Epidemie
Cronologia del coronavirus: le responsabilità del Partito Comunista Cinese
Renovatio 21 pubblica per gentile concessione questo articolo già apparso sul sito Bitter Winter – Libertà religiosa e diritti umani in Cina. scritto dallo studioso Massimo Introvigne.
Bitter Winter «funziona grazie a qualche centinaio di reporter cinesi, una cinquantina dei quali sono stati arrestati e una trentina ancora in prigione».
Renovatio 21 pubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Si tratta di una cronologia ancora parziale, poiché arriva sino a fine marzo, e moltissime altre cose nel frattempo sono accadute, specie riguardo all’influenza immane che il Partito Comunista Cinese pare avere sulle classe dirigenti del resto del mondo. Tuttavia molti degli episodi qui citati sono assolutamente sconosciuti all’opinione pubblica. E si tratta di racconti di gravità sconcertante.
Chi cercasse la pistola fumante l’ha trovata. Una successione di ritardi, insabbiamenti e fake news provano come il mondo debba incolpare il PCC dell’attuale epidemia mortale.
17 novembre 2019: a Wuhan viene individuato il primo caso di quello che sarebbe poi stato identificato come COVID-19
17 novembre 2019: a Wuhan viene individuato il primo caso di quello che sarebbe poi stato identificato come COVID-19
10 dicembre: il cinquantasettenne Wei Guixian, un commerciante nel reparto del pesce del mercato degli animali di Wuhan, risulta malato, accusando quelli poi identificati come sintomi di COVID-19
26 dicembre: i dati dei pazienti di Wuhan vengono inviati a diverse aziende cinesi che si occupano di genomica, aziende in grado di rilevare nuovi virus. A quanto sembra, almeno una di queste aziende ha ricevuto ordine di interrompere i test e di distruggere i materiali
27 dicembre: Zhang Jixian, medico nell’Ospedale provinciale di medicina integrata cinese e occidentale dell’Hubei, comunica alle autorità sanitarie cinesi di essere convinto che la malattia fosse causata da un nuovo coronavirus
31 dicembre: alcuni funzionari cinesi comunicano alla sede cinese dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che a Wuhan erano stati registrati casi di «una nuova forma di polmonite». Contemporaneamente la censura di Internet imposta dal PCC inizia a bloccare le ricerche per «polmonite ignota a Wuhan», «mutazione della SARS», «mercato degli animali di Wuhan» e simili
31 dicembre: alcuni funzionari cinesi comunicano alla sede cinese dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che a Wuhan erano stati registrati casi di «una nuova forma di polmonite». Contemporaneamente la censura di Internet imposta dal PCC inizia a bloccare le ricerche per «polmonite ignota a Wuhan», «mutazione della SARS», «mercato degli animali di Wuhan» e simili
1° gennaio 2020: otto medici che avevano lanciato l’allarme per un’epidemia causata da un nuovo coronavirus a Wuhan, fra cui il dottor Li Wenliang (1986-2020), poi morto a causa di questo morbo, vengono arrestati e interrogati dalla polizia del Partito per «aver diffuso dichiarazioni false». Li è stato costretto a firmare una lettera di scuse
1° gennaio: la Commissione per la sanità dell’Hubei impone a tutte le aziende che si occupano di genomica contattate il 26 dicembre di interrompere i test e di distruggere i materiali ricevuti (che avrebbero costituito la prova che dati sul virus erano disponibili già dalla fine di dicembre)
1° gennaio: le autorità chiudono il mercato degli animali di Wuhan, senza effettuare tamponi sui singoli animali e sulle gabbie, e senza prelevare il sangue a chi vi lavorasse né controllare in altro modo se quelle persone potessero essere state infettate
1° gennaio: le autorità chiudono il mercato degli animali di Wuhan, senza effettuare tamponi sui singoli animali e sulle gabbie, e senza prelevare il sangue a chi vi lavorasse né controllare in altro modo se quelle persone potessero essere state infettate
3 gennaio: la Commissione nazionale cinese per la sanità emette un ordine di non pubblicazione, impedendo così a tutte le istituzioni mediche del Paese di rivelare informazioni relative alla malattia
5 gennaio: il professor Zhang Yongzhen, del Centro clinico per la salute pubblica di Shanghai, fornisce alle autorità cinesi la sequenza genomica del virus
5 gennaio: la Commissione comunale per la sanità di Wuhan smette di pubblicare gli aggiornamenti quotidiani sui nuovi casi di malattia
9 gennaio: l’OMS rilascia una dichiarazione sulla situazione di Wuhan lasciando intendere che sia attivo un nuovo virus
3 gennaio: la Commissione nazionale cinese per la sanità emette un ordine di non pubblicazione, impedendo così a tutte le istituzioni mediche del Paese di rivelare informazioni relative alla malattia
10 gennaio: la Televisione Centrale Cinese trasmette una dichiarazione di Wang Guangfa, importante esperto del governo in materia di Sanità, che afferma che la «polmonite di Wuhan» è «sotto controllo» e presente per lo più «in forma lieve» (11 giorni più tardi, a quel che si dice, lo stesso esperto del governo risulta positivo al tampone)
11 gennaio: il laboratorio di Shanghai del professor Zhang Yongzhen, che aveva fornito la sequenza genomica del virus, viene chiuso per essere “rettificato” dalla Commissione per la sanità cittadina dopo che Zhang ha messo online i dati scoperti onde metterli a disposizione della comunità scientifica internazionale. Solo dopo questo atto (per il quale il professore è stato appunto punito) la Commissione nazionale per la sanità annuncia l’intenzione di condividere la sequenza (in quel momento già disponibile online) con l’OMS
1 gennaio: il laboratorio di Shanghai del professor Zhang Yongzhen, che aveva fornito la sequenza genomica del virus, viene chiuso per essere “rettificato” dalla Commissione per la sanità cittadina dopo che Zhang ha messo online i dati scoperti onde metterli a disposizione della comunità scientifica internazionale
12 gennaio: per la prima volta la Commissione nazionale per la sanità condivide le informazioni sulla genomica del virus con l’OMS. Le informazioni erano disponibili sin dal 5 gennaio
14 gennaio: l’OMS (e non le autorità cinesi) avanzano l’ipotesi che il virus si stia trasmettendo da uomo a uomo
14 gennaio: i giornalisti che cercano di realizzare un servizio sull’esplosione dell’epidemia nell’ospedale Jinyintan di Wuhan vengono bloccati dalla polizia del regime comunista, che sequestra loro videocamere e telefoni
15 gennaio: la Cina risponde all’OMS attraverso una dichiarazione del dottor Li Qun, responsabile del Centro cinese per il controllo delle malattie e del Centro d’emergenza per la prevenzione, il quale comunica che, secondo i rilevamenti, il rischio di trasmissione da uomo a uomo è «basso»
17 gennaio: la Commissione comunale per la sanità di Wuhan ripristina gli aggiornamenti quotidiani sui nuovi casi di coronavirus, interrotti il 5 gennaio
18 gennaio: nonostante l’esplosione del virus, la città di Wuhan ospita un banchetto dove ciascuno degli ospiti porta una pietanza. Partecipano più di 40mila famiglie per far concorrenza al Guinness dei primati per il maggior numero di piatti serviti a un evento
18 gennaio: nonostante l’esplosione del virus, la città di Wuhan ospita un banchetto dove ciascuno degli ospiti porta una pietanza. Partecipano più di 40mila famiglie per far concorrenza al Guinness dei primati per il maggior numero di piatti serviti a un evento. L’amministrazione cittadina ha annunciato di aver distribuito 200mila biglietti gratuiti agli abitanti per le celebrazioni della Festa del nuovo anno lunare
20 gennaio: il dottor Zhong Nanshan, autorevole esperto di SARS, afferma in un’intervista televisiva che la trasmissione da uomo a uomo è reale e che le autorità si sono dimostrate negligenti nel diffondere le informazioni sul virus
20 gennaio: il sindaco di Wuhan Zhou Xianwang ammette di non aver diffuso tutte le informazioni sul virus in possesso dell’amministrazione cittadina, aggiungendo però di avere seguito le «regole di Pechino»
20 gennaio: viene decretato l’isolamento di Wuhan, ma solo dopo che circa 5 milioni di persone hanno già lasciato la città senza essere state sottoposte al tampone
6 febbraio: il presidente Xi Jinping dà personalmente l’ordine di intensificare la censura su Internet per tutto ciò che riguarda il virus e di chiudere i profili WeChat di chiunque esprima critiche al regime
6 febbraio: il presidente Xi Jinping dà personalmente l’ordine di intensificare la censura su Internet per tutto ciò che riguarda il virus e di chiudere i profili WeChat di chiunque esprima critiche al regime
6 febbraio: scompare l’avvocato e “giornalista civico” Chen Qiushi, che ha postato su Internet un video in cui si vedono ospedali sovraffollati e famiglie in preda al panico
7 febbraio: il dottor Li Wenliang, il medico che aveva dato l’allarme sul nuovo coronavirus (e che per questo era stato arrestato), muore proprio di coronavirus. Si è discusso se Li, che aveva partecipato a una chat cristiana, si fosse veramente convertito al cristianesimo
6 febbraio: scompare l’avvocato e “giornalista civico” Chen Qiushi, che ha postato su Internet un video in cui si vedono ospedali sovraffollati e famiglie in preda al panico
9 febbraio: Fang Bin, un altro “giornalista civico” che aveva postato alcuni video sull’epidemia non autorizzati, “scompare” a Wuhan
9 febbraio: Fang Bin, un altro “giornalista civico” che aveva postato alcuni video sull’epidemia non autorizzati, “scompare” a Wuhan
15 febbraio: il presidente Xi Jinping inasprisce ulteriormente la censura su Internet per qualsiasi cosa riguardi il virus
15 febbraio: l’attivista per i diritti umani Xu Zhiyong, che aveva chiesto pubblicamente al presidente Xi Jinping di scusarsi per avere insabbiato le notizie sul virus e quindi di dimettersi, viene arrestato
16 febbraio: il docente universitario Xu Zhangrun viene posto agli arresti domiciliari con il divieto di usare Internet dopo che ha pubblicato un saggio in cui afferma che «l’epidemia di coronavirus ha rivelato il cuore marcio del regime cinese»
16 febbraio: un documento postato da due scienziati cinesi, il dottor Botao Xiao della South China University of Technology di Guangzhou, e il dottor Lei Xiao, della Wuhan University of Science and Technology, nel database internazionale per la ricerca ResearchGate, in cui suggeriscono che il virus possa essersi originato da alcuni pipistrelli provenienti da due laboratori di Wuhan (e non da pipistrelli selvatici), “scompare” da ResearchGate
4 marzo: il magnate cinese Ren Zhiqiang “scompare” a Pechino dopo aver postato commenti critici sulla gestione della crisi del coronavirus da parte del presidente Xi Jinping
19 febbraio: la Cina espelle tre giornalisti di The Wall Street Journal che stavano realizzando dei servizi sull’epidemia
26 febbraio: l’agenzia stampa statale Xinhua annuncia la pubblicazione di un libro del Dipartimento centrale per la propaganda del PCC che sarà tradotto in sei lingue e che spiega come «l’eccezionale leadership, propria di un capo grande e potente», del presidente Xi Jinping abbia sconfitto il virus
8 marzo: le ambasciate cinesi di tutto il mondo ricevono espressa istruzione di promuovere l’idea che il virus non abbia avuto origine in Cina
22 marzo: il Global Times, quotidiano controllato dal PCC, citando in maniera errata un’affermazione del farmacologo italiano Giuseppe Remuzzi, proclama che il virus non ha avuto origine in Cina (e neppure negli Stati Uniti), ma in Italia
12 marzo: il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian dichiara pubblicamente che il virus non ha avuto origine a Wuhan, né peraltro in Cina, bensì vi è giunto dagli Stati Uniti d’America attraverso i soldati che hanno preso parte ai Giochi militari di Wuhan a ottobre
14 marzo: il magnate cinese Ren Zhiqiang “scompare” a Pechino dopo aver postato commenti critici sulla gestione della crisi del coronavirus da parte del presidente Xi Jinping
18 marzo: il governo annuncia che saranno espulsi altri 13 giornalisti di The New York Times, The Washington Post e The Wall Street Journal
19 marzo: la Sicurezza pubblica di Wuhan si scusa con la famiglia del dottor Li Wenliang, ammettendo che la sua detenzione è stata «inappropriata» e dichiarando che i due agenti che «hanno gestito malamente» il caso sono stati sottoposti a provvedimento disciplinare
22 marzo: il Global Times, quotidiano controllato dal PCC, citando in maniera errata un’affermazione del farmacologo italiano Giuseppe Remuzzi, proclama che il virus non ha avuto origine in Cina (e neppure negli Stati Uniti), ma in Italia
Massimo Introvigne
Articolo apparso su Bitter Winter con il titolo «Cronologia del coronavirus: il responsabile è il Partito Comunista Cinese. Ecco le prove».
Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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