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Droga

La cocaina diventerà la più grande esportazione della Colombia

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È probabile che la cocaina superi il petrolio e diventi la più grande esportazione della Colombia quest’anno, poiché i produttori del narcotico hanno aumentato le loro attività con l’introduzione di politiche più indulgenti che governano la produzione della droga, secondo un’analisi di Bloomberg Economics.

 

«Stimiamo che i ricavi delle esportazioni di cocaina siano saliti a 18,2 miliardi di dollari nel 2022 – non molto indietro rispetto alle esportazioni di petrolio di 19,1 miliardi di dollari dell’anno scorso», ha detto l’economista di Bloomberg Felipe Hernandez in un rapporto pubblicato giovedì. «Il governo sta distruggendo i laboratori dove le foglie di coca vengono trasformate in cocaina, ma ciò non ha impedito l’espansione della produzione», ha aggiunto Hernandez.

 

Le esportazioni di cocaina del paese sudamericano lo scorso anno hanno superato le 1.700 tonnellate, ha affermato Bloomberg, quasi il doppio delle 970 tonnellate dell’anno precedente. Le esportazioni di petrolio, nel frattempo, sono diminuite del 30% nella prima metà del 2023.

 

Il previsto boom della produzione di cocaina in Colombia arriva nel contesto di un cambiamento politico imposto dal presidente del Paese, Gustavo Petro, che ha invitato le autorità antidroga a perseguire i principali signori della droga che trafficano il narcotico all’estero piuttosto che i produttori di foglie di coca.

 

Petro ha anche espresso il desiderio di avviare colloqui con i principali esportatori di cocaina della Colombia come parte di un tentativo di ridurre la violenza legata alla droga.

 

Una conseguenza involontaria del cambiamento di politica del Petro, secondo un rapporto pubblicato questa settimana dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, è stata una crescita del 13% della terra utilizzata per coltivare piante di coca, le cui foglie vengono trasformate in cocaina. La raccolta o la coltivazione in altro modo delle piante di coca è illegale in Colombia.

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Il rapporto delle Nazioni Unite afferma inoltre che circa 230.000 ettari di terra colombiana vengono utilizzati per raccogliere piante di coca. L’aumento dei raccolti disponibili è stato rispecchiato da un aumento della produzione, ha aggiunto Hernandez a Bloomberg.

 

Ad agosto, le autorità spagnole hanno intercettato un carico di 9,5 tonnellate di cocaina proveniente dall’Ecuador, che confina con la Colombia. Le prove del carico sequestrato, mascherato da consegna di banane congelate, indicavano che la droga era destinata ad essere distribuita a 30 circuiti di droga europei.

 

Come riportato da Renovatio 21, 9,5 tonnellate di cocaina proveniente dall’Ecuador erano state sequestrate in Ispagna ad agosto, mentre quasi una tonnellata era stata rinvenuta su una spiaggia francese sei mesi fa. Spedizioni dalla Colombia continuano verso gli Stati Uniti grazie al sistema dei narco-sottomarini.

 

La sostanza è tuttavia ovunque, dalla Casa Bianca ai festini del primo ministro britannico o dei politici di Washington. La capitale svizzera Berna vuole persino renderla legale, idea che era stata proposta a Biden anche dal settimanale The Economist, importante settimanale che ha fra i soci la famiglia Agnelli.

 

Per restare in tema, esperimenti scientifici di biologia marina hanno ipotizzato che in mare circolino squali strafatti di cocaina.

 

Un mese fa è iniziata una tregua di sei mesi tra il governo colombiano e l’organizzazione di guerriglia insurrezionale rivoluzionaria marxista-leninista chiamata Ejército de Liberación Nacional (Esercito di liberazione nazionale ELN) che potrebbe portare a un accordo di pace più permanente. L’accordo consente al gruppo di difendersi se attaccato. Al precedente presidente Ivan Duque spararono quando si trovava in elicottero.

 

La Colombia ha legalizzato l’eutanasia, vedendo poi un’impennata di casi. Negli scorsi anni è stato legalizzato anche l’aborto, mentre l’utero in affitto sul territorio colombiano non è regolamentato ed è considerato, nella tratta internazionale, come economico.

 

Come riportato da Renovatio 21, anni fa emerse il caso di ragazze colombiane attirate in Cina e costrette a prostituirsi.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Bizzarria

Boss del cartello ecuadoriano assassinato e sepolto con centinaia di pistole e fucili

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Julian Sevilliano, un boss del cartello ecuadoriano assassinato noto come «El Fatal» è stato sepolto con centinaia di armi nella sua bara la scorsa settimana. Lo riporta il New York Post.   Circondato da centinaia di pistole, fucili e fucili, il 39enne era il leader della banda chiamata «Los Fatales». La scorsa settimana stava lavando un’auto quando gli è stata «improvvisamente tesa un’imboscata da parte di uomini armati». El Fatal è stato ucciso dai sicari, così come la figlia ventenne che era con lui.   L’omicidio è stato attribuito ad una banda rivale, secondo quanto trapelato.   Dopo l’omicidio, la famiglia del leader del cartello ha rifiutato di lasciare che la polizia locale prendesse il corpo. La famiglia ha preso i resti e ha programmato un «funerale di massa» per il giorno successivo, dice il rapporto.

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Al funerale sono state scattate le foto di Sevillano che giaceva in una bara aperta che la gente ha riempito di armi affinché il boss potesse essere «armato fino ai denti nell’aldilà e potesse difendersi», racconta il giornale neoeboraceno.   La banda rivale responsabile della sua morte aveva seguito in anticipo i suoi movimenti. «Sembra che seguissero i suoi movimenti, Julián veniva sempre a lavare la macchina la mattina, i suoi nemici ne approfittavano», ha detto al giornale un residente della zona.   L’omicidio potrebbe essere stato quello di “regolare i conti” per precedenti crimini commessi da Sevillano. A quanto pare le rivalità dei cartelli si estendono all’aldilà.   Vi è da notare come il dotare di armi, beni e perfino di servi il defunto sia un’usanza antropologicamente presente in varie epoche e in luoghi distanti del mondo: ciò avveniva con i faraoni egizi – al cui rito funebre si praticava il sacrificio umano dei servitori, destinati così a continuare a servirlo nell’al di là – così come con gli imperatori cinesi: è questa l’origine del cosiddetto «esercito di terracotta» di Xi’an, miriade di effigi di soldati che dovevano servire oltre la dimensione mortale l’Imperatore Qin, il primo imperatore cinese costruttore della Grande Muraglia.

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Droga

L’areo di Trudeau «pieno di cocaina»: le accuse di un diplomatico indiano

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Un ex ambasciatore indiano ha proferito pubblicamente l’inaudita accusa secondo cui l’aereo del premier canadese Justin Trudeau sarebbe stato «pieno di» cocaina e che il primo ministro di Ottawa, da lui soprannominato un «Rambo canadese», era così fatto della sostanza da perdere un’importante cena del G20.

 

Le incredibili accuse sono arrivate da Deepak Vohra, l’ex ambasciatore indiano in Sudan, che lunedì ha affermato che ci sarebbe una «voce credibile» secondo cui cani indiani antidroga avrebbero trovato cocaina sull’aereo governativo di Trudeau mentre era parcheggiato all’aeroporto di Delhi per il G20.

 

«Quando Justin Trudeau è venuto in India per il G20 questo mese, il suo aereo era pieno di cocaina», ha affermato Vohra a Zee News mentre discuteva del giornalista indiano Deepak Chaurasia. «Non è uscito dalla sua stanza per due giorni» ha aggiunto il diplomatico.

 

 

L’ufficio di Trudeau ha affermato che le accuse mosse da Vohra sono «assolutamente false» e sono un «esempio preoccupante di come la disinformazione possa farsi strada nei resoconti dei media».

 

Il Vohra ha affermato che sua moglie aveva visto Trudeau all’aeroporto di Delhi e sembrava «depresso e stressato».

 

«Non sappiamo il motivo. Non conosco la realtà, ma i social media e alcune ‘voci credibili’ suggeriscono che il suo aereo fosse pieno di cocaina», ha detto Vohra. «Si è perso anche la cena del Presidente perché alcuni dicono che non era più in sé a causa del consumo di droga».

 

Vohra ha poi detto che Trudeau, da poco separato dalla moglie, sarebbe un uomo «solo».

 

«È decisamente impazzito. È diventato solo. Ora sta cercando di dimostrare di essere un Rambo canadese e che nulla può andare storto in sua presenza», ha detto Vohra.

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Il primo ministro era in India all’inizio di questo mese per la riunione del G20. Tuttavia, ha avuto difficoltà a tornare a casa dopo che il suo aereo era rimasto a terra a causa di problemi «tecnici» per alcuni giorni, finché non è stato riparato e ha potuto volare di nuovo.

 

Le accuse arrivano nel mezzo di una disputa politica tra Canada e India ad alta tensione. Il Canada ospita molti separatisti Sikh, o Khalistani, che vogliono una regione indipendente dall’India.

 

Nelle ultime settimane, è scoppiato un intenso scontro tra le due Nazioni dopo che Trudeau ha accusato il governo indiano di essere complice dell’uccisione di un separatista sikh in Canada, Hardeep Singh Nijjar. L’informazione, che Trudeau ha ripetuto davanti al Parlamento di Ottawa, sarebbe arrivata da un’Intelligence del gruppo dei Cinque Occhi (l’unione delle spie anglofone); qualcuno ritiene che ad informare il governo Trudeau sarebbero stati i servizi americani.

 

Nel 2020, l’India aveva etichettato Nijjar un terrorista. L’uomo stato era colpito a morte nella sua auto da due persone con maschere all’esterno di un tempio sikh il 18 giugno 2023, nel Surrey, nella Columbia Britannica.

 

L’India ha affermato che le accuse sono «assurde», replicando poi che il Canada dà ospitalità ai terroristi. Trudeau ha detto la settimana scorsa che le agenzie di intelligence canadesi stavano indagando se «agenti del governo indiano» fossero coinvolti nell’omicidio di Singh Nijjar.

 

Per rappresaglia un diplomatico di Delhi è stato espulso dal Canada. Le tensioni sono aumentate al punto che l’India – con una mossa di gravità con pochi precedenti – ha sospeso la distribuzione dei visti ai canadesi, cosa che secondo Vohra era «la cosa giusta».

 

Il governo di Ottawa è oggetto in queste ore di un altro scandalo internazionale dovuto al fatto che, ospite il presidente ucraino Zelens’kyj e presente il premier Trudeau, la Camera dei Comuni ha onorato un veterano ucraino della Seconda Guerra Mondiale che aveva combattuto nelle SS. Il Paese è noto per il suo sostegno all’Ucraina (con addestramento delle truppe neonaziste) anche prima della guerra, cosa che in passato già gli aveva attirato pesanti critiche da parte di enti ebraici internazionali.

 

Il premier ha scaricato ogni responsabilità dell’accaduto sullo speaker della Camera, che si è dimesso. Avendo scoperto che il Canada ospita un possibile criminale di guerra, la Russia ed anche la Polonia stanno pensando a chiederne l’estradizione.

 

Trudeau, che aveva accusato i non vaccinati di essere razzisti e i camionisti in protesta di essere nazisti, si è scusato pubblicamente con ebrei e polacchi, rom e «2SLGBTQI», modo in cui egli chiama le sigle omosessualiste mettendoci dentro per qualche ragione elementi nativi americani.

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L’ennesimo pasticcio per lo scolaro del World Economic Forum, il cui guru Klaus Schwab vantava pubblicamente di aver «penetrato» il governo canadese, avendo relazioni con almeno cinque ministri, tra cui, oltre al Trudeau, la vicepremier Chrystia Freeland, il cui nonno a sua volta sarebbe stato coinvolto nel filonazismo ucraino.

 

La famiglia del premier ha una storia complicata, con un’importante recente rottura: Justin Trudeau si è da poco separato dalla moglie. Alcuni in rete hanno ironizzato dicendo di essere sorpresi dall’apprendere che fosse sposato, tanto più con una donna.

 

 

Una inscalfibile leggenda metropolitana vuole che Justin sia figlio biologico non dell’ex premier Pierre Trudeau ma di Fidel Castro, ipotesi smentita dal governo Trudeau per fugare i dubbi messi in rete dai collage di foto comparative.

 

I Trudeau, si diceva, erano una coppia libera quanto insolita: lui strambo premier di Ottawa, lei giovanissima amante dei party allo Studio 54 di Nuova York, all’epoca discoteca del degrado più indicibile, dove eravi, scrive l’enciclopedia online, «uso aperto di droghe quali cocaina e Quaalude al suo interno nonché per il sesso occasionale, etero e omosessuale, che si consumava in tutto l’edificio (tra cui la celebre balconata)».

 

 

 

Pierre Trudeau ebbe vari incontri con Castro perché il Canada, a differenza degli USA, mantenne rapporti aperti con L’Avana.

 

Continue accuse di essere un consumatore accanito di cocaina vengono mosse, soprattutto dalla propaganda russa, al presidente ucraino Zelens’kyj, testé ospite di Trudeau.

 

Come riportato da Renovatio 21, tracce di cocaina sono state ritrovate anche nelle residenze degli ex premier britannici Liz Truss e Boris Johnson dopo alcuni festini.

 

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Immagine di Republic of Korea via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic

 

 

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Droga

I cartelli della droga sono il quinto più grande datore di lavoro in America Latina

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Secondo una ricerca pubblicata giovedì dalla rivista accademica Science, l’adesione ai cartelli della droga messicani continua ad aumentare mentre dozzine di persone si uniscono quotidianamente ai gruppi criminali.   Lo studio stima inoltre che i cartelli siano il quinto più grande datore di lavoro nel Paese dell’America Latina.   Tenendo traccia delle informazioni su omicidi, incarcerazioni e altri dati correlati negli ultimi dieci anni, i ricercatori hanno creato un modello matematico per tracciare i numeri di reclutamento dei cartelli. Si è scoperto che i membri di circa 150 cartelli della droga sono stimati complessivamente in 175.000, il che lo colloca al di sopra della maggior parte dei maggiori datori di lavoro del Messico.   Gli autori dello studio hanno affermato che il loro obiettivo era quello di fornire agli analisti e ai politici che «hanno lottato a lungo per comprendere i cartelli» un metodo per trovare «una via d’uscita migliore da questo ciclo di violenza», indicando che prendere di mira i metodi di reclutamento dei cartelli, piuttosto che imprigionare i membri, è la misura più efficace per arginare il problema.   «Più di 1,7 milioni di persone in America Latina sono incarcerate», afferma lo studio. «Aggiungere più persone alle carceri sature non risolverà il problema dell’insicurezza».

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Inoltre, la ricerca ha scoperto che i cartelli della droga reclutano fino a 20.000 nuovi iniziati ogni anno per continuare la loro crescita, il che risulta necessario, dato che circa il 37% dei membri noti del cartello sono stati uccisi o incarcerati negli ultimi dieci anni.   «Se i cartelli non possono reclutare, non possono compensare le loro perdite, quindi non possono continuare a combattersi tra loro», ha al Guardian Valentin Pereda dell’Università di Montreal, uno dei ricercatori coinvolti nello studio. «Fino ad ora nessuno aveva fornito una valutazione basata sui dati di come avrebbe funzionato nella pratica».   Come riportato da Renovatio 21, secondo un’indagine di due anni fa fatta dal Wall Street Journal, i narcos userebbero impunemente i social per il reclutamento. Secondo il quotidiano, «un cartello della droga messicano stava usando Facebook per reclutare, addestrare e pagare sicari… l’azienda non ha impedito al cartello di pubblicare su Facebook o Instagram».   Nello studio Pereda ha aggiunto che, per controllare la violenza dei cartelli, è necessario occuparsi anche delle armi a loro disposizione. «Non stiamo parlando di persone armate di coltelli che si attaccano in un bar», ha detto, «stiamo parlando di unità paramilitari con armi di livello militare».   Una stima di luglio della Drug Enforcement Administration (DEA), l’agenzia federale statunitense per la lotta al narcotraffico, afferma che due dei più famigerati cartelli messicani, Sinaloa e Jalisco New Generation, impiegano circa 45.000 persone.   Lo studio ha osservato che le cifre della DEA potrebbero non essere pienamente rappresentative dell’effettiva portata posseduta dai gruppi criminali organizzati, dato che «il modello tiene conto solo di coloro che sono direttamente coinvolti in lavori che li mettono a rischio di violenza, e non dei membri, come i banchieri che aiutano a spostare e riciclare il denaro dei cartelli».   Come riportato da Renovatio 21, il riciclaggio dei danari sporchi dei narcos riguarda grandi banche in tutto il mondo. Il caso più immediato a cui pensare è quello della britannica HSBC, beccata a riciclare il danaro dei narcos messicani

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Viktor Ivanov, dal 2008 al 2016 capo dell’Agenzia Federale degli Stupefacenti russa e uno dei principali esperti del sistema con cui è lavato denaro sporco, ha affermato che il riciclaggio di denaro sporco ha mantenuto in vita le banche. Ad una conferenza bilaterale russo-americana a Boston a fine 2012 Ivanov disse in sintesi che le banche internazionali hanno più bisogno dei danari delle bande della droga di quanto i cartelli abbiano bisogno delle banche.   I dati dell’Agenzia statistica messicana (INEGI), nel frattempo, affermano che ci sono stati 32.223 omicidi in Messico nel 2022 – ovvero 25 omicidi ogni 100.000 persone.   I cartelli messicani, che vengono da un periodo di sanguinari conflitti interni, sono stati pionieri dell’uso di droni commerciali per sganciare bombe sulle bande rivali, pratica che stiamo vedendo costantemente in Ucraina. Droni consumer vengono usati anche per il trasporto di quantitativi di droga in territorio USA.   Secondo alcuni ora i cartelli sarebbero dietro al traffico di esseri umani al confine meridionale degli USA, confine lasciato «aperto» dall’amministrazione Biden che sta facendo entrare in territorio americano milioni di persone, la gran parte delle quali nemmeno è sudamericana, ma africana, cinese, pakistana, etc.   Come riportato da Renovatio 21, un militante che indossava le insegne del famigerato cartello del Golfo del Messico (Cartel Del Golfo, o CDG) è stato filmato nello Stato del Tamaulipas mentre trasportava un Javelin, cioè un lanciamissili anticarro di fabbricazione statunitense, quasi sicuramente proveniente dagli arsenali mandati in Ucraina e poi finiti al mercato nero creatosi con il fiume di armi regalate a Kiev e ora finite in mano a criminalità e terroristi in tutto il mondo.

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