi oppositori nemmeno: anzi, ora sono divenuti kapò di qualcosa di molto peggiore del fascismo, il biofascismo: tutti i tuoi diritti sono sospesi, perfino il lavoro, la censura è operata su tutti i livelli, ogni libertà, perfino quella di spostamento, perfino quella di vedere i famigliari, è distrutta».

 

Già, Mussolini non aveva capito che il fascismo non serviva più al programma: il signore del mondo non voleva controllare più solo gli imperi e le nazioni, ma il corpo umano stesso, perfino nel codice più sacro contenuto dentro le sue cellule. Il Duce non poteva capire che il fascismo andava sostituito con il biofascismo. Lo hanno fatto, tra bandiere arcobaleno e ghigni pannelliani, facendo pure continuare l’oscena commedia dell’antifascismo militante, televisivo, autistico – perché altre sceneggiature, con evidenza, non ne hanno, né ne saprebbero scrivere.

 

Il programma è più vasto, ad ogni modo, di quello visibile tra Mussolini e gli intellettuali prodotti dal sistema culturale nazionale. Il programma è contenuto in un grande bestseller, nell’ultimo testo che lo compone. Si chiama Sacra Bibbia, da leggersi soprattutto quello che è definito Il libro della Rivelazione. Ci rendiamo conto che pochi scrittori e professori lo hanno fatto, ancora meno ci hanno creduto, o anche lo hanno preso sul serio per un secondo.

 

Qui noi lo facciamo, eccome. Il programma finale non riguarda la politica partigiana, riguarda l’umanità, la vita e la morte, il mistero dell’iniquità, la catastrofe globale, la fine dei tempi – insomma la vostra anima, e il vostro corpo.

 

Non è che chiediamo a chicchessia di accettarne i segni – i nostri lettori già lo fanno, a giudicare dalle lettere che ci arrivano.

 

Quello che domandiamo, è: non prestate attenzione a nessuna polemica, né alla voce degli intellettuali di cartapesta, né a quella dei politici.

 

Pensate, piuttosto, quanto è lontana da loro, oramai, la vostra concezione del mondo, la vostra visione della Storia, la vostra percezione della realtà, la vostra fede nella Verità.

 

È così: scrittori, deputati, giornalisti, professori, ministri, editori, fascisti, antifascisti, non hanno capito un cazzo.

 

Evitate, cari lettori, di perderci tempo, e concentratevi su ciò che è importante: onorate il Vero, e, soprattutto, cercate la pace interiore – perché a breve, quando sarà la tribolazione, servirà davvero.

 

Roberto Dal Bosco

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