Arte
La Grecia chiede la restituzione delle antichità dopo i furti al British Museum finiti su eBay
La Grecia ha rinnovato le richieste al Regno Unito di restituire i suoi iconici marmi del Partenone che furono rimossi da Atene nel XIX secolo, dopo la notizia della scorsa settimana che il British Museum aveva licenziato un dipendente con l’accusa di aver rubato oltre 2.000 pezzi di valore e di averli venduti.
Atene chiede da decenni la restituzione di importanti e preziosi manufatti storici che furono rimossi dai suoi siti archeologici da collezionisti britannici nel XVIII e XIX secolo, i più famosi, i cosiddetti Marmi di Elgin, dal nome del britannico Lord Elgin che li prese da l’acropoli. La Gran Bretagna ha rifiutato di restituire le sculture, citando ostacoli legali.
«Vogliamo dire al British Museum che non può più dire che il patrimonio culturale greco è più protetto» di quanto non lo sia in Grecia, ha detto mercoledì alla BBC Despina Koutsoumba, direttrice dell’Associazione degli archeologi greci.
Il ministro della Cultura Lina Mendoni ha convenuto che il furto «rafforza la richiesta permanente ed equa del nostro Paese per la restituzione definitiva e la riunificazione» delle sculture.
Tim Loughton, presidente del gruppo parlamentare sul British Museum, si è irritato per quello che ha definito lo «sfacciato opportunismo» dei greci. «È incredibilmente raro che le cose vadano perdute», ha detto alla BBC, sostenendo che i furti non erano «la rapina alla Gioconda».
Il museo ha ammesso la scorsa settimana che un gran numero di oggetti dal suo catalogo erano mancanti, rubati o danneggiati e di aver licenziato un curatore senior ed esperto greco, Peter Higgs, che aveva lavorato in quel ruolo per 30 anni.
Apparentemente la polizia ha indagato sui furti ma non ha effettuato alcun arresto, mentre il museo avrebbe intrapreso un’azione legale.
È emerso inoltre che il British Museum era stato avvertito di un problema nel 2021 da un mercante d’arte. Ittai Gradel avrebbe acquistato circa 70 oggetti d’antiquariato riconosciuti dal catalogo dell’istituto su eBay, a partire dal 2014. Li ha rivenduti per importi molto più alti prima di dare una soffiata al museo, restituire alcuni oggetti e inviare investigatori a cercare i suoi acquirenti, scrive RT.
Tuttavia, le preoccupazioni di Gradel sono state messe da parte dal vicedirettore del museo, Jonathan Williams, che ha insistito sul fatto che «non vi era alcun indizio di alcun illecito» e ha affermato che «la collezione era protetta».
Era stato quindi chiesto il licenziamento di Williams e del direttore del museo Hartwig Fischer. Il Fischer, che ha annunciato le sue dimissioni il mese scorso, ha affermato che Gradel è stato poco disponibile riguardo ai suoi acquisti, spiegando che è stato solo dopo che il museo ha iniziato un controllo completo della sua collezione, un anno intero dopo l’avvertimento del commerciante, che il personale si è reso conto che c’era un problema.
Il Gradel ha dichiarato ai media britannici all’inizio di questo mese di aver «sofferto orribilmente» dopo che il British Museum «si è rifiutato di ascoltare» i suoi avvertimenti per due anni.
Il museo non ha ancora rivelato l’entità delle perdite, ma i resoconti dei media suggeriscono che mancano circa 2.000 oggetti, potenzialmente del valore di milioni.
Fischer ha fatto notizia nel 2019 per aver dichiarato che la rimozione dei marmi da Atene da parte di Elgin era un «atto creativo» e che non sarebbero stati restituiti. La Grecia combatte da tempo dentro e fuori dai tribunali per riconquistare i manufatti di inestimabile valore.
«Negli ultimi giorni ho esaminato in dettaglio gli eventi relativi ai furti del British Museum e le indagini su di essi. È evidente che il British Museum non ha risposto in modo così completo come avrebbe dovuto in risposta agli avvertimenti nel 2021, e al problema che ora è pienamente emerso. La responsabilità di questo fallimento deve in ultima analisi ricadere sul direttore», ha affermato in una nota il direttore dimissionario.
«La situazione in cui si trova il Museo è della massima gravità. Credo sinceramente che supererà questo momento e ne uscirà più forte, ma purtroppo sono giunto alla conclusione che la mia presenza si sta rivelando una distrazione», ha continuato il Fischerro.
Gli oggetti rubati risalivano al periodo compreso tra il XV secolo a.C. e il XIX secolo d.C. e comprendevano oro, gioielli e gemme fatte di pietre semipreziose, la maggior parte delle quali erano conservate in un magazzino, non nelle stanze del museo. Mancano più di 1.500 oggetti e nessuno è stato ancora recuperato.
Immagine di Andrew Dunn via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Arte
Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele
Spagna, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi hanno annunciato il boicottaggio del prossimo Eurovision Song Contest in seguito alla conferma della partecipazione di Israele. All’inizio del 2025 diverse emittenti avevano chiesto all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), organizzatrice dell’evento, di escludere Israele accusandolo di brogli nel voto e per il conflitto in corso a Gaza.
L’ultima tregua, mediata dagli Stati Uniti, avrebbe dovuto porre fine ai combattimenti e permettere l’arrivo di aiuti umanitari nell’enclave, ma da quando è entrata in vigore gli attacchi israeliani hanno causato 366 morti, secondo il ministero della Salute di Gaza.
Il tutto si inserisce in un anno di escalation iniziato con l’offensiva israeliana lanciata in risposta all’attacco di Hamas dell’ottobre 2023, che provocò 1.200 morti e il rapimento di 250 ostaggi. Da allora, secondo le autorità sanitarie locali, l’operazione militare israeliana ha ucciso oltre 70.000 palestinesi.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Le decisioni di ritiro sono arrivate giovedì, subito dopo l’approvazione da parte dell’EBU di nuove regole di voto più rigide, varate in risposta alle accuse di diverse emittenti europee secondo cui l’edizione 2025 era stata manipolata a favore del concorrente israeliano.
Poche ore più tardi l’emittente olandese AVROTROS ha comunicato l’addio al concorso: «La violazione di valori universali come l’umanità, la libertà di stampa e l’interferenza politica registrata nella precedente edizione dell’Eurovision Song Contest ha oltrepassato un limite per noi».
L’emittente irlandese RTÉ ha giustificato la propria scelta con «la terribile perdita di vite umane a Gaza», la crisi umanitaria in corso e la repressione della libertà di stampa da parte di Israele, annunciando anche che non trasmetterà l’evento.
Anche la televisione pubblica slovena RTVSLO ha confermato il ritiro: «Non possiamo condividere il palco con il rappresentante di un Paese che ha causato il genocidio dei palestinesi a Gaza», ha dichiarato la direttrice Ksenija Horvat.
Successivamente è arrivata la decisione della spagnola RTVE, che insieme ad altre sette emittenti aveva chiesto un voto segreto sull’ammissione di Israele. Respinta la proposta dall’EBU, RTVE ha commentato: «Questa decisione accresce la nostra sfiducia nell’organizzazione del concorso e conferma la pressione politica che lo circonda».
Aiuta Renovatio 21
Per far fronte alle polemiche, gli organizzatori dell’Eurovision hanno introdotto nuove misure anti-interferenza: limiti al televoto del pubblico, regole più severe sulla promozione dei brani, rafforzamento della sicurezza e ripristino delle giurie nazionali già nelle semifinali.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa arrivò in finale all’Eurovisione una sedicente «strega» non binaria che dichiarò di aver come scopo il «far aderire tutti alla stregoneria».
Vi furono polemiche quattro anni fa quando la Romania accusò che l’organizzazione ha cambiato il voto per far vincere l’Ucraina.
Due anni fa un’altra vincitrice ucraina dell’Eurovision fu inserita nella lista dei ricercati di Mosca.
Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha lanciato un’«alternativa morale» all’Eurovision, che secondo il ministro degli Esteri di Mosca Sergej Lavrov sarà «senza perversioni».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di David Jones via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Arte
Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Arte
Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie
La visita a sorpresa della star di Hollywood ed ex ambasciatrice umanitaria ONU Angelina Jolie in Ucraina martedì scorso è stata interrotta dagli agenti della leva obbligatoria, che hanno arrestato un membro del suo entourage e lo hanno arruolato. Lo riporta la stampa locale.
L’episodio si è verificato a un posto di blocco militare vicino a Yuzhnoukrainsk, nella regione di Nikolaev, mentre il convoglio di Jolie era diretto verso una zona della regione di Kherson controllata da Kiev.
Nonostante avesse segnalato alle autorità di trasportare una «persona importante», un componente del gruppo – identificato in alcuni resoconti come autista, in altri come guardia del corpo – è stato fermato dagli ufficiali di reclutamento.
Un video circolato su Telegram mostra la Jolie (il cui vero nome è Angelina Jolie Voight, figlia problematica dell’attore supertrumpiano John Voight) recarsi di persona al centro di leva per tentare di ottenerne il rilascio.
🇺🇸🇺🇦 Angelina Jolie arrived in Ukraine, and on her way to a meeting with fans and for charitable purposes, she was forced to stop at a military recruitment center in Mykolaiv. pic.twitter.com/GURIhEBtVm
— Маrina Wolf (@volkova_ma57183) November 5, 2025
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Secondo TASS, avrebbe persino cercato di contattare l’ufficio del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj. Fonti militari ucraine avevano inizialmente riferito all’emittente locale TSN che la presenza della diva al centro non era legata all’arresto, sostenendo che aveva semplicemente «chiesto di usare il bagno». Le autorità hanno poi precisato che l’uomo, cittadino ucraino nato nel 1992 e ufficiale di riserva senza motivi di esenzione, era trattenuto per verifiche sulla mobilitazione.
Alla fine, l’attrice americana ha lasciato il membro dello staff e ha proseguito il viaggio. Gli addetti alla leva di Kiev sono stati aspramente criticati per i video virali che mostrano uomini trascinati nei furgoni, pratica nota come «busificazione».
L’indignazione pubblica è cresciuta, con numerose denunce di scontri violenti e persino decessi legati alla mobilitazione forzata. Il mese scorso, il giornalista britannico Jerome Starkey ha riferito che il suo interprete ucraino è stato «arruolato con la forza» a un posto di blocco di routine. «Il tuo amico è andato in guerra. Bang, bang!», avrebbe scherzato un soldato.
Anche le modalità di coscrizione ucraine hanno attirato l’attenzione internazionale: a settembre, il ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto ha condannato quella che ha definito «una caccia all’uomo aperta», accusando i governi occidentali di chiudere un occhio.
La Jolie aveva già visitato l’Ucraina nell’aprile 2022, poco dopo l’escalation del conflitto, in un periodo in cui numerose celebrità, come gli attori Ben Stiller e Sean Penn, si erano recate nel Paese. Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha sostenuto che le star di Hollywood venivano pagate tramite USAID – il canale USA per finanziare progetti politici all’estero, ormai chiuso – per promuovere narrazioni pro-Kiev.
In seguito l’autista, di nome Dmitry Pishikov, ha dato una sua versione dell’accaduto.
«A quel posto di blocco mi hanno fermato per qualche motivo, senza spiegazioni, e mi hanno chiesto di seguirli in auto per chiarire alcuni dettagli. Evidentemente con l’inganno», ha dichiarato Pishikov a TSN in un’intervista pubblicata venerdì.
È stato portato in un centro di leva locale, dove è stato trattenuto con falsi pretesti, ha aggiunto. «”Dieci minuti, c’è un piccolo dettaglio, ti lasceremo andare non appena avremo chiarito la situazione”, hanno detto. Hanno mentito», ha riferito all’emittente, aggiungendo di essere ancora «un po’ indignato» per le azioni dei funzionari della coscrizione.
L’uomo dichiarato a TSN che venerdì si trovava in un centro di addestramento militare e che «verrà addestrato e presterà servizio nell’esercito».
Igor Kastyukevich, senatore della regione russa di Kherson – la parte controllata dall’Ucraina visitata da Jolie – ha condannato il viaggio definendolo «un’altra trovata pubblicitaria che sfrutta la fame e la paura». Nessuna visita di star di Hollywood «che usa i soldi dei contribuenti americani ed europei» aiuterà la gente comune, ha dichiarato alla TASS.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine da Twitter
-



Spirito2 settimane faGiovane convertita esorta papa Leone a non andare all’inferno
-



Scuola2 settimane faScuola: puerocentrismo, tecnocentrismo verso la «società senza contatto». Intervento di Elisabetta Frezza al convegno di Asimmetrie.
-



Geopolitica2 settimane faCandace Owens afferma che il governo francese ha dato il «via libera» al suo assassinio
-



Bioetica1 settimana faMons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
-



Spirito2 settimane faIl cardinale Zen mette in guardia dalla sinodalità: «Non è forse questo il suicidio della Chiesa cattolica?»
-



Immigrazione1 settimana faLe ciabatte degli immigrati e l’anarco-tirannia
-



Morte cerebrale1 settimana faLe ridefinizioni della morte da parte dell’industria della donazione di organi minacciano le persone viventi
-



Cremazione1 settimana faDonna trovata viva nella bara a pochi istanti dalla cremazione












