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Geopolitica

Missili iraniani su Tel Aviv: l’escalation continua

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Mettiamo insieme i fatti dell’escalation partita tra Iran e Israele.

 

Venerdì, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno effettuato attacchi aerei contro l’Iran, ai quali Teheran ha risposto con una raffica di droni e missili. Lo Stato Ebraico ha affermato che gli attacchi miravano a impedire a Teheran di acquisire un’arma nucleare. Teheran ha condannato gli attacchi israeliani definendoli «palese aggressione» e ha promesso una risposta «schiacciante».

 

Gli attacchi sono avvenuti pochi giorni prima del sesto round di colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, previsto per domenica in Oman.

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Venerdì mattina presto, circa 200 aerei da combattimento israeliani hanno colpito obiettivi in ​​tutto l’Iran, tra cui un impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz. Sono stati segnalati attacchi anche contro siti nucleari a Fordo e Isfahan, nonché contro aeroporti militari vicino alle città di Hamadan e Tabriz.

 

Secondo l’ambasciatore iraniano all’ONU, negli attacchi sono morte quasi 80 persone e oltre 320 sono rimaste ferite. Teheran ha confermato la morte di alti vertici militari, tra cui il Maggior Generale Hossein Salami, comandante del Corpo d’élite delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i Pasdaran) dell’Iran, il Maggior Generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle Forze Armate iraniane, e il Generale di Brigata Amir-Ali Hajizadeh, comandante della Divisione Aerospaziale dei Pasdarani.

 

Anche diversi scienziati nucleari veterani sono rimasti uccisi. L’Iran ha affermato che il sito nucleare di Natanz ha subito solo «danni superficiali».

 

 

Il premier dello Stato Giudaico Beniamino Netanyahu ha affermato che gli attacchi, soprannominati Operazione Leone Nascente, miravano a impedire all’Iran di acquisire armi nucleari. «Abbiamo colpito il cuore del programma di armamento nucleare dell’Iran», ha dichiarato in una dichiarazione dopo i raid aerei.

 

Il Capo di Stato Maggiore delle IDF, Eyal Zamir, ha affermato che la situazione ha «raggiunto il punto di non ritorno» a causa dei progressi nel programma nucleare iraniano. Teheran ha ripetutamente affermato che il suo programma persegue solo obiettivi pacifici e che non mira ad armi nucleari.

 

La Guida Suprema Ali Khamenei ha condannato gli attacchi come ingiustificati e ha accusato Israele di aver ucciso civili. Il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha affermato che gli attacchi «equivalgono a una dichiarazione di guerra».

 

L’esercito iraniano ha lanciato più di 100 droni contro Israele poche ore dopo gli attacchi sul suo territorio, seguiti dal lancio di missili balistici. Alcuni missili hanno sfondato le difese israeliane e sono atterrati a Tel Aviv. Secondo i media israeliani, almeno una persona è stata uccisa e più di 60 sono rimaste ferite.

 

Gli attacchi della rappresaglia iraniana avrebbero lanciato «centinaia» di missili balistici contro il Paese, secondo quanto riportato dai media statali iraniani. I Pasdardan hanno confermato gli attacchi.

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Il bombardamento in arrivo è stato riconosciuto dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che hanno esortato i cittadini a trasferirsi nei rifugi e a rimanervi fino a nuovo avviso. «Lasciare lo spazio protetto è consentito solo dietro esplicita direttiva. Continuate a seguire le istruzioni del Comando del Fronte Interno», ha dichiarato l’esercito israeliano in un comunicato.

 

Il bombardamento iniziale è stato seguito a breve distanza da una seconda ondata di missili. «L’attacco è in corso. Decine di altri missili sono stati lanciati verso lo Stato di Israele», ha dichiarato l’IDF in una dichiarazione successiva, esortando il pubblico a «non pubblicare e condividere le posizioni e i filmati degli attacchi» e sostenendo che «le esplosioni che state ascoltando provengono da intercettazioni o proiettili caduti».

 

Le Guardie della Rivoluzione hanno confermato di aver avviato attacchi di rappresaglia contro Israele. L’azione militare è denominata Operazione «Vera Promessa III», un nome che apparentemente si riferisce agli attacchi precedentemente lanciati da Teheran in risposta alle azioni di Israele.

 

«Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica… ha eseguito la sua risposta decisa e precisa contro decine di obiettivi, centri militari e basi aeree del regime sionista usurpatore nei territori occupati», affermano i Pasdaran in una dichiarazione diffusa dai canali della stampa di Stato iraniana.

 

Numerosi video che circolano online mostrano diversi missili in arrivo nei cieli di Israele. La città di Tel Aviv sembra essere uno dei principali obiettivi degli attacchi iraniani, secondo quanto suggeriscono le riprese. I video sembrano mostrare sistemi antiaerei israeliani schierati all’interno della città mentre sparano contro i proiettili in arrivo. Alcuni missili iraniani sembrano riuscire a penetrare e colpire nelle immediate vicinanze delle posizioni antiaeree israeliane.

 

Alcuni filmati, impossibili da verificare, secondo alcuni sembrano suggerire l’uso da parte dell’Iran di missi ipersonici.

 

 

 

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Israele ha inoltre effettuato ulteriori attacchi in Iran nel corso della giornata.

 

Il dipartimento di Stato americano ha negato il coinvolgimento americano negli attacchi israeliani. Tuttavia, il presidente Donald Trump ha dichiarato a Fox News di essere a conoscenza dell’operazione pianificata e ne ha elogiato l’ esito «eccellente», criticando l’Iran per non essere riuscito a raggiungere un accordo sul suo programma nucleare con il suo «ultimatum di 60 giorni».

 

Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato al telefono con Netanyahu e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian venerdì pomeriggio. Ha condannato gli attacchi israeliani, definendoli illegali secondo il diritto internazionale, e ha espresso le sue condoglianze per la morte di civili in Iran.

 

Putin ha affermato che la Russia cercherà di «favorire la de-escalation del conflitto», secondo il Cremlino. Le tensioni legate al programma nucleare iraniano devono essere risolte attraverso la diplomazia, ha aggiunto.

 

L’Iran ha sospeso la sua partecipazione ai negoziati con gli Stati Uniti, mediati dall’Oman, il cui sesto round si sarebbe dovuto tenere domenica. Trump aveva precedentemente accusato Teheran di «rallentare» i colloqui e aveva insistito per il completo smantellamento del suo programma nucleare.

 

Teheran ha respinto le richieste di Trump, ritenendole inaccettabili, sostenendo che avrebbe continuato la ricerca nucleare a fini civili.

 

L’escalation è in pieno svolgimento.

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Geopolitica

Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

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Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.   Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.   Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.   Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.

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Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.   I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.   Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.   Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.   Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.

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Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported  
 
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Geopolitica

Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

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L’editoriale principale del quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 10 e l’11 ottobre, lancia un severo monito agli israeliani attratti dai piani del primo ministro Benjamin Netanyahu e dei suoi sostenitori estremisti per ostacolare gli accordi di pace negoziati.

 

«Se Israele fosse così sprovveduto da liberare gli ostaggi e poi trovare un pretesto banale per riprendere i combattimenti, consolidando la sua nuova immagine di Stato guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le proteste che hanno scosso l’Europa per la reazione di Israele alla flottiglia per Gaza si intensificheranno con una forza doppia e saranno inarrestabili».

 

L’editoriale, scritto dall’editorialista Carolina Landsmann, ribadisce: «se Israele riprendesse i combattimenti dopo aver recuperato tutti gli ostaggi, compirebbe un autentico suicidio diplomatico. Difendere il Paese diventerebbe impossibile. Nemmeno Trump potrebbe riuscirci».

 

L’editoriale è stato innescato dalle dichiarazioni del giornalista israeliano Amit Segal, trasmesse sul Canale 12 israeliano, secondo cui «non esiste una fase due, questo è chiaro a tutti, no?». Segal ha escluso qualsiasi soluzione che richiami gli accordi di Oslo, vantandosi che, una volta liberati gli ostaggi, Israele riprenderà a combattere,.

 

La Landsmann ha replicato che questo gioco è finito: «Il mondo ha compreso la realtà meglio di Israele», e persino i sostenitori di Trump «sono stanchi» di vedere i contribuenti americani finanziare le guerre di Israele. L’editorialista ha riportato le parole di Trump a Netanyahu: «Israele non può combattere contro il mondo, Bibi; non può combattere contro il mondo».

 

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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

 

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Geopolitica

Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

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Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.   Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.   «La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.

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Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.   Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».   La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.   Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.  

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  Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic
 
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