Geopolitica
La pazza teoria: Trump e Khamenei sono d’accordo?

Una vertiginosa speculazione corre in queste ore in rete, e oltre: il presidente americano Trump e l’ayatollah Khamenei avrebbero, in sostanza, una sorta di accordo.
Per cui, corollario di questa pazza teoria, quello che staremmo vedendo non sarebbe altro che quello che il gergo politico americano chiama kabuki, che possiamo tradurre con «teatrino». E per soprammercato, dicono gli osservatori, non sarebbe nemmeno la prima volta che ciò accade tra Trump e Teheran.
La speculazione su questo paradossale scenario parte infatti dall’uccisione da parte degli Stati Uniti del leader militare iraniano Qasem Soleimani nel 2020 e dall’attacco di risposta dell’Iran, che secondo il presidente Trump è stato essenzialmente un atto di guerra.
In un’intervista rilasciata alla Fox News nel 2020, Trump aveva affermato che il regime iraniano aveva fatto sapere agli Stati Uniti che avrebbero colpito una determinata area «al di fuori del perimetro» per far sembrare che stessero reagendo all’attacco di Soleimani, quando in realtà era tutto uno spettacolo.
«Ci hanno fatto sapere: “non muovetevi. Vi dovremo colpire psicologicamente”. Sapevamo che non avrebbero colpito all’interno del forte e i media stavano dicendo, e ora lo rivelo», aveva dichiarato Trump all’epoca, spiegando che l’Iran stava semplicemente cercando di «mostrare forza» ai soggetti più intransigenti al suo interno, puntando intenzionalmente i missili dove non avrebbero danneggiato le truppe statunitensi e implorando Trump: «per favore, non attaccateci. Non vi colpiremo».
🇮🇷🇺🇸‼️🚨 BIG SHOW – BACK DOOR DEAL?
1) Iran’s nuclear facilities were evacuated and equipment moved out days in advance.
2) US publicly announced and made the upcoming strikes visible. We all saw the bombers moving in place and the news coverage predicting the strike.
3) The… pic.twitter.com/enfV70VHO1
— Lord Bebo (@MyLordBebo) June 22, 2025
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Come noto, gli attacchi USA non hanno prodotto vittime, e sembrerebbe pure non vi siano vere fughe di radiazioni.
A portare avanti la teoria dell’accordo sostanziale Washington-Teheran è un commentatore molto noto sul social X, Lord Bebo.
Tenendo conto della dichiarazione di Trump del 2020, Lord Bebo ha scritto un riassunto come possibile spiegazione i raid di sabato:
- 1) Gli impianti nucleari iraniani sono stati evacuati e le attrezzature sono state spostate con giorni di anticipo.
- 2) Gli Stati Uniti hanno annunciato pubblicamente e reso visibili i prossimi attacchi. Abbiamo visto tutti i bombardieri muoversi sul posto e la copertura mediatica che prevedeva l’attacco.
- 3) Gli Stati Uniti hanno quindi colpito un impianto nucleare iraniano vuoto, poiché gli iraniani lo sapevano e lo avevano evacuato.
- 4) I satelliti statunitensi hanno mostrato l’evacuazione delle strutture da parte degli iraniani, quindi gli americani sapevano che le strutture erano vuote e non operative.
- 5) Gli Stati Uniti e l’Iran avevano tenuto dei colloqui segreti in Oman pochi giorni prima, ma nessuno sa cosa fosse stato concordato.
- 6) Trump ha sostanzialmente spiegato che un accordo del genere era già stato concluso in precedenza.
- 7) L’unica conclusione logica è che l’Iran e gli Stati Uniti abbiano stretto un accordo segreto per porre fine alla guerra. – Gli Stati Uniti colpiscono le strutture vuote – L’Iran reagirà ma mancherà il bersaglio.
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«Basta aspettare la risposta dell’Iran. Non le parole, ma la reazione fisica» scrive il Bebo. «Se non è troppo dura con le vittime, ma sembra grande… ho ragione. P.S.: È un’osservazione geopolitica che ho fatto. Potrei sbagliarmi. La gente deve capire che i governi non ci dicono la verità il più delle volte e che non tutto è come sembra. Le autorità hanno bisogno del consenso, quindi ti fanno degli spettacoli».
«Non arrabbiatevi. Consideratelo solo come un possibile scenario. Non sono qui per ripetere i discorsi dei media tradizionali di nessun paese, qui hai la sfumata posizione intermedia che ritengo giusta».
L’idea potrebbe trovare qualche conferma in notizie che escono dall’area.
Una fonte politica iraniana di alto rango avrebbe dichiarato all’agenzia di stampa della Penisola Arabica Amwaj Media che il team di Trump «avrebbe dato preavviso dei bombardamenti di siti nucleari e ha insistito sul fatto che fossero intesi come «un caso isolato».
Vi sarebbero insomma segnali del fatto che Trump voglia ripetere quanto accaduto nel gennaio 2020 con l’uccisione di Soleimani e la simbolica rappresaglia iraniana
Così si spiegherebbe lo strano, roboante videomessaggio delle scorse ore, che sembrava una dichiarazione di un conflitto finito piuttosto che di una guerra cominciata. In questo senso andrebbero pure letti i riferimenti continui ad Israele, sul quale pure Trump, in un inedito per un presidente USA, aveva invocato la protezione di Dio prima che addirittura per gli Stati Uniti.
Proprio Israele potrebbe essere l’oggetto di tutto il kabuki. Si tratta di una manovra per, nel medio termine, sbarazzarsi di Netanyahu, che continuerà a domandare istericamente altri attacchi ficcandosi in un vicolo cieco?
È noto come, nemmeno tanto dietro le quinte, Bibi non goda della simpatia di Trump. Probabilmente, il premier dello Stato Giudaico ha esaurito il credito anche presso altre capitali: è possibile pensare che anche Mosca sia un po’ stanca del personaggio, divenuto ancora più problematico da quando si è attorniato dalla gang messianca sionista (definizione del giornale israeliano Haaretz) che governa con lui e di cui lui oramai fa parte.
E Netanyahu, dicono in vari, è obbligato alla guerra (alle guerre) per altri motivi, non nobilissimi: lo aspettano, qualora perdesse l’incarico di premier, alcuni processi: questa è quantomeno la percezione che hanno molti suoi oppositori, che prima del 7 ottobre 2023, ricorderete, riempivano le città israeliane con oceaniche manifestazioni di protesta.
A questo punto tutto è possibile: sorprende vedere un politico della Florida (cioè, uno degli Stati dove l’elettorato ebreo conta di più), saltare sopra la pazza idea dello scontro solo simbolico con Teheran: Matt Gaetz, che forse ha qualche sassolino nella scarpa da quando lo hanno silurato come ministro della Giustizia USA (Attorney General), va oltre e in queste ore arriva a parlare di un Medio Oriente senza atomiche… comprese quelle di Israele.
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Avete letto bene: il giovane ex deputato floridiano chiede la fine del programma nucleare militare (segreto, illegale) dello Stato degli ebrei.
Ciò potrebbe rappresentare qualcosa di enorme: la castrazione atomica di Israele, una prospettiva semplicemente inimmaginabile. Toccare l’atomo dello Stato Ebraico può avere conseguenze incredibili. Alcuni sostengono che i Kennedy siano morti proprio per questo, perché si opponevano all’Israele nucleare.
Tuttavia, si tratta certamente, come per ogni progetto di disarmo atomico, di una prospettiva di pace. E Trump, ha detto varie volte, vuole che la pace sia il suo vero lascito.
C’è da credergli? C’è da pensare che stia davvero operando, nell’iperaruranio del dealmaker, con mosse di tale sofisticazione?
Adesso non possiamo dirlo.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
La Francia prevede una «grande guerra in Europa» entro il 2030

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Geopolitica
Israele attacca di nuovo Damasco

Ieri Israele ha attaccato il quartier generale dell’esercito siriano e alcune località vicine al palazzo presidenziale a Damasco. L’attacco, trasmesso in diretta dal canale televisivo iraniano ISNA, è stato effettuato dopo che lo Stato Giudaico aveva lanciato l’allarme in risposta alle operazioni militari siriane contro la minoranza etnica drusa.
Violenti scontri sono in corso da diversi giorni nella città di Sweida, tra le forze di sicurezza siriane, supportate da gruppi beduini, e i militanti drusi. Nel tentativo di proteggere questi ultimi, l’esercito israeliano ha condotto attacchi aerei sulla Siria meridionale. Gli attacchi di mercoledì hanno colpito anche la città di Sweida, a maggioranza drusa, dove il cessate il fuoco annunciato la sera precedente si è rapidamente trasformato in un quarto giorno di combattimenti.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato lunedì di aver «colpito l’ingresso del quartier generale militare del regime siriano».
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«Il quartier generale militare di Damasco è il luogo da cui i comandanti del regime siriano dirigono le operazioni di combattimento e schierano le forze del regime nell’area di As-Suwayda», ha aggiunto in un post su Telegram.
Fonti di sicurezza all’interno del ministero della Difesa siriano hanno riferito a Reuters che almeno due attacchi di droni hanno colpito l’edificio, costringendo gli alti ufficiali a rifugiarsi in un rifugio sotterraneo. Secondo l’emittente televisiva statale Elekhbariya, due civili sono rimasti feriti nell’attacco, sebbene le autorità siriane non abbiano confermato alcuna vittima.
Diversi gruppi militanti guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno preso il potere a Damasco alla fine dello scorso anno. In seguito ai disordini, Israele ha invaso la zona cuscinetto nella Siria sudoccidentale, adiacente alle alture del Golan occupate da Israele, e ha condotto una campagna aerea.
Da dicembre, gli islamisti hanno perpetrato diversi massacri ai danni delle minoranze siriane, tra cui alawiti, cristiani e drusi.
Israele ha condotto numerosi attacchi in Siria, citando la necessità di proteggere la comunità drusa. Gli attacchi più recenti hanno fatto seguito a una dichiarazione dell’eminente sceicco druso Hikmat al-Hajri, che ha accusato le truppe governative di aver violato il cessate il fuoco e ha invitato i combattenti a contrastare quello che ha definito un attacco barbaro.
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Come riportato da Renovatio 21, Israele tre mesi fa ha ammesso di aver attaccato nei pressi del palazzo residenziale siriano. Il ministro della Difesa Israel Katz e l’ufficio del premier Netanyahu aveva parlato di un attacco con droni come «operazione di avvertimento» contro un non troppo definito «gruppo estremista», che si è tentati di pensare sia nientemeno che il governo damasceno.
Lo Stato Ebraico aveva parlato di attacchi aerei per «smilitarizzare» la Siria. Tuttavia un ex capo della Direzione dell’Intelligence israeliana aveva ammesso che «il caos in Siria è benefico per Israele».
Netanyahu a inizio anno aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa Israele aveva annunciato una presenza militare indefinita in Siria.
I rapporti diplomatici tra i due Paesi, tuttavia, sembravano distesi, con Israele a definire gli islamisti al potere a Damasco come «jihadisti educati». Solo due settimane fa si era ventilata l’ipotesi che la Siria di al-Jolani (che significa in arabo «l’uomo del Golan») poteva ritirare la richiesta di restituzione da parte di Israele delle alture del Golan.
Anche sotto il governo Assad, Israele colpiva ciclicamente la Siria e la sua capitale, persino con attacchi diurni. Un anno nel centro damasceno fu centrato da un attacco il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana (i cosiddetti pasdaran).
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Il ministro della Difesa tedesco afferma che le truppe sono pronte a uccidere i russi. Il Cremlino: Germania «di nuovo pericolosa»

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