Ambiente
Funzionario per le emergenze USA ordina ai soccorritori di evitare le case dei trumpiani dopo l’uragano

Un supervisore della Federal Emergency Management Agency (FEMA) degli Stati Uniti ha ordinato ai suoi subordinati di ignorare deliberatamente le famiglie colpite dall’uragano in Florida che avevano cartelli pro-Trump. Lo riporta il Daily Wire.
Le autorità hanno detto all’organo di stampa che starebbero indagando «seriamente» sulle accuse, giurando che ci saranno conseguenze per i responsabili.
Descritto dal National Hurricane Center come «uno degli uragani più distruttivi mai registrati nella Florida centro-occidentale», l’uragano di categoria 3 Milton ha toccato terra a metà ottobre, provocando tornado distruttivi e piogge torrenziali e mietendo 32 vittime.
Nel suo servizio in esclusiva, il Daily Wire, citando la corrispondenza interna ottenuta e diversi dipendenti anonimi, ha affermato che il capo dell’equipaggio di assistenza ai sopravvissuti ai disastri della FEMA, aveva istruito i suoi subordinati prima verbalmente e poi in una chat di gruppo che sarebbe stata «buona pratica» di «evitare case che pubblicizzassero Trump».
Il funzionario, che lavorava nella contea di Highlands in Florida, non avrebbe fornito alcuna spiegazione per le presunte linee guida.
L’agenzia di stampa ha sottolineato che la zona in questione è «rosso scuro», cioè vastamente repubblicana: il 70% dei suoi residenti che sostengono Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre.
Secondo quanto riportato dal Daily Wire, alcuni dipendenti federali rimasti anonimi stimano che almeno 20 abitazioni con cartelli o bandiere di Trump siano state saltate da fine ottobre a novembre, il che significa che è stata di fatto negata loro la possibilità di qualificarsi per gli aiuti governativi.
La pubblicazione, citando foto di comunicazioni interne tra i membri del team, sosteneva che almeno una parte del personale avrebbe rispettato il presunto ordine de funzionario capo, con diversi indirizzi presumibilmente contrassegnati in un sistema interno come «Trump sign no entry per leadership» («Cartello Trump, non si entra secondo guida»), «per leadership no stop Trump flag» («nessuna fermata per bandiera Trump secondo guida»), «Trump sign» («cartello Trump»), così come «Trump sign, no contact per leadership».
Uno dei dipendenti, il cui nome non è stato reso noto, ha dichiarato al Daily Wire che era «quasi incredibile pensare che qualcuno nel governo federale potesse pensare che ciò fosse accettabile».
L’articolo sosteneva che «entro il 30 ottobre, il funzionario aveva iniziato a tornare sui suoi passi», negando che fossero state saltate delle case.
Dopo la pubblicazione della storia, un portavoce della FEMA ha contattato il Daily Wire, dicendo in un’e-mail che l’agenzia era «inorridita» dai presunti ordini del dipendente e che aveva «intrapreso azioni estreme per correggere questa situazione». Secondo l’organo di stampa, il funzionario ha rassicurato che la FEMA aveva «preso misure per rimuovere il dipendente dal suo ruolo».
Tuttavia, il funzionario in questione non è stato ancora punito, ma semplicemente trasferito in un’altra contea della Florida, aggiunge l’articolo, citando dipendenti anonimi.
Aiuta Renovatio 21
Come riportato da Renovatio 21, gli aiuti per l’uragano Helene sono stati piagati da controversie, a partire dall’episodio in cui un elicottero militare USA pareva distruggere il sito di donazioni volontarie, al punto che in alcuni casi si è detto che i soccorritori sono stati «cacciati» da milizie di cittadini armati.
Voci consistenti, tra cui quella di Elon Musk, hanno descritto una situazione in cui il governo sembra impedire gli aiuti da parte di privati. In alcuni casi osservatori hanno parlato di sabotaggi deliberati da parte del governo di Washington.
Nei giorni precedenti è circolato un video in cui dirigenti FEMA discutono del fatto che la precedenza nei soccorsi dovrebbe andare agli LGBT.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Oleg Yunakov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Ambiente
Leone XIV avverte che «il mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale» alla prima messa per la «cura del creato»

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Ambiente
L’Etiopia completa la mega-diga. Conflitto con Egitto e Sudan

L’Etiopia ha annunciato il completamento della Grande Diga della Rinascita Etiope (GERD), un progetto idroelettrico multimiliardario sul Nilo Azzurro, al centro di una disputa decennale con Egitto e Sudan. La diga sarà inaugurata formalmente a settembre, ha dichiarato l’Ufficio del Primo Ministro in un comunicato.
In costruzione dal 2011, la centrale idroelettrica GERD è progettata per generare fino a 5,15 gigawatt di elettricità, diventando così la più grande centrale idroelettrica dell’Africa. Mentre l’Etiopia presenta il progetto come una fonte energetica trasformativa per la regione, Egitto e Sudan hanno ripetutamente sollevato preoccupazioni per il suo impatto sui flussi idrici a valle.
In un messaggio condiviso su X, il governo etiope ha descritto la GERD come «un simbolo di cooperazione regionale e di reciproco vantaggio», sottolineando che il progetto «non rappresenta una minaccia, ma un’opportunità condivisa». I funzionari di Addis Abeba sostengono che la produzione di energia della diga andrà a beneficio non solo dell’Etiopia, ma anche degli stati confinanti.
Sostieni Renovatio 21
La diga è costruita sul Nilo Azzurro, il principale affluente del Nilo. Secondo diverse fonti, il Nilo fornisce circa il 97% dell’approvvigionamento idrico dolce dell’Egitto. Sia il Cairo che Khartoum temono che la ritenzione idrica a monte possa compromettere gravemente l’agricoltura e la sicurezza idrica dei rispettivi Paesi.
A settembre, il governo egiziano ha presentato un reclamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, accusando l’Etiopia di violare il diritto internazionale e di minacciare la stabilità regionale con le sue presunte azioni unilaterali riguardanti il progetto GERD. La decisione è stata presa dopo che il premier Abiy Ahmed ha annunciato la quinta fase del riempimento della diga.
In mezzo al disaccordo in corso sui diritti idrici, l’Etiopia ha portato avanti un quadro di governance regionale dell’acqua. A ottobre, il primo ministro Abiy ha confermato l’attuazione dell’accordo quadro cooperativo (CFA), un trattato volto a istituire una Commissione permanente per il bacino del fiume Nilo (NRBC) tra le nazioni a monte.
Il trattato è stato firmato da Paesi a monte tra cui Uganda, Ruanda, Kenya, Tanzania, Etiopia e Burundi, con l’adesione del Sud Sudan nel 2012.
Sebbene il trattato si sia avvicinato all’attivazione dopo la ratifica da parte del Parlamento del Sud Sudan a luglio, Egitto e Sudan lo hanno respinto. Entrambi i governi lo hanno definito un documento «incompleto» e non «rappresentativo del bacino del Nilo nel suo complesso».
L’Egitto ha avvertito che anche una modesta riduzione, anche solo del 2%, dell’approvvigionamento idrico del Nilo potrebbe portare alla perdita di circa 200.000 acri di terreni agricoli, rappresentando una seria minaccia per la sicurezza alimentare nazionale. Anche il Sudan ha espresso timori simili, citando il ruolo vitale del fiume nel settore agricolo nazionale.
Come riportato da Renovatio 21, il conflitto per la diga tra Addis Abeba e il Cairo è risalente. Cinque anni fa il quotidiano online russo Vzglyad aveva pubblicato un articolo che descrive l’inevitabilità della guerra tra Egitto ed Etiopia nel prossimo futuro.
Aiuta Renovatio 21
Nel frattempo, Etiopia e Somalia hanno ripristinato i rapporti diplomatici.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa Etiopia e regione del Tigrè avevano firmato un accordo di pace per terminare le ostilità tra le parti. Tuttavia l’esercito etiope ha affrontato milizie locali anche nello scorso anno.
L’acqua è un bene che scarseggia nel continente nero, rimasto sottosviluppato in era post-coloniale, nonostante le grandi risorse. La Banca Mondiale prevede che entro il 2030, la regione che chiama Medio Oriente e Nord Africa (MENA) sarà al di sotto anche del livello assoluto annuo di scarsità d’acqua di 500 metri cubi pro capite.
Tuttavia, diversamente dalle dighe etiopi, i Paesi del Nord Africa vogliono investire nella desalinizzazione dell’acqua di mare.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; immagine modificata
Ambiente
Blackout in Repubblica Ceca

Massive blackout in the Czech Republic
As a result of power outages in Prague, the metro stopped working, and most tram and trolleybus lines were halted. Hundreds of people were stranded in elevators, and ATMs stopped working. However, the capital’s airport remained unaffected.… pic.twitter.com/wVuZvFB5V2 — NEXTA (@nexta_tv) July 4, 2025
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Eutanasia2 settimane fa
Ecco l’eutanasia dell’Italia geografica. Per far nascere le smart city che ci controlleranno
-
Salute2 settimane fa
I malori della 27ª settimana 2025
-
Spirito2 settimane fa
Mons. Viganò: il Cosmo divino contro i nemici della Messa tridentina
-
Fertilità2 settimane fa
Vaccini COVID e rischio in gravidanza: studio su 1,3 milioni di donne trova la correlazione
-
Ambiente1 settimana fa
La deputata americana Marjorie Taylor Greene chiede il divieto di geoingegneria
-
Immigrazione2 settimane fa
Donna condannata e multata in tribunale per aver messo un like ad un post anti-immigrati
-
Ambiente1 settimana fa
Leone XIV avverte che «il mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale» alla prima messa per la «cura del creato»
-
Spirito2 settimane fa
Vaticanista rivela: la maggior parte dei vescovi non voleva la repressione della messa in latino operata da Bergoglio