Bioetica
I rapporti tra il traffico di esseri umani e la multinazionale dell’aborto
I sopravvissuti alla tratta di esseri umani affermano che i trafficanti hanno utilizzato Planned Parenthood per ottenere contraccettivi e aborti senza essere disturbati. Studi recenti confermano i collegamenti tra le vittime della tratta di esseri umani e la catena multimiliardaria dell’aborto.
Ann andava spesso alla Planned Parenthood (PP) con il suo trafficante per procurarsi contraccettivi o abortire. Questa sopravvissuta al traffico sessuale ha raccontato ai ricercatori di uno studio come il suo aggressore abbia stretto amicizia con i lavoratori della PP in modo che non gli chiedessero delle molte ragazze che ha portato lì.
«Andavo spesso alla PP. Portava lì tutte le sue figlie», ha detto. «Si faceva chiamare Benny e non sapevamo chi fosse. Diceva che eravamo sorelle o amiche». Secondo Live Action News, la storia di Ann è una delle tante che legano le vittime della tratta alla PP, la catena dell’aborto che riceve centinaia di milioni di dollari dei contribuenti ogni anno.
Il rapporto cita tre studi recenti, tra cui uno a cui ha partecipato Ann, pubblicato sul Journal of Human Trafficking, che dimostra l’esistenza di questo legame.
Secondo Live Action, molti sopravvissuti hanno detto che gli sfruttatori li portano alla PP perché nessuno fa domande. Ann ha spiegato che il suo aggressore mentiva sulla sua relazione con le sue vittime e che «non è stato interrogato al riguardo».
«Quando siamo andati lì, ci ha accompagnato», ricorda. «Quando gli veniva chiesto di lasciare la sala d’esame, diceva: “Voglio assicurarmi che sia trattata bene”. Mi è stato solo chiesto se mi andava bene che rimanesse, a cui ha sempre risposto affermativamente».
Un’altra vittima, Beverly, ha detto agli investigatori di aver visitato la PP «molto spesso» durante gli otto anni in cui è stata vittima della tratta. Secondo lo studio, PP è «la clinica sanitaria di comunità più visitata» dalle vittime della tratta. Uno studio pubblicato nel 2014 ha rilevato che le vittime «hanno avuto contatti significativi con centri di trattamento clinico, molto spesso cliniche PP»: circa il 30% ha visitato un centro PP durante la tratta.
Live Action News ha riportato anche uno studio del 2017 condotto presso la prigione di Rikers Island, che ha classificato la PP tra i luoghi più visitati dalle vittime della tratta. Circa tre quarti dei partecipanti allo studio hanno affermato di aver visitato una «clinica di comunità» mentre subivano abusi e «tutte tranne una si erano recate alla PP».
Le vittime hanno affermato che il canale dell’aborto è «gratuito» e «comodo», suggerendo che i loro operatori non erano preoccupati di essere denunciati. Per legge, qualsiasi operatore sanitario è tenuto a segnalare alle autorità sospetti abusi su minori di 18 anni e alcune delle vittime della tratta di esseri umani negli studi erano minorenni.
Parlando del suo tempo «per strada», Laura spiega: «Sono stata in ospedali, cliniche di cure urgenti, cliniche per la salute delle donne e da medici privati. Nessuno mi ha mai fatto domande quando sono andata in una clinica… ho preso dei contraccettivi per i dieci anni in cui sono stato per strada, per lo più iniezioni di Depo-Provera che mi hanno fatto alla PP o in altre cliniche del quartiere. Mi hanno dato anche la pillola del giorno dopo».
Un’altra sopravvissuta ha spiegato di essere rimasta incinta sei volte durante la tratta e di aver avuto sei aborti. Ha detto: «almeno uno dei miei aborti è avvenuto nella PP perché non hanno fatto domande… Questi aborti mi hanno lasciato molte cicatrici perché non c’è stato un monitoraggio e in due casi ho avuto gravi infezioni, così gravi che ho finito per perdere le tube di Falloppio [e ho dovuto sottopormi a un’isterectomia]».
Una negligenza complice e di vecchia data
Per decenni, sostenitori della vita e altri hanno scoperto prove che la PP ha trascurato l’abuso sessuale di ragazze.
Un video sotto copertura del 2011 ha filmato un impiegato PP nel New Jersey «erudendo degli attori di Live Action sotto copertura su come una prostituta minorenne potrebbe continuare a lavorare dopo aver subito un aborto». La catena dell’aborto ha successivamente licenziato il dipendente.
PP è stata anche accusata di vendere parti del corpo di bambini abortiti, di operare maldestramente degli aborti che hanno ucciso donne, di discriminazione nei confronti di lavoratrici incinte e appartenenti a minoranze razziali e di altre attività non etiche e potenzialmente illegali.
Sebbene sia tecnicamente un’organizzazione senza scopo di lucro, supporta gli aborti per «qualsiasi motivo» fino alla nascita, compresi gli aborti selettivi per sesso. L’anno scorso, ha ucciso con aborti 374.155 bambini non ancora nati, ricevendo oltre 670 milioni di dollari di tasse.
Un nuovo sondaggio di Open Secrets ha rilevato che la PP spende più denaro nel fare pressione sui legislatori federali di qualsiasi altro gruppo su entrambi gli schieramenti del dibattito sull’aborto.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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Bioetica
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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