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La Russia minaccia di colpire le infrastrutture spaziali americane

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I satelliti spaziali occidentali utilizzati per aiutare le forze ucraine potrebbero diventare obiettivi legittimi per gli attacchi russi, ha avvertito lunedì il ministero degli Esteri di Mosca. Lo riporta il sito governativo russo RT.

 

Parlando ai giornalisti, il direttore del ministero per la non proliferazione e il controllo degli armamenti, Vladimir Ermakov, ha affermato che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno aiutando l’Ucraina in modi che vanno «oltre l’uso innocuo delle tecnologie spaziali».

 

«Ovviamente, gli Stati Uniti e i loro alleati non sono pienamente consapevoli che tali attività costituiscono in realtà una partecipazione indiretta ai conflitti armati», ha affermato Ermakov. Ha avvertito che le «infrastrutture quasi civili» occidentali nello spazio potrebbero «logicamente diventare l’obiettivo di un attacco di ritorsione».

 

Il finanziamento per i servizi commerciali di immagini satellitari è stato incluso in un pacchetto di assistenza militare statunitense da 1,2 miliardi di dollari per l’Ucraina approvato a maggio. Si ritiene che le immagini ottenute dai satelliti commerciali siano state utilizzate da Kiev per lanciare attacchi missilistici sulla città russa di Sebastopoli in Crimea il mese scorso.

 

Ermakov ha sostenuto che l’Occidente ha esposto le attività spaziali e i processi socioeconomici sulla Terra a «rischi ingiustificati» e ha sottolineato la necessità di preservare lo spazio per la ricerca e scopi pacifici.

 

A tal fine, il diplomatico ha annunciato che la Russia ha presentato progetti di risoluzione sulle tecnologie spaziali e sulla promozione della pace al Primo Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si occupa delle questioni del disarmo.

 

«Chiediamo il rifiuto di utilizzare le infrastrutture spaziali civili per scopi non dichiarati, compresa l’interferenza negli affari interni di stati sovrani e la partecipazione a conflitti armati», ha affermato Ermakov.

 

Nel frattempo, secondo quanto riferito, Kiev sta cercando un’alternativa a Starlink di Elon Musk, che ha fornito servizi di comunicazione alle forze armate ucraine durante il conflitto con la Russia. Il miliardario ha recentemente rivelato di aver effettivamente sventato un attacco di droni ucraini in Crimea lo scorso anno, rifiutando di consentire alle forze di Kiev di utilizzare Starlink per guidare i droni.

 

Un comandante ucraino ha detto il mese scorso al quotidiano El Pais che gli Stati Uniti e l’Ucraina avevano diversi progetti di comunicazione satellitare «in corso», ma ha sottolineato che i dettagli erano «segreti di Stato».

 

Un attacco ai sistemi satellitari sarebbe un ulteriore passo verso la realtà della guerra spaziale.

 

Come riportato da Renovatio 21, c’è notevole attrito tra le due superpotenze astronautiche, in particolare riguardo al documento della NATO di politica spaziale pubblicato a inizio 2022. La tensione c’è parimenti per le armi anti-satellite.

 

Secondo alcuni resoconti, la Russia starebbe costruendo un’arma laser in grado di distruggere i satelliti spia USA. A detta di un generale della Space Force americana la Russia – le cui forze aeree si chiamano ora «forze aerospaziali», fusione di aviazione e dipartimento cosmonautico – starebbe usando armi spaziali nel conflitto in Ucraina.

 

La Cina, che è entrata imperiosamente anche nell’arena della militarizzazione dello spazio, ha fatto capire di non gradire la costellazione di satelliti Starlink di Elon Musk, e starebbe studiando un modo per, in caso, abbatterli in massa.

 

Come riportato da Renovatio 21, i detriti lasciati da una guerra spaziale potrebbe impedire all’umanità di esplorare lo spazio per decenni, se non per secoli.

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Spazio

ONG dichiara la Luna in pericolo

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Per la prima volta, il World Monuments Fund (WMF) ha aggiunto la Luna alla lista dei siti storici a rischio, citando il rischio rappresentato dai viaggi spaziali commerciali verso i siti di atterraggio delle prime missioni lunari.

 

Ogni due anni, la WMF pubblica un elenco di 25 siti a rischio a causa di cambiamenti climatici, turismo, conflitti e calamità naturali. L’attivismo dell’organizzazione ha portato alla costruzione di difese contro le inondazioni migliorate a Venezia, alla ristrutturazione del tempio di Mahadev in Nepal e alla protezione di diversi templi nel complesso di Angkor Wat in Cambogia.

 

Pubblicata la scorsa settimana, l’ultima edizione dell’elenco comprende siti in 29 paesi, tra cui il paesaggio urbano in gran parte distrutto di Gaza e la costa swahili, che abbraccia quattro paesi dell’Africa orientale. Include anche il primo sito di eredità extraterrestre in assoluto.

 

«Mentre una nuova era di esplorazione spaziale sta per iniziare, i resti fisici dei primi sbarchi sulla Luna sono minacciati, mettendo a repentaglio questi simboli duraturi di successi umani collettivi», ha affermato l’organizzazione sul suo sito web. «Il 20 luglio 1969, quando la missione Apollo 11 atterrò nel Mare della Tranquillità, 650 milioni di persone sulla Terra videro gli umani camminare sulla superficie della Luna per la prima volta».

 

Gli astronauti dell’Apollo 11 lasciarono 106 reperti nel sito di atterraggio della Tranquility Base, tra cui il modulo di atterraggio, strumenti scientifici e l’impronta dello stivale di Neil Armstrong.

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«La Tranquility Base è uno degli oltre 90 siti storici di atterraggio e impatto che segnano la presenza dell’umanità sulla superficie lunare e testimoniano alcune delle nostre più straordinarie imprese di coraggio e ingegno», ha affermato la WMF.

 

Sebbene questi siti siano stati preservati in condizioni relativamente stabili grazie all’assenza di vento e di acqua corrente sulla superficie lunare, «un recente rinnovato interesse per l’attività umana sulla Luna, tra cui una fiorente industria spaziale commerciale», li espone a rischio, ha avvertito l’organizzazione.

 

Mercoledì SpaceX ha lanciato due lander lunari, mentre gli esseri umani sono pronti a tornare sulla Luna quando la missione Artemis III della NASA, ripetutamente posticipata, avrà luogo nel 2027. Il programma cinese di esplorazione lunare prevede tre missioni senza equipaggio tra il 2025 e il 2028, mentre la China Manned Space Agency mira a condurre atterraggi lunari con equipaggio entro il 2030.

 

Sebbene non siano previsti sbarchi turistici commerciali, SpaceX, Virgin Galactic e Blue Origin hanno dichiarato il loro interesse a portare clienti paganti sulla Luna.

 

«Visite sfruttatrici, souvenir e saccheggi da parte di future missioni ed esplorazioni lunari private potrebbero alla fine compromettere questo patrimonio culturale davvero unico, rimuovendo reperti e cancellando per sempre impronte e tracce iconiche dalla superficie della Luna», ha affermato la WMF.

 

Attualmente non esiste un accordo internazionale dedicato alla protezione del patrimonio lunare. Tuttavia, un gruppo di archeologi e scienziati ha formato l’International Scientific Committee on Aerospace Heritage nel 2023 per promuovere la conservazione di quello che hanno definito «patrimonio aerospaziale tangibile e intangibile dell’umanità».

 

L’organizzazione ha invitato i leader mondiali a redigere un trattato formale per proteggere i siti lunari dallo sfruttamento commerciale.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Razzo SpaceX esplode in una pioggia di detriti spaziali

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Il razzo Starship di SpaceX è esploso durante un volo di prova, con conseguente perdita del veicolo spaziale, hanno confermato i rappresentanti dell’azienda. I video catturati dagli osservatori mostrano pezzi del veicolo spaziale che si frantumano e bruciano durante la caduta, creando una scena spettacolare che ricorda una pioggia di meteoriti.   Il volo di prova, condotto giovedì pomeriggio presso la base Starbase di SpaceX a Boca Chica, in Texas, aveva lo scopo di mettere in mostra le capacità del razzo, tra cui il trasporto in orbita di dieci satelliti fittizi.   Mentre il booster Super Heavy è tornato con successo alla rampa di lancio ed è stato agganciato dai bracci meccanici della torre di lancio (un’impresa riuscita solo una volta in precedenza), la navicella spaziale Starship ha riscontrato degli spegnimenti dei motori durante la salita.     La comunicazione è andata persa dopo circa otto minuti e mezzo di volo, culminando in quello che la compagnia descrive come uno «smontaggio rapido e non programmato» del veicolo spaziale.

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«È stato fantastico vedere un booster atterrare, ma siamo ovviamente delusi per la nave», ha detto il portavoce di SpaceX Dan Huot in merito all’incidente. «È un test di volo. È un veicolo sperimentale».   Il CEO di SpaceX, Elon Musk, ha condiviso uno dei video sui social media, ma non ha ancora confermato se dietro l’immagine esposta ci sia il suo razzo né ha commentato l’incidente.   La battuta d’arresto avviene durante un periodo competitivo nell’industria spaziale privata. Lo stesso giorno, Blue Origin, fondata da Jeff Bezos, ha lanciato il suo razzo New Glenn da Cape Canaveral, Florida. Sebbene lo stadio superiore del razzo abbia raggiunto con successo l’orbita, il suo booster del primo stadio non è riuscito ad atterrare su una nave di recupero, con conseguente sua distruzione.   Con i suoi 123 metri, lo Starship di SpaceX è il razzo più grande e potente del mondo. L’azienda prevede di utilizzare lo Starship per dispiegare i satelliti Starlink e, in ultima analisi, trasportare gli equipaggi sulla Luna e su Marte.   Quello dei detriti spaziali è un problema fondamentale per il presente e il futuro dell’umanità.   Come riportato da Renovatio 21, sette mesi fa un video che mostrava apparentemente i detriti di un veicolo spaziale che colpisce il suolo in un’area popolata era stato caricato sulla piattaforma di social media cinese Weibo.  

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Come riportato da Renovatio 21, non si tratta della prima volta che la Repubblica Popolare Cinese ha avuto problemi con detriti spaziali precipitati sulla Terra. Anche l’India, Paese che spinge per divenire potenza spaziale (sfruttando anche il settore privato), ha incontrato inconvenienti simili.   Tuttavia, la vera questione rimane quella dei detriti spaziali orbitanti, il cui affastellarsi potrebbe provocare quella che chiamano la sindrome di Kessler, una condizione di pericolo costante a causa di spazzatura cosmica che renderebbe impossibile per l’umanità di uscire dall’atmosfera per secoli o perfino per millenni.   Una guerra spaziale, va ricordato, potrebbe impedire all’umanità l’accesso allo spazio per secoli o millenni, a causa dei detriti e della conseguente sindrome di Kessler. Tuttavia, pare che gli eserciti si stiano davvero preparando alla guerra orbitale.  

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Immagine screenshot da Twitter    
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Un satellite militare è stato spostato dalla sua orbita?

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Gli scienziati sono rimasti sconcertati dopo che il satellite più vecchio del Regno Unito, Skynet-1A, lanciato nel 1969, sembra essersi spostato in una posizione completamente diversa nella sua orbita geostazionaria, a 35.000 chilometri sopra la superficie terrestre. Nessuno sa chi lo abbia fatto o perché.

 

Il caso risale allo scorso dicembre. Come riporta la BBC, il ripetitore delle comunicazioni delle forze britanniche si è spostato misteriosamente verso Ovest, dalla costa orientale dell’Africa fino alle Americhe, nonostante gli spostamenti gravitazionali avrebbero dovuto spostarlo più a Est.

 

Secondo il reportage dell’emittente pubblica britannica, la naturale meccanica orbitale non può spiegare una spiegazione plausibile a questo cambio di rotta. A questo punto una domanda può sorgere spontanea: qualcuno ha spostato Skynet-1A?

 

Quel che è peggio è che la sua nuova posizione potrebbe rivelarsi pericolosa per molti altri satelliti geostazionari che orbitano attorno alla Terra.

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«Si trova ora in quello che chiamiamo un “pozzo gravitazionale” a 105°di longitudine Ovest, che vaga avanti e indietro come una biglia sul fondo di una ciotola», ha detto alla BBC il consulente spaziale Stuart Eves. «E sfortunatamente questo lo porta regolarmente vicino ad altro traffico satellitare».

 

«Dato che è morto, c’è il rischio che possa urtare qualcosa e, poiché è il ‘nostro’ satellite, ne siamo ancora responsabili», ha aggiunto.

 

Nonostante i suoi sforzi, Eves deve ancora capire perché abbia vagato misteriosamente per migliaia di chilometri verso Ovest.

 

Sebbene aiutasse le forze britanniche a comunicare con altre basi sparse in tutto il mondo, Skynet-1A fu costruito e lanciato negli Stati Uniti.

 

«Inizialmente gli americani controllavano il satellite in orbita», ha detto alla BBC Graham Davison, che ha diretto il satellite presso il centro operativo della Royal Air Force Oakhanger nel Regno Unito. «Hanno testato tutti i nostri software rispetto ai loro, prima di cedere il controllo alla RAF».

 

Il Davison non ricordava quando o se il controllo fosse tornato agli Stati Uniti.

 

I documenti suggeriscono che gli Stati Uniti avevano il controllo quando Oakhanger perse di vista il vecchio satellite nel giugno 1977. Tuttavia, invece di essere messo a riposo nel «cimitero orbitale» ubicato sopra le nostre teste – dove la maggior parte dei satelliti geostazionari vanno a trascorrere il resto dei loro giorni come «spazzatura spaziale» – Skynet-1A si è spostato in una posizione non favorevole e inaspettata.

 

L’orbita della Terra è diventata particolarmente trafficata, in particolare alla longitudine attuale della navicella spaziale. Un satellite attivo, secondo la BBC, potrebbe avvicinarsi ai detriti spaziali fino a quattro volte al giorno.

 

Fortunatamente, molte aziende stanno lavorando a una possibile soluzione: un veicolo spaziale appositamente progettato in grado di recuperare dal cielo i satelliti inutilizzati e spostarli in modo che non corrano rischi.

 

Gli scienziati hanno da tempo messo in guardia da una situazione chiamata «sindrome di Kessler», in cui una collisione di detriti spaziali potrebbe portare a una serie di eventi estremamente più problematici, producendo una reazione a catena in cui i frammenti potrebbero rendere per secoli, o millenni, impossibile all’umanità di accedere allo spazio.

 

I problemi legati a possibili incidenti e collisioni con la cosiddetta «spazzatura spaziale» tuttavia non sono rari. Oltre un anno fa, la navicella spaziale cargo russa Progress MS-24 ha impedito la collisione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con detriti spaziali.

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Come riportato da Renovatio21, un satellite militare cinese sarebbe stato seriamente danneggiato da un razzo russo in disintegrazione in quella che è probabilmente la peggiore collisione orbitale dal 2009. L’incidente illustra il crescente pericolo di parti di vettori spaziali abbandonati alla deriva nell’orbita terrestre. Tale «spazzatura spaziale» orbita ad una tale velocità da poter rappresentare una minaccia per i satelliti essenziali e funzionali e risulta difficile capire cosa accade di preciso nell’orbita terrestre con le numerose stazioni orbitanti attive e non attive.

 

A volte questi incidenti hanno un qualcosa di spettacolare ai nostri occhi. Qualche anno fa un pezzo di «spazzatura spaziale» di origine cinese ha attraversato l’atmosfera terrestre per atterrare nell’Oceano Indiano. I video della caduta sono stati registrati da alcuni curiosi in Malesia, i quali descrivono uno straordinario spettacolo di luci mentre i pezzi dei detriti bruciavano durante la loro discesa.

 

Si cerca di ovviare a questo crescente problema tanto che recentemente l’Agenzia Spaziale Europea ha deorbitato il suo satellite Aeolus, provocando uno spettacolare incendio nell’atmosfera terrestre. L’ESA ha inoltre rilasciato nuove immagini dei pirotecnici momenti finali di Aeolus, confermando il successo di una manovra di rientro mai eseguita prima e potenzialmente dandoci un modo efficace per garantire che i satelliti oramai in disuso, non diventino pericolosi pezzi di spazzatura spaziale.

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Immagine di Defence Imagery via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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