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Geopolitica

Magia francese: ecco un vaccino «tradizionale» per sedare la rivolta in Guadalupa. Una crepa nell’impero mRNA?

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La protesta in Guadalupa ha spaventato il governo francese.

 

Gli abitanti dell’isola territorio d’oltremare di Francia sono in rivolta contro la vaccinazione obbligatoria; come il lettore ha potuto vedere su Renovatio 21, vi sono stati scontri e roghi. Parigi avrebbe mandato sul posto pure le forze speciali.

 

La protesta, come nel resto del mondo, non era partecipata da rivoltosi di professione, perdigiorno o teppisti: era iniziata il 15 novembre come protesta dei vigili del fuoco contro l’obbligo vaccinale per poi diventare una crisi sociale vera e propria.

 


Ecco che, come per magia, compare per i territori d’oltremare una vaccino senza mRNA.

 

Lo riporta il canale news generalista Europe 1:

 

«Nel tentativo di calmare le tensioni che hanno avuto luogo in Guadalupa per più di una settimana, il governo ha annunciato martedì che avrebbe fornito all’estero vaccini senza RNA messaggero»

«Nel tentativo di calmare le tensioni che hanno avuto luogo in Guadalupa per più di una settimana, il governo ha annunciato martedì che avrebbe fornito all’estero vaccini senza RNA messaggero. L’obiettivo è convincere badanti e vigili del fuoco, preoccupati dall’obbligo vaccinale, a farsi vaccinare».

 

«Il governo si è impegnato a fornire vaccini contro COVID-19 senza RNA messaggero ai caregiver in Guadalupa che lo desiderano, rispondendo a una delle richieste avanzate da coloro che contestano l’obbligo del vaccino, ha affermato martedì il ministro dei territori d’oltremare».

 

Quindi, esistono? È possibile una siringa anti-COVID non-genica?

 

In realtà, sì. I due vaccini cinesi in circolazione, Sinovac e Sinopharm, si basano sulla vecchia tecnologia,  con il virus SARS-nCoV-2 inattivato. Come noto, entrambi sono duramente contestati in fatto di efficacia, specie dai Paesi sudamericani che ne hanno acquistato lotti per milioni di dosi.

Quindi, esistono? È possibile una siringa anti-COVID non-genica?

 

Il due sieri cinesi non-mRNA in Europa non sono consentiti: vaccinarsi con il composto del Regno di Mezzo, per esempio, in Italia non dà ancora diritto al green pass – stessa sorte di chi ha ricevuto lo Sputnik russo, con l’eccezione degli abitanti di San Marino, su cui la Repubblica Italiana ha effettuato una specie di condono biomolecolare.

 

Ricordiamo che il vaccino Pfizer è americano ma anche tedesco. Il Moderna, solo americano – con pesante e controverso contributo finanziario e scientifico del governo di Washington. L’anglosvedese  AstraZeneca, che viene da un Paese ora secondario nello scacchiere atlantico ed europeo e da un Paese neutrale – di fatto è, bizzarramente, quella che ha avuto più problemi con la stampa. Ad ogni modo, Gates e la sua banda «filantrocapitalista»  investono su tutte le società farmaceutiche coinvolte.

 

Vi sono insomma decisioni politiche – o meglio, geopolitiche – alla base dell’operato dei governi rispetto ai vaccini

Vi sono insomma decisioni politiche – o meglio, geopolitiche – alla base dell’operato dei governi rispetto ai vaccini.

 

Non vi è vero fondamento scientifico nei «confini vaccinali» ora implementati in tutto il mondo. Come nel caso di San Marino, si fa un’eccezione e via, come se il problema non fosse la possibilità di contagio dovuta all’efficacia del vaccino, ma, appunto, una questione politica occulta discussa a livelli che i comuni mortali non possono vedere.

 

In Francia molti hanno lamentato l’assenza dalla competizione vaccinale di un preparato nazionale. Qualcuno ha insinuato: un favore alle farmaceutiche di Germania e USA.

 

In Italia, con il vaccino Reithera, non sono state articolate accuse del genere per lo strano stop subito – stop che ha creato, anche qui, frotte di «esodati vaccinali» che si sono offerti per i test ma il cui destino rispetto al green pass è diventato incerto.

 

Resta, piuttosto evidente, un fatto – l’Occidente ha spinto per il vaccino mRNA, tollerando anche quello a vettore adenovirale (l’AstraZeneca), il quale però agisce comunque con una modifica genetica cellulare.

 

Europa e America hanno insomma prediletto l’approccio genico, dimenticandosi la possibilità di offrire un vaccino «tradizionale» a virus morto, attenuato, inattivato etc.

Europa e America hanno insomma prediletto l’approccio genico, dimenticandosi, salvo nel caso della Guadalupa in rivolta, la possibilità di offrire un vaccino «tradizionale» a virus morto, attenuato, inattivato etc.

 

Ciò che deve essere portato avanti, in una prima per la storia della medicina di massa, è la terapia genica.

 

Come riportato da Renovatio 21, mesi fa fece impressione il fatto che ai vertici dell’Unione Europea potesse esserci una strana coincidenza.

 

«Ursula van der Leyen, il nostro principale acquirente di vaccini in centinaia di milioni di unità, ha un marito, Heiko, che gestisce Orgenesis, una società di biotecnologie specializzata in terapia genica. Così è più chiaro» scrisse un utente di Twitter. La von der Leyen, considerata un prolungamento di Angela Merkel nel partito CDU e nella macchina statale tedesca, è figlia di papà Ernest Albrecht, che a sua volta fu papavero del CDU. È noto che ad inizio pandemia Trump trovò un accordo con i tedeschi per arrivare a velocità-luce (warp speed) al vaccino grazie agli studi avanzati, ma mai testati, della tedesca BioNTech. Quindi: la superpotenza globale americana incontrava la superpotenza europea tedesca.

 

Chi ha interessi in tutte le farmaceutiche che hanno vaccini genici sul mercato? Chi ha interesse in tutte le farmaceutiche che hanno vaccini genici sul mercato? Chi ha le leve nella sanità globale per implementarli magari escludendo altre tipologie? Chi ha una forma mentis informatica che può considerare l’uomo una macchina da operare attraverso il suo codice, cioè il DNA?

Sul perché della preminenza del vaccino mRNA, in una sorta di imperativo genico, possiamo solo fare delle supposizioni.

 

Chi ha interessi in tutte le farmaceutiche che hanno vaccini genici sul mercato?

 

Chi ha le leve nella sanità globale per implementarli magari escludendo altre tipologie?

 

Chi ha una forma mentis informatica che può considerare l’uomo una macchina da operare – program and control – attraverso il suo codice, cioè il DNA?

 

(Aiutino).

 

 

 

 

 

 

 

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Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele

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Spagna, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi hanno annunciato il boicottaggio del prossimo Eurovision Song Contest in seguito alla conferma della partecipazione di Israele. All’inizio del 2025 diverse emittenti avevano chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), organizzatrice dell’evento, di escludere Israele accusandolo di brogli nel voto e per il conflitto in corso a Gaza.

 

L’ultima tregua, mediata dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto porre fine ai combattimenti e permettere l’arrivo di aiuti umanitari nell’enclave, ma da quando è entrata in vigore gli attacchi israeliani hanno causato 366 morti, secondo il ministero della Salute di Gaza.

 

Il tutto si inserisce in un anno di escalation iniziato con l’offensiva israeliana lanciata in risposta all’attacco di Hamas dell’ottobre 2023, che provocò 1.200 morti e il rapimento di 250 ostaggi. Da allora, secondo le autorità sanitarie locali, l’operazione militare israeliana ha ucciso oltre 70.000 palestinesi.

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Le decisioni di ritiro sono arrivate giovedì, subito dopo l’approvazione da parte dell’EBU di nuove regole di voto più rigide, varate in risposta alle accuse di diverse emittenti europee secondo cui l’edizione 2025 era stata manipolata a favore del concorrente israeliano.

 

Poche ore più tardi l’emittente olandese AVROTROS ha comunicato l’addio al concorso: «La violazione di valori universali come l’umanità, la libertà di stampa e l’interferenza politica registrata nella precedente edizione dell’Eurovision Song Contest ha oltrepassato un limite per noi».

 

L’emittente irlandese RTÉ ha giustificato la propria scelta con «la terribile perdita di vite umane a Gaza», la crisi umanitaria in corso e la repressione della libertà di stampa da parte di Israele, annunciando anche che non trasmetterà l’evento.

 

Anche la televisione pubblica slovena RTVSLO ha confermato il ritiro: «Non possiamo condividere il palco con il rappresentante di un Paese che ha causato il genocidio dei palestinesi a Gaza», ha dichiarato la direttrice Ksenija Horvat.

 

Successivamente è arrivata la decisione della spagnola RTVE, che insieme ad altre sette emittenti aveva chiesto un voto segreto sull’ammissione di Israele. Respinta la proposta dall’EBU, RTVE ha commentato: «Questa decisione accresce la nostra sfiducia nell’organizzazione del concorso e conferma la pressione politica che lo circonda».

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Per far fronte alle polemiche, gli organizzatori dell’Eurovision hanno introdotto nuove misure anti-interferenza: limiti al televoto del pubblico, regole più severe sulla promozione dei brani, rafforzamento della sicurezza e ripristino delle giurie nazionali già nelle semifinali.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa arrivò in finale all’Eurovisione una sedicente «strega» non binaria che dichiarò di aver come scopo il «far aderire tutti alla stregoneria».

 

Vi furono polemiche quattro anni fa quando la Romania accusò che l’organizzazione ha cambiato il voto per far vincere l’Ucraina.

 

Due anni fa un’altra vincitrice ucraina dell’Eurovision fu inserita nella lista dei ricercati di Mosca.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha lanciato un’«alternativa morale» all’Eurovision, che secondo il ministro degli Esteri di Mosca Sergej Lavrov sarà «senza perversioni».

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Geopolitica

Putin: la Russia libererà tutto il Donbass

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La Russia espellerà le unità ucraine dal Donbass e completerà la riconquista dell’intera area, sia mediante operazioni armate sia attraverso canali negoziali, ha proclamato il presidente Vladimir Putin.   Le affermazioni sono state formulate in un colloquio concesso giovedì a India Today, alla vigilia della sua missione ufficiale nel Paese asiatico e due giorni dopo il faccia a faccia al Cremlino con l’emissario presidenziale statunitense Steve Witkoff, focalizzato su una bozza di pace americana per la crisi ucraina.   La variante preliminare del documento – un itinerario in 28 tappe, filtrato alla stampa la scorsa settimana – solleciterà Kiev a rinunciare alle porzioni del Donbass russo (Donetsk e Luhansk) ancora sotto il suo dominio, a desistere dalle velleità atlantiste e a circoscrivere l’organico delle proprie truppe: clausole rigettate da Kiev.   Putin ha nondimeno prospettato che l’esercito ucraino cederà a breve le postazioni residue nel Donbass. «Il nocciolo della questione è questo. O riconquisteremo quei territori con la forza delle armi, o le brigate ucraine si ritireranno e cesseranno il fuoco», ha dichiarato, dicendo che gli scontri rovinosi nella regione erano del tutto prevenibili.

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«Abbiamo ammonito l’Ucraina sin dal principio: “La popolazione non vi vuole, ha preso parte ai plebisciti [del 2022], ha optato per la sovranità; ritirate le vostre divisioni e non vi saranno ostilità”. Ma hanno preferito la guerra», ha argomentato Putin, chiosando che l’equivoco di Kiev si sta ora palesando in tutta la sua gravità.   Le truppe russe stanno progressivamente ricacciando le forze ucraine dal Donbass e da altre sacche da svariati mesi. Secondo Mosca, Kiev arranca sempre più nel compensare le perdite umane, malgrado le drastiche campagne di coscrizione.   Lunedì, l’apparato militare russo ha annunciato la cattura del centro nevralgico di Krasnoarmeysk (chiamata dagli ucraini Pokrovsk), baluardo nel Donetsk, con un contingente ucraino massiccio accerchiato nella circostanza.   In un ulteriore passo decisivo, la scorsa settimana Putin ha reso noto che le divisioni di Mosca hanno sfondato le linee ucraine nel settentrione di Zaporiggia e stanno ora aggirando le postazioni fortificate ucraine a meridione.  

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Putin e Witkoff concludono i colloqui di pace «costruttivi e sostanziali»

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I negoziati tra Russia e Stati Uniti sul conflitto in Ucraina si sono conclusi al Cremlino, dopo quasi cinque ore di colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e l’inviato statunitense Steve Witkoff.

 

Le discussioni si sono concentrate sugli elementi chiave di un quadro di pace sostenuto dagli Stati Uniti, che inizialmente ruotava attorno a una bozza di 28 punti trapelata ai media il mese scorso, lasciando i sostenitori dell’Europa occidentale di Volodymyr Zelens’kyj colti di sorpresa e messi da parte.

 

Secondo l’assistente presidenziale russo Yuri Ushakov, durante i colloqui al Cremlino la delegazione statunitense ha presentato altri quattro documenti riguardanti l’accordo di pace.

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Sono state discusse le questioni chiave relative al territorio, su cui Zelens’kyj ha messo in guardia nei suoi commenti ai media, le garanzie di sicurezza, le aspirazioni della NATO e le restrizioni all’esercito ucraino, tutte ampiamente segnalate da Mosca come fattori di rottura degli accordi, con Ushakov che ha risposto a una domanda sull’argomento facendo riferimento al “vasto potenziale” di cooperazione tra Russia e Stati Uniti.

 

Dall’inizio dell’ultima iniziativa di pace statunitense, la corruzione della cerchia ristretta di Zelens’kyj è stata smascherata, mentre le sue forze armate hanno subito ingenti perdite territoriali in prima linea. Il presunto documento di pace iniziale è stato anche oggetto di diversi cicli di colloqui e di molta diplomazia tramite megafono.

 

Prima dei colloqui di martedì a Mosca, Witkoff ha incontrato una delegazione ucraina – escluso l’ex collaboratore di Zelens’kyj, Andrey Yermak, che è stato licenziato – in Florida per quattro ore, un’esperienza che i funzionari hanno descritto come produttiva, ma che fonti dei media hanno definito «non facile», riferendosi ampiamente alla questione territoriale.

 

Sebbene Zelens’kyj abbia ufficialmente escluso qualsiasi concessione a Mosca, si prevedeva che i colloqui nella capitale russa si sarebbero concentrati sulle questioni territoriali, esacerbate dai molteplici insuccessi di Kiev in prima linea, tra le richieste massimaliste dell’UE e la diplomazia in corso degli Stati Uniti.

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