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Economia

L’Intelligenza Artificiale sta innescando un boom del rame in Zambia

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Le riserve di rame dello Zambia, potenziate dall’esplorazione guidata dall’intelligenza artificiale, sono destinate a svolgere un ruolo cruciale nel soddisfare la crescente domanda globale di veicoli elettrici e di energie rinnovabili.

 

Il Paese ha il potenziale per diventare un importante fornitore di rame, riducendo la dipendenza da altre nazioni e contribuendo in modo significativo alla sua economia.

 

Lo Zambia sta attirando l’attenzione delle aziende energetiche e minerarie del mondo in quanto mostra un potenziale significativo per l’estrazione di minerali critici.

 

Le tecnologie innovative hanno contribuito a scoprire enormi depositi di rame in Zambia, che potrebbero aiutare a espandere massicciamente l’industria mineraria del Paese nel prossimo decennio, trasformando lo Zambia un hub di minerali critici per gli anni a venire.

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La società di esplorazione digitale KoBold Metals ha annunciato di aver probabilmente fatto la più grande scoperta di rame in oltre un decennio grazie a una tecnologia IA. La scoperta in Zambia potrebbe contribuire alla produzione di 300.000 tonnellate di rame all’anno, per un valore di miliardi di dollari. Una volta sviluppate, due decenni di produzione nella regione di scoperta di KoBold potrebbero fornire abbastanza rame per produrre circa 100 milioni di veicoli elettrici (EV). La società spera di sviluppare una miniera di rame da 2,3 miliardi di dollari in Zambia per iniziare la produzione entro i primi anni del 2030.

 

La domanda di rame e altri minerali essenziali è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, una tendenza che non mostra segni di rallentamento poiché i Paesi di tutto il mondo aumentano la loro capacità di energia rinnovabile e implementano tecnologie pulite.

 

Nel 2023, la produzione totale delle miniere di rame è stata stimata in circa 22 milioni di tonnellate metriche, segnando un aumento significativo rispetto ai 16 milioni di tonnellate metriche del 2010. Si prevede che la produzione aumenterà a circa 30 milioni di tonnellate metriche all’anno entro il 2036 con la crescita della domanda globale. Tuttavia, si teme che questo aumento dell’offerta non sarà sufficiente a soddisfare la domanda in rapida crescita del minerale essenziale.

 

Oltre allo sviluppo delle energie rinnovabili, si prevede che la domanda di rame aumenterà in modo significativo con l’introduzione di nuove tecnologie, come l’Intelligenza Artificiale. I data center richiederanno grandi quantità di rame e altri minerali essenziali nei prossimi anni. Si prevede che ciò aumenterà notevolmente il valore del rame.

 

Stime recenti suggeriscono che lo Zambia è stato il decimo produttore di rame al mondo nel 2023, producendo circa il 4%del rame mondiale e aumentando la sua produzione del 4 percento tra il 2022 e il 2023. La produzione nel paese dell’Africa meridionale è aumentata a un CAGR del 2,68 percento tra il 2017 e il 2022 e si prevede che crescerà a un CAGR del 2% tra il 2023 e il 2027.

 

Cile, Perù, Repubblica Democratica del Congo (RDC) e Cina sono attualmente i maggiori produttori di rame al mondo, ma c’è un grande potenziale per lo Zambia di sviluppare ulteriormente le sue risorse. First Quantum Minerals, Barrick Gold e Glencore sono tra i principali produttori che operano in Zambia.

 

Le esportazioni di rame contribuiscono per oltre 6 miliardi di dollari alle entrate annuali dello Zambia. Attualmente, il settore si concentra principalmente sull’estrazione e sulla raffinazione in fase iniziale, ma un valore maggiore potrebbe essere aggiunto attraverso lo sviluppo delle attività downstream dello Zambia. La maggior parte del rame dello Zambia proviene da 10 miniere nella sua provincia del Copperbelt, con nuove scoperte che espandono lentamente la produzione ad altre aree del Paese.

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Resta da vedere se il bisogno di materie prime per l’Intelligenza Artificiale sarà più forte delle tensioni di geopolitica economica e sessuale nel quale è ora inserito lo Zambia.

 

Lo Zambia questo mese ha crimininalizzato l’uso del dollaro. Tuttavia, fonti sul terreno di Renovatio 21, dicono che si tratta di una manovra «cosmetica», poiché riguarderebbe grottescamente solo la contabilità in dollari, mentre sarebbe ancora consentite le transazioni e i conti correnti in dollari.

 

Bisogna quindi rileva la posizione di netto rifiuto da parte dello Zambia dell’omotransessualismo, ribadito sia dalle leggi del Parlamento che dalla Conferenza Episcopale Zambiana.

 

Come noto, essendo l’estensione dei diritti LGBT il «cuore» dichiarato della politica estera USA, l’accettazione di sodomia e devianza diventa dirimente per l’esistenza economica e politica dei Paesi Africani, come nel caso della Nigeria (ricattata ancora in era Obama: niente legge sul matrimonio gay, niente supporto satellitare per sconfiggere i terroristi di Boko Haram) o nel più fresco caso dell’Uganda, squalificata da circuiti economici di Washington e pure dai visti per i passaporti, privata degli aiuti della Banca Mondiale ed enigmaticamente divenuta obiettivo di attentati multipli di sigle terroriste che non si sentivano da tanto tempo.

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Immagine di BlueSalo via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Economia

David Sacks sarà l’uomo di Crypto e AI della Casa Bianca di Trump

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Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha scelto il venture capitalist David Sacks per ricoprire il ruolo di AI e «Crypto Zar» nella sua futura amministrazione. L’investitore miliardario è stato un critico della gestione della crisi ucraina da parte di Washington, oltre che della gestione del COVID e di altre storie della narrazione dominante.   Sacks si concentrerà sul «rendere l’America il leader globale indiscusso in entrambe le aree», ha detto Trump nel suo annuncio di giovedì. «Salverà la libertà di parola online e ci terrà lontani dai pregiudizi e dalla censura delle Big Tech».   Trump ha elogiato la vasta esperienza della sua scelta nel settore tecnologico, ricordando ai lettori che Sacks faceva parte della cosiddetta PayPal Mafia, un gruppo di dipendenti fondatori del gigante dei pagamenti online che sarebbero poi diventati personaggi influenti della Silicon Valley, come Elon Musk e Peter Thiel, più una serqua di altri compagni che hanno creato società di estremo successo come YouTube, Linkedin, etc.   L’investitore, che gestisce con quattro amici e colleghi il famoso podcast All-in, ha sostenuto la campagna presidenziale di Trump a giugno, organizzando una cena elettorale nella sua casa di Pacific Heights – quartiere elegante di San Francisco – dove ha riunito quanti nel settore tecnologico cominciavano a sostenere apertamente Trump (un tabù vero nella Silicon Valley) e totalizzato donazioni per 18 milioni di dollari, un vero record. Trump è stato quindi ospite anche del podcast, complimentandosi per la bella casa di David.

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Di origine ebreo-sudafricana, il Sacks ha identificato quattro motivi chiave per la sua scelta, tra cui la politica estera del repubblicano, in particolare la sua dichiarata intenzione di porre fine al conflitto in Ucraina. Le ostilità con la Russia sono «di gran lunga il più grande errore» del presidente Joe Biden, ha spiegato all’epoca.   «Mentre la guerra di logoramento prosegue, gli ucraini affrontano vittime e danni alle infrastrutture sempre crescenti», ha avvertito Sacks, aggiungendo che Biden ha solo aggravato la situazione. Ha detto che ciò che il Partito Democratico stava offrendo agli elettori era «limitato a combattere la guerra per procura fino all’ultimo ucraino, o a combattere noi stessi la Russia».   Sacks ha definito il conflitto in Ucraina una «guerra di bugie», sostenendo che il popolo americano è stato ingannato dal suo governo sulle sue origini, sulla fattibilità della vittoria di Kiev o meno e sul danno che ha causato alla reputazione internazionale dell’Occidente. Il miliardario non si è fatto scrupolo, in questi mesi, di attaccare frontalmente i neocon, indicandoli come veri autori del disastro in corso.   Parimenti, il Sacks ha attaccato in varie occasioni la narrazione dell’establishment su COVID e vaccini, criticando ferocemente, come fa il suo ex socio Elone Musk, lo zar sanitario USA Anthony Fauci.   Recentemente, non si è tirato indietro quando si è trattato di attaccare il presidente francese Emmanuel Macron per le sue manovre politiche: «Macron ha cospirato con l’NFP [Il Nuovo Fronte Popolare, l’aggregazione goscista francese in Parlamento, ndr] per eliminare 200 candidati dal ballottaggio, assicurando che RN [Rassemblement National, il partito della Le Pen, ndr]vincesse il terzo maggior numero di seggi anche se aveva la percentuale più alta di voti» ha scritto Sacks su X a luglio. «Ciò potrebbe essere stato legale, ma non è stato “solo” il voto a produrre questo risultato».   «Sì, hanno votato, ma per un ventaglio di scelte ridotto. Macron ha cospirato con l’NFP per eliminare 200 candidati dal ballottaggio, assicurando che RN vincesse il terzo maggior numero di seggi anche se aveva la percentuale più alta di voti. Potrebbe essere stato legale, ma non facciamo finta che “il semplice voto” abbia prodotto questo risultato».   La sua conversione al movimento MAGA sembra aver radici perfino famigliari, visto che il suocero era presente al comizio di Butler, Pennsylvania, dove spararono al presidente Trump. Pochi giorni dopo il Sacks avrebbe parlato alla Convention Repubblicana che ha incoronato Trump come candidato alla presidenza.   Ai tempi dell’università, il Sacks è stato autore con il compagno di studi Peter Thiel, di un libro, The Diversity Myth, che (1999), che esaminava gli esiti «intolleranti» del multiculturalismo nei campus americani, anticipando di lustri il culto woke che si è impadronito dell’accademia USA e non solo.

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Immagine di Robert Scoble via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Economia

L’UE non è riuscita a tagliare i legami energetici con la Russia: parla il Commissario UE per l’energia

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L’UE non è riuscita a superare la sua dipendenza dall’energia russa e ha bisogno di un nuovo piano per liberarsi dalle forniture di Mosca, ha dichiarato giovedì al quotidiano Politico il nuovo responsabile dell’energia dell’Unione.

 

Nella sua prima intervista da quando ha assunto l’incarico, Dan Jorgensen ha sottolineato la crescita degli acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia.

 

Secondo l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia, quest’anno la quota di GNL russo sul mercato dell’UE ha raggiunto il 20%, nonostante l’impegno di Bruxelles di smettere di consumare carburante russo entro il 2027.

 

«È ovvio per tutti che qualcosa di nuovo deve accadere perché… ora si sta iniziando ad andare nella direzione sbagliata», ha affermato il commissario europeo per l’energia, impegnandosi a presentare «una tabella di marcia tangibile che includerà strumenti e mezzi efficienti per risolvere la parte rimanente del problema».

 

Le nuove misure saranno mirate «principalmente al gas, ma anche al petrolio e al nucleare» e saranno formulate entro metà marzo, ha affermato lo Jorgensen, sottolineando che cinque paesi dell’UE dipendono ancora dalla Russia per il combustibile nucleare.

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L’UE ha dichiarato la sua intenzione di porre fine alla dipendenza dalle forniture energetiche russe in seguito all’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022. Le forniture di carburante statunitense più costoso hanno sostituito gran parte del gasdotto a basso costo che in precedenza veniva consegnato dalla Russia.

 

Tuttavia, gli sforzi si sono arenati negli ultimi mesi e l’UE continua ad acquistare miliardi di euro di gas russo ogni mese. Nel 2024, si prevede che il blocco importerà il 10% in più di GNL dalla Russia rispetto al 2023, secondo la società di analisi energetica Kpler.

 

Politico ha tuttavia osservato che qualsiasi piano volto a recidere i legami energetici con la Russia nei prossimi anni incontrerebbe la forte opposizione dei membri dell’UE che dipendono ancora fortemente dalle importazioni, in particolare Ungheria e Slovacchia, i cui leader Viktor Orbán e Robert Fico si sono opposti alle sanzioni energetiche contro la Russia.

 

La proposta di Jorgensen arriverà probabilmente solo poche settimane dopo la scadenza di un contratto a lungo termine per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina, prevista per il 31 dicembre. Secondo gli ultimi dati, l’UE riceve ancora circa il 5% del suo gas dalla Russia tramite la rete di transito del gas dell’Ucraina.

 

Il mese scorso, Bloomberg ha messo in guardia da un’imminente crisi energetica nell’Europa occidentale e centrale a causa delle ultime sanzioni statunitensi contro la russa Gazprombank, la principale banca per le transazioni legate all’energia. la testata ha affermato che il rapido esaurimento delle riserve di gas e i potenziali tagli alle forniture dalla Russia minacciano di esacerbare una situazione già difficile.

 

Come riportato da Renovatio 21, a seguito delle nuove sanzioni a Gazprombank, nelle scorse ore il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato che gli USA tentano di bloccare le esportazioni di gas russo verso l’UE.

 

Dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, l’UE ha dichiarato che l’eliminazione della sua dipendenza dall’energia russa sarebbe stata la sua massima priorità. Molti stati membri, tra cui Polonia, Bulgaria, Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca, hanno volontariamente interrotto le loro importazioni.

 

Tuttavia, diverse nazioni dell’UE, tra cui Austria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Italia, continuano a fare affidamento sul gas russo per soddisfare il loro fabbisogno energetico e non hanno smesso di acquistare la materia prima nonostante le pressioni dei pari all’interno del blocco – vi sarebbe anche vari casi in cui la quantità di gas russo importato è, invece che diminuita, aumentata, con panico di personaggi come certi deputati neerlandesi.

 

Il Regno di Spagna rimane uno dei principali importatori di gas russo. Secondo il vice priministro russo Aleksandr Novak, la Russia triplicherà le esportazioni di gas entro il 2030.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Regno del Belgio ha chiesto che la UE vieti del tutto l’idrocarburo di Mosca.

 

Mosca ha criticato le sanzioni occidentali come illegali e ha notato che continuano a ritorcersi contro i paesi che le impongono. La Russia si è anche gradualmente allontanata dal dollaro negli scambi commerciali, passando a transazioni che utilizzano valute nazionali con la maggior parte dei suoi partner internazionali e partecipando di fatto dalla de-dollarizzazione in corso nel pianeta.

 

Come riportato da Renovatio 21, è emerso che un investitore americano ha domandato di rilevare il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 distrutto mesi fa.

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Immagine di European Union, 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

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Economia

Deputato russo propone una riserva strategica di Bitcoin

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L’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti ha riferito che il deputato della Duma di Stato Anton Tkachev ha proposto di creare una riserva strategica di Bitcoin per la Russia, sostenendo di aver ottenuto una copia del documento.   Tkachev, del partito Novije ljudi («Nuovo Popolo»), ha inviato la proposta al ministro delle finanze russo, Anton Siluanov, per creare una riserva di Bitcoin simile alle riserve di valute tradizionali della Russia.   «Ti chiedo, caro Anton Germanovic, di valutare la fattibilità della creazione di una riserva strategica di Bitcoin in Russia per analogia con le riserve statali in valute tradizionali», si legge nel documento.   «Se questa iniziativa verrà approvata, vi chiedo di sottoporla al governo della Federazione Russa per un’ulteriore attuazione».   «In condizioni di accesso limitato ai tradizionali sistemi di pagamento internazionali per i paesi sottoposti a sanzioni, le criptovalute stanno diventando praticamente l’unico strumento per il commercio internazionale. La Banca centrale della Russia si sta già preparando a lanciare un esperimento di regolamenti transfrontalieri in criptovaluta», si legge nel documento.

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Il documento di Tkachev spiega che la creazione di una riserva strategica di Bitcoin potrebbe migliorare la stabilità finanziaria della Russia, sottolineando che le riserve valutarie tradizionali come dollaro, euro e yuan sono tutte soggette a inflazione e sanzioni e che è necessaria una nuova alternativa indipendente da ogni singolo Paese.   Questo sviluppo rispecchia la tendenza dei paesi che cercano di costituire una riserva strategica di Bitcoin, tra cui Stati Uniti, El Salvador, Brasile, Polonia e altri.   Grazie a un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti e dal presidente eletto Donald Trump, gli USA stanno cercando di creare una riserva strategica di Bitcoin di oltre 1 milione di Bitcoin, cosa che sembra aver attirato l’attenzione di alcuni funzionari russi.   La settimana scorsa, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato pubblicamente che nessuno può vietare o proibire l’uso di Bitcoin e che questa tecnologia continuerà a svilupparsi.   All’inizio di quest’anno, dopo l’approvazione della Camera Alta, Putin ha anche firmato una nuova legge che legalizza il mining di Bitcoin e di criptovalute all’interno del Paese.   Come riportato da Renovatio 21, il movimento di avvicinamento della Russia al Bitcoin era iniziato due anni fa, con l’inizio del conflitto ucraino. In precedenza il governo russo aveva annunciato manovre di regolazione della principale criptovaluta.   Tre mesi fa era emerso che la Russia era pronta ad usare le criptovalute per il commercio estero.   La Russia da anni si parla anche di rublo digitale. Due anni fa gli economisti russi Sergej Glazev e Dmitrj Mitjaev hanno sostenuto l’uso dell’oro per proteggere il sistema finanziario russo.

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