Geopolitica
Medvedev: la Russia è pronta ad armare i nemici degli USA. La Russia verso una risposta «asimmetrica»?
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Mosca è pronta ad armare i nemici degli Stati Uniti in risposta all’invio di armi da parte di Washington e dei suoi alleati all’Ucraina, ha detto giovedì l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev.
Il presidente Vladimir Putin ha ventilato la possibilità di una risposta «asimmetrica» durante l’incontro di mercoledì con le agenzie di stampa straniere, ma ha sottolineato che il suggerimento è solo allo studio.
«Si tratta di un cambiamento piuttosto significativo della nostra politica estera», ha detto Medvedev in un post sul suo account X in lingua inglese.
Yesterday the President of Russia for the first time ever acknowledged the possibility of sending our weapons to the regions that fight against the states who provide arms to the f. Ukraine. (More precisely, use these arms against our country.) In other words, to the forces that…
— Dmitry Medvedev (@MedvedevRussiaE) June 6, 2024
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Fino ad ora, ha detto, «gli yankee e i loro cani bavosi» si sentivano in diritto di inviare ogni sorta di armi in Ucraina, per distruggere la Russia «con ogni mezzo possibile», minacciando chiunque avesse fornito a Mosca armi o altri materiali per la sua difesa.
«Ora, possano gli Stati Uniti e i loro alleati sperimentare in prima persona l’uso diretto delle armi russe da parte di terzi», ha aggiunto Medvedev. «Queste persone, o regioni, sono state intenzionalmente lasciate senza nome, ma possono trattarsi di tutti coloro che considerano gli Yankeeland & Co loro nemici, indipendentemente dalla loro visione politica e dal riconoscimento internazionale».
«Il loro nemico sono gli Stati Uniti, e questo significa che per noi sono amici» ha dichiarato, enunciando la classica teoria dei proxy.
Gli Stati Uniti e i loro alleati insistono da tempo sul fatto che fornire all’Ucraina armi ed equipaggiamenti non li rende parte del conflitto con la Russia. Per mantenere questa percezione, avevano annunciato alcune restrizioni all’uso delle loro armi da parte di Kiev. La scorsa settimana, tuttavia, a seguito di una campagna di pressione guidata dalla Gran Bretagna, la maggior parte dei Paesi della NATO ha dato il via libera agli attacchi dell’Ucraina in quello che considerano territorio russo.
Mercoledì, parlando ai media, Putin ha affermato che la Russia «non si fa illusioni» sui missili a lungo raggio forniti dall’Occidente, spiegando che le truppe ucraine stavano semplicemente premendo il grilletto sulle soluzioni di lancio fornite dagli Stati Uniti e da altri.
Delineando la risposta della Russia, Putin ha affermato che il primo passo sarà potenziare le difese aeree per distruggere i missili in arrivo. Il secondo potrebbe essere la fornitura di «armi simili a quelle regioni del mondo, dove verranno utilizzate contro i siti sensibili di questi Paesi».
Se le provocazioni occidentali continueranno e oltrepasseranno la soglia del coinvolgimento diretto nella guerra, «allora ci riserviamo il diritto di agire in modo simile», ha aggiunto il presidente russo.
«Questa è una ricetta per problemi molto seri», ha avvertito.
Medvedev è stato presidente della Russia dal 2008 al 2012, dopo di che è stato primo ministro fino al 2020. Attualmente è vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. È noto per aver mantenuto una linea dura nei confronti del conflitto ucraino nei suoi post sui social media, che il Cremlino non ha mai sconfessato del tutto.
Come riportato da Renovatio 21, l’ex presidente ha dichiarato che un attacco americano contro obiettivi russi sarebbe «l’inizio della guerra mondiale».
Il mese scorso Medvedev, che definisce Biden «un raro tipo di idiota», ha dichiarato che essendo scaduto il mandato di Zelens’kyj, egli è ora un obiettivo legittimo. Poco prima aveva detto che l’Occidente starebbe complottando per eliminare lo stesso Zelens’kyj, avvertimento che aveva lanciato anche un anno fa.
A marzo aveva dichiarato che «l’Ucraina è la Russia» e chiesto l’espulsione degli ambasciatori UE, definendo i diplomatici francesi «feccia, bastardi, mostri».
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Immagine di Government.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Cina
La Cina accusa: la NATO trae profitto dal conflitto in Ucraina
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Geopolitica
«Dobbiamo porre fine alla guerra il prima possibile»: Zelens’kyj incontra il segretario di Stato vaticano Parolin
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L’Ucraina vorrebbe che i combattimenti con la Russia terminassero il più presto possibile per porre fine alla perdita di vite umane, ha affermato il presidente ucraino Volodyrmyr Zelens’kyj.
Il leader ucraino stava parlando con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano in visita a Kiev. Lo Zelens’kyj ha ringraziato la Santa Sede per un «forte segnale» di sostegno all’Ucraina.
Il cardinale Segretario di Stato «ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata Ucraina», ha scritto la segreteria di Stato Vaticana su X.
Oggi, il Cardinale Segretario di Stato, Pietro #Parolin, ha incontrato il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy (@ZelenskyyUa), al quale ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata #Ucraina. pic.twitter.com/I743IfeIt6
— Segreteria di Stato della Santa Sede (@TerzaLoggia) July 23, 2024
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«Penso che tutti noi capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra, il prima possibile ovviamente, per non perdere vite umane», ha dichiarato lo Zelens’ky in lingua inglese, secondo il video pubblicato sul suo canale Telegram.
La scorsa settimana, lo Zelens’kyj ha detto alla BBC che sperava di porre fine alla «fase calda» della guerra «entro la fine di quest’anno» e che nessuno voleva che il conflitto continuasse «per altri dieci anni o più».
Nella stessa intervista, tuttavia, ha chiarito che la sua soluzione era che gli alleati dell’Ucraina in Occidente concordassero di sostenere la sua cosiddetta «formula di pace» e la presentassero alla Russia come un blocco unito.
Tale «formula di pace» è un elenco di richieste di Zelensky rivelate per la prima volta nel novembre 2022, che vanno dal ritiro della Russia da tutti i territori che l’Ucraina rivendica come propri, tra cui Crimea e Donbass, al pagamento delle riparazioni, ai processi per crimini di guerra per la leadership russa e all’adesione dell’Ucraina alla NATO. Mosca l’ha respinta come una proposta delirante.
Un mese prima di pubblicare la sua «formula», lo Zelensky aveva pure firmato un decreto che vietava qualsiasi negoziazione con la Russia finché il presidente Vladimir Putin fosse rimasto al potere.
L’improvviso interesse dello Zelens’kyj nel porre rapidamente fine al conflitto ha rappresentato un netto cambiamento di tono rispetto a marzo, quando Papa Francesco aveva esortato Kiev a mostrare «il coraggio della bandiera bianca» e a negoziare con Mosca.
«La nostra bandiera è gialla e blu», rispose allora il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Non innalzeremo mai altre bandiere».
Papa Francesco aveva fatto due offerte per mediare nel conflitto con la Russia l’anno scorso, solo per essere respinte da Kiev entrambe le volte. L’ultimo rifiuto è arrivato a giugno, appena prima della grande offensiva ucraina che si è rivelata un fallimento totale e ha causato vittime ingenti.
Poi nel giugno 2023 ci fu inflitto lo spettacolo disarmante della visita, fatta con espressione timida e testa un po’ china, del cardinale Zuppi a Kiev, dove si è trovato di fronte la faccia di bronzo di Zelens’kyj – il cui Paese perseguita i monaci ortodossi e mette a tacere i sacerdoti cattolici che osano pregare per la pace – che non è, come dire, intenzionato a servirsi del canale della Santa Sede, e nemmeno vede nella religione uno strumento necessario al potere.
Lo Zelens’kyj potrebbe cambiare la sua retorica a causa del timore che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca e modificare la politica di Washington di sostegno incondizionato a Kiev, ha affermato lunedì l’esperto polacco di relazioni internazionali Witold Sokala.
La Russia ha ripetutamente affermato di essere disposta a negoziare la fine delle ostilità con l’Ucraina. Il mese scorso, Putin ha elencato una serie di termini per un cessate il fuoco, tra cui la rinuncia ufficiale di Kiev alle aspirazioni NATO, il ritiro dalle regioni russe e la revoca di tutte le sanzioni occidentali alla Russia.
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Lo scorso settembre Mikhailo Podolyak, uno dei principali consiglieri del presidente Zelens’kyj, aveva dichiarato che Kiev non avrebbe accettato la mediazione di Papa Francesco nel conflitto con Mosca, perché il pontefice «filo-russo» tradirebbe l’Ucraina. Lo stesso, in una focosa intervista al Corriere della Sera, aveva definito il Papa uno «strumento della propaganda russa» a causa delle affermazioni del pontefice secondo cui i cattolici in Russia sono eredi di una grande tradizione storica.
Sempre secondo il controverso Podolyak, il papa «ha dimostrato di non essere un esperto di politica e continua a ridurre a zero l’influenza del cattolicesimo nel mondo».
Si tenga presente che a inizio conflitto Bergoglio aveva pure baciato pubblicamente, durante un’udienza dello scorso anno, la bandiera di una «centuria» del golpe di Maidan. A sua volta, il patriarca greco-cattolico ucraino, in comunione con Roma, si è scagliato, come altri prelati ucraini, contro il documento filo-omosessualista Bergogliano Fiducia Supplicans.
Lo scorso maggio lo Zelens’kyj, che ha spinto per la persecuzione della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC), aveva proclamato che gli ucraini sono il popolo eletto di Dio. La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova aveva replicando parlando di «overdose di droga».
La repressione dalla chiesa ortodossa potrebbe essersi spostata a quella cattolica: come riporta Renovatio 21, un sacerdote greco-cattolico (cioè in comunione con il papa, ma di rito bizantino) della diocesi della città dell’Ucraina occidentale Uzhgorod è stato costretto a scusarsi dopo un’omelia in cui invocava il Signore per avere la pace tra il popolo russo e quello ucraino.
Come riportato da Renovatio 21, i sacerdoti cattolici – come le donne, i malati di mente e i sieropositivi HIV – non sono risparmiati dalla leva militare obbligatoria nella guerra contro la Russia, mentre i circensi sono esentati.
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Geopolitica
Il Cremlino ripete: Zelens’kyj non ha nessuna legittimità
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