Politica
Il tribunale vieta a Bolsonaro di candidarsi sino al 2030

L’ex presidente brasiliano Jair Messias Bolosnaro è stato escluso dalla candidatura a cariche pubbliche fino al 2030 dal tribunale elettorale del Brasile.
Una maggioranza dei sette giudici in servizio presso il più alto tribunale elettorale del Brasile si è schierata venerdì contro Bolsonaro «dopo aver concluso che ha abusato del suo potere e ha sollevato dubbi infondati sul sistema di voto elettronico del Paese», riporta l’agenzia Associated Press.
Bolsonaro è volato in Florida dopo aver perso di poco la sua candidatura per la rielezione a Lula dal 50,9% al 49,1% lo scorso ottobre. Non ha mai ammesso espressamente la sconfitta e ha persino contestato i risultati intentando una causa di 33 pagine, che alla fine è stata respinta dal giudice supremo della Corte suprema di sinistra Alexandre De Moraes, considerato dalla massa di supporter di Bolsonaro suo acerrimo oppositore contestato da milioni di persone in manifestazioni di massa.
Moltissimi ritengono che le elezioni siano state rubate. Proteste quotidiane andarono avanti per mesi con numeri massivi, giungendo al culmine con l’occupazione pacifica dei palazzi del potere di Brasilia da parte dei supporter di Bolsonaro. La repressione si è abbattuta pesantissima: già un mese prima, ad ogni modo, la polizia del nuovo governo Lula sparava sui sostenitori del precedente presidente.
Come era accaduto in Canada con i camionisti, anche in Brasile si cominciò a congelare i conti bancari di chi protestava – una grande anticipazione di ciò che succederà ovunque.
Bolsonaro è tornato in Brasile a marzo, subendo immediatamente un raid in casa da parte delle autorità federali a maggio.
«Il caso di Bolsonaro segna la prima volta che un presidente è stato sospeso per violazioni elettorali piuttosto che per un reato», riferisce l’AP. «La legge brasiliana vieta ai candidati con condanne penali di candidarsi alle cariche».
Il giudice Benedito Gonçalves ha affermato che Bolsonaro ha presentato «spaventose bugie» intese a «suscitare uno stato di paranoia collettiva», riporta il giornale britannico Guardian. In una dichiarazione non esattamente imparziale, il giudice Floriano de Azevedo Marques ha sostenuto che Bolsonaro ha cercato di fare del Brasile «una piccola repubblica delle banane» con le sue «azioni immorali».
Bolsonaro, 68 anni, è cattolico. Ha consacrato il Brasile a Maria, la Madre di Dio, prima dell’elezione. Durante i suoi quattro anni in carica, ha perseguito una serie di politiche a favore della vita e della famiglia.
Come noto, Bolsonaro era uno stretto alleato dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con rapporti continui mantenuti anche attraverso i figli. Molti osservatori hanno sostenuto che l’assalto agli edifici di Brasilia in seguito alla perdita di Bolsonaro fosse uno stratagemma del Deep State simile a quello del 6 gennaio negli Stati Uniti, progettato per dipingerlo come una «minaccia alla democrazia» al fine di impedirgli un ulteriore coinvolgimento politico.
«Questa è un’ingiustizia contro di me, mio Dio del cielo! Mostrami qualcosa di concreto che ho fatto contro la democrazia», ha detto giovedì Bolsonaro. «Forse il mio crimine è stato fare la cosa giusta per quattro anni».
L’attuale presidente Lula, che era già stato presidente dal 2003 al 2010, ha avvicinato il Brasile alla Cina e alla sinistra globale durante il suo breve periodo in carica. L’ex carcerato si è quindi impegnato a combattere la diffusione delle cosiddette «fake news» sui social media – cioè di praticare la censura su chiunque non segua la linea del governo –, ha promosso i vaccini COVID-19 in maniera grottesca e ha perseguito politiche «verdi» radicali. Prima di candidarsi alla carica nel 2020, stava scontando una pesante pena detentiva per riciclaggio di denaro nell’ambito della megaoperazione anticorruzione «Lava Jato», condanna poi revocata da un tribunale elettorale che gli ha permesso così di correre contro Bolsonaro.
I sostenitori di Bolsonaro sostengono si sia trattati di brogli ed ipotizzano addirittura di trame che coinvolgono le organizzazioni di narcotrafficanti, che avrebbero diretto i voti della favela. Nel 2017 uno scandalo ha visto il Giudice del Supremo Tribunale Federale Alexandre de Moraes accusato di essere stato tra il 2010 ed il 2014 l’avvocato di esponenti del Primeiro Comando da Capital (PCC), un’organizzazione criminale terrorista fondata nelle carceri paulista nel 1993, e ora considerata tra le più forti e violente.
Secondo l’AP, Bolsonaro può presentare ricorso contro la decisione alla Corte Suprema del Brasile, anche se si ritiene improbabile un ribaltamento.
Politica
Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro

Sanae Takaichi è diventata la prima donna Primo Ministro del Giappone, vincendo le elezioni parlamentari di Tokyo martedì. Esponente di lungo corso del Partito Liberal Democratico (LDP), nota come la «Lady di Ferro» del Giappone per la sua ammirazione verso l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, Takaichi è riconosciuta per il suo conservatorismo sociale, il nazionalismo e il sostegno a un ruolo più ampio per le forze armate giapponesi.
A 64 anni, Takaichi ha sostenuto la revisione della clausola pacifista della costituzione postbellica del Giappone e il riconoscimento ufficiale delle Forze di autodifesa come esercito nazionale. Ha inoltre appoggiato un aumento della spesa per la difesa e una maggiore cooperazione militare con gli Stati Uniti.
Le sue posizioni sulla sicurezza nazionale richiamano le politiche dell’ex premier Shinzo Abe, di cui è considerata una protetta e con cui aveva stretti legami politici.
Frequente visitatrice del Santuario Yasukuni di Tokyo, che rende omaggio ai caduti giapponesi, inclusi criminali di guerra della Seconda Guerra Mondiale, Takaichi è stata spesso criticata dai Paesi vicini per quello che considerano revisionismo storico. Ha difeso le sue visite come atti di rispetto personale, sostenendo che i crimini di guerra dei soldati giapponesi siano stati esagerati.
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A livello interno, Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la successione imperiale esclusivamente maschile e ha criticato le proposte di cognomi separati per le coppie sposate.
La Takaicha ha inoltre appoggiato il rafforzamento dei confini e politiche migratorie più rigide, chiedendo misure contro i visti non concessi, il turismo eccessivo e l’acquisto di terreni da parte di stranieri, soprattutto vicino a risorse strategiche.
In politica estera, la Takaichi ha definito la crescente potenza militare della Cina una «seria preoccupazione», proponendo misure di deterrenza, tra cui un patto di sicurezza con Taiwan.
Si ritiene che Takaichi non intenda perseguire un significativo riavvicinamento con la Russia, avendo ripetutamente rivendicato la sovranità sulle isole Curili meridionali, annesse dall’Unione Sovietica nel 1945 come parte degli accordi postbellici.
Takaichi assume la carica in un momento critico per il Giappone, che affronta un tasso di natalità ai minimi storici, un rapido invecchiamento della popolazione, un’inflazione persistente e il malcontento pubblico per gli scandali politici che hanno eroso la fiducia nel PLD, il partito al governo.
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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

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Politica
Sarkozy sarà messo in cella di isolamento

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, riconosciuto colpevole di associazione a delinquere per ottenere fondi illeciti per la sua campagna elettorale del 2007, sconterà la pena in isolamento, secondo quanto riportato dall’AFP.
Il 25 settembre, un tribunale parigino ha condannato Sarkozy, 70 anni, a cinque anni di carcere per un complotto del 2005 volto a ottenere finanziamenti segreti dal leader libico Muammar Gheddafi. Il tribunale ha stabilito che, in cambio dei fondi, Sarkozy si sarebbe impegnato a migliorare la reputazione internazionale della Libia. Il giudice, sottolineando la «gravità eccezionale» del crimine, ha disposto l’incarcerazione immediata, anche in caso di appello.
Presidente della Francia dal 2007 al 2012, Sarkozy è il primo ex capo di Stato di un Paese membro dell’UE a essere incarcerato. La sua detenzione inizierà martedì.
Domenica, l’AFP ha riferito fonti del carcere parigino di La Santé, secondo cui Sarkozy sarà probabilmente confinato in una cella di nove metri quadrati nell’ala di isolamento, per limitare i contatti con altri detenuti.
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Sarkozy ha definito il verdetto un’«ingiustizia», ribadendo la propria innocenza. I suoi legali hanno presentato ricorso e intendono richiedere la conversione della pena in arresti domiciliari una volta iniziata la detenzione.
L’inchiesta è partita nel 2013, dopo le dichiarazioni del 2011 di Saif al-Islam, figlio di Gheddafi, secondo cui il padre avrebbe versato circa 50 milioni di euro (54,3 milioni di dollari) per la campagna di Sarkozy.
Sarkozy ha avuto un ruolo chiave nell’intervento NATO che ha portato alla caduta e all’uccisione di Gheddafi nell’ottobre 2011 da parte di gruppi armati antigovernativi.
In precedenza, l’ex presidente era stato condannato in due casi separati per corruzione, traffico di influenze e finanziamento illecito di campagne elettorali, scontando in entrambi i casi gli arresti domiciliari.
Sarkozy è stato privato pure della Legion d’Onore, la più alta onorificenza statale di Francia. Nelle accuse era finita, ad un certo punto, anche la moglie Carla Bruni.
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Immagine di UMP via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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