Geopolitica
Georgescu chiede aiuto a Trump

Calin Georgescu, vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali annullate dell’anno scorso in Romania, ha chiesto aiuto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il politico sta affrontando accuse penali in patria, che ha definito parte di una campagna di persecuzione politica contro di lui.
«Chiedo decisamente al presidente Trump di occuparsi della situazione», ha detto Georgescu a un blogger americano, Mario Nawfal, in un’intervista pubblicata su X giovedì. Mercoledì, Georgescu è stato arrestato dalla polizia mentre stava per presentare nuovamente la domanda per la presidenza. È stato rilasciato più tardi lo stesso giorno.
Secondo le autorità rumene, Georgescu deve affrontare un totale di sei accuse, tra cui «atti anticostituzionali» e falsa dichiarazione delle sue finanze. Un ordine del tribunale gli ha impedito di lasciare il Paese, apparire in TV o postare alcunché sui social media.
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Parlando a Nawfal giovedì, il politico ha denunciato il procedimento penale contro di lui come un assalto alla democrazia che va contro la volontà del popolo rumeno. Georgescu è uscito in vantaggio nel primo turno delle elezioni presidenziali di novembre con una sorprendente vittoria. La Corte costituzionale ha poi annullato i risultati poco prima del secondo turno di votazioni, citando «irregolarità» nella campagna del politico tra affermazioni non provate di interferenza russa nel processo elettorale.
Secondo Georgescu, la campagna persecutoria contro di lui avrebbe «smascherato» lo «Stato profondo» rumeno e la sua «corruzione». Il politico sosteneva che la Romania era tornata indietro agli anni ’50, quando era governata da un regime comunista.
«Lo Stato profondo è così forte in questa particolare attività», ha detto Georgescu, riferendosi al suo arresto di mercoledì. Ha anche giurato di «combattere per la nostra libertà e per la nostra democrazia» e ha chiesto agli Stati Uniti di sostenerlo in questa lotta.
🚨🇷🇴GEORGESCU: TRUMP MUST DEFEND DEMOCRACY—THE WORLD IS WATCHING
“I have an important message for President Trump and Vice President Vance: we recognize the United States as the flag bearer of democracy. Because only this flag of democracy gives and receives respect from the… https://t.co/khkhe51vsv pic.twitter.com/ONGIIZs4n7
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) February 27, 2025
Secondo Georgescu, gli USA dovrebbero sostenerlo per preservare la propria immagine di faro della democrazia. Se la democrazia venisse sconfitta «in un Paese» in un «colpo di Stato», ciò significherebbe un fallimento anche per gli USA, ha affermato il politico.
Finora Washington non ha commentato l’appello di Georgescu.
I funzionari statunitensi hanno già criticato le azioni di Bucarest per aver annullato i risultati delle elezioni di novembre. Parlando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco all’inizio di questo mese, il vicepresidente JD Vance ha suggerito che alcuni «vecchi interessi radicati» in Romania stavano usando «brutte parole dell’era sovietica come disinformazione e disinformazione» per proteggere i propri interessi e impedire a un politico con «un punto di vista alternativo» di arrivare al potere.
Mercoledì Elon Musk ha criticato duramente l’arresto del politico, definendo la mossa «un pasticcio».
Georgescu è noto per il suo scetticismo nei confronti dell’influenza occidentale sulle politiche del Paese e per le critiche rivolte sia alla NATO che all’UE. Durante la sua campagna, ha anche giurato di fermare gli aiuti militari della Romania a Kiev se eletto.
Come riportato da Renovatio 21, il Georgescu tre settimane fa ha definito il presidente ucraino Zelens’kyj un «semi-dittatore» e dichiarato in un podcast americano che la NATO usa la Romania come «porta della guerra».
La NATO programma la costruzione di una enorme base militare in Romania, che dicono sarà perfino più grande di quella di Ramstein in Germania e che avrà chiaramente una funzione antirussa..
Come riportato da Renovatio 21, la Francia ha pianificato una simulazione di combattimento contro la Russia nel Paese con migliaia di soldati per maggio.
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Immagine screenshot da YouTube
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Geopolitica
Orban: l’Occidente ha perso la guerra per procura contro la Russia

L’Occidente ha condotto una «guerra per procura» contro la Russia attraverso l’Ucraina e l’ha persa, ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban.
L’Ungheria, membro dell’UE, ha ripetutamente criticato le politiche dell’Unione sul conflitto in Ucraina, in particolare le sanzioni contro Mosca e le forniture di armi a Kiev.
In un’intervista rilasciata al canale YouTube OT, pubblicata giovedì, Orban ha affermato che l’intero «mondo occidentale» ha appoggiato l’Ucraina nel suo conflitto con la Russia, che ha definito una «guerra per procura». La valutazione rispecchia quella di Mosca, che da tempo definisce le ostilità come un conflitto di fatto con l’Occidente.
Secondo il primo ministro ungherese, l’Occidente ha perso, ma «i leader europei esitano ad ammettere» il fallimento. Ha sostenuto che questo risultato avrà un impatto significativo sull’intero Occidente, poiché «perdere una guerra è una cosa seria».
Orban ha proseguito affermando che i leader europei stanno «offrendo all’Ucraina di continuare la guerra e in cambio di ottenere l’adesione all’Unione Europea». Ha sostenuto che ciò sarebbe problematico, poiché l’Ucraina non è più sovrana e non è in grado di autosostenersi.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il primo ministro ungherese ha affermato che Washington si trova in una posizione migliore grazie all’approccio del presidente Donald Trump, che ha rotto con le politiche sull’Ucraina perseguite dal suo predecessore, Joe Biden.
Secondo lo Orban, Trump «ha salvato gli Stati Uniti da una grave sconfitta».
Parlando il mese scorso alla radio ungherese Kossuth, l’Orbano ha descritto le politiche dell’UE sull’Ucraina come «senza una guida», avvertendo che Bruxelles, con la sua linea dura, rischia di perdere rilevanza mentre Trump lavora attivamente per garantire una risoluzione pacifica del conflitto.
All’inizio di marzo, il premier magiaro aveva dichiarato al canale YouTube Patriota che l’UE stava rifornendo Kiev di «promesse vuote» poiché «non ha più un solo centesimo… per continuare ad armare l’Ucraina, mantenere l’esercito ucraino e finanziare il funzionamento dello Stato ucraino».
Le sue dichiarazioni sono arrivate dopo che Budapest si è rifiutata di sottoscrivere un comunicato congiunto dell’UE che chiedeva un aumento degli aiuti militari a Kiev.
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Immagine di European Parliament via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata
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