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L’Intelligence USA non crede che Israele sia in grado di sconfiggere Hezbollah

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Una valutazione segreta della Defense Intelligence Agency (DIA) di Washington ha rilevato che le forze israeliane potrebbero trovare «difficile avere successo» in una guerra su due fronti contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano. Lo riporta il Washington Post.

 

Le forze di difesa israeliane (IDF) sono impegnate in scontri a fuoco con i militanti di Hezbollah dall’inizio della guerra con Hamas in ottobre. Inizialmente di portata limitata, il bombardamento missilistico di Hezbollah contro una base dell’intelligence israeliana sabato, in risposta all’assassinio di un importante leader di Hamas a Beirut diversi giorni prima da parte di Israele, ha segnato una significativa escalation.

 

Mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di apportare un «cambiamento fondamentale» alla situazione di sicurezza lungo il confine libanese, funzionari americani lo hanno messo in guardia in privato dall’apertura di un secondo fronte, ha riferito il WaPo.

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«Se dovesse farlo, una nuova valutazione segreta della Defense Intelligence Agency (DIA) ha rilevato che sarà difficile per le Forze di Difesa Israeliane (IDF) avere successo perché i suoi mezzi e risorse militari sarebbero troppo sparpagliati dato il conflitto in atto a Gaza», citando due funzionari anonimi e un rapporto riservato della DIA.

 

L’esercito israeliano è relativamente piccolo in tempo di pace e fa affidamento sui riservisti per ingrossare i propri ranghi in tempi di conflitto. L’IDF ha richiamato circa 360.000 riservisti quando è iniziata la guerra con Hamas, anche se un alto funzionario israeliano ha detto a Reuters la scorsa settimana che un numero non divulgato sarebbe presto stato rilasciato dal servizio.

 

In questo contesto di ritiro, Hezbollah è stato chiaro riguardo al suo ruolo nel conflitto. Il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, ha affermato a novembre che le sue forze avevano bloccato circa un terzo delle truppe israeliane lungo il confine tra Israele e Libano, impedendo loro di essere schierate a Gaza. Il Nasrallah aveva aggiunto che le continue scaramucce di Hezbollah con l’IDF stanno causando «uno stato di ansia, anticipazione, panico e paura tra la leadership politica e militare del nemico».

 

Diversi funzionari statunitensi hanno dichiarato al quotidiano della capitale USA di temere che Netanyahu possa attaccare Hezbollah per salvare la sua carriera politica. Il leader israeliano ha dovuto affrontare diffuse proteste prima dell’inizio della guerra, ed è stato successivamente criticato per non essere riuscito a prevenire l’assalto di Hamas del 7 ottobre, che ha provocato la morte di circa 1.200 israeliani.

 

«Un conflitto su vasta scala tra Israele e Libano supererebbe lo spargimento di sangue della guerra israelo-libanese del 2006 a causa dell’arsenale sostanzialmente più ampio di armi di precisione e a lungo raggio di Hezbollah», afferma il WaPo, citando funzionari che hanno anche avvertito che il gruppo militante potrebbe lanciare attacchi missilistici contro impianti petrolchimici e reattori nucleari israeliani.

 

Washington teme anche che un simile conflitto possa coinvolgere l’Iran – il principale sostenitore di Hezbollah – ed eventualmente gli Stati Uniti, dicono le fonti del giornale.

 

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato domenica in Giordania, prima delle visite in Israele, Cisgiordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. «Ci concentriamo intensamente sulla prevenzione della diffusione di questo conflitto», ha affermato, prima di incontrare il re giordano Abdullah II e il ministro degli Esteri Ayman Safadi.

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Sabato Hezbollah aveva annunciato di aver lanciato 62 missili contro una base di sorveglianza aerea israeliana vicino al confine libanese. Lo sbarramento è stato una «risposta iniziale» all’assassinio del vice leader di Hamas Saleh al-Arouri a Beirut la scorsa settimana, hanno dichiarato i militanti libanesi.

 

L’allarme di razzi in arrivo è risuonato sabato in tutto il nord di Israele quando dozzine di missili hanno colpito la base in cima al Monte Meron, la vetta più alta del territorio israeliano al di fuori delle alture di Golan. La base ospita una stazione radar e un apparato di sorveglianza utilizzato per dirigere gli aerei da guerra israeliani sul Libano e su parti della Siria e per intercettare le comunicazioni da entrambi i paesi.

 

«Come parte della risposta iniziale al crimine di assassinio del grande leader Sheikh Saleh al-Arouri… la resistenza islamica ha preso di mira la base di controllo aereo di Meron con 62 missili di vario tipo», ha comunicato Hezbollah in una nota.

 

Il gruppo paramilitare sciita libanese ha descritto la base Meron come «l’unico centro amministrativo, di monitoraggio e di controllo aereo nel nord dell’entità usurpatrice», senza il quale Israele non ha «alcuna alternativa praticabile».

 

Le forze di difesa israeliane hanno affermato che sulla base sono stati lanciati 40 missili. Non è specificato se lo sbarramento abbia causato vittime, mentre Hezbollah ha affermato di aver causato «colpi diretti e feriti confermati». L’IDF ha dichiarato di aver lanciato attacchi aerei sui siti di lancio nel sud del Libano in risposta.

 

Le riprese video condivise sui social media avrebbero mostrato una serie di missili che colpivano la base, nonché un denso fumo nero che si alzava da diversi punti sulla cima della montagna dopo lo sbarramento.

 


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Poco dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas lo scorso ottobre, Hezbollah si è dichiarato «in guerra» con lo Stato ebraico. Impegnati in scambi reciproci con l’IDF, i militanti libanesi fino a poco tempo fa hanno condotto una campagna limitata volta a immobilizzare le forze israeliane vicino al confine, impedendo così il loro dispiegamento a Gaza.

 

Tuttavia, la posizione del gruppo si è irrigidita dopo l’assassinio di martedì scorso a Beirut. Al-Arouri, che al momento della sua morte era il vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, è stato ucciso in un apparente attacco di droni israeliani nella capitale libanese.

 

Hezbollah ha descritto l’omicidio come un «grave attacco al Libano», che non avrebbe lasciato «passare senza risposta e punizione». In un discorso il giorno dopo l’attacco, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha affermato che «una risposta sta arrivando», aggiungendo che «la decisione è già stata presa».

 

«Se il nemico pensa di fare guerra al Libano, allora la nostra lotta sarà senza limiti, senza limiti, senza regole. E sanno cosa intendo», ha detto Nasrallah. «Non abbiamo paura della guerra. Non lo temiamo. Non esitiamo».

 

Sabato, durante una visita in Libano, il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha avvertito che «nessuno vincerà» se Israele e Libano verranno trascinati in un conflitto aperto.

 

A novembre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver incaricato gli agenti dell’Intelligence israeliana di «agire contro i capi di Hamas ovunque si trovino». Il mese scorso, il Wall Street Journal ha riferito che Netanyahu aveva approvato un complotto per prendere di mira i funzionari di Hamas in Libano, Turchia e Qatar.

 

Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa i leader di Hamas avevano iniziato a fuggire dal Qatar che li ospitava dopo che Israele ha dichiarato che saranno braccati.

 

L’Iran la scorsa settimana è stato colpito da un attacco che ha ucciso più di un centinaio di persone presso la tomba del generale Soleimani. Per la strage sarebbe arrivata una rivendicazione dell’ISIS.

 

Nei giorni scorsi l’Iran aveva dichiarato di aver giustiziato quattro persone ritenute legate al Mossad, il servizio segreto israeliano. Contestualmente alla cattura, Teheran aveva minacciato gli USA. Due mesi fa il leader della Forza Quds (un corpo d’élite iraniano) Esmail Qaani aveva dichiarato che l’Iran avrebbe fatto «tutto il necessario» per aiutare Hamas.

 

Il giorno di Natale aerei da guerra israeliani hanno colpito la capitale siriana di Damasco, uccidendo un alto comandante iraniano, Seyed Razi Mousavi, che era in Siria per sostenere il «fronte della resistenza» anti-israeliano, ha comunicato il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, il capo di stato maggiore del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, Mohammad Reza Naqdi ha dichiarato che gli Stati Uniti e i loro alleati sono «intrappolati» nel Mar Rosso e dovrebbero prepararsi alla chiusura dei corsi d’acqua che si estendono fino alle porte occidentali del Mar Mediterraneo.

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Immagine di Israel Defense Forces via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic

 

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Cina

Pechino, la Germania e lo scontro sulle spie

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Quattro arresti in poche ore tra i quali anche uno stretto collaboratore del leader di Alternative für Deutschland nella corsa al Parlamento europeo. Le criticità nei programmi di ricerca congiunti tra università tedesche e istituti cinesi con background militare. La replica del portavoce del ministero degli Esteri cinese: «diffamazioni».   L’arresto per spionaggio di quattro persone in Germania a pochi giorni dal viaggio a Pechino del cancelliere tedesco Olaf Scholz ha portato in primo piano in queste ore in Europa la questione già caldissima della sicurezza dei rapporti con la Repubblica popolare cinese.   Il caso più clamoroso è quello del cittadino tedesco di origine cinese Guo Jian (郭建), 42 anni, assistente di un politico del partito populista di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), arrestato martedì mattina nella sua residenza di Dresda.   Guo Jian lavorava per Maximilian Krah, il candidato di spicco dell’AfD alle prossime elezioni europee di giugno. Secondo il procuratore, Guo è accusato di aver fornito all’agenzia di Intelligence cinese informazioni su discussioni e negoziati nel Parlamento Europeo e di aver spiato i dissidenti cinesi che vivono in Germania   Il cancelliere Scholz ha commentato: «Non possiamo accettare lo spionaggio contro di noi, da qualsiasi Paese provenga». Ha inoltre affermato che le accuse contro l’AfD sono «molto preoccupanti».   Maximilian Krah – che continua la sua campagna elettorale – ha dichiarato di aver saputo dell’arresto di Guo solo dai notiziari e ha affermato di non essere a conoscenza delle sue attività. Nella sua azione politica al Parlamento europeo, però, Krah ha votato contro una risoluzione che denunciava gli abusi dei diritti umani nello Xinjiang e ha affermato che Taiwan appartiene al governo di Pechino.   Guo Jian era attivo nella cerchia dei dissidenti cinesi in Germania. Raramente, però, si trovano online dettagli e informazioni pubbliche su di lui. Pur avendo lavorato come assistente di un politico, non è un personaggio pubblico e usa raramente i social network. Una sua foto con il Dalai Lama sta circolando sui social network dopo l’arresto. Guo si è occupato di commercio con la Cina dopo essersi laureato in un’università tedesca e aveva un’azienda che importava prodotti LED dalla Cina. Nel 2019 è diventato assistente di Krah. I media tedeschi hanno rivelato che Krah ha visitato Pechino nel 2019 e le spese di viaggio sono state coperte da aziende cinesi.   L’arresto di Guo è avvenuto un giorno dopo quello di tre cittadini tedeschi per presunto spionaggio. I tre sono accusati di aver passato tecnologia militare ai servizi segreti cinesi in cambio di un pagamento. I procuratori hanno confermato che una coppia residente a Düsseldorf e un uomo di Bad Homburg sono stati reclutati dal ministero della Sicurezza di Stato cinese e hanno esportato tecnologia sensibile in Cina senza autorizzazione. Le operazioni sono durate circa due decenni, almeno fino al giugno 2022.   I tre sono stati accusati di aver acquistato un laser per la Cina. Inoltre, la coppia, che lavorava per una società affiliata a un’università, ha trasferito le informazioni di una parte di un macchinario che può essere utilizzato nelle navi militari. I servizi segreti tedeschi hanno dichiarato che il caso potrebbe essere «solo una punta dell’iceberg». Le università sono considerate un punto debole sotto l’influenza straniera e lo spionaggio industriale. I rapporti dicono che molte università tedesche hanno programmi di ricerca congiunti con istituti cinesi con background militare.   Interpellato su queste vicende il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha risposto che stanno «diffamando e intimidendo» la Cina. Wang ha anche accusato i Paesi europei di diffondere «false informazioni sulle cosiddette spie cinesi».   Questa settimana anche due uomini britannici sono stati accusati di aver consegnato documenti e informazioni alla Cina nel Regno Unito. Uno di loro lavorava come ricercatore per il Parlamento.   Negli ultimi mesi, i massicci attacchi informatici della Cina hanno attirato l’attenzione dei Paesi occidentali. Gli obiettivi degli attacchi vanno dalle aziende con tecnologie all’avanguardia nell’industria, ai politici e ai dissidenti cinesi all’estero.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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I politici americani temono che le agenzie di Intelligence mettano nei loro computer pedopornografia

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I membri del Congresso votano costantemente a favore dei programmi di sorveglianza di massa perché sono «terrorizzati» dal fatto che le agenzie di Intelligence possano inserire «kiddie porn» («pornografia infantile») sui loro computer se parlano apertamente, ha affermato il giornalista americano Tucker Carlson.

 

Carlson è apparso sul podcast di Joe Rogan venerdì, poche ore prima che il Senato degli Stati Uniti votasse per rinnovare la Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) del 1978. Apparentemente creata per consentire alle agenzie di intelligence come l’FBI e la CIA di sorvegliare le comunicazioni degli stranieri, la Sezione 702 consente a queste agenzie di accedere ai dati «indirettamente» raccolti da milioni di cittadini americani senza mandato.

 

Secondo Carlson, diversi politici eletti statunitensi si sono effettivamente opposti a questo rinnovamento, ma non lo hanno ammesso pubblicamente.

 

«Le persone non lo dicono perché sono preoccupate di essere punite», ha detto Carlson a Rogan. «Sono preoccupati che qualcuno metta porno infantile sul loro computer. I membri del Congresso sono terrorizzati dalle agenzie di intelligence. Non lo sto indovinando. Me lo hanno detto, comprese le persone del comitato [di Intelligence], comprese le persone che gestiscono il comitato di intelligence.

 

«Hanno paura delle agenzie» di sicurezza, ha affermato Tucker, aggiungendo che «questo non è compatibile con la democrazia».

 

«Si sta svolgendo davanti a tutti, e a nessuno importa e nessuno fa nulla al riguardo», ha continuato Carlson. «Penso che il motivo sia perché sono minacciati. E se guardi i presidenti dei comitati che hanno permesso che queste cose accadessero anno dopo anno… li conosco. E hanno tutte le cose da nascondere. Lo so per certo».

 


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A parte la presunta minaccia della pedopornografia piantata di nascosto, Carlson ha affermato che è «molto comune» che i legislatori abbiano «un problema con l’alcol o una strana vita sessuale», che le agenzie potrebbero facilmente denunciare se questi politici si rifiutassero di eseguire i loro ordini.

 

Carlson non è il primo conservatore influente a sostenere che i rappresentanti eletti vengono ricattati. Già a dicembre, il deputato del Tennessee Tim Burchett, repubblicano, aveva suggerito che i suoi colleghi si opponevano a una mozione per rendere pubblici i nomi dei clienti del famigerato pedofilo Jeffrey Epstein perché sarebbero stati implicati in crimini sessuali.

 

Forze senza nome a Washington usano «il vecchio vaso di miele» – modo di dire inglese per definire una trappola a sfondo sessale – per ricattare i politici e costringerli a «votare per cose folli», disse all’epoca al conduttore conservatore del podcast Benny Johnson.

 

Un anno prima, un video nudo del deputato Madison Cawthorn era trapelato un mese dopo che aveva affermato di essere stato invitato a orge alimentate dalla droga da membri più anziani del Congresso. Washington, disse all’epoca, è piena di «perversioni sessuali». Il Cawthorn, che si era opposto al sostegno all’Ucraina chiamando Zelens’kyj «gangster», non fu riconfermato a Washington. Riguardo alla vita privata di un sostenitore zelota di Kiev, il senatore Lindsey Graham – noto per aver chiesto (e ottenuto) l’abbassamento dell’età della leva per gli ucraini e pure l’assassinio diretto del presidente russo Vladimir Putin – sono state numerose speculazioni.

 

A fine 2023, in un’ampia intervista incentrata sullo stato deplorevole dell’attuale leadership americana, il generale Michael Flynn ha suggerito che i membri del Congresso vengono ricattati dai globalisti affinché eseguano i loro ordini perché sono stati «compromessi dal dormire con i bambini».

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

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Ex ambasciatore americano condannato come spia di Cuba

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L’ex ambasciatore statunitense Victor Manuel Rocha è stato condannato a 15 anni di carcere per spionaggio a favore di Cuba. Lo hanno riportato la scorsa settimana i giornali statunitensi, citando documenti del tribunale.   Rocha, nato in Colombia e naturalizzato cittadino statunitense nel 1978, ha lavorato per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dal 1981 al 2002, ricoprendo diversi incarichi diplomatici, tra cui quello di vicedirettore principale della Sezione di Interessi degli Stati Uniti a Cuba e successivamente come inviato degli Stati Uniti in Bolivia e Argentina.   Come riportato da Renovatio 21, Rocha era stato arrestato a Miami nel dicembre 2023.   L’ex diplomatico, 73 anni, è accusato di aver partecipato a una raccolta di informazioni di Intelligence contro Washington per conto del governo cubano. L’arresto è avvenuto dopo diversi incontri tra l’ex inviato e un agente sotto copertura dell’FBI che si spacciava per rappresentante della Direzione Generale dell’Intelligence di Cuba. Secondo i documenti del tribunale, durante questi incontri, Rocha si è riferito ripetutamente agli Stati Uniti come «il nemico», lodando il defunto leader cubano Fidel Castro e ammettendo il suo lavoro di spia.   Rocha inizialmente si è dichiarato non colpevole durante un’udienza a febbraio, ma in seguito ha cambiato la sua dichiarazione per evitare un processo.

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Venerdì scorso Rocha si è dichiarato colpevole di due accuse: cospirazione per frodare gli Stati Uniti come agente straniero e agire come agente illegale di un governo straniero senza registrarsi presso le autorità statunitensi. Altri 13 capi d’accusa contro di lui, tra cui menzogna agli investigatori e frode telematica, sono stati ritirati in base al patteggiamento. Oltre a 15 anni di carcere, che, data l’età di Rocha, costituiscono di fatto una condanna all’ergastolo, l’ex diplomatico rischia tre anni di rilascio controllato e una multa di 500.000 dollari.   I pubblici ministeri hanno affermato che, in base al patteggiamento, l’ex diplomatico dovrà condividere con le autorità statunitensi «una valutazione completa e dettagliata del danno commesso».   «L’appello di oggi pone fine a più di quattro decenni di tradimenti e inganni da parte del signor Rocha. Per gran parte della sua vita, il signor Rocha ha vissuto una bugia», ha detto David Newman, un alto funzionario della sicurezza nazionale presso il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in una conferenza stampa a Miami dopo l’udienza di Rocha.   Commentando le azioni di Rocha, il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland le ha descritte come «una delle infiltrazioni di più ampia portata e di più lunga durata da parte di un agente straniero nel governo degli Stati Uniti».

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