Epidemie
Mentre più vaccinati risultano positivi, cambiano le regole per il conteggio dei casi di reinfezione
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.
I Centri per il Controllo e la Prevenzione riporteranno solo i casi di reinfezione che portano al ricovero o alla morte. L’agenzia ha anche abbassato l‘amplificazione nei test, ma solo per i vaccinati.
Mentre si riportano sempre più casi di reinfezione COVID, negli Stati Uniti e all’estero, i Centri per il Controllo e la Prevenzione (CDC) hanno annunciato che cambieranno il sistema di conteggio dei casi di reinfezione, a partire dal 14 maggio.
Secondo un comunicato sul sito del CDC, l’agenzia afferma che per aiutare «a ottimizzare la qualità dei dati raccolti sui casi di maggior rilevanza clinica e di impatto sulla salute pubblica» non riporterà più settimanalmente i dati sui casi di reinfezione a meno che non portino al ricovero o alla morte.
La notizia giunge dopo un altro cambiamento, annunciato alla fine del mese scorso, sui test PCR dei vaccinati.
Il CDC non riporterà più settimanalmente i dati sui casi di reinfezione a meno che non portino al ricovero o alla morte
Entrambe le modifiche porteranno a una riduzione del numero dei casi di reinfezione riportati negli Stati Uniti.
Si parla di reinfezione quando una persona risulta positiva al test SARS-CoV-2 due settimane dopo aver ricevuto il vaccino monodose Johnson & Johnson (J&J) o aver ricevuto le due dosi dei vaccini Moderna o Pfizer.
Perché queste modifiche sono importanti
In aprile, il CDC ha emesso nuove linee guida per i laboratori in cui raccomandava di ridurre il valore CT dei test RT-PCR a 28 cicli – ma solo per gli individui completamente vaccinati che si sottopongono al test COVID. In un test RT-PCR – lo standard per identificare il SARS-CoV-2 – l’RNA viene estratto dal tampone effettuato sul paziente. Viene in seguito convertito in DNA, ed è dunque amplificato.
Entrambe le modifiche porteranno a una riduzione del numero dei casi di reinfezione riportati negli Stati Uniti
CT, o ciclo di amplificazione (cycle threshold), è un valore che emerge nei test RT-PCR. Il valore CT si riferisce al numero di cicli necessari per amplificare l’RNA virale perché raggiunga un livello rilevabile.
Secondo l’Indian Council of Medical Research, un paziente viene considerato positivo al COVID se il valore CT è inferiore a 35. In altre parole, se il virus è rilevabile prima dei 35 cicli allora il paziente è positivo.
«Un valore di riferimento di 35 anziché 24 significherebbe che più pazienti sarebbero da considerare positivi»
Il Dr. Anthony Fauci raccomanda un valore CT di 35. A livello globale, il limite accettato per il valore CT varia tra 35 e 40, in base alle istruzioni fornite dai produttori dei test.
«Se il valore di riferimento dovesse essere abbassato a 24 significherebbe che chi riporta valori CT compresi tra 25 e 34 non sarebbe considerato positivo», secondo l’Indian Council of Medical Research, come riporta l’Indian Express.
«Un valore di riferimento di 35 anziché 24 significherebbe che più pazienti sarebbero da considerare positivi».
In altre parole, abbassare il valore CT porta a non conteggiare persone infette
In altre parole, abbassare il valore CT porta a non conteggiare persone infette.
Il CDC non diffonderà il numero di casi di reinfezione questa settimana
Siccome il sistema di conteggio dei casi di reinfezione del CDC è ancora in fase di implementazione e non sarà effettivo prima del 14 maggio, l’agenzia non comunicherà i dati questa settimana.
Secondo gli ultimi dati disponibili, risalenti al 26 aprile, il CDC ha riportato 9.245 persone positive al COVID almeno due settimane dopo la somministrazione dell’ultima dose di vaccino. Il 9%, 835 persone, sono state ricoverate in ospedale e 132 sono decedute
Secondo gli ultimi dati disponibili, risalenti al 26 aprile, il CDC ha riportato 9.245 persone positive al COVID almeno due settimane dopo la somministrazione dell’ultima dose di vaccino. Il 9%, 835 persone, sono state ricoverate in ospedale e 132 sono decedute.
Dei pazienti ricoverati, 241 erano asintomatici o con malattie non collegate al COVID, e 20 morti erano asintomatici o il decesso è avvenuto per cause non legate al virus.
Questi dati sono stati forniti da 46 Stati e territori americani. Non sappiamo quali sono i quattro stati che non hanno comunicato al CDC i casi di reinfezione.
«Questi dati di sorveglianza sono una fotografia e ci permettono di identificare schemi e cercare segnali tra i casi di reinfezione dopo il vaccino», ha spiegato il CDC in un comunicato del 27 aprile. «Il CDC e i dipartimenti della sanità degli Stati si concentreranno sui casi di reinfezione che portano a ricovero o decesso, i dati saranno regolarmente aggiornati e pubblicati ogni venerdì».
Secondo il CDC, gli attuali numeri di reinfezione dopo il vaccino sono alti perché il sistema di sorveglianza è passivo e si basa sulla volontà degli stati di riportare i dati che potrebbero essere incompleti. Inoltre, alcuni casi di reinfezione non vengono identificati a causa della mancata effettuazione dei test. Questo è particolarmente vero nei casi di asintomatici o con sintomi lievi, aggiunge il CDC.
Le isole Seychelles, che hanno completamente vaccinato la più cittadini rispetto agli altri Paesi, hanno reintrodotto misure restrittive simili a quelle imposte nel 2020 per l’aumento dei contagi
Il CDC afferma che i vaccini sono efficaci, facendo notare che i casi di reinfezione rappresentano una minima percentuale dei vaccinati.
I Paesi «più vaccinati» ritornano in lockdown per l’aumento dei casi di reinfezione
Le isole Seychelles, che hanno completamente vaccinato la più cittadini rispetto agli altri Paesi, hanno reintrodotto misure restrittive simili a quelle imposte nel 2020 per l’aumento dei contagi.
Secondo Bloomberg, il 62,2%della popolazione adulta dell’isola ha ricevuto due dosi dei vaccini COVID, più del 55,9% di Israele, seconda nazione con più vaccinati. Sinopharm e Covishield di AstraZeneca sono i due vaccini somministrati alle Seychelles.
Su base pro-capite, il focolaio delle Seychelles è peggiore dell’impetuoso aumento di casi in India
«Nonostante gli sforzi eccezionali che stiamo portando avanti, la situazione COVID-19 nel nostro paese rimane critica, con numerosi casi riportati la scorsa settimana», ha dichiarato Peggy Vidot, ministro della sanità, durante una conferenza stampa.
Su base pro-capite, il focolaio delle Seychelles è peggiore dell’impetuoso aumento di casi in India. Un picco di 100 nuovi casi giornalieri è un fatto allarmante in un paese con una popolazione inferiore a 100.000 persone, riporta il Washington Post.
Sul totale dei casi, l’84% sono residenti mentre il 16% sono stranieri, scrive Daniel Lucey, professore clinico di medicina alla Dartmouth Geisel School of Medicine, nel suo blog. Solo due terzi erano non vaccinati o avevano ricevuto una sola dose, i restanti avevano completato il ciclo, aggiunge Lucey.
«Considerata la diffusione a livello internazionale dei due vaccini, quanto sta accadendo oggi alle Seychelles ha implicazioni globali»
Un confronto tra Sinopharm, Covishield e i non vaccinati infetti potrebbe essere effettuato utilizzando il sequenziamento genetico e i dati sulla gravità dell’infezione, ha affermato Lucey. «Considerata la diffusione a livello internazionale dei due vaccini, quanto sta accadendo oggi alle Seychelles ha implicazioni globali».
A una conferenza stampa, i funzionari hanno fornito pochi dettagli sulle cause scatenanti dell’aumento delle infezioni, limitandosi a dichiarare che i cittadini hanno adottato minori precauzioni contro il virus e che l’aumento potrebbe essere dovuto alle celebrazioni dopo Pasqua.
In California migliaia di reinfezioni COVID
Tra il 1 gennaio e il 28 aprile, i funzionari della sanità pubblica californiani hanno registrato 3.084 casi di reinfezione COVID, scrive il Sacramento Bee.
Tra il 1 gennaio e il 28 aprile, i funzionari della sanità pubblica californiani hanno registrato 3.084 casi di reinfezione COVID
«Più passa il tempo e più persone sono completamente vaccinate, più è probabile che avvengano casi post-vaccinazione» dichiara in un comunicato il California Department of Public Health.
I casi post-vaccinazione vengono registrati se una persona risulta positiva al test per il SARS-CoV-2 due settimane dopo aver ricevuto il vaccino J&J o aver ricevuto le due dosi del vaccino Moderna o Pfizer.
Il dipartimento della sanità dello stato non aveva informazioni su ricoveri o decessi attribuiti a casi di reinfezione.
«Più passa il tempo e più persone sono completamente vaccinate, più è probabile che avvengano casi post-vaccinazione»
The Defender ha già scritto riguardo i casi di reinfezione a Washington, Florida, South Carolina, Texas, New York, California and Minnesota.
Megan Redshaw
Traduzione di Alessandra Boni
© 7 maggio 2021, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
-



Misteri2 settimane faLa verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-



Pensiero7 giorni faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Spirito2 settimane faMons. Viganò: «non c’è paradiso per i codardi!»
-



Sanità1 settimana faUn nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si
-



Necrocultura5 giorni fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Salute1 settimana faI malori della 42ª settimana 2025
-



Autismo2 settimane faTutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
-



Oligarcato6 giorni faPapa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale













