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Politica

«Essere neri è un superpotere. Essere bianchi è un culto suicida». Lo dice il New York Times

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Il nuovo razzismo è di case sulle pagine del maggior quotidiano del pianeta – e di conseguenza, nelle redazioni di tutto il mondo.

 

In un  articolo del 2018, intitolato «La religione dell’essere bianchi è diventata una setta suicida», il New York Times sosteneva che i bianchi hanno rubato tutto ciò che hanno e distruggeranno il pianeta.

In un  articolo del 2018, intitolato «La religione dell’essere bianchi è diventata una setta suicida», il New York Times sosteneva che i bianchi hanno rubato tutto ciò che hanno e distruggeranno il pianeta

 

Qualche settimana fa un collaboratore del giornale, Damon Young, ha rincarato la dose di questa follia razzista: in un articolo per The Root ha dichiarato che «l’essere bianchi è una pandemia», cioè una vera e propria malattia contagiosa, e che «l’unico modo per fermarla è localizzarla, isolarla, estrarla e ucciderla».

 

Il secondo articolo, del 2021, «Quando l’essere neri è un superpotere»,  sostiene che i neri che rubano i personaggi dei fumetti bianchi e li riformulano come neri salveranno il mondo.

 

«Falco. Pantera nera. Un potenziale nuovo Superman. Un’ondata di eroi, reinventati dai creatori di Black, sta conquistando schermi e pagine di fumetti. Ecco uno sguardo a come questa nuova generazione sta trasformando la Blackness in un superpotere» scrive il NYT.

 

La politica del Partito Democratico al potere e l’amministrazione Biden soffiano sul fuoco delle differenze razziali – causando, ricordiamolo, violenze talvolta letali – per praticare una politica del divide et impera che lasci tranquilli gli oligarchi loro padroni nel saccheggio praticato sulla popolazione americana

Uno dei fumetti evidenziati dal Times presenta Harriet Tubman, storica attivista per i diritti dei neri vissuta nel XIX secolo, che caccia e uccide demoni bianchi. Nel racconto, i cacciatori di schiavi non sono solo malvagi: sono vampiri (a dire la verità, un tropo già visto nel film Abrahm Lincoln Vampire Hunter). Harriet Tubman non si limita a difendere le persone che guida verso la libertà; brandisce una katana e giochi di parole per superare in astuzia e sopraffare gli uomini bianchi che vedono lei e la sua gente come semplici oggetti.

 

C’è da notare, in questi articoli, come il Times abbia iniziato a scrivere in maiuscolo «nero» ma non «bianco».

 

La follia razzista che stiamo vivendo pare non trovare fine mai. Di certo, sappiamo che essa è aiutata dalla politica del Partito Democratico al potere e dalla stessa amministrazione Biden, che soffiano sul fuoco delle differenze razziali – causando, ricordiamolo, violenze talvolta letali – per praticare una politica del divide et impera che lasci tranquilli gli oligarchi loro padroni nel saccheggio praticato sulla popolazione americana ormai sempre più disperata.

 

In vari luoghi del Paese stanno scoppiando rivolte di genitori contro la Critical Race Theory (l’idea per cui ogni cosa americana, ogni storia ed ogni ente, sia razzista) che negli ultimi mesi imperversa perfino nelle scuole elementari private, dove ai bambini di ogni razza è spiegato che tutto ciò che hanno fatto i bianchi è cattivo e quello a cui al massimo possono aspirare, nel caso abbiano la malasorte di essere nati con la pelle non pigmentata, sia divenire un white traitor, ossia un traditore della propria razza.

Oramai in ambiti intellettuali si discute apertamente dell’«abolizione dell’essere bianchi»

 

Come riportato da Renovatio 21, oramai in ambiti intellettuali si discute apertamente dell’«abolizione dell’essere bianchi».

 

Sono tempi pericolosi, tempi in cui la società pare chiedere sacrifici per placare una sua crescente, apparentemente inspiegabile sete di sangue.

 

«Il sacrificio serve a proteggere l’intera comunità dalla propria violenza; spinge l’intera comunità a scegliere vittime al di fuori di se stessa. Gli elementi di dissenso sparsi nella comunità vengono attratti dalla persona della vittima sacrificale ed eliminati, almeno temporaneamente, dal suo sacrificio» scriveva il filosofo Girard.

Tale impazzimento, fatto di pogrom e pazzie pari a quelle viste in Bosnia e in Rwanda, Riguarderà le razze o sarà una discriminazione di tipo biotico, tra bio-ottimizzati (vaccinati, cioè) e persone che si ostinano a rimanere geneticamente intatte?

 

Ci avviciniamo ad un momento di crisi sacrificale violenta?

 

Tale impazzimento, fatto di pogrom e pazzie pari a quelle viste in Bosnia e in Rwanda, Riguarderà le razze, o come abbiamo accennato qualche giorno fa, sarà una discriminazione di tipo biotico, tra bio-ottimizzati (vaccinati, cioè) e persone che si ostinano a rimanere geneticamente intatte?

 

 

 

 

Foto di www.localfitness.com.au via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

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Politica

Guerra civile USA in arrivo: sondaggio rivela che uno su cinque afferma che la violenza politica potrebbe essere necessaria

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Molti americani credono che il voto non sarà sufficiente per indirizzare il loro Paese nella giusta direzione. Infatti, un nuovo sondaggio ha rivelato che in vista delle elezioni presidenziali americane di quest’anno, un elettore su cinque ritiene che la violenza possa essere necessaria per raggiungere i propri obiettivi politici.

 

Il sondaggio PBS/NPR/Marist, pubblicato mercoledì, ha mostrato che il 20% degli adulti statunitensi – compreso il 28% dei repubblicani – ritiene che «gli americani potrebbero dover ricorrere alla violenza per rimettere in carreggiata il proprio Paese». Questa opinione è stata condivisa dal 12% dei democratici e dal 18% degli elettori indipendenti.

 

I risultati dell’indagine riflettono i crescenti dubbi nel sistema politico statunitense. Quasi tre americani su dieci, compreso il 61% dei repubblicani, non credono ancora che il presidente Joe Biden abbia vinto le elezioni del 2020. Un sondaggio di USA Today pubblicato all’inizio di quest’anno ha mostrato che più della metà dei sostenitori del presunto candidato repubblicano Donald Trump hanno poca fiducia che i voti di quest’anno verranno contati accuratamente.

 

Un sondaggio dell’Università della Virginia pubblicato lo scorso ottobre ha rilevato che il 31% dei sostenitori di Trump e il 24% degli elettori di Biden ritengono che «la democrazia non sia più un sistema praticabile e gli americani dovrebbero esplorare forme alternative di governo per garantire stabilità e progresso».

 

Più di quattro sostenitori di Trump su dieci concordano sul fatto che «la situazione in America è tale che favorirei gli stati che si separano dall’Unione per formare un proprio paese separato».

 

Il sondaggio PBS/NPR/Marist appena pubblicato ha rivelato che il 41% degli americani ritiene che il paese sia andato così fuori strada da aver bisogno di un leader che sia «disposto a infrangere alcune regole per rimettere le cose a posto». Questa opinione è stata condivisa dal 56% dei repubblicani, dal 28% dei democratici e dal 37% degli indipendenti.

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Il sondaggio mostra che, mentre Biden e Trump si avviano verso la loro volatile rivincita a novembre, il Paese si trova in «una posizione incredibilmente pericolosa», ha affermato la PBS. Barabra McQuade, professoressa di diritto dell’Università del Michigan, ha incolpato Trump per la polveriera politica, affermando che aveva alimentato il timore di manipolare gli elettori. «Indipendentemente dalla tua politica, l’idea di infrangere le regole e di impegnarsi nella violenza è semplicemente antitetica all’idea dell’America», ha detto.

 

Trump e i suoi sostenitori hanno sostenuto che l’amministrazione Biden ha abbandonato le norme democratiche «usando come arma» il sistema giudiziario per perseguitare i suoi nemici politici e interferire nelle elezioni del 2024.

 

L’ex presidente ha promesso di perdonare molte delle persone condannate per crimini derivanti dalla rivolta del Campidoglio degli Stati Uniti del gennaio 2021, definendoli «ostaggi J6».

 

Due anni fa, dopo il raid dell’FBI nella magione dell’ex presidente USA a Mar-a-Lago, su Twitter cominciò l’ascesa dell’hastag #civilwar.

 

In questi ultimi anni è emerso che per molti osservatori una seconda Guerra Civile Americana pare oramai inevitabile.

 

Ad accennarne è stato anche lo stesso Biden, non si sa con che grado di lucidità mentale. Anche Trump, tre mesi fa, fece un post sul social Truth scrivendo semplicemente le due parole «Civil War».

 

L’investitore ultramiliardario Ray Dalio, capo dell’immane hedge fund Bridgewater Associates, ha parlato l’anno passato di un «rischio pericolosamente alto» che gli Stati Uniti possano scivolare nella Guerra Civile entro i prossimi 10 anni a causa della «quantità eccezionale di polarizzazione» attualmente osservata nel Paese.

 

Un film che ipotizza una seconda Guerra Civile americana è nelle sale in questi giorni. Che si tratti di «predictive programming»?

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Le elezioni presidenziali in Slovacchia sono state vinte dal candidato scettico sull’Ucraina

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Peter Pellegrini è stato eletto prossimo presidente della Slovacchia, battendo l’ex ministro degli Esteri Ivan Korcok nelle elezioni di ieri. Pellegrini è uno stretto alleato del primo ministro Robert Fico, che è un convinto oppositore all’invio di armi all’Ucraina.   Con quasi il 100% delle schede scrutinate, Pellegrini è in testa con il 53,17% dei voti, secondo il conteggio ufficiale.   Il Korcok ha ammesso la sconfitta. «Sono sinceramente deluso, a dire il vero», ha detto poco dopo l’annuncio dei risultati. «Ma poiché in fondo sono un atleta, rispetto i risultati. È stata una celebrazione della democrazia».

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La presidente uscente Zuzana Caputova si è congratulata col Pellegrini, augurandogli successo nel mandato. «È importante che, dal momento delle elezioni, il nuovo presidente agisca in modo tale che nessuna parte della società si senta sconfitta».   Pellegrini, di lontane origini lombarde (il bisnonno giunse in Slovacchia ai tempi in cui era un unico territorio imperiale austro-ungarico per lavorare alla costruzione della ferrovia) è stato primo ministro tra il 2018 e il 2020 ed è attualmente il presidente del parlamento slovacco. È alleato di Fico, che ha ribaltato la decisione del precedente governo di inviare aiuti militari all’Ucraina. Con la Polonia, l’anno passato Bratislava inviò dei MiG-29 a Kiev. La Slovacchia aveva ceduto agli ucraini anche i suoi missili S-300 in cambio di missili Patriot americani.   Fico, che ha da tempo specificato il desiderio di non fornire «armi mortali all’Ucraina», ha criticato apertamente la NATO e l’UE per il loro sostegno incondizionato all’Ucraina durante la sua lotta contro la Russia, sostenendo che la Slovacchia non dovrebbe essere trascinata nel conflitto. Ha accusato Kiev di avanzare richieste «irrealistiche» riguardo al potenziale accordo di pace con Mosca e ha persino suggerito che l’Ucraina potrebbe dover rinunciare alle sue rivendicazioni territoriali. Ha anche criticato il Korcok definendolo «un guerrafondaio che sostiene senza esitazione tutto ciò che l’Occidente gli dice».   «Il mio popolo ha problemi più grandi dell’Ucraina» disse il Fico la sera in cui sei mesi fa vinse le elezioni con il suo Partito della Socialdemocrazia Slovacca (SMER-SD)   Pellegrini ha difeso la sospensione delle consegne di armi all’Ucraina. Nel suo discorso di vittoria, il presidente eletto ha promesso di «fare tutto il possibile affinché la Slovacchia rimanga sempre dalla parte della pace e non dalla parte della guerra, che piaccia o no a qualcuno».   In un editoriale pubblicato il mese scorso sul quotidiano Hospodarske noviny, il Pellegrini ha respinto l’idea di un potenziale invio di truppe NATO in Ucraina come una pericolosa escalation.   Secondo il futuro presidente di Bratislava, era «irresponsabile» che i politici slovacchi richiedessero l’invio di armi all’Ucraina senza alcun riguardo per la sicurezza di Bratislava e «etichettassero coloro che menzionano la parola “pace” come agenti di Mosca».

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Come riportato da Renovatio 21, la Slovacchia negli scorsi mesi ha posto il suo netto rifiuto all’Ucraina nella NATO e riaperto la cooperazione culturale con Mosca.   Un mese fa Fico ha dichiarato che l’Italia avrebbe ritirato il suo sistema antiaereo SAMP-T dalla Slovacchia.   In una breve dichiarazione TV del mese scorso raccontò inoltre di aver letto un «documento riservato» che elenca gli argomenti da discutere nel recente incontro NATO di Parigi che «fa venire i brividi lungo la schiena», denunciando «l’atmosfera puramente marziale» che ha dominato le discussioni degli alleati atlantici.   «Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che non sia stata detta una sola parola sul piano di pace», ha detto ai giornalisti, ribandendo che il suo governo rimane «orientato alla pace» e non fornirà armi a Kiev, per non parlare dell’invio di truppe slovacche in suo aiuto.   Come riportato da Renovatio 21, che il premier di Bratislava due mesi fa ha ordinato un’indagine sulla risposta dello Stato slovacco su COVID e vaccini, citando le oltre 21 mila morti in eccesso dal 2020.

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Immagine di Pavol Frešo via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine tagliata
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L’élite politica polacca travolta dallo scandalo dei diplomi falsi

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Un’università privata in Polonia e alcuni dei suoi laureati di alto profilo sono stati coinvolti in uno scandalo di corruzione che coinvolge tangenti e falsi master.

 

L’Ufficio centrale anticorruzione (CBA) della Polonia sta indagando sull’università manageriale Collegium Humanum di Varsavia per commercio illegale di diplomi MBA (Master in Business Administration). Secondo i media locali, tra i diplomati dell’establishment figurano diversi noti consiglieri distrettuali e sindaci di città.

 

Il quotidiano francese Le Monde ha descritto lo scandalo come motivo di imbarazzo per l’intera élite politica polacca e come un simbolo del nepotismo nel Paese.

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Possedere un MBA è un prerequisito per accedere a posizioni ben retribuite nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche polacche e nel governo locale. Il Collegium Humanum offre studi in gestione, finanza e contabilità e diritto, tra le altre aree. Secondo Le Monde, l’università ha rilasciato i diplomi dopo meno di un semestre, scrive RT.

 

Il progetto è stato scoperto negli ultimi due anni dalle inchieste dei media ed è stato ripreso dalle autorità a febbraio. Secondo la CBA, un presunto gruppo organizzato all’interno dell’università avrebbe emesso documenti di laurea per tangenti per un ammontare di 112.000 dollari.

 

Sette persone sono state arrestate dalla CBA negli ultimi due mesi in relazione al caso, tra cui il fondatore e il rettore dell’università. Secondo Le Monde sarebbero state incriminate circa 30 persone legate all’establishment.

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Il sistema è stato reso possibile nel 2017, quando il partito allora al potere Legge e Giustizia ha introdotto una disposizione che ha abbassato i requisiti per le posizioni nelle società pubbliche. Prima era necessario un dottorato in economia o in diritto oppure un esame di stato, anche se i cambiamenti hanno aperto le posizioni anche ai laureati con un MBA.

 

Il sindaco di Varsavia la scorsa settimana ha dichiarato che il municipio sta effettuando un audit sui membri degli organi di vigilanza e degli organi direttivi delle aziende municipali, avvertendo che coloro che hanno conseguito la laurea presso la controversa università dovranno sostenere un esame di Stato per mantenere la loro posizione, hanno riferito i media locali.

 

Il Collegium Humanum ha rilasciato una dichiarazione affermando che le sue operazioni «non sono in alcun modo minacciate» dagli sviluppi e che l’istituzione «continua la sua missione educativa, garantendo la sicurezza degli studenti e del personale».

 

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Immagine di Jorge Lascar via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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