Internet
Miliardario polacco fa causa a Meta per pubblicità false

Il miliardario polacco Rafal Brzoska sta progettando di portare Meta in tribunale per le false pubblicità su Facebook e Instagram che mostrano foto di lui e della moglie Omenaa Mensah. Il fondatore e CEO della società di armadietti per pacchi, InPost, ha detto all’agenzia Reuters che il gigante della tecnologia ha ignorato le richieste di rimozione delle pubblicità.
Non è la prima volta che la società statunitense si trova ad affrontare reclami per le pubblicità che compaiono sulle sue piattaforme. All’inizio di luglio, i regolatori anti-trust dell’UE hanno dichiarato che il modello pubblicitario «paga o acconsenti» di Meta aveva violato il Digital Markets Act (DMA) implementato da Bruxelles. In base alla politica introdotta lo scorso novembre, agli utenti di Facebook e Instagram nell’UE viene data la possibilità di pagare una quota di abbonamento o di consentire all’azienda di utilizzare i propri dati per pubblicità mirate.
«Abbiamo intenzione di presentare una causa privata contro Meta» ha dicchiarato a inizio settimana il Brzoska secondo Reuters. «Non abbiamo ancora stabilito in quali giurisdizioni intenteremo causa contro Meta. Decideremo nelle prossime settimane».
L’imprenditore polacco ha aggiunto che «stiamo valutando assolutamente tutti gli scenari, inclusa una causa negli Stati Uniti se non ci fosse azione in Europa». Brzoska ha chiarito che lui e sua moglie avrebbero cercato un risarcimento considerevole proporzionale ai ricavi pubblicitari generati attraverso le pubblicità ingannevoli.
Secondo l’imprenditore, se la causa avrà successo, doneranno il denaro in beneficenza.
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La scorsa settimana, il presidente dell’Ufficio polacco per la protezione dei dati personali, Miroslaw Wroblewski, ha ordinato a Meta Platforms Ireland Limited di interrompere per tre mesi la pubblicazione di annunci pubblicitari falsi contenenti foto e dati personali della moglie di Brzoska.
Polskie Radio ha riferito che almeno alcune delle pubblicità su Facebook contenevano affermazioni secondo cui Omenaa Mensah era stata abusata dal marito o addirittura era morta. Secondo l’agenzia di stampa, Mensah ha scoperto 263 annunci che erano ancora attivi e aggiornati nonostante le sue lamentele.
In una dichiarazione rilasciata a Reuters, un portavoce di Meta ha affermato che «i truffatori utilizzano ogni piattaforma a loro disposizione per truffare le persone e si adattano costantemente per evitare di essere catturati», insistendo sul fatto che il gigante della tecnologia «lo rimuove quando lo troviamo”»
Il rappresentante dell’azienda di Mark Zuckerberg ha aggiunto che Meta collabora «con le aziende, le amministrazioni locali e le forze dell’ordine» per affrontare questo problema.
Come riportato da Renovatio 21, tre anno fa Facebook, tra le proteste delle più alte cariche di Stato di Varsavia, aveva rimosso la pagine del partito politico polacco anti-immigrazione Konfederacja.
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Immagine screenshot da YouTube
Civiltà
Charlie Kirk e la barbarie social

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Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

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