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Politica

In Europa vincono i partiti che si oppongono a immigrati e scontro con la Russia

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Le prime proiezioni dopo la chiusura delle urne delle elezioni per il Parlamento Europeo tenutesi nei 27 stati membri UE hanno segnalato sconfitta i due dei principali leader della «locomotiva europea» franco-tedesca: il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. I loro partiti sono finiti ampiamente sotto quelli dei rivali che si oppongono alla scellerata agenda di morte e distruzione portata avanti dalle sinistre europee, oramai formazioni sintetiche che fanno il gioco del complesso militare occidentale e del grande capitale finanziario transnazionale – agendo, nel profondo, programmi ancora più oscuri.

 

Il trauma della sconfitta ha portato il Macron – con il suo partito di fatto disintegrato da quello della Le Pen – a sciogliere l’Assemblea nazionale del paese e a indire elezioni Parlamentari anticipate.

 

«La Francia ha bisogno di una maggioranza chiara per operare con calma e concordia», ha detto Macron in un messaggio su X. «Ho capito il vostro messaggio, le vostre preoccupazioni e non li lascerò senza una risposta».

 

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Spiegando la sua decisione, il presidente ha detto che non poteva agire come se «non fosse successo nulla», ammettendo che il risultato elettorale previsto non era di buon auspicio per il suo governo. Macron ha anche messo in guardia sull’apparente ascesa delle forze nazionaliste, definendolo un pericolo sia per la Francia che per l’UE nel suo insieme.

 

«Si tratta di una decisione seria e difficile, ma soprattutto è un atto di fiducia», ha affermato Macron, aggiungendo di confidare che «il popolo francese farà la scelta migliore per se stesso e per le generazioni future».

 

Il Rassemblement National (RN) ha ottenuto più del 30% dei voti, più del doppio della quota del partito Renaissance di Macron, con l’ex leader del partito, Marine Le Pen, che ha dichiarato di essere «pronta a prendere il potere».

 

«Assegnandoci più del 30% dei loro voti, i francesi hanno espresso il loro verdetto e hanno sottolineato la determinazione del nostro Paese a cambiare la direzione dell’UE», ha detto l’attuale leader del RN Jordan Bardella in un discorso di vittoria dal quartier generale della sua campagna elettorale, descrivendo il risultato previsto come «solo l’inizio».

 

Marine Le Pen, ha accolto con favore la decisione di Macron di indire elezioni anticipate. Ha anche espresso la disponibilità a diventare Primo Ministro francese nel caso in cui il partito emergesse vittorioso nelle prossime elezioni nazionali.

 

Raphael Glucksmann, il favorito dell’alleanza socialista francese, che dovrebbe arrivare al terzo posto nei sondaggi europei, ha criticato la mossa di Macron di andare alle elezioni come la realizzazione di un ordine del Bardella.

 

Il personaggio è figlio del controverso filosofo engagé di origine ebraiche André Glucksmann, nel 2009 è stato consigliere ufficiale del presidente georgiano Mikheil Saak’ashvili, che pochi mesi prima aveva scatenato una guerra contro Mosca per l’Abcasia e l’Ossetia del Sud.  Il Glucksmanno jr. è stato sposato con il viceministro dell’Interno georgiano Eka Zgouladze, la quale, dopo aver ricevuto la cittadinanza ucraina, è divenuta pure viceministro dell’Interno dell’Ucraina dopo il golpe di Maidan nel 2014.

 

Come noto, Macron è ora il fattore più attivo nella possibile guerra europea a Mosca. Sebbene la Le Pen avesse sostenuto l’invio di «armi difensive» in Ucraina, si è opposta al loro utilizzo per colpire il territorio russo e ha sostenuto che le sanzioni contro Mosca sono inefficaci e danneggiano principalmente gli europei.

 

Il Partito Socialdemocratico (SPD) al governo a Berlino ha ottenuto risultati deludenti, rimanendo indietro rispetto ad Alternativa per la Germania (AfD), che si è ripetutamente opposto alle sanzioni occidentali sulla Russia e si è opposto agli aiuti militari all’Ucraina, chiedendo inoltre al Bundestag indagini sulla distruzione del gasdotto Nord Stream 2.

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Il sostegno all’SPD si è attestato intorno al 14%, in calo rispetto al 15,8% del 2019 e segnando il peggior risultato degli ultimi decenni, secondo le prime previsioni delle televisioni ZDF e ARD, basate su exit poll e conteggi parziali.

 

Anche altri membri della «coalizione a semaforo» di Scholz hanno subito perdite. I liberaldemocratici dell’FDP hanno registrato un moderato calo dei consensi, dal 5,4% al 5% stimato. Tuttavia, la popolarità dei Verdi è scesa drasticamente a circa il 12%, rispetto al 2019, quando il partito ottenne il miglior risultato di sempre conquistando il 20,5% dei voti e 21 seggi al Parlamento europeo.

 

Nel frattempo, la sinistra Sahra Wagenknecht Alliance (BSW), un partito formato da Wagenknecht ed ex politici del Partito della Sinistra meno di un anno fa, è riuscita a ottenere circa il 6% dei voti. Il BSW si è appoggiato a sinistra sulla politica economica, ma, analogamente ad alcuni conservatori, ha esercitato pressioni contro l’immigrazione incontrollata. Nel periodo che precede le elezioni europee, la Wagenknecht ha messo in guardia contro un’ulteriore escalation del conflitto ucraino e sul consentire a Kiev l’uso di armi occidentali negli attacchi transfrontalieri, esortando l’Occidente a «smettere di giocare con il fuoco».

 


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Al primo posto si prevede che l’Unione cristiano-democratica (CDU) e l’Unione cristiano-sociale (CSU), principale opposizione di centrodestra, occuperanno il primo posto con circa il 30%.

 

Al secondo posto si colloca il gruppo di destra Alternativa per la Germania (AfD) con circa il 16%. Il partito euroscettico ultraconservatore ha esercitato pressioni per il taglio delle consegne di armamenti all’Ucraina e per la fine delle sanzioni contro la Russia, chiedendo colloqui di pace. Nonostante i numerosi scandali nel periodo precedente alle elezioni, il loro sostegno è cresciuto di quasi il 5% negli ultimi cinque anni. AfD propone il rimpatrio di milioni di immigrati e un referendum per uscire dalla UE.

 

«Dopo tutte le profezie di sventura, dopo lo sbarramento delle ultime settimane, siamo la seconda forza più forte», ha detto la leader dell’AfD Alice Weidel, celebrando il successo. AfD, ricordiamo, è perseguitato in ogni modo, con la sorveglianza da parte dei servizi di sicurezza interni (BfV), attacchi fisici continui ai suoi membri, debancarizzazioni e allucinanti sentenze giudiziarie che impediscono di citare gli stessi dati del governo sull’immigrazione.

 

Il Partito conservatore olandese per la Libertà (PVV), guidato dal celebre Geert Wilders, è arrivato secondo con il 17% dei voti, ed era destinato a passare da uno a sette seggi al Parlamento europeo. Wilders in precedenza si era espresso contro l’invio di aiuti militari all’Ucraina, sostenendo che il sostegno agli sforzi bellici di Kiev lascerebbe l’esercito olandese incapace di difendere il Paese.

 

Il primo ministro belga Alexander De Croo ha annunciato le dimissioni dopo che il suo partito Open VLD ha subito una disastrosa sconfitta, ottenendo solo il 5,8% dei voti, mentre i partiti di destra Vlaams Belang e i nazionalisti fiamminghi N-VA hanno ottenuto rispettivamente oltre il 14,8 e il 14,2% dei voti.

 

«Sono stato il protagonista di questa campagna. Questo non è il risultato che speravo e quindi me ne assumo la responsabilità, non doveva essere», ha detto domenica il de Croo ai giornalisti. «Da domani mi dimetterò da primo ministro e mi concentrerò completamente sull’attualità».

 

In Italia FdI, secondo gli exit poll, avrebbe vinto con il 28% dei voti, assicurandosi 28 seggi – un guadagno significativo rispetto alle elezioni del 2019 quando il suo partito aveva solo 5 seggi. La Meloni è attualmente presidente del gruppo di destra dei Conservatori e Riformisti europei. Il governo italiano aveva recentemente attaccato Macron per le sue dichiarazioni sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina e si è espresso contro l’escalation delle tensioni tra NATO e Mosca.

 

Negli scorsi giorni il leader della Lega Nord Matteo Salvini aveva tuonato contro Macron e la sua spinta verso la guerra europea.

 

«Se qualcuno in Italia di centrodestra preferisce la sinistra al centrodestra, e preferisce il bombarolo e guerrafondaio, il pericoloso Macron, perché Macron è pericoloso e lo vedo instabile» aveva dichiarato Salvini, probabilmente riferendosi al vertice di Forza Italia Antonio Tajani.

 

«Non voglio che il mio destino sia nelle mani di un tizio instabile. Se si preferisce Macron alla Le Pen, la guerra alla pace, il centrodestra disunito a favore del centrosinistra è un problema» aveva spiegato il tribuno lombardo durante un evento del partito a Milano. «Macron, vuoi la guerra? Mettiti l’elmetto, vai a combattere e non rompere le palle».

 

«Non parlo di Crosetto, ma le parole di Macron e del segretario generale della Nato sono assolutamente chiare: quando uno ipotizza di bombardare e uccidere in Russia, è un criminale perché ci avvicina alla Terza Guerra Mondiale. Sono contento se l’intero governo italiano la pensa come me. Quindi nessun proiettile italiano per colpire in Russia e nessun militare italiano a combattere in Ucraina, se siamo d’accordo bene».

 

«Chi divide il centrodestra, chi preferisce Macron alla Le Pen, chi preferisce uno che parla di guerra a una che parla di pace non fa un dispetto a Salvini, fa un dispetto all’Italia» ha tuonato il Salvini.

 

La Lega si sarebbe tuttavia fermata tra l’8% e il 10%, dietro non solo a FdI e PD, ma anche a partiti non freschissimi come M5S e Forza Italia.

 

Nonostante la significativa svolta a destra dell’UE e le battute d’arresto nell’establishment a livello nazionale, i partiti di centrosinistra e centrodestra hanno mantenuto la maggioranza al Parlamento Europeo, con il gruppo del Partito Popolare Europeo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che dovrebbe ottenere 181 seggi.

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Politica

Trump non farà più dibattiti TV con la Harris. Virale il remix di Trump sugli immigrati che mangiano cani e gatti

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L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha escluso un altro dibattito con Kamala Harris, paragonando la vicepresidente a un pugile che ha perso un incontro e vuole una rivincita. Harris, che ha rifiutato due precedenti offerte di dibattito da parte di Trump, ha detto che i due candidati «devono agli elettori» di affrontarsi di nuovo.   Harris era ampiamente considerata la vincitrice del dibattito di martedì sera su ABC News contro Trump, sebbene i sondaggi successivi abbiano mostrato pochi cambiamenti negli atteggiamenti degli elettori e diversi sondaggi informali abbiano rilevato elettori indecisi che sostenevano Trump dopo la resa dei conti in prima serata. La campagna del vicepresidente ha immediatamente chiesto un secondo dibattito e Trump è sembrato aperto all’idea, dicendo a Fox News mercoledì che avrebbe preso parte, ma solo se il dibattito fosse stato ospitato da «una rete imparziale».   Tuttavia, in un post pubblicato giovedì sulla sua piattaforma Truth Social, il repubblicano ha annunciato che non avrebbe più dibattuto con il suo rivale democratico.

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«Quando un pugile perde un incontro, le prime parole che gli escono dalla bocca sono: “VOGLIO UNA RIVINCITA”», ha scritto Trump. «I sondaggi mostrano chiaramente che ho vinto il dibattito contro la compagna Kamala Harris, la candidata radicale di sinistra dei Democratici, martedì sera, e lei ha immediatamente chiesto un secondo dibattito».   Trump inizialmente ha chiesto a Harris di accettare tre dibattiti: uno ospitato da Fox News il 4 settembre, un altro ospitato da ABC il 10 settembre e un terzo ospitato da NBC News in una data non confermata. La campagna di Harris accettò solo il dibattito ABC, sebbene Trump esitasse a impegnarsi in questa resa dei conti, accusando la rete di una copertura «ridicola e di parte» nei suoi confronti.   «Non si è presentata al dibattito sulla Fox e si è rifiutata di partecipare alla NBC e alla CBS», ha continuato Trump, concludendo: «KAMALA DOVREBBE CONCENTRARSI SU CIÒ CHE AVREBBE DOVUTO FARE DURANTE GLI ULTIMI QUATTRO ANNI. NON CI SARÀ NESSUN TERZO DIBATTITO!»   “Dobbiamo agli elettori un altro dibattito”, ha scritto giovedì la campagna di Harris su X.   Durante il dibattito, Trump è stato ripetutamente interrotto e sottoposto a verifica dei fatti dai conduttori della ABC David Muir e Linsey Davis, quest’ultima membro della confraternita di Harris alla Howard University di Washington. Harris non è stata sottoposta allo stesso fact-checking, nonostante entrambi i candidati abbiano fatto affermazioni fuorvianti.   «Molte cose che ho detto sono state smentite, del tutto smentite», ha detto Trump a Fox News mercoledì. «Ma lei poteva dire tutto quello che voleva. Le mie cose erano giuste, ma loro ti avrebbero corretto», ha continuato, definendo il dibattito «totalmente truccato» è l’definito ò’ABC «l’organizzazione giornalistica più disonesta».   «Molte cose che ho detto sono state smentite, del tutto smentite», ha detto a Fox. «Ma lei poteva dire tutto quello che voleva. Le mie cose erano giuste, ma loro ti avrebbero corretto».   Harris non è stata sottoposta a fact-checking quando ha ripetutamente associato Trump al «Progetto 2025», un manifesto conservatore esplicitamente sconfessato dall’ex presidente. Né è stata corretta quando ha affermato che Trump una volta si era riferito ai neonazisti come «brave persone». In realtà, Trump ha detto che c’erano «brave persone da entrambe le parti» di un raduno della destra statunitense a Charlottesville, Virginia, nel 2017, ma che «non stava parlando dei neonazisti e dei nazionalisti bianchi, perché dovrebbero essere condannati totalmente».   Trump, al contrario della Harris, è stato ripetutamente interrotto e verificato dai conduttori Muir e Davis durante il dibattito, ad esempio quando ha affermato che i migranti haitiani stanno «mangiando gli animali domestici» delle persone in Ohio. Mentre diversi abitanti del posto hanno testimoniato che gatti domestici e uccelli selvatici vengono mangiati dai migranti, la polizia locale afferma di non aver ricevuto segnalazioni di tali incidenti. Vi sono, ad ogni modo, molte indagini di giornalisti ed attivisti in corso a riguardo.

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Come riportato da Renovatio 21, la storia degli haitiani che mangiano gatti, cani domestici e anatre dei parchi ha prodotto, anche grazie ai nuovi strumenti di generazione di immagini via Intelligenza Artificiale, meme memorabili.   Tuttavia, ora un altro fenomeno virale sembra aver preso la rete: un remix delle parole di Trump al dibattito che dice «they eat the dogs / the eat the cats» («mangiano i gatti / mangiano i cani»).            

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Secondo quanto pare di capire, la musichetta – che ora spopola tra i giovani di TikToK – è stata create come sbeffeggiamento del Trump ma si è trasformata immediatamente in un inno al biondo 45° presidente USA.   Si tratta di un fenomeno non dissimile da quello visto con «Io sono Giorgia», remix che era stato fatto per prendere in giro un discorso della Meloni (allora ancora capo dell’opposizione): al contrario fu abbracciato immediatamente – e rilanciato – dalle forze meloniane.   Si tratta di una question evidente nel nostro tempo: la sinistra non sa più fare satira, né fare comunicazione – perché ha perso la capacità di fare cultura.   Tale evidente inferiorità, rispetto all’ondata attivisti creativi di facitori di meme della destra occidentale, è alla base anche della censura sui social media, dove, come appena ammesso da Mark Zuckerberg, il governo USA chiedeva di far sparire perfino post di evidente satira.

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Politica

La famiglia Eiffel contro gli anelli olimpici

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Non c’è pace per le Olimpiadi di Parigi 2024 – neanche da morte.

 

Secondo quanto riportato dai media, i discendenti dell’ingegnere che progettò la Torre Eiffel hanno dichiarato che si opporranno al progetto di lasciare in modo permanente gli anelli olimpici sull’iconica struttura dopo i Giochi estivi di quest’anno.

 

Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha recentemente rivelato i piani per mantenere gli enormi anelli multicolori sulla cosiddetta Dame de Fer almeno fino al 2028, quando i prossimi Giochi si terranno a Los Angeles.

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I Giuochi di Parigi 2024 si sono tenuti dal 26 luglio all’11 agosto, e sono stati considerati – tra oscenità blasfeme e terrifiche alla cerimonia di apertura, atleti costretti a mangiare cibo con i vermi e a dormire senza aria condizionata, atleti accusati di essere transessuali che boxano contro donne, nuotatori che vomitano e si ammalano perché obbligati a gareggiare nella Senna – le più controverse di sempre.

 

La Hidalgo ha affermato che il Comitato Olimpico Internazionale aveva concordato che gli anelli potessero rimanere sulla torre.

 

Tuttavia, il piano ha suscitato proteste nell’opinione pubblica e la famiglia dell’architetto del monumento, Gustave Eiffel, è tra i più contrari al mantenimento degli anelli.

 

L’associazione familiare AGDE, che comprende circa 70 discendenti viventi di Eiffel, avrebbe dichiarato domenica in una nota di «opporsi a qualsiasi modifica che abbia un impatto negativo sul rispetto per il lavoro» del loro antenato.

 

Gli eredi Eiffel hanno sostenuto che il simbolo è «colorato, di grandi dimensioni, posto sul viale principale di accesso alla torre e crea un forte squilibrio» nella forma della struttura, «modificando sostanzialmente le forme molto pure del monumento».

 

Mantenere gli anelli al loro posto andrebbe contro «la neutralità e il significato acquisito nel corso degli anni dalla Torre Eiffel, che è diventata il simbolo della città di Parigi e persino di tutta la Francia nel mondo», ha affermato l’AGDE, secondo quanto riportato dai media locali.

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L’associazione della famiglia Eifella ha affermato di aver già consultato gli avvocati per bloccare il piano e ha suggerito che gli anelli rimangano al loro posto solo fino «alla fine del 2024, che segna la fine dell’anno olimpico».

 

L’AGDE aveva precedentemente affermato che «non sembra appropriato» che la Torre Eiffel «sia aggiunta in modo duraturo al simbolo di un’organizzazione esterna, qualunque sia il suo prestigio».

 

La Torre Eiffel, alta 330 metri, fu costruita dal leggendario ingegnere come struttura temporanea per l’Esposizione di Parigi del 1889. La torre, che ora è di proprietà della città di Parigi, era originariamente destinata a durare solo 20 anni. Fu designata come sito patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1991.

 

Secondo il sito web ufficiale della Torre Eiffel, si tratta del monumento più visitato al mondo, che attrae circa sette milioni di persone ogni anno.

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Immagine di Chabe01 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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Politica

L’UE si prepara a punire la Slovacchia. Come l’Ungheria

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L’UE starebbe portando avanti la sua minaccia di trattenere i fondi dalla Slovacchia, che ha portato alla rimozione da parte di Bratislava di un procuratore speciale anti-corruzione in un recente ciclo di riforme del codice penale. Lo riporta la testata economica americana Bloomberg.   Il primo ministro Robert Fico ha accusato Bruxelles di parzialità politica.   Fonti citate da Bloomberg domenica hanno affermato che la Commissione europea sta valutando diverse opzioni per penalizzare finanziariamente Bratislava. Una proposta riguarderebbe un cosiddetto meccanismo di condizionalità, che consentirebbe il congelamento di alcuni dei 12,8 miliardi di euro assegnati alla Slovacchia nell’ambito del programma di coesione dell’UE.

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Bruxelles potrebbe anche «recuperare» tutti o parte dei 2,7 miliardi di euro di sovvenzioni COVID-19 che Bratislava ha ricevuto dal blocco.   L’unità speciale che accusa la Slovacchia, l’USP, è stata creata nel 2004 e chiusa a marzo di quest’anno. Il suo ultimo leader, Daniel Lipsic, è stato anche ministro della giustizia nel governo che aveva estromesso dal potere il primo gabinetto di Fico nel 2010.   Durante la sua corsa per diventare primo ministro per la terza volta nel 2023, Fico ha accusato l’USP di aver preso di mira il suo partito nazionalista Smer-SD con indagini motivate politicamente.   «Questo male nella forma di Lipsic deve finire e lo stiamo facendo con forza e in modo approfondito», ha detto Fico ai giornalisti nel dicembre 2023, dopo aver vinto le elezioni.   Il partito di opposizione Slovacchia Progressista ha accusato il premier di cercare «impunità e vendetta» con una «guerra lampo contro lo stato di diritto».   Secondo una lettera al ministro della Giustizia slovacco Boris Susko, citata dai media, a febbraio la Commissione europea ha avvertito Bratislava che la sua riforma avrebbe avuto «un impatto negativo diretto e significativo sul diritto dell’UE e sugli interessi finanziari dell’Unione».   Come riportato da Renovatio 21, Bruxelles ha precedentemente utilizzato il meccanismo di condizionalità anche per punire l’Ungheria per un presunto arretramento sullo stato di diritto. Il primo ministro Viktor Orban e Fico hanno entrambi accusato Bruxelles di violare la sovranità degli stati membri e di aver gestito male la crisi ucraina.   Dopo lo scioglimento dell’organismo anticorruzione slovacco, fonti dell’UE hanno dichiarato che l’Unione non avrebbe avuto fretta di punire Bratislava.   «Attualmente, non consideriamo la Slovacchia un problema importante negli affari esteri, per quanto riguarda la gestione dell’Ucraina, ad esempio», aveva detto un diplomatico dell’UE a Reuters all’epoca. Un altro funzionario ha affermato che l’alienazione dell’Ungheria è servita da esempio per il blocco.

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La riforma slovacca più ampia è stata sospesa per mesi, mentre la Corte costituzionale deliberava sulla questione. Dopo aver approvato la maggior parte delle modifiche all’inizio di giugno, il Parlamento ha modificato la legislazione in quello che Susko ha definito un tentativo di mitigare il rischio di ritorsioni da parte dell’UE.   Le molestie di Bruxelles – tra minacce, ricatti e fondi congelati –contro l’Ungheria sembrano non avere fine.   Tuttavia, Orban ha dichiarato a inizio anno che «nessun danaro» può far sì che l’Ungheria accetti immigrati e agenda LGBT come da programma delle alte sfere UE.   In recenti sviluppi, Budapest si è impegnata a mandare corriere di immigrati a Bruxelles per essere scaricati direttamente nella capitale europea.   Contro la proposta di espulsione dell’Ungheria da Schengen – misura proposta come punizione dopo che Budapest ha allentato le sue regole di ingresso per i russ –si è speso il premier polacco Donald Tusk.   Budapest si oppone fermamente all’ingresso dell’Ucraina nella UE. Negli anni del conflitto il primo ministro magiaro ha operato per silurare i pacchetti di sanzioni creati da Bruxelles contro Mosca – sanzioni che poi, come oramai ammesso, hanno danneggiato soprattutto gli europei, con una stima di buco da 1,5 trilioni di dollari.   Come riportato da Renovatio 21, Orban ha più volte dichiarato che i burocrati UE «vogliono la guerra con la Russia», e che il blocco si trova in istato di «psicosi di guerra».

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr 
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