Spirito
Donna laica con privilegi episcopali: sinodalità in marcia

Applicazione della sinodalità: una laica godrà dei privilegi liturgici episcopali.
Papa Francesco è noto per il vigore delle sue accuse contro il «clericalismo», cioè il gusto dei chierici per l’esercizio del potere e per i suoi segni esteriori (1). Egli evidentemente non ama che la grandezza dello stato sacerdotale sia segnata dal fasto liturgico, e lui stesso ne dà l’esempio, relegando i titoli tradizionali del Sommo Pontefice nei cassetti della storia, per preoccuparsi solo di quello di Vescovo di Roma.
Infatti, attraverso i suoi eccessi, finisce per rendere sospetta ogni espressione nella liturgia del timore reverenziale che ispira la grandezza di Dio comunicata a tutto ciò che è sacro. Infatti, è proprio in virtù del loro rapporto con il culto divino che le cose e le persone sono circondate dal rispetto.
Gli arredi liturgici devono essere realizzati con materiali pregiati, gli oggetti principali sono oggetto di una cerimonia di consacrazione o di benedizione; tutto ciò che è consacrato al culto viene liturgicamente incensato, comprese le persone.
Anche i laici ricevono l’incensazione perché sono consacrati mediante il battesimo e la cresima al culto liturgico, poiché, come dice Dom Guéranger, la Chiesa è la «società della lode divina». Il fatto che se ne possa abusare, come di tutte le cose, non giustifica il fatto di considerare odiosa la virtù della religione in sé. Non dovremmo buttare via il bambino insieme all’acqua sporca!
Nel contesto di questa avversione papale ai segni dell’autorità sacerdotale, è ancora più sorprendente che la nuova delegata episcopale dell’arcivescovo di Malines-Bruxelles per il Brabante Vallone abbia potuto decidere, lo scorso novembre, di attribuirsi privilegi liturgici.
Così: «far risuonare la parola di Dio» dopo il Vangelo, essere chiamati nel canone insieme al nome dell’arcivescovo, parlare altre due volte durante la messa, camminare in processione con il celebrante, ricevere per primi la pace, sedere in prima fila.
«Insomma, far risuonare la propria persona e il proprio nome e farsi vedere… Un pizzico di acuto “clericalismo”? Vergogna a chi ne pensa male! Detto questo, ora che ci penso… La nomina di una donna a tale incarico per sostituire un vescovo ausiliare vuole inserirsi nella visione di una Chiesa sinodale e missionaria elaborata dal nostro Papa Francesco».
Indipendentemente dalle sottigliezze giuridiche (delegato e non vicario, assistito da un sacerdote – condizione posta da Roma per accettare la nomina, etc.), questa decisione equivale a conferire di fatto un potere di giurisdizione a una laica: è lei a capo di un centinaio di sacerdoti che servono le 162 parrocchie della provincia.
C’è forse qui un’indicazione di cosa sia realmente la sinodalità, vale a dire il progresso della rivoluzione nella Chiesa, in particolare nella sua struttura gerarchica.
Per diritto divino, c’è un capo della Chiesa nella persona del Vescovo di Roma, e dei vescovi che godono del potere ordinario di giurisdizione. Essi esercitano autorità su tutta la Chiesa solo nel caso del Concilio ecumenico, che è una modalità di esercizio solenne del potere del papa. La loro unanimità su un punto rivelato di fede o di morale è considerata infallibile.
Quanto ai fedeli di entrambi i sessi, il potere di governo sulla Chiesa non spetta a loro; il celebre sensus fidei, che corrisponde ad una realtà (2), giustifica che il Magistero indaghi il sentimento dei fedeli perché può vedervi il segno che una dottrina è rivelata se è custodita come tale dalla fede e dalla pietà dei battezzati.
L’anima in stato di grazia, nella quale dimora lo Spirito Santo, gode effettivamente di questo istinto soprannaturale. È evidente che non basta che un movimento di protesta si arroghi l’autorità dello Spirito Santo perché la Chiesa si pieghi ai suoi capricci. Ma il recente sinodo ha esacerbato la sete di potere, tanto da rendere la Chiesa sempre più ingovernabile.
All’epoca del trionfo del Partito Comunista e dei sindacati al soldo di Mosca, le malelingue sussurravano che nel Partito c’erano sia ingenui che furbi. Il sogno di questi ultimi è di vivere con la borghesia come la borghesia. C’è da pensare che il sogno delle femministe nella Chiesa sia quello di pontificare con gli uomini, come gli uomini!
Don Nicolas Cadiet, FSSPX
NOTE
1) Un difetto che egli illustra stranamente con lo «scandalo dei giovani preti che provano talari e cappelli o camici con pizzo» (25 ottobre 2023).
2) Cfr. Jr 31, 33-34; Gioele 3:1 citato in Atti 2:17; Gv 16,3; Gv 2, 20–27.
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Il vescovo ausiliare di Gerusalemme condanna le dichiarazioni di Trump su Gaza

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Intelligenza Artificiale
Il Vaticano inquadra l’Intelligenza Artificiale

La notizia è stata annunciata senza troppa pubblicità due giorni prima di Natale sul sito web del Governatorato della Città del Vaticano: dal 1° gennaio 2025, un nuovo regolamento disciplinerà l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) all’interno dell’amministrazione vaticana. Un tentativo di rispondere all’uso sfrenato dell’intelligenza artificiale promosso dai giganti della tecnologia oltreoceano.
«Uno strumento allo stesso tempo attraente e temibile». Così Papa Francesco ha sollevato la questione dell’intelligenza artificiale (IA) nel giugno 2024, durante un discorso pronunciato nell’ambito di una sessione del Gruppo dei Sette (G7), di cui fanno parte le principali potenze economiche mondiali.
Rispondendo all’appello del Sommo Pontefice affinché vengano adottate misure energiche per regolamentare l’uso dell’Intelligenza Artificiale, lo Stato del Vaticano ha appena dato forza di legge alle sue Linee guida sull’intelligenza artificiale, pubblicate poco prima delle festività natalizie.
È opportuno evidenziare che i nuovi decreti stabiliscono un quadro rigoroso per l’impiego dell’IA nell’amministrazione sul territorio della Città del Vaticano: ciò riguarda i settori scientifico ed economico, nonché il personale del Governatorato; Non sono quindi tutti interessati i servizi della Curia romana.
In questa materia, regolamentazione fa rima con divieto: sono quindi vietati gli utilizzi dell’IA che potrebbero compromettere la sicurezza dello Stato del Vaticano, così come quelli che impedirebbero a determinate persone con disabilità di accedere al lavoro o che comporterebbero qualsiasi forma di discriminazione o di «inferenza di natura antropologica» nei confronti del personale.
Nei decreti attuativi entrati in vigore il 1° gennaio – tredici pagine in tutto – vengono inoltre vietati gli algoritmi che siano fonte di «disuguaglianze sociali», di «violazioni della dignità umana» o che utilizzino tecniche di «manipolazione subliminale» idonee a arrecare danno fisico o psicologico al personale della Città del Vaticano.
Infine, è severamente proibito qualsiasi utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che sia in conflitto con la missione del Sommo Pontefice, con la Costituzione divina della Chiesa e con le attività di quest’ultima.
Per valutare l’applicazione dei nuovi decreti è stata istituita una Commissione sull’Intelligenza Artificiale composta da cinque membri, responsabili dei servizi digitali e della magistratura vaticana. Il nuovo organismo avrà il compito di monitorare i vari utilizzi dell’intelligenza artificiale, di pubblicare un rapporto semestrale sulle proprie attività e, se necessario, di sviluppare le leggi esistenti predisponendo nuovi decreti.
Le linee guida della Santa Sede si ispirano al regolamento sull’intelligenza artificiale entrato in vigore nell’Unione Europea nell’agosto 2024. Questo pone particolare enfasi sulla protezione dei dati, sul diritto d’autore e sul principio di trasparenza. Il Vaticano ha integrato in questo sistema le proposte del francescano Paolo Benanti, la cui competenza in materia di Intelligenza Artificiale è riconosciuta a livello mondiale.
Quest’ultimo continua a mettere in guardia dagli eccessi della tecnologia, perché «chi la padroneggia prende il controllo della realtà» e sostiene una governance etica dell’algoritmo o «algoretica». È opportuno ricordare che dal 1° gennaio i tribunali vaticani possono utilizzare l’Intelligenza Artificiale per scopi di ricerca, ma in nessun caso per fini di interpretazione del diritto, che restano riservati ai giudici umani.
Poco dopo l’entrata in vigore della normativa digitale in Città del Vaticano, Donald Trump è entrato alla Casa Bianca: alla cerimonia di insediamento era presente Sam Altman. Questo genio della tecnologia sostiene, insieme ad altri pesi massimi della Silicon Valley, un uso sfrenato e senza inibizioni dell’Intelligenza Artificiale.
Molti si chiedono se l’etica e la ragione avranno peso: ma dopotutto Davide ha sconfitto Golia, e senza ricorrere a troppi algoritmi…
Articolo previamente pubblicato
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Spirito
Mons. Eleganti: Gesù e la Chiesa sono «necessari per la salvezza», ma questa verità è stata «fortemente relativizzata»

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