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Cina

Le Filippine vicine all’espulsione dei diplomatici cinesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La Cina questa settimana ha diffuso una presunta conversazione telefonica risalente a gennaio durante la quale un ammiraglio filippino accetta di fare delle concessioni ai funzionari cinesi. Il consigliere per la sicurezza nazionale ieri ha sottolineato che in questo modo Pechino sta violando le leggi locali.

 

Continuano le tensioni nel Mar cinese meridionale tra la Cina e le Filippine. Il consigliere per la sicurezza nazionale Eduardo Ano ha chiesto l’espulsione dei diplomatici cinesi dopo che questi hanno rilasciato la presunta conversazione telefonica di un ufficiale militare filippino: «i ripetuti atti da parte dell’ambasciata cinese di creare e diffondere ora rilasciando trascrizioni o registrazioni fasulle di presunte conversazioni tra funzionari del Paese ospitante – non dovrebbero essere consentiti senza autorizzazione o senza gravi sanzioni», ha affermato ieri il consigliere per la sicurezza nazionale.

 

La presunta conversazione, che risalirebbe a gennaio, è stata diffusa questa settimana. Nell’audio, un diplomatico cinese e un ammiraglio filippino di nome Alberto Carlos, discutono della disputa nel Mar cinese meridionale, dove Pechino ripetutamente invade le acque territoriali non solo delle Filippine, ma anche di altri Paesi del sud-est asiatico, per ottenere il controllo delle risorse ittiche e marine.

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Il militare filippino avrebbe accettato di «allentare la tensione ad Ayungin», un isolotto sommerso (chiamato Second Thomas Shoal a livello internazionale) parte delle Isole Spratly, dove un piccolo contingente di militari filippine vive a bordo del relitto di una nave da guerra fatta intenzionalmente arenare da Manila nel 1999 per promuovere le proprie rivendicazioni territoriali. Oggi viene utilizzata come appoggio per i rifornimenti. Carlos avrebbe promesso di limitare il numero di navi filippine che si recano alla base e fornire un preavviso alla Cina.

 

Il ministero degli Esteri cinese ha subito risposto alle dichiarazioni di Ano di ieri, affermando di «chiedere solamente che le Filippine garantiscano ai diplomatici cinesi di poter svolgere normalmente i loro compiti».

 

Le relazioni tra i due Paesi continueranno a essere tese, secondo gli osservatori, nonostante a gennaio entrambi avessero promesso di voler migliorare le comunicazioni per gestire le tensioni. Dall’inizio dell’anno ci sono stati tre scontri diretti tra la Guardia costiera filippina e la Marina cinese, ha fatto sapere Manila.

 

Nelle ultime settimane la Cina ha anche più volte fatto riferimento ad un presunto «accordo segreto» stipulato con il precedente presidente Rodrigo Duterte, effettivamente più filo-cinese rispetto all’attuale Ferdinand Marcos Jr. In base al presunto accordo, Manila avrebbe promesso di non riparare o costruire strutture a Second Thomas Shoal, ma il ministro della Difesa filippino ha dichiarato di non essere a conoscenza di nessun trattato di questo tipo.

 

Don McLain Gill, analista e docente presso l’Università De La Salle di Manila, ha spiegato al Nikkei che nel caso in cui le Filippine decidano di espellere i diplomatici cinesi, Pechino risponderebbe alla stessa maniera. Al momento la questione resta senza una vera risoluzione.

 

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Cina

Anche il Sudan firma con la Cina patti per il nucleare

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Il 4 settembre, il Sudan e la Cina hanno firmato accordi per «sostenere gli obiettivi del Sudan di sviluppare l’energia nucleare pacifica, migliorare i porti marittimi e modernizzare gli aeroporti». Lo riporta il giornale sudanese Sudan Tribune.   Gli accordi sono stati firmati a margine del vertice 2024 del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) a Pechino, che si svolge ogni tre anni in una delle capitali delle nazioni. I dettagli sugli orari e sui finanziamenti non sono stati resi pubblici.   «Il Sudan’s Energy and Mining Group, parte del complesso dell’industria della difesa del Paese, ha siglato accordi con China Energy Engineering Group, una società statale specializzata in progetti energetici e infrastrutturali», ha scritto il Sudan Tribune.   Sono stati inoltre firmati accordi tra il gruppo statale «Giad Engineering» e tre importanti società cinesi: Dongfeng Motors, Dongfeng Automobile e Zhenghou Annaide. Questa partnership si concentra sulla produzione di auto elettriche, camion e vari tipi di macchinari».

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Il Gruppo Giad Engineering è specializzato in prodotti nei settori dei trasporti, dell’agricoltura e dell’energia, produce camion, trattori, automobili, oli speciali per automobili, etc., Oltre alla formazione del personale dei quadri e dispone anche di centri di ricerca e sviluppo. Il presidente del Consiglio di sovranità del Sudan, Abdel Fattah Al-Burhan, ha partecipato all’evento, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping e ha supervisionato la firma degli accordi.   Il Sudan ha lottato per molti decenni per un sano sviluppo economico a causa della destabilizzazione causata da interessi nefasti in Inghilterra e da altre fonti, e questi accordi rappresentano una prospettiva ottimistica sul suo potenziale economico e sulla sua stabilità.   L’agenzia di stampa statale cinese Xinhua ha riferito: «Xi ha osservato che la Cina sostiene il Sudan nella salvaguardia della sovranità nazionale, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, e spera che il Sudan ripristinerà la pace e la stabilità in tempi brevi». La Cina continuerà a sostenere la giustizia per il Sudan in occasioni multilaterali e si batterà per un solido ambiente esterno per la soluzione politica della questione sudanese, ha affermato Xi.   «Al-Burhan ha affermato che la Cina ha realizzato molti progetti di costruzione di infrastrutture in Sudan, apportando importanti contributi allo sviluppo economico del Sudan e al miglioramento della vita delle persone. Al-Burhan ha parlato molto bene delle 10 azioni di partenariato proposte dal presidente Xi al vertice e ritiene che le azioni aiuteranno notevolmente il Sudan a liberarsi dalle sofferenze della guerra e a raggiungere la pace e lo sviluppo».   «Il Sudan è disposto a implementare attivamente i risultati del vertice insieme alla Cina e a continuare a rafforzare il partenariato strategico tra i due Paesi», ha affermato.   Come riportato da Renovatio 21, anche la Nigeria pochi giorni fa ha firmato per l’assistenza cinese nello sviluppo dell’industria nucleare.

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Cina

Mar Cinese meridionale: Pechino chiede a Kuala Lumpur di fermare le attività estrattive

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La compagnia statale della Malaysia opera in aree che sono sotto la sovranità nazionale. In una nota inviata all’ambasciata malese, la Cina ha espresso il proprio disappunto, anche se il premier Anwar Ibrahim in passato aveva accennato alla possibilità di negoziati per risolvere la questione delle rivendicazioni cinesi.

 

La Cina ha chiesto alla Malaysia di interrompere tutte le attività di estrazione di petrolio al largo delle coste dello Stato di Sarawak, dove opera la compagnia Petronas.

 

Una richiesta avanzata tramite una nota di protesta inviata all’ambasciata malese in Cina la settimana scorsa, secondo quanto scritto dal quotidiano Philippine Daily Inquirer, che ha pubblicato il documento. «La parte cinese, ancora una volta, esorta la parte malese a rispettare realmente la sovranità territoriale e gli interessi marittimi della Cina e a interrompere immediatamente l’attività di esplorazione», si legge nella nota.

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La Cina accusa la Malaysia di invadere le aree delimitate nel Mar Cinese meridionale dalla cosiddetta linea dei nove tratti, su cui Pechino rivendica la propria sovranità, anche se si tratta di una zona a soli 100 km da Sarawak e a quasi 2mila chilometri di distanza dalla Cina continentale. E anche se nel 2016 la Corte permanente di arbitrato dell’Aia ha dichiarato nulle e illecite le rivendicazioni cinesi.

 

Il documento esprime anche un certo disappunto per le attività di esplorazione di gas e petrolio vicino alla barriera corallina di Luconia, un’area che i malesi chiamano «Gugusan Beting Raja Jarum», e la Cina conosce come «Nankang Ansha» e «Beikang Ansha». La zona si trova a circa 150 chilometri a nord del Borneo malese, all’interno della zona economica esclusiva di 200 miglia nautiche dalla Malaysia.

 

Negli ultimi anni la Cina ha aumentato il numero di attività militari nel Mar Cinese meridionale nel tentativo di far valere le proprie rivendicazioni territoriali, entrando in collisione con Taiwan e i Paesi del Sud-Est asiatico.

 

Al contrario, il primo ministro malese Anwar Ibrahim, nel tentativo di calmare le tensioni, ha finora usato toni diplomatici concilianti. Solo tre mesi fa il premier aveva definito la Cina un «vero amico».

 

«La gente dice: la Malaysia è un’economia in crescita. Non permettete alla Cina di abusare del suo privilegio e di estorcere denaro al Paese. Io ho risposto di no. Al contrario, vogliamo trarre vantaggio l’uno dall’altro, vogliamo imparare l’uno dall’altro e vogliamo trarre profitto da questo impegno», aveva affermato Anwar Ibrahim durante la visita del primo ministro cinese Li Qiang il 20 giugno.

 

L’anno scorso, Anwar aveva suscitato una certa indignazione per aver suggerito che il governo era pronto a negoziare le rivendicazioni territoriali della Cina nel Mar Cinese meridionale. «Ho sottolineato che la Malesia considera l’area come territorio malese, quindi Petronas continuerà le sue attività di esplorazione», aveva detto il premier, informando il Parlamento. «Ma se la Cina ritiene che questo sia un suo diritto, la Malaysia è aperta ai negoziati».

 

Dichiarazioni che avevano attirato l’immediata condanna dell’opposizione malese, rappresentata dalla coalizione del Perikatan Nasional. L’ex primo ministro Muhyiddin Yassin aveva commentato dicendo che i diritti territoriali della Malaysia non sono disponibili alla negoziazione «anche se sono rivendicati dalla Cina».

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In un secondo momento il governo aveva chiarito che il commento del premier segnalava la volontà che tutte le questioni relative al Mar Cinese Meridionale fossero risolte pacificamente.

 

La Malaysia esercita la sovranità sugli atolli e la barriera corallina di Luconia dal 1963 e nel 1974 il governo ha incorporato la compagnia energetica Petronas, conferendole i diritti di esplorazione.

 

Come sottolineato dall’Energy Information Administration statunitense, nel Mar Cinese meridionale si trovano quasi 3,6 miliardi di barili di petrolio e oltre 40mila miliardi di piedi cubi di gas naturale tra giacimenti certi e probabili.

 

Secondo i dati della Rystad Energy di Oslo, la maggior parte di queste risorse si trova all’interno di acque cinesi (1,4 miliardi di barili di petrolio e 5,7 trilioni di piedi cubi di gas naturale) e della Malaysia (1,3 miliardi di barili di petrolio e 29 trilioni di piedi cubi di gas naturale).

 

Secondo i dati della Malaysian Investment Development Authority, l’industria del petrolio e del gas contribuisce per circa il 20% al PIL malese. Come affermato dall’Istituto Yusof Ishak di Singapore, il settore «è stato sfruttato in modo molto efficace per lo sviluppo economico a lungo termine» grazie alla promozione dell’imprenditorialità nazionale.

 

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Il candidato vicepresidente della Harris legato al biolaboratorio di Wuhano?

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Il candidato vicepresidente USA di Kamala Harris Tim Walz avrebbe legami con l’Istituto di Virologia di Wuhan. Lo riporta la testata statunitense Washington Examiner.   Il Walz avrebbe contatti di lunga data con l’Hormel Institute, un centro di ricerca medica con sede presso l’Università del Minnesota che collaborerebbe con l’istituto cinese al centro della controversia sulle origini del COVID-19.   In qualità di membro del Congresso, il Walz ha contribuito a garantire oltre 2 milioni di dollari di finanziamenti per le acquisizioni tecnologiche dell’Hormel Institute ed è stato un «forte sostenitore dell’Hormel Institute, anche supportando le sue principali espansioni», ha affermato il gruppo con sede in Minnesota nell’aprile di quest’anno.

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Walz ha elogiato ampiamente l’Hormel Institute, che ha visitato personalmente, affermando che «ha contribuito ad aprire la strada al Minnesota per diventare leader nell’innovazione biomedica» e «si adatta a dove ci vediamo come Stato» in futuro, con la sua enfasi su «energia verde, agricoltura sostenibile e la capacità di sfamare un mondo molto affamato».   L’Hormel Institute avrebbe collaborato con il famigerato Istituto di Virologia di Wuhano su diversi progetti, tra cui diversi studi sul COVID-19, e avrebbe ricevuto aiuto dalla sua controparte cinese. Un professore dell’Hormel Institute avrebbe anche frequentato la Wuhan University e ha lavorato con scienziati del Wuhan Institute su un articolo scientifico nel 2020.   In una dichiarazione al Washington Examiner, il portavoce dell’Università del Minnesota Jake Ricker ha affermato che l’università e l’Hormel Institute non hanno alcuna «affiliazione formale» con l’Istituto di Virologia di Wuhan o il Beijing Genomics Institute, un ente che Fox News ha detto essere partecipato dall’Esercito di Liberazione del Popolo (ELP).   «Le nostre scoperte sono sottoposte a revisione paritaria e pubblicate nel pubblico dominio con l’appropriata attribuzione a coloro che hanno contribuito a ogni studio», ha affermato Ricker. «La ricerca viene condotta con il pieno impegno dell’Hormel Institute e dell’università nel rispetto delle norme federali in materia di divulgazione, sicurezza, controlli sulle esportazioni e sanzioni».   Si tratta di un ulteriore tassello del rapporto tra il candidato vicepresidente Walz e la Repubblica Popolare Cinese, un rapporto recentemente al centro di grande attenzione.   Il Walz ha dovuto affrontare un esame sempre più attento per i suoi vasti legami con la Cina, con un ex studente che ha descritto l’uomo, che ha viaggiato in Cina più di trenta volte, come «maoista fino al midollo».   James Comer, a capo della Commissione per la vigilanza e la responsabilità della Camera, ha annunciato di recente un’indagine sui legami di Walz con il Partito Comuinista Cinese (PCC) con un comunicato stampa e una lettera al direttore dell’FBI Christopher Wray.   «Il PCC ha cercato di distruggere gli Stati Uniti attraverso campagne coordinate di influenza e infiltrazione che prendono di mira ogni aspetto della vita americana, compresi i nostri funzionari eletti», ha affermato Comer nel comunicato stampa.

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«Gli americani dovrebbero essere profondamente preoccupati che il governatore Walz, compagno di corsa alla vicepresidenza di Kamala Harris, abbia una relazione di lunga data e intima con la Cina. Il signor Walz ha visitato la Cina decine di volte, ha lavorato come ricercatore presso un’istituzione cinese che mantiene una devozione al PCC e ha parlato insieme al presidente di un’organizzazione cinese che il Dipartimento di Stato ha denunciato come uno sforzo del PCC per influenzare e cooptare i leader locali».   «I briefing dell’FBI hanno recentemente informato il comitato che la Foreign Influence Task Force dell’ufficio sta indagando sulle attività del PCC che sono simili all’impegno della Cina con il governatore Walz. Il popolo americano merita di comprendere appieno quanto sia profonda la relazione del governatore Walz con la Cina».   Il comunicato stampa prosegue descrivendo nei dettagli come Walz abbia iniziato a organizzare viaggi scolastici in Cina, finanziati dal PCC, nei primi anni Novanta, e poi abbia fondato una società privata che organizzava viaggi annuali in Cina, fino a quando non è stata sciolta pochi giorni prima che Walz entrasse al Congresso nel 2007.   Il Walz ha visitato la Cina circa trenta volte e ha ricoperto varie posizioni di influenza per quanto riguarda le relazioni tra Stati Uniti e Cina.   Nella sua lettera al direttore dell’FBI Wray, Comer chiede una serie di documenti e informazioni relativi alle attività di Walz in Cina e con la Cina, compresi quelli su individui e organizzazioni cinesi e su eventuali avvertimenti o direttive fornite al governatore Walz in merito a «funzionari governativi subnazionali che interagiscono con la RPC, il PCC e i rappresentanti del PCC».

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Immagine di Laurie Shaill via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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