Pensiero
Il lato oscuro di Medjugorje. Intervista a E. Michael Jones
Il nuovo documento vaticano sul «fenomeno Medjugorje» sta facendo discutere. Il Nihil obstat proveniente dal Dicastero per la Dottrina della Fede di Victor Emanuel «Tucho» Fernandez di fatto non ammette l’origine soprannaturale delle apparizioni mariane, tuttavia , bizzarramente, dà semaforo verde per presunti «frutti positivi» provenienti dal paesino tra le brulle colline dell’Erzegovina.
Renovatio 21 ha intervistato quindi uno dei primi ad occuparsi del «fenomeno Medjugorje», lo studioso americano E. Michael Jones, direttore della rivista Culture Wars, fondatore delle edizioni Fidelity Press, nonché autore di libri di importanza capitale per il pensiero cattolico.
A partire da testi scritti già nel lontano 1988, il professor Jones ha pubblicato The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»), probabilmente uno dei primi testi sistematici sulla questione Medjugorje, e – attualmente – uno dei pochissimi a carattere critico, e non solo in ambito di editoria cattolica.
I commenti e le impressioni di Jones sono spesso davvero impressionanti, e si scontrano drammaticamente con certa percezione bonaria che si ha della questione medjugoriana.
Dottor Jones, lei ha iniziato a scrivere su Medjugorje circa 36 anni fa. Cosa è cambiato da allora?
I pellegrinaggi sono continuati, ma la discussione pubblica è cessata perché tutti hanno praticamente deciso sulla sua autenticità, in un modo o nell’altro. Il principale cambiamento di status è il recente documento vaticano che concede al pellegrinaggio il Nihil obstat, che è l’equivalente vaticano dell’approvazione, senza assicurare in alcun modo ai fedeli che i veggenti non mentono. Questo messaggio contraddittorio sicuramente farà rivivere la controversia che si era spenta anni fa.
Come le è venuta l’idea di scrivere L’inganno di Medjugorje?
Dopo aver scritto Medjugorje: The Untold Story nel 1988, fui contattato da un ricco californiano che voleva che raccontassi la sua storia. Ciò significava un ritorno a Medjugorje nel 1996 e un tentativo di spiegare perché i messaggi di Nostra Signora Regina della Pace avevano portato ad una feroce guerra civile finita con la disgregazione della Jugoslavia.
Ci è andato? Qual è stata la sua esperienza in quella che a quei tempi veniva chiamata Jugoslavia?
Sì, sono andato a Mostar nel 1996 e ho assistito in prima persona alla devastazione che la guerra civile vi aveva creato. L’omonimo vecchio ponte (mostar significa vecchio ponte in croato) era stato fatto saltare in aria e giaceva in pezzi sul fondo del fiume Nredva. Mostar era stata devastata dalla battaglia che seguì alla rottura dell’alleanza croato-musulmana. Tutta l’animosità etnica che avrebbe dovuto essere sanata da Nostra Signora Regina della Pace era esplosa con rinnovata ferocia. E ho cercato di collegare tutto questo alla storia del nazionalismo croato ustascia che dilagò nel Paese durante la Seconda Guerra Mondiale e che portò ad atrocità contro i serbi proprio sul luogo delle apparizioni.
In che senso Medjugorje potrebbe essere legato alla pulizia etnica?
Una volta crollata la Jugoslavia, i vari gruppi etnici che la componevano dovettero ritirarsi nelle rispettive enclave etniche, cosa impossibile perché molte di quelle persone erano «jugoslave», cioè serbi che avevano sposato croati, o sloveni che avevano sposato bosniaci. Era un compito impossibile, ma la NATO era determinata a smembrare la Jugoslavia e la pulizia etnica era parte del danno collaterale.
Lei collega Medjugorje anche a uno dei temi principali dei suoi studi, la rivoluzione sessuale…
Vi sono state accuse di carattere sessuale per più sacerdoti legati a Medjugorje.
Qual è stata la reazione al suo libro?
Totale funkstille. [Espressione tedesca che significa «silenzio radio totale», ndr]
È vero che è stato minacciato telefonicamente?
No, è stato di persona, tramite una seconda persona.
Cosa può dire un buon cattolico riguardo all’ultimo documento su Medjugorje?
Che la Chiesa è più interessata al denaro che alla verità.
Ci sono molti seguaci di Medjugorje negli Stati Uniti?
Non così tanti come 40 anni fa.
Cosa dovremmo pensare del vescovo Joseph Strickland, che ha recentemente visitato Medjugorje?
Che sta cercando un nuovo gruppo di sostenitori dopo essere stato espulso da Tyler, in Texas. Che non capisce il protocollo della Chiesa. Perché non ha mostrato rispetto per il giudizio negativo espresso dai vescovi Zanic e Peric, i due precedenti ordinari della diocesi di Mostar-Duvno?
Lei dice spesso che gli Stati Uniti sono come l’ex Jugoslavia, un paese in cui i gruppi non sono più identificati con l’etnia, ma con la religione – ortodossi, cattolici e musulmani in Jugoslavia, Cattolici, protestanti ed ebrei negli Stati Uniti. Vuole spiegare questa teoria del «Triple melting pot»?
Dopo aver letto il libro di Franjo Tudjman [1922-1999, primo presidente della Croazia indipendente, ndr] sul nazionalismo, mi sono reso conto che l’America e la Jugoslavia avevano la stessa forma di organizzazione politica. Entrambi i Paesi erano composti da tre gruppi etnici basati su tre religioni: protestante, cattolico, ebraico in America; serbi, croati e musulmani in Jugoslavia.
Significa forse che gli Stati Uniti, come la Jugoslavia, potrebbero avviarsi verso una guerra civile?
No. Abbiamo già avuto la nostra guerra civile. Gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso l’anarchia e la tirannia allo stesso tempo. Platone diceva che quest’ultima deriva sempre dalla prima.
Quali sono quindi, secondo lei, i veri frutti del fenomeno Medjugorje?
La possessione demoniaca è uno dei frutti principali di Medjugorje, seguita dal divorzio. Medjugorje è infestata dai demoni, cosa che non dovrebbe sorprendere dal momento che San Giovanni della Croce disse che il diavolo si rallegra quando le persone cercano rivelazioni private.
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Immagine di pubblico dominio CCO via Flickr
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«L’inganno di Medjugorje». E. Michael Jones racconta
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Pensiero
È arrivato l’equinozio di autunno
Mica potevano mancare, anche quest’anno, gli auguri ai lettori per l’equinozio di autunno.
Già, l’estate finisce, e lo fa dandoci questo giorno magico, dove la luce è esattamente equivalente al buio, il giorno dell’equilibrio cosmico più potente. Astronomicamente, è il momento esatto in cui il piano dell’equatore terrestre incontra il centro geometrico del disco solare. La Terra e il Cielo, il Sole e l’Uomo.
È l’allineamento supremo del pianeta con la sua stella. Ciò è accaduto tecnicamente oggi alle 14:43.
È il giorno, assieme al suo gemello, l’equinozio di primavera, più mistericamente perfetto, al punto da essere conosciuto, ed utilizzato, sin dagli antichi, anche in modi che ai noi moderni non sono del tutto chiari. Parliamo ovviamente della precessione degli equinozi, un concetto di non immediata comprensione.
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La precessione è il cambiamento, lento dell’orientamento dell’asse di rotazione terrestre rispetto alle costellazioni del Firmamento. Essa è la rotazione dell’asse attorno alla perpendicolare (come in una trottola), e avviene per la forma non perfettamente sferica del pianeta e per l’intervento gravitazionale della Luna e del Sole.
Il moto completo della precessione è di 25.772 anni circa. In gergo, si chiama suggestivamente «anno platonico». Platone aveva infatti definito nel suo dialogo Timeo il periodo di ritorno del cielo alla sua posizione iniziale come «anno perfetto». In questi quasi 26 millenni si avvicendano quindi le diverse ere astrologiche, e conseguentemente, cambia la stella polare: tra circa 13.000 anni a indicare il Nord sarà Vega e non Polaris, cioè quella che a questa altezza dell’anno platonico chiamiamo «Stella Polare».
In pratica, con il tempo l’asse della Terra (chiamato anche punto vernale, punto d’Ariete o punto Gamma) punti verso verso diverse costellazioni. Ciò ha creato l’idea che il mondo attraversi varie ere astrologiche. L’era astrologica, o era zodiacale, è la suddivisione che il pensiero magico ha dato alla storia del mondo. Essa si compone di dodici eoni, che collimano perfettamente con i dodici segni dello Zodiaco, ciascuno dei quali della durata di 2160 anni.
La scoperta della precessione è dibattuta: babilonesi, egizi, cinesi… molti hanno trovato vaghe tracce di una possibile comprensione del fenomeno dei popoli antichi.
Tuttavia, qualcuno parla di una scoperta molto precedente, risalente addirittura al Neolitico. E con implicazioni di mistero totale.
Giorgio de Santillana, un fisico ebreo romano che fuggì dal fascismo riparando in USA (dove insegnò storia della scienza al MIT di Boston) pubblicò nel 1969 uno strano libro dal titolo assai poetico, Il mulino di Amleto. Il libro, compilato con la scienziata Hertha von Dechend, è pubblicato ancora oggi in Italia dall’inevitabile editore Adelphi. L’idea alla base del volume si attirò critiche severe da parte della comunità scientifica.
Il Santillana sostiene che la conoscenza della precessione degli equinozi e delle ere astrologiche era conosciuta sin dai tempi di una non precisata civiltà megalitica capace di «insospettabile sofisticazione».
La conoscenza della precessione e del susseguirsi delle ere zodiacali sarebbe stato quindi incapsulato nelle mitologie umane, di modo da far arrivare il messaggio sino a noi. Questi misteriosi antichi avrebbero inserito la realtà del fenomeno astronomico in particolare sotto forma di una storia relativa a una macina e a un giovane protagonista (il mulino di Amleto che dà il titolo del libro è un riferimento alla figura mitologica nordica Amlóða che compare nel racconto epico islandese Edda e che avrebbe poi ispirato Guglielmo Shakespeare nella creazione dell’eroe della sua tragedia più famosa).
Il libro ricostruisce il mito di un «mulino celeste» che ruota attorno al Polo e macina il sale e la terra del mondo, ed è associato ad un vortice.
La macina che cade dalla sua struttura rappresenta il passaggio della stella polare di un’epoca (simboleggiata da un sovrano o un re di qualche tipo) ad una nuova (simboleggiata dal rovesciamento del vecchio re dell’autorità e il potenziamento del nuovo).
Secondo gli autori questi «miti del mulino» sarebbe presenti in varie mitologie mondiali, come si evincerebbe da «oggetti cosmografici di molte epoche e climi (…) Saxo Grammaticus, Snorri Sturluson (…) Firdausi, Platone, Plutarco, il Kalevala, Mahabharata, e Gilgamesh, per non dimenticare l’Africa, le Americhe e l’Oceania».
«Possiamo quindi vedere come tanti miti, all’apparenza fantastici e arbitrari, di cui il racconto greco dell’Argonauta è una progenie tardiva, possano fornire una terminologia di motivi immaginali, una sorta di codice che sta cominciando a essere decifrato» scrive Santillana in un precedente libro del 1961, Le origini del pensiero scientifico.
Tale codice segreto, scrive lo studioso, «aveva lo scopo di consentire a coloro che sapevano (A) di determinare inequivocabilmente la posizione di determinati pianeti rispetto alla terra, al firmamento e l’uno all’altro; (B) di presentare quale conoscenza ci fosse del tessuto del mondo nella forma di racconti su “come è iniziato il mondo”».
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Le implicazioni di questo pensiero sono immense. C’è un’intelligenza superiore, che giace sotto la storia?
Ma torniamo sulla Terra.
Il passare delle stagioni è qualcosa che non può lasciare indifferente un essere umano, che si ritrova a meditare – anche senza essere un giapponese dinanzi ad un albero di ciliegio – sulla bellezza e la caducità delle cose, e il loro mutare nel tempo della nostra vita.
A volte pensiamo: quanti altri equinozi, quanti altri solstizi, davanti a noi? Ammettiamo, sono pensieri che forse ai più giovani non vengono, ma è quanto sgorga naturalmente dal cuore, perché di questi attimi sappiamo ogni anno di più la preziosità assoluta.
Buon equinozio, cari lettori. Ci auguriamo che anche voi sentiate questa meraviglia che fa parte del miracolo di essere vivi. E godere della bellezza e del mistero del cosmo.
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Arte
Elogio della magnata domenicale e della Legge naturale
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