Connettiti con Renovato 21

Armi biologiche

Guerre biologiche ed epidemie, la profezia cinese di Jack London

Pubblicato

il

 

 

 

 

In molti, oramai un paio di mesi fa, sono rimasti a bocca aperta a sentire che il romanziere Dean Koontz, certo non conosciuto per il suo genio nella prosa o le sue capacità precognitive, in un libro di quasi 40 anni fa – The Eyes of Darkness, inedito in Italia – parlava di un virus creato in laboratorio, cioè un’arma biologica, dal nome Wuhan-400. C’è stato poi il caso della sensitiva radiotelevisiva Sylvia Browne, che in un libro di predizione pubblicato 12 anni fa,  End of Days: Predictions and Prophecies about the End of the World, parlava di una tremenda malattia polmonare a sconvolgere il pianeta nel 2020.

 

Di profezie letterarie che assomigliano al disastro biologico in corso, tuttavia, anche in passato se ne sono fatte alcune di notevoli. 

 

Nel libro di London, nel 1976 i Paesi d’Occidente decidono una tremenda manovra per invadere il Regno di Mezzo. In pratica, gli euroamericani mettono in atto un blocco totale della grande potenza asiatica, assediando la Cina

Il caso più autorevole sembra di essere quello di Jack London (1876-1916). L’indimenticato autore di Zanna Bianca nel 1910 diede alle stampe il libro The Unparallaled Invasion. In Italiano, cosa ancora più consona alla situazione odierna, lo si trova edito con il titolo Guerra alla Cina. L’inaudita invasione.

 

London se scriveva di Oriente sapeva quel che diceva: egli era stato inviato di guerra per il San Francisco Examiner, quotidiano della sua città natale, durante la guerra russo-giapponese del 1904, che visse al fronte con i giapponesi che lo arrestarono diverse volte. Al terzo arresto fu necessario l’intervento del presidente Teodoro Roosevelt per permettergli di tornare in patria.

 

Poco più di un lustro dopo, London iniziò a scrivere The Unparalleled Invasion immaginandosi l’allora lontano 1922, quando una Cina divenuta potenza moderna sarebbe arrivata ad annettere il Giappone. L’unione delle risorse naturali cinesi con quelle industriali nipponiche, nella storia di London, permettevano alla Cina di divenire una superpotenza che per mezzo secolo avrebbe minacciato i Paesi confinanti.

 

«Da questo velivolo , mentre curvava il suo volo avanti e indietro sulla città, caddero missili: strani missili innocui, tubi di vetro fragile che si frantumarono in migliaia di frammenti per le strade e le case»

Di fronte a questa minaccia inarrestabile posta dalla potenza cinese,  nel 1976 i Paesi d’Occidente decidono una tremenda manovra per invadere il Regno di Mezzo.

 

In pratica, gli euroamericani mettono in atto un blocco totale della grande potenza asiatica: eserciti e flotte lungo tutti i confini; il Paese della Grande Muraglia veniva di fatto murato vivo nei suoi confini. Nessuno può entrare o uscire dalle terre del Dragone.

 

Poi europei e americani fanno trasvolare le megalopoli cinesi con piccoli aerei (erano una novità ai tempi di London, ma nel 1909, un anno prima del libro, Louis Bleriot aveva già sorvolato la Manica). Questi aerei sembrano normali aerei da ricognizione, e vengono considerati inoffensivi dagli assediati.

 

Sono i contenitori della nuova arma di sterminio: una miscela di batteri in grado di far scoppiare mostruosi focolai epidemici e quindi ridurre drasticamente la popolazione cinese

Invece gli aerei sono latori di un nuovo tipo di guerra.

«Da questo velivolo , mentre curvava il suo volo avanti e indietro sulla città, caddero missili: strani missili innocui, tubi di vetro fragile che si frantumarono in migliaia di frammenti per le strade e le case. Ma non c’era nulla di micidiale in questi tubi di vetro. Non accadde niente. Non ci furono esplosioni».

 

Sopra gli ammassi urbani dove vivono milioni di cittadini cinesi, i velivoli sganciano centinaia di provette paiono non contenere nulla.

 

Sono i contenitori della nuova arma di sterminio: una miscela di batteri in grado di far scoppiare mostruosi focolai epidemici e quindi ridurre drasticamente la popolazione cinese, piegandola completamente nella sua sostanza umana e politica.

 

London aveva immaginato un’arma biologica multipla, cioè formata da una sommatoria di malattie. 

«Se ci fosse stata una piaga, la Cina avrebbe potuto farcela. Ma da una ventina di piaghe nessuna creatura era immune (…) Perché erano questi batteri, germi, microbi e bacilli, coltivati ​​nei laboratori occidentali, che erano scesi sulla Cina sotto la pioggia di vetro».

 

«Perché erano questi batteri, germi, microbi e bacilli, coltivati ​​nei laboratori occidentali, che erano scesi sulla Cina sotto la pioggia di vetro»

«Ogni organizzazione svanì. Il governo si sbriciolò. Decreti e proclami divenivano inutili quando gli uomini che li avevano creati e firmati un momento morivano il ​​giorno successivo».

 

«Né milioni pazzi, spinti a fuggire con la morte, potevano fermarsi ad ascoltare qualcosa. Fuggirono dalle città per infettare il paese e ovunque fuggissero portavano con sé le piaghe».

 

«La calda estate era iniziata (…) e la pestilenza peggiorò dappertutto. Molto congetture sono state fatte su ciò che è accaduto, e molto si apprese dalle storie dei pochi sopravvissuti».

 

««Ogni organizzazione svanì. Il governo si sbriciolò. Decreti e proclami divenivano inutili quando gli uomini che li avevano creati e firmati un momento morivano il ​​giorno successivo»

«Le creature miserabili dissolsero l’Impero in fughe da milioni di persone. I vasti eserciti che la Cina aveva raccolto sulle sue frontiere si erano dissolti. Le fattorie furono saccheggiate per il cibo e non furono più piantate colture, mentre le colture già presenti furono lasciate incustodite e non arrivarono mai al raccolto».

 

I cinesi sopravvissuti tentano quindi fughe di massa attraverso i confini, ma gli eserciti euro-americani sparano a vista. L’Impero cinese, debole e spopolato, è pronto ad essere invasa con estrema facilità dagli assedianti.

 

Nel libro, lo sterminio con armi biologiche su tutto il territorio cinese apre la strada a un’epoca gioiosa di «splendida produzione meccanica, intellettuale e artistica». Negli anni ’80, le nuvole di guerra si radunano ancora una volta tra Germania e Francia, e la storia si conclude con le nazioni del mondo che si impegnano solennemente a non usare le stesse tecniche che avevano usato contro la Cina

«Né milioni pazzi, spinti a fuggire con la morte, potevano fermarsi ad ascoltare qualcosa. Fuggirono dalle città per infettare il paese e ovunque fuggissero portavano con sé le piaghe»

 

Non siamo interessati ad aggiungere molto altro. Si tratta chiaramente di un romanzo, scritto magari da uno che – come sarebbe capitato a tanti suoi connazionali a più riprese nel XX secolo e ora parrebbe anche nel XXI – con gli orientali aveva un po’ il dente avvelenato. I timori che lo scrittore de Il Richiamo della Foresta nutriva sulla Cina furono da lui stesso ammessi come una forma di«egotismo razziale occidentale (…) promosso da una fede in noi stessi che può essere tanto errata come sono le fantasie più appassionate della razza».

 

The Unparalleled Invasion è un racconto al centro di pesanti controversie. London infatti descrive il genocidio come «l’unica soluzione possibile al problema cinese», ed è stato citato come prova del razzismo di London.
«Le creature miserabili dissolsero l’Impero in fughe da milioni di persone. Le fattorie furono saccheggiate per il cibo e non furono più piantate colture, mentre le colture già presenti furono lasciate incustodite e non arrivarono mai al raccolto»

 

Tuttavia non possiamo non rimanere colpiti da come, 110 anni fa, una guerra totale con armi biologiche già accendesse l’immaginazione degli artisti. Che non trovavano posto migliore, per ambientare questa storia di germi sterminatori, che la Cina.

 

Ora, con Wuhan e tutto quello che né è seguito, state tranquilli che la realtà ha superato qualsiasi immaginazione letteraria.

 

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Armi biologiche

Preparano la guerra psicochimica in Donbass?

Pubblicato

il

Da

Le forze ucraine hanno usato armi chimiche che hanno causato la perdita di coscienza dopo l’inalazione, ha riferito giovedì il corrispondente della Komsomolskaya Pravda Alexander Kots, citando fonti dell’esercito russo. Il presunto attacco sarebbe avvenuto vicino a Orekhov, nella regione di Zaporiggia.

 

L’uso di sostanze vietate dalle convenzioni internazionali sembra far parte della tanto attesa offensiva ucraina, ha scritto il giornalista su Telegram.

 

Secondo Kots, i carri armati forniti dall’Occidente sono stati avvistati fuori Kharkov, mentre le truppe ucraine hanno lanciato attacchi contro le posizioni russe a nord ea sud di Artjomovsk, che chiamano Bakhmut.

 

Giovedì sera, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che non vi erano «operazioni attive» sul fronte di Zaporiggia e che «la situazione generale nell’area dell’operazione militare speciale è sotto controllo».

 

Numerosi funzionari occidentali hanno affermato nell’ultima settimana che tutte le armi, le munizioni e i rifornimenti necessari per la grande controffensiva dell’Ucraina erano già stati consegnati. Giovedì, il Regno Unito ha confermato di aver fornito a Kiev missili Storm Shadow a lungo raggio.

 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, tuttavia, ha affermato di aver bisogno di più tempo e di più veicoli blindati prima di poter lanciare l’assalto, al fine di evitare vittime. Nella stessa intervista, Zelens’kyj ha affermato che l’Ucraina non ha nulla a che fare con i droni che hanno attaccato il Cremlino la scorsa settimana.

 

Secondo il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., il cui figlio si era offerto volontario al fianco di Kiev per diversi mesi l’anno scorso, l’Ucraina ha subito circa 300.000 vittime militari e sta subendo perdite a un ritmo molto più alto della Russia.

 

Le autorità della Repubblica popolare di Donetsk avevano accusato le truppe ucraine di aver sganciato armi chimiche dai droni a febbraio, indicando rapporti e video in prima linea condivisi dagli ucraini sui social media, riporta il sito russo RT.

 

Alla fine di febbraio, l’esercito russo ha avvertito che le forze ucraine a Kramatorsk avevano ricevuto 16 container con sostanze antisommossa CS (clorobenzilidenemalononitrile) e CR (dibenzoxazepina), nonché – fatto interessante – l’agente inabilitante BZ (3-Quinuclidinil benzilato), insieme a «cittadini di Paesi stranieri». Mosca ha quindi suggerito che gli Stati Uniti potrebbero pianificare un attacco «false flag» nel Donbass.

 

Come riportato da Renovatio 21, di un possibile false flag chimico ucraino si era parlato ancora un anno fa. La guerra chimica è vietata dalla Convenzione sulle armi chimiche (CWC), un trattato internazionale entrato in vigore nel 1997 e di cui sono firmatarie sia l’Ucraina che la Russia.

 

Il 3-Quinuclidinil benzilato (QNB), chiamato BZ in codice NATO e sostanza 78 nel codice militare URSS, è un potente allucinogeno che induce disfunzioni cognitive e delirio.

 

Il BZ è stato inventato dalla società farmaceutica svizzera Hoffman-LaRoche nel 1951 durante studi su agenti antispasmodici, simili alla tropina, per il trattamento di disturbi gastrointestinali quando è stata scoperta la sostanza chimica. È stato quindi studiato per un possibile utilizzo nel trattamento dell’ulcera, ma è stato ritenuto inadatto. A quel tempo l’esercito degli Stati Uniti e la CIA del progetto MK Ultra cominciarono ad interessarsene insieme a un’ampia gamma di possibili agenti inabilitanti non letali, psicoattivi e psicotomimetici tra cui droghe psichedeliche come LSD e THC, droghe dissociative come ketamina e fenciclidina, potenti oppioidi come il fentanil, etc.

 

Nel 1959, l’esercito degli Stati Uniti mostrò un interesse significativo nel dispiegarlo come agente di guerra chimica.

 

Come descritto nell’introvabile libro autobiografico Chemical Warfare: Secrets Almost Forgotten (2006) dello psichiatra dell’esercito in pensione James Ketchum, il lavoro di sperimentazione procedette nel 1964 quando un generale immaginò un piano per inabilitare un’intera imbarcazione con BZ aerosolizzato: un esperimento che prese il nome di Project DORK.

 

Il BZ fu tra le sostanze testate nelle strutture dell’Edgewood Arsenal, nel Maryland, tra il 1948 e il 1975, dove con esperimenti su soldati l’esercito voleva valutare l’impatto di agenti di guerra chimica a basso dosaggio sul personale militare e testare indumenti protettivi, prodotti farmaceutici e vaccini. Una certa parte di questi studi era diretta alla cosiddetta «guerra psicochimica».

 

Tali storie sono riflesse nel film con Tim Robbins Allucinazione perversa (1990), che parla di esperimenti a base di BZ sui soldati americani in Vietnam.

 

Secondo quanto riportato, le scorte americane di BZ sarebbero state distrutte nel 1989 come parte di un ridimensionamento generale del programma di guerra chimica degli Stati Uniti.

 

Nel 1998 l’esercito britannico aveva accusato l’Iraq di Saddam Hussein di avere riserve di un «Agente 15» di fatto identico al BZ. Nel 2013 gli USA accusarono la Siria di Assad di aver usato l’allucinogeno.

 

Ora, che il BZ rispunti fuori nel Donbass, non ci stupisce. E non ci stupisce nemmeno che a portarcelo sarebbero gli stessi che, come sempre, accusavano gli altri di utilizzarlo.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Armi biologiche

«Enorme rischio biologico»: l’OMS emana un avviso sull’attacco del biolaboratorio in Sudan

Pubblicato

il

Da

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i combattenti ribelli in Sudan hanno preso il controllo di un biolaboratorio contenente vari pericolosi campioni di virus. I combattimenti tra le forze ribelli e l’esercito sudanese sono in corso dal 15 aprile. Negli ultimi giorni è stata indetta una tregua, ma la tensione tra le due fazioni resta altissima.

 

Ieri l’OMS ha emesso un avviso, affermando che la situazione è «estremamente grave» e che esiste un «enorme rischio biologico» ora che i campioni di virus sono nelle mani del gruppo ribelle.

 

I combattenti antigovernativi avrebbero preso il controllo di un laboratorio nella capitale Kharthoum che detiene virus come la poliomielite e il morbillo.

 

Il rappresentante sudanese dell’OMS, Nima Saeed Abid, ha dichiarato martedì alla stampa: «questa è la preoccupazione principale: nessuna accessibilità ai tecnici di laboratorio per recarsi in laboratorio e contenere in sicurezza il materiale biologico e le sostanze disponibili».

 

In un’intervista TV l’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo ha affermato che l’OMS non è riuscita a proteggere in modo sicuro i laboratori ad alta sicurezza in tutto il mondo.

 

 

L’episodio riporta alla mente la questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli USA, per la sicurezza dei quali lanciò l’allarme la «pupara» della guerra ucraina, la funzionaria neocon del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, ammettendo così la loro esistenza. Fu poi dimostrato che nel caso dei laboratori ucraini era coinvolto anche il problematico figlio del presidente Joe Biden, Hunter.

 

Il Pentagono in seguito confessò di aver finanziato in Ucraina 46 laboratori.

 

La Russia accusò in seguito i laboratori ucraini di essere parte di un’operazione militare USA. In tali «attività biologiche militari» ucraine secondo la portavoce degli Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova sarebbe coinvolta anche la Germania. La Cina l’anno passato ha chiesto l’invio di ispettori ONU per indagare sulla questione. La Russia aveva già convocato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per presentare prove sui laboratori.

 

La questione della sicurezza dei biolaboratori riguarda anche il famigerato laboratorio BSL-4 di Wuhan, costruito dall’ex azienda francese del capo di Moderna e poi finanziato da programmi pubblici americani di bioingegneria Gain of Funtcion guidati da Anthony Fauci.

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

Continua a leggere

Armi biologiche

Gli Stati Uniti producono «componenti per armi biologiche» in Ucraina: parla il generale russo Kirillov

Pubblicato

il

Da

Gli Stati Uniti stanno usando l’Ucraina per fabbricare componenti per armi biologiche, ha detto martedì alla Duma di Stato (il Parlamento della Federazione Russa) il comandante delle forze di difesa nucleare, biologica e chimica della Russia. Lo riporta la testata russa RT.

 

Il tenente generale Igor Kirillov afferma che l’esercito russo ha trovato ampie prove di ciò a Donetsk, Lugansk e Kherson.

 

«Non abbiamo dubbi che gli Stati Uniti, con il pretesto di garantire la biosicurezza globale, abbiano condotto ricerche sul dual use [ossia sia per uso civile che militare, ndr], inclusa la creazione di componenti di armi biologiche, in prossimità dei confini russi», ha detto Kirillov ai Parlamentari russi.

 

Il generale ha quindi dichiarato che i militari sono giunti a questa conclusione dopo aver intervistato numerosi testimoni oculari e aver esaminato circa 2.000 pagine di documentazione rinvenute nella regione di Kherson e nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. L’indagine ha coinvolto anche una task force parlamentare e le forze dell’ordine federali.

 

Mosca ha espresso preoccupazione per una rete di laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina nelle prime settimane del conflitto e da allora ha spesso reso pubbliche prove sul programma. Irina Yarovaya, vicepresidente della Duma di Stato russa e copresidente della Commissione investigativa sulle attività dei laboratori biologici statunitensi in Ucraina, la scorsa estate aveva dichiarato che i biolaboratori ucraini finanziati dagli USA erano parte di un’operazione militare. Konstantin Kosachev, copresidente della commissione parlamentare russa per indagare sulle attività dei biolaboratori ucraini, aveva già dichiarato ai giornalisti che i militari ucraini sono stati sottoposti a esperimenti batteriologici nel loro Paese.

 

Il governo degli Stati Uniti ha confermato l’esistenza dei laboratori lo scorso marzo – con tanto di ammissione di Victoria Nuland, la grande pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni, in un’udienza alla Camera USA – ma ha insistito sul fatto che non erano né illegali né destinati a scopi militari, nonostante il fatto che gran parte del loro finanziamento passasse attraverso il Pentagono. La stessa Nuland è stata quindi invitata a Mosca dalla Duma per dare spiegazioni.

 

Il Pentagono lo scorso anno ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini.

Secondo Kirillov, l’indagine ha identificato individui specifici coinvolti nella bioricerca militare nel territorio degli Stati Uniti e dell’Ucraina. Ha anche osservato che i fatti resi pubblici dal ministero della Difesa russo non sono stati contestati.

 

«Nessuno, compresi i Paesi occidentali, ha avuto dubbi sull’autenticità dei documenti pubblicati», ha detto il generale.

 

Mosca ha portato la questione dei biolaboratori alle Nazioni Unite lo scorso ottobre, chiedendo un’indagine internazionale, ma la mozione è stata bloccata da Stati Uniti, Regno Unito e Francia nel Consiglio di sicurezza. Anche la Cina aveva chiesto ispettori ONU nei biolaboratori ucraini finanziati dagli USA.

 

Il programma in Ucraina era precedentemente noto come «Ricerca biologica congiunta», ma da allora è stato ribattezzato «Ricerca sul controllo biologico», secondo i documenti presentati da Kirillov la scorsa settimana. Gli Stati Uniti hanno accusato una presunta «campagna di disinformazione russa» per l’aumento del controllo pubblico dei biolaboratori.

 

Come riportato da Renovatio 21, stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.

 

Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.

 

Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.

 

Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto della famiglia Biden.

 

 

Continua a leggere

Più popolari