Droga
Pubblicate le foto della cocaina alla Casa Bianca
Nuovi dettagli sul caso di un sacchetto di cocaina trovato alla Casa Bianca l’estate scorsa sono stati pubblicati dal tabloid britannico Daily Mail, che ha ottenuto documenti e immagini attraverso una richiesta del Freedom of Information Act (FOIA).
La bustina contenente la popolare droga delle élite, scoperto il 2 luglio in un armadietto telefonico dell’ala Ovest, ha scatenato uno scandalo dopo che le indagini non sono riuscite a identificare il colpevole.
Pare dell’opinione pubblica sospettava di Hunter Biden, il figlio del presidente Joe Biden, che ha descritto in dettaglio la sua lotta passata con la dipendenza da sostanze in un libro di memorie. Speculazioni si sprecarono anche per alcuni video di Hunter che si si affaccia con il padre e tutta la famiglia a guardare i fuochi del 4 luglio sfregandosi il naso.
WOW – Check out this video footage of Hunter Biden sniffing something near children during the 4th of July party at the White House.
What other footage of Hunter Biden is the White House hiding from the American people? pic.twitter.com/m1qyqtTDFw
— The Trump Train 🚂🇺🇸 (@The_Trump_Train) July 5, 2023
Entrambi i Biden erano via per un fine settimana a Camp David, nel Maryland, quando la bustina fu scoperta, causando il panico e l’evacuazione, perché si pensò potesse trattarsi di antrace.
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Il Daily Mail ha riportato i dettagli della reazione dei servizi segreti alla scoperta, comprese le comunicazioni con la stampa e il coinvolgimento di altre agenzie.
We can exclusively reveal at Daily Mail the first images of the White House cubby where cocaine was found in July in a West Wing processing room.
The case remains unsolved after the US Secret Service closed it after just two weeks due to 'lack of evidence.' pic.twitter.com/jPwaFHrSyx
— Katelyn Caralle (@Katelyn_Caralle) November 13, 2023
La squadra dei vigili del fuoco di Washington ha testato il contenuto della borsa per oppioidi e anfetamine, ottenendo un risultato positivo, mentre i primi test dei servizi segreti erano stati inconcludenti, ha detto il giornale.
Successivamente è intervenuto l’FBI che ha identificato la polvere come una miscela di cocaina, bicarbonato di sodio e caffeina, il che significa che la droga era stata tagliata con bicarbonato di sodio.
Il rapporto ufficiale sull’incidente afferma che «diverse centinaia di persone» avevano accesso agli spogliatoi nei giorni precedenti al ritrovamento, ma le prove forensi sulla borsa non erano sufficienti per determinare chi l’avesse maneggiata. Senza filmati di sorveglianza dello spogliatoio disponibili, «l’indagine non sarà in grado di individuare una persona di interesse», hanno aggiunto i servizi segreti, spiegando la loro decisione di chiudere il caso 11 giorni dopo la scoperta.
La percepita mancanza di sicurezza alla Casa Bianca è stata criticata da alcuni legislatori statunitensi dell’opposizione.
I servizi segreti «non sono riusciti a rispondere a domande basilari o a fornire informazioni significative relative ai fallimenti della sicurezza e al ritrovamento di cocaina alla Casa Bianca», ha detto il rappresentante James Comer, reagendo alla conclusione dell’indagine.
«Qualcuno ha lasciato la cocaina in uno degli edifici più sicuri del pianeta e i servizi segreti hanno rapidamente stabilito che era impossibile trovare il colpevole», ha osservato il senatore Tom Cotton. «Nessuna persona seria crede a questa spiegazione».
Nel corso dell’indagine, alla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre è stato chiesto se poteva escludere qualsiasi legame tra la cocaina e Hunter Biden. In risposta, ha criticato i «reportage irresponsabili» sulla famiglia presidenziale.
Qualcuno potrebbe trovare sospetto che le foto emergano ora, e soprattutto in una zona di armadietti chiaramente non utilizzati dal presidente, dalla famiglia presidenziale e dallo staff della prima cerchia.
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Immagine da Twitter
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Allarme bomba in un deposito pacchi di Roma: in realtà potrebbe essere un carico di cocaina
Ieri mattina, presso uno dei depositi situati a Roma est, è scattato l’allarme quando gli addetti alle consegne hanno notato un pacco aperto contenente dieci candelotti. Immediatamente hanno segnalato alla polizia la situazione, temendo un potenziale pericolo di esplosione. Lo riporta Il Messaggero.
Le autorità hanno successivamente concluso le operazioni in un appartamento a San Basilio, dove hanno sorpreso i destinatari del pacco in possesso di 5 chili di sostanze stupefacenti. Gli eventi di ieri devono ancora essere delucidati e le indagini si concentreranno sui risultati delle analisi scientifiche sul materiale sequestrato all’interno dei candelotti.
Si ipotizza che il contenuto possa essere droga e che quindi la consegna di ieri sia stata intercettata prima della sua destinazione prevista. I poliziotti spiegano che se il pacco non fosse stato aperto accidentalmente, l’operazione sarebbe stata completata con successo. Si attendono conferme da parte del reparto scientifico degli artificieri per chiarire ulteriormente la situazione.
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Secondo quanto riportato, ciascun candelotto contiene 500 grammi di sostanza, sui quali saranno eseguiti ulteriori test per determinarne la natura.
Gli investigatori sospettano che possa trattarsi di una sostanza stupefacente, presumibilmente cocaina. Nel frattempo, mentre gli artificieri assicuravano la zona, gli agenti del distretto San Basilio procedevano con un’ulteriore indagine parallela. L’indirizzo del destinatario era indicato sul pacco contenente i candelotti, quindi sono state avviate le ricerche per identificare il mittente.
Tuttavia, dai primi accertamenti sembra che l’indirizzo indicato sia fittizio. Gli investigatori precisano che le operazioni per rintracciare il pacco sono ancora in corso e che le indagini si preannunciano complesse.
Nel frattempo, i poliziotti del distretto San Basilio si sono recati all’indirizzo del destinatario indicato sul pacco e hanno proceduto con la perquisizione dell’abitazione. Durante la ricerca, sotto il divano, hanno rinvenuto 5 chili di hashish nascosti insieme a 800 euro, divisi in banconote di diverso taglio.
Di conseguenza, la coppia che si trovava in casa, due romani di 46 e 50 anni con vari precedenti per spaccio, è stata immediatamente arrestata per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
La cocaina continua a fluire in Italia e nel resto d’Europa in modo inarrestabile, filtrando in ogni segmento della società.
Per anni si è ritenuto il principale importatore della polvere bianca in Europa fosse la ‘Ndrangheta, che avrebbe agito in una sorta di para-monopolio garantito dalla creazione di legami stretti con i cartelli sudamericani. Per alcuni, tale progetto sarebbe partito con una sorta di scaltro reinvestimento del danaro del sequestro Paul Getty, che si dice sia stato mediato dal padre dell’attuale governatore della California, che all’epoca era una sorta braccio destro di Getty senior.
Uno strano servizio di Report andato in onda nel 2021 mostrava in contesto calabrese movimenti internazionali di denaro per mezzo trilione di euro e più.
Come riportato da Renovatio 21, quasi una tonnellata di cocaina era stata ritrovata tre mesi fa su una spiaggia francese.
Nel 2022, a Romont, nel canton Friburgo, in Isvizzera, presso uno stabilimento di produzione di caffè solubile, furono trovati 500 chili di cocaina nascosti tra i chicchi probabilmente arrivati dal Sudamerica. Nel frattempo, il consiglio comunale della capitale Berna ha votato la scorsa estate per iniziare la vendita sperimentale della polvere bianca: sì, cocaina legale, come scriveva a fine 2022 la prestigiosa rivista della City di Londra The Economist dove era uscito un articolo che chiedeva all’amministrazione Biden di legalizzare la cocaina.
Come riportato da Renovatio 21, a fine 2023 le autorità belghe hanno sequestrato 50 sacchi di cocaina durante una perquisizione nell’ufficio del ministro socialista dell’Istruzione Caroline Désir. Secondo quanto riportato da testate locali, uno dei dipendenti della Désir, figlio di un ex ministro e attuale deputato socialista, sarebbe stato arrestato prima della perquisizione con l’accusa di traffico di droga. Nel corso di un’ulteriore perquisizione nella sua abitazione sono stati sequestrati complessivamente 10.000 euro in contanti. Si ritiene che abbia lavorato come tesoriere nell’ufficio del ministro.
Accuse riguardo al «vizietto nasale» coinvolgono l’intero arco politico internazionale.
Quattro mesi fa un ex ambasciatore indiano ha dichiarato che l’aereo del premier Justin Trudeau – in collisione con il governo indiano per la questione del sikh assassinato in Canada – era atterrato a Delhi per il G20 «pieno di cocaina».
A Londra invece tracce di cocaina furono rinvenute nelle residenze di Lis Truss e Boris Johnson dopo i loro festini.
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Il caso più incredibile fu tuttavia quello della bustina di polvere bianca trovata alla Casa Bianca. Di chi potrà mai essere? Se lo sono chiesti in molti, mentre impazzavano i video di Hunter Biden che, durante l’affaccio della First Family per i tradizionali fuochi di artificio della festa del Quattro Luglio si passava la mano sul naso.
Il problema è così grave non riguarda solo gli squali della politica, ma sembra anche gli squali tout court.
Non è chiaro se in tutti questi casi qualcuno, fra le forze dell’ordine, si sia prodotto nell’esclamazione del tenente Danko.
«Cocainum!»
A differenze che nei casi odierni, qui l’infallibile poliziotto sovietico indovina la sostanza al volo, senza nemmeno bisogno di passare per i laboratori di analisi chimica. Così si fa.
Ricordiamo tuttavia che «Cocainum» non è una parola russa, se non nella testa dello Schwarzeneggerro, il quale probabilmente l’ha filtrata con una qualche declinazione neutra di quel latino che egli ascoltava quando, crescendo in Stiria, andava alla Santa Messa tridentina.
Immagine creata artifizialmente
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