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Cronologia del coronavirus: le responsabilità del Partito Comunista Cinese

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Renovatio 21 pubblica per gentile concessione questo articolo  già apparso sul sito Bitter Winter – Libertà religiosa e diritti umani in Cina. scritto dallo studioso Massimo Introvigne.

Bitter Winter «funziona grazie a qualche centinaio di reporter cinesi, una cinquantina dei quali sono stati arrestati e una trentina ancora in prigione».

 

Renovatio 21 pubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

Si tratta di una cronologia ancora parziale, poiché arriva sino a fine marzo, e moltissime altre cose nel frattempo sono accadute, specie riguardo all’influenza immane che il Partito Comunista Cinese pare avere sulle classe dirigenti del resto del mondo. Tuttavia molti degli episodi qui citati sono assolutamente sconosciuti all’opinione pubblica. E si tratta di racconti di gravità sconcertante.

 

 

 

 

Chi cercasse la pistola fumante l’ha trovata. Una successione di ritardi, insabbiamenti e fake news provano come il mondo debba incolpare il PCC dell’attuale epidemia mortale.

 

17 novembre 2019: a Wuhan viene individuato il primo caso di quello che sarebbe poi stato identificato come COVID-19

17 novembre 2019: a Wuhan viene individuato il primo caso di quello che sarebbe poi stato identificato come COVID-19

 

10 dicembre: il cinquantasettenne Wei Guixian, un commerciante nel reparto del pesce del mercato degli animali di Wuhan, risulta malato, accusando quelli poi identificati come sintomi di COVID-19

 

26 dicembre: i dati dei pazienti di Wuhan vengono inviati a diverse aziende cinesi che si occupano di genomica, aziende in grado di rilevare nuovi virus. A quanto sembra, almeno una di queste aziende ha ricevuto ordine di interrompere i test e di distruggere i materiali

 

27 dicembre: Zhang Jixian, medico nell’Ospedale provinciale di medicina integrata cinese e occidentale dell’Hubei, comunica alle autorità sanitarie cinesi di essere convinto che la malattia fosse causata da un nuovo coronavirus

 

31 dicembre: alcuni funzionari cinesi comunicano alla sede cinese dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che a Wuhan erano stati registrati casi di «una nuova forma di polmonite». Contemporaneamente la censura di Internet imposta dal PCC inizia a bloccare le ricerche per «polmonite ignota a Wuhan», «mutazione della SARS», «mercato degli animali di Wuhan» e simili

31 dicembre: alcuni funzionari cinesi comunicano alla sede cinese dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che a Wuhan erano stati registrati casi di «una nuova forma di polmonite». Contemporaneamente la censura di Internet imposta dal PCC inizia a bloccare le ricerche per «polmonite ignota a Wuhan», «mutazione della SARS», «mercato degli animali di Wuhan» e simili

 

1° gennaio 2020: otto medici che avevano lanciato l’allarme per un’epidemia causata da un nuovo coronavirus a Wuhan, fra cui il dottor Li Wenliang (1986-2020), poi morto a causa di questo morbo, vengono arrestati e interrogati dalla polizia del Partito per «aver diffuso dichiarazioni false». Li è stato costretto a firmare una lettera di scuse

 

1° gennaio: la Commissione per la sanità dell’Hubei impone a tutte le aziende che si occupano di genomica contattate il 26 dicembre di interrompere i test e di distruggere i materiali ricevuti (che avrebbero costituito la prova che dati sul virus erano disponibili già dalla fine di dicembre)

 

1° gennaio: le autorità chiudono il mercato degli animali di Wuhan, senza effettuare tamponi sui singoli animali e sulle gabbie, e senza prelevare il sangue a chi vi lavorasse né controllare in altro modo se quelle persone potessero essere state infettate

 

1° gennaio: le autorità chiudono il mercato degli animali di Wuhan, senza effettuare tamponi sui singoli animali e sulle gabbie, e senza prelevare il sangue a chi vi lavorasse né controllare in altro modo se quelle persone potessero essere state infettate

3 gennaio: la Commissione nazionale cinese per la sanità emette un ordine di non pubblicazione, impedendo così a tutte le istituzioni mediche del Paese di rivelare informazioni relative alla malattia

 

5 gennaio: il professor Zhang Yongzhen, del Centro clinico per la salute pubblica di Shanghai, fornisce alle autorità cinesi la sequenza genomica del virus

 

5 gennaio: la Commissione comunale per la sanità di Wuhan smette di pubblicare gli aggiornamenti quotidiani sui nuovi casi di malattia

 

9 gennaio: l’OMS rilascia una dichiarazione sulla situazione di Wuhan lasciando intendere che sia attivo un nuovo virus

 

3 gennaio: la Commissione nazionale cinese per la sanità emette un ordine di non pubblicazione, impedendo così a tutte le istituzioni mediche del Paese di rivelare informazioni relative alla malattia

10 gennaio: la Televisione Centrale Cinese trasmette una dichiarazione di Wang Guangfa, importante esperto del governo in materia di Sanità, che afferma che la «polmonite di Wuhan» è «sotto controllo» e presente per lo più «in forma lieve» (11 giorni più tardi, a quel che si dice, lo stesso esperto del governo risulta positivo al tampone)

 

11 gennaio: il laboratorio di Shanghai del professor Zhang Yongzhen, che aveva fornito la sequenza genomica del virusviene chiuso per essere “rettificato” dalla Commissione per la sanità cittadina dopo che Zhang ha messo online i dati scoperti onde metterli a disposizione della comunità scientifica internazionale. Solo dopo questo atto (per il quale il professore è stato appunto punito) la Commissione nazionale per la sanità annuncia l’intenzione di condividere la sequenza (in quel momento già disponibile online) con l’OMS

 

1 gennaio: il laboratorio di Shanghai del professor Zhang Yongzhen, che aveva fornito la sequenza genomica del virus, viene chiuso per essere “rettificato” dalla Commissione per la sanità cittadina dopo che Zhang ha messo online i dati scoperti onde metterli a disposizione della comunità scientifica internazionale

12 gennaio: per la prima volta la Commissione nazionale per la sanità condivide le informazioni sulla genomica del virus con l’OMS. Le informazioni erano disponibili sin dal 5 gennaio

 

14 gennaio: l’OMS (e non le autorità cinesi) avanzano l’ipotesi che il virus si stia trasmettendo da uomo a uomo

 

14 gennaio: i giornalisti che cercano di realizzare un servizio sull’esplosione dell’epidemia nell’ospedale Jinyintan di Wuhan vengono bloccati dalla polizia del regime comunista, che sequestra loro videocamere e telefoni

 

15 gennaio: la Cina risponde all’OMS attraverso una dichiarazione del dottor Li Qun, responsabile del Centro cinese per il controllo delle malattie e del Centro d’emergenza per la prevenzione, il quale comunica che, secondo i rilevamenti, il rischio di trasmissione da uomo a uomo è «basso»

 

17 gennaio: la Commissione comunale per la sanità di Wuhan ripristina gli aggiornamenti quotidiani sui nuovi casi di coronavirus, interrotti il 5 gennaio

 

18 gennaio: nonostante l’esplosione del virus, la città di Wuhan ospita un banchetto dove ciascuno degli ospiti porta una pietanza. Partecipano più di 40mila famiglie per far concorrenza al Guinness dei primati per il maggior numero di piatti serviti a un evento

18 gennaio: nonostante l’esplosione del virus, la città di Wuhan ospita un banchetto dove ciascuno degli ospiti porta una pietanza. Partecipano più di 40mila famiglie per far concorrenza al Guinness dei primati per il maggior numero di piatti serviti a un evento. L’amministrazione cittadina ha annunciato di aver distribuito 200mila biglietti gratuiti agli abitanti per le celebrazioni della Festa del nuovo anno lunare

 

20 gennaio: il dottor Zhong Nanshan, autorevole esperto di SARS, afferma in un’intervista televisiva che la trasmissione da uomo a uomo è reale e che le autorità si sono dimostrate negligenti nel diffondere le informazioni sul virus

 

20 gennaio: il sindaco di Wuhan Zhou Xianwang ammette di non aver diffuso tutte le informazioni sul virus in possesso dell’amministrazione cittadina, aggiungendo però di avere seguito le «regole di Pechino»

 

20 gennaio: viene decretato l’isolamento di Wuhan, ma solo dopo che circa 5 milioni di persone hanno già lasciato la città senza essere state sottoposte al tampone

 

6 febbraio: il presidente Xi Jinping dà personalmente l’ordine di intensificare la censura su Internet per tutto ciò che riguarda il virus e di chiudere i profili WeChat di chiunque esprima critiche al regime

6 febbraio: il presidente Xi Jinping dà personalmente l’ordine di intensificare la censura su Internet per tutto ciò che riguarda il virus e di chiudere i profili WeChat di chiunque esprima critiche al regime

 

6 febbraioscompare l’avvocato e “giornalista civico” Chen Qiushi, che ha postato su Internet un video in cui si vedono ospedali sovraffollati e famiglie in preda al panico

 

7 febbraio: il dottor Li Wenliang, il medico che aveva dato l’allarme sul nuovo coronavirus (e che per questo era stato arrestato), muore proprio di coronavirus. Si è discusso se Li, che aveva partecipato a una chat cristiana, si fosse veramente convertito al cristianesimo

6 febbraio: scompare l’avvocato e “giornalista civico” Chen Qiushi, che ha postato su Internet un video in cui si vedono ospedali sovraffollati e famiglie in preda al panico

9 febbraio: Fang Bin, un altro “giornalista civico” che aveva postato alcuni video sull’epidemia non autorizzati, “scompare” a Wuhan

 

9 febbraio: Fang Bin, un altro “giornalista civico” che aveva postato alcuni video sull’epidemia non autorizzati, “scompare” a Wuhan

 

15 febbraio: il presidente Xi Jinping inasprisce ulteriormente la censura su Internet per qualsiasi cosa riguardi il virus

 

15 febbraio: l’attivista per i diritti umani Xu Zhiyong, che aveva chiesto pubblicamente al presidente Xi Jinping di scusarsi per avere insabbiato le notizie sul virus e quindi di dimettersi, viene arrestato

 

16 febbraio: il docente universitario Xu Zhangrun viene posto agli arresti domiciliari con il divieto di usare Internet dopo che ha pubblicato un saggio in cui afferma che «l’epidemia di coronavirus ha rivelato il cuore marcio del regime cinese»

 

16 febbraio: un documento postato da due scienziati cinesi, il dottor Botao Xiao della South China University of Technology di Guangzhou, e il dottor Lei Xiao, della Wuhan University of Science and Technology, nel database internazionale per la ricerca ResearchGate, in cui suggeriscono che il virus possa essersi originato da alcuni pipistrelli provenienti da due laboratori di Wuhan (e non da pipistrelli selvatici), “scompare” da ResearchGate

4 marzo: il magnate cinese Ren Zhiqiang “scompare” a Pechino dopo aver postato commenti critici sulla gestione della crisi del coronavirus da parte del presidente Xi Jinping

 

19 febbraio: la Cina espelle tre giornalisti di The Wall Street Journal che stavano realizzando dei servizi sull’epidemia

 

26 febbraio: l’agenzia stampa statale Xinhua annuncia la pubblicazione di un libro del Dipartimento centrale per la propaganda del PCC che sarà tradotto in sei lingue e che spiega come «l’eccezionale leadership, propria di un capo grande e potente», del presidente Xi Jinping abbia sconfitto il virus

 

8 marzo: le ambasciate cinesi di tutto il mondo ricevono espressa istruzione di promuovere l’idea che il virus non abbia avuto origine in Cina

22 marzo: il Global Times, quotidiano controllato dal PCC, citando in maniera errata un’affermazione del farmacologo italiano Giuseppe Remuzzi, proclama che il virus non ha avuto origine in Cina (e neppure negli Stati Uniti), ma in Italia

 

12 marzo: il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian dichiara pubblicamente che il virus non ha avuto origine a Wuhan, né peraltro in Cina, bensì vi è giunto dagli Stati Uniti d’America attraverso i soldati che hanno preso parte ai Giochi militari di Wuhan a ottobre

 

14 marzo: il magnate cinese Ren Zhiqiang “scompare” a Pechino dopo aver postato commenti critici sulla gestione della crisi del coronavirus da parte del presidente Xi Jinping

 

18 marzo: il governo annuncia che saranno espulsi altri 13 giornalisti di The New York TimesThe Washington Post e The Wall Street Journal

 

19 marzo: la Sicurezza pubblica di Wuhan si scusa con la famiglia del dottor Li Wenliang, ammettendo che la sua detenzione è stata «inappropriata» e dichiarando che i due agenti che «hanno gestito malamente» il caso sono stati sottoposti a provvedimento disciplinare

 

22 marzo: il Global Times, quotidiano controllato dal PCC, citando in maniera errata un’affermazione del farmacologo italiano Giuseppe Remuzzi, proclama che il virus non ha avuto origine in Cina (e neppure negli Stati Uniti), ma in Italia

 

 

Massimo Introvigne

 

 

Articolo apparso su Bitter Winter con il titolo «Cronologia del coronavirus: il responsabile è il Partito Comunista Cinese. Ecco le prove».

Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Epidemie

Vaccini per le zecche, ecco gli «Open Day»: ma sappiamo di cosa si tratta?

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Dopo settimane in cui i media nazionali e locali hanno martellato sulla presenza di varie tipologie di zecche in Nord Italia, ecco che si manifesta un fenomeno che avevamo di fatto quasi dimenticato fra le memorie pandemiche: gli «Open Day» vaccinali, i grandi eventi usati dall’autorità per spingere la sierizzazione di massa.

 

Ecco che la Suedtiroler Sanitaetsbetribe – l’Azienda Sanitaria pubblica dell’Alto Adige – indice non uno ma due Open Day vaccinali (il primo già consumatosi lo scorso 20 luglio, con 2.500 persone che si sarebbero fatta vaccinare) per inoculare la popolazione contro le zecche, in quanto «è il modo sicuro per prevenire la Meningoencefalite primaverile-estiva (TBE), scrive il sito dell’istituzione sanitaria altoatesina.

 

«L’Azienda sanitaria investe ancora, con informazione e azioni mirate, nel contrasto alla Meningoencefalite primaverile-estiva (TBE), causata dalle punture di zecca. Per questo il Servizio aziendale di Igiene e Sanitá [sic] pubblica, ha organizzato due Open Day vaccinali dedicati per il 20 luglio e il 21 settembre 2024» scrive la pagina, sbagliando per qualche ragione l’accento su Sanità, che in lingua italiana sarebbe, andrebbe, grave.

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«Lo scorso anno si sono registrati 7 casi di Meningoencefalite primaverile-estiva» avverte l’Azienda Sanitaria, ammettendo che la vaccinazione di massa avviene sullo fondo di poco più una manciata di casi isolati. In tutto il Paese, secondo quanto riportato da dati ISS, ci sarebbero stati 20 casi e nessun decesso.

 

«Trattandosi di una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale che può anche essere mortale gli esperti invitano alla vaccinazione, che è sicura e protegge» continuano, ripetendo il sempiterno mantra che il lettore ha imparato a riconoscere: il vaccino è «sicuro ed efficace»…

 

In un mondo post-pandemico dove senza prenotazione elettronica non ti fanno entrare nemmeno nella tua banca, apprendiamo che «l’Open day del 20 luglio non prevede alcuna prenotazione», e che vi sono punti preposti all’inoculo massivo a Bolzano, Merano, Bressanone, Brunico.

 

Altre notizie, sulla pagina del sito della Sanità della provincia autonoma, non vengono date.

 

Per esempio, abbiamo una curiosità: di quale vaccino si tratta? Scopriamo che si tratta del Ticovac, un farmaco prodotto da una farmaceutica di cui il lettore potrebbe aver sentito parlare, la Pfizer. Una confezione di Ticovac da 0,5 ml costa alla Sanità – cioè a noi contribuenti – 81 euro. Ai vaccinandi, tuttavia, viene detto che la dose è gratis, anche se giocoforza ciò non può essere vero. Varrebbe la pena di rispolverare anche per le siringhe la grande regola dell’economia di internet: se non costa nulla, il prodotto sei tu.

 

E questo vaccino, che effetti collaterali può avere? Anche qui, non è che la presentazione dell’Open Day offerta dall’ente pubblico ci dia una mano a capire; del resto, il consenso informato è sempre più demandato al paziente, che deve fare le sue ricerche, purché non le faccia in siti no-vax come quello che state leggendo.

 

Ebbene, facciamo noi dunque lo sforzo di andare a cercare il bugiardino del siero anti-zecca della Pfizer per le dosi da 0,25 e da 0,5.

 

Tra le «Reazioni avverse registrate durante la sorveglianza post-marketing» troviamo «Herpes zoster (verificatosi in pazienti precedentemente esposti)», «Precipitazione o aggravamento di disordini autoimmuni (es. sclerosi multipla), reazione anafilattica», «Patologie del sistema nervoso (Disordini demielinizzanti (encefalomielite acuta disseminata, sindrome di Guillain-Barré, mielite, mielite trasversa), encefalite, convulsioni, meningite asettica, meningismo, disordini sensoriali e disfunzioni motorie (paralisi/paresi facciale, paralisi/paresi, neurite, ipoestesia, parestesia), neuralgia, neurite ottica, capogiri»; « Compromissione della vista, fotofobia, dolore oculare», «Tinnito», «Tachicardia», «Dispnea», «Orticaria, rash (eritematoso, maculo-papulare), prurito, dermatite, eritema, iperidrosi», «Dolore alla schiena, gonfiore alle articolazioni, dolore al collo, rigidità muscoloscheletrica (inclusa rigidità del collo), dolore alle estremità», «Disordini dell’andatura, brividi, malattia simil influenzale, astenia, edema, disturbi al movimento articolare a livello del sito di iniezione come dolore articolare, noduli e infiammazione».

 

Com’era il mantra? «Sicuro ed efficace»…

 

«In poche ore di Open Day, gli operatori sanitari hanno fatto tutte queste domande ai residenti in Alto Adige? Hanno verificato che non ci fossero controindicazioni?» scrive il quotidiano La Verità. «La Food and Drug Administration (FDA), che l”ha autorizzato nell’agosto 2021, riporta 289 farmaci noti per interagire con questo vaccino e 286 interazioni sono definite moderate. Quindi problematiche, hanno una rilevanza clinica, l’impatto di questi vaccini non è trascurabile».

 

Ancora dal foglietto: «In caso di una malattia autoimmune nota o sospetta nel soggetto da vaccinare, è necessario valutare il rischio di una possibile infezione da TBE rispetto al rischio che TICOVAC 0,5 ml possa produrre un effetto avverso sul decorso della malattia autoimmune stessa».

 

Di più: «necessaria cautela nel considerare la necessità di vaccinazione in soggetti con preesistenti malattie cerebrali, quali malattie demielinizzanti in corso o epilessia non adeguatamente controllata».

 

Uno di quei siti che riassume i foglietti dei farmaci scrive, riguardo la versione del Ticovac da 0,25 ml, che bisognerebbe rivolgersi «al medico, al farmacista o all’infermiere prima della vaccinazione se lei o suo/a figlio/a è affetto da una malattia autoimmune (ad esempio artrite reumatoide o sclerosi multipla); ha un sistema immunitario debole (per cui lei o suo/a figlio/a non è in grado di combattere le infezioni efficacemente); non produce anticorpi efficacemente; assume medicinali contro il cancro; assume medicinali chiamati corticosteroidi (che riducono le infiammazioni); o è affetto da una qualunque malattia cerebrale».

 

Nel bugiardino pubblicato online, troviamo segnalata inoltre che la «Grave ipersensibilità all’uovo e alle proteine del pollo (reazione anafilattica dopo ingestione di proteine dell’uovo) possono causare gravi reazioni allergiche nei soggetti sensibilizzati (…). La vaccinazione anti-TBE deve essere rimandata nel caso in cui il soggetto sia affetto da una malattia acuta moderata o grave (con o senza febbre)».

 

Quella sul pollame, si spera, sia stata una delle domande rivolte dal vaccinatore a chi ha voluto offrirsi nuovamente all’ago Pfizer. È stato fatto così, giusto? Così come per tutta la lista di interazioni e possibili reazioni avverse: consenso informato, no?

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E le donne incinte? «Non ci sono dati sull’utilizzo di Ticovac 0,5 ml in donne in gravidanza» leggiamo ancora nel foglio illustrativo. «Non è noto se Ticovac 0,5 ml venga secreto nel latte materno. Pertanto, Ticovac 0,5 ml deve essere somministrato durante la gravidanza e alle donne che allattano al seno solo se è considerato urgente ottenere la protezione contro la infezione da TBE e dopo aver attentamente considerato il rapporto rischio / beneficio».

 

Ecco, ci risiamo. Ricordate il balletto sulle donne gravide ai tempi del vaccino COVID? Prima no, poi sì, poi forse, poi certo – con buona pace di tutti quei dottori e farmacisti che ci hanno detto, in privato ed in pubblico, che si trattava di buttare nel cesso interi volumi con i quali si era sostenuto l’esame di immunologia: fino a qualche anno fa, ricorderete, le donne incinte non si vaccinavano – mai. Stesso dicasi per gli immunodepressi (che, anzi, erano usati come clava vaccinista: vaccinati tu che loro poverini non possono) e perfino – memoria più distante, dissoltasi prima delle altre dai lanci dei vaccini stagionali antinfluenzali – gli over 65.

Ecco che quindi che, tra obblighi e costrizioni, saltano fuori storie allucinanti sugli del siero genico effetti ai feti, le nascite premature… poi c’era quella questione del calo delle nascite in tanti Paesi…ma è acqua passata. No?

 

Torniamo al vaccino zecchino. Perché, fermi tutti, come l’altra volta, ecco che nella versione del siero da 0,25 ml la mano siringata si allunga verso i bambini. Anche se, bugiardino alla mano, mica si dovrebbe: «Non ci sono dati relativi alla profilassi post-esposizione con Ticovac 0,25 ml per uso pediatrico». Quindi il foglietto si lascia andare ad un’ammissione che per quanto da applausi, è come sempre inutile, inascoltata. «Come per tutti i vaccini, Ticovac 0,25 ml per uso pediatrico può non proteggere completamente tutti i soggetti vaccinati contro l’infezione che si intende prevenire».

 

In realtà, il principio del vaccino, che forse così efficace non è, è ripetuto anche a pagina 12: «come per tutti i vaccini, TICOVAC 0,5 ml può non proteggere completamente tutti i soggetti vaccinati contro l’infezione che si intende prevenire».

 

Potrebbe non servire a niente, e avere effetti avversi anche brutti. Tuttavia, fatevelo.

 

Eccoci, dunque, ripiombati nell’incubo della filiera tecno-epidemica. Il malefico insetto ci mostra che le meccaniche del dominio vaccinale non sono cambiate: al contrario, sono sedimentate, si sono rafforzate.

 

A tutto questo va aggiunto, cosa che Renovatio 21 ha già ricordato in passato, che la TBE non è l’unica tremenda malattia che può arrivare dalle zecche. Lo abbiamo già detto: chi vi vende, anche con pubblicità e canzonette, l’idea che vaccinandovi non dovete più temere che una zecca vi morda durante una passeggiata nel bosco o in montagna, sta colpevolmente omettendo una parte immensa della questione.

 

Rileggiamo il bugiardino: «le punture di zecca possono trasmettere infezioni diverse dalla TBE, incluse quelle derivanti da certi patogeni che talvolta possono causare un quadro clinico simile a quello della encefalite da zecca. I vaccini anti-TBE non forniscono protezione contro infezioni da batteri del genere Borrelia».

 

Già, il genere Borrellia. È più discussa della TBE, anche per la sua durata e la complessità delle sue cure – oltre che per il fatto che pochi dottori sembrano saperla diagnosticare – una patologia associata al microorganismo, chiamata sindrome di Lyme, un male scoperto da non troppi anni, in grado (tra le altre cose) di abbattere le energie della persona e tenerla lontana dalla vita sociale per anni. Un vero flagello, di cui si parla ancora, notiamo, con una certa pudicizia…

 

Come riportato da Renovatio 21, negli USA, anche grazie ad un nuovo libro di inchiesta in uscita, comincia a delinearsi uno scenario allucinante, quello per cui la sindrome di Lyme deriverebbe, pure lei, da esperimenti militari per la creazione di bioarmi.

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Zecche trattate in laboratorio per divenire strumenti di attacco verso altri Paesi: l’autrice del libro in uscita Bitten: The Secret History of Biological Weapons and Lyme Disease («Morsi: la storia segreta delle armi biologiche e della malattia di Lyme»), Kris Newby, dice di aver parlato con un vecchio agente CIA che raccontava come ancora negli anni Sessanta bombardava i campi cubani con zecche «militarizzate». (È il caso di dire: «zecche di Stato», ma non sappiamo se faccia ridere)

 

Ragionateci: le zecche si muovono da sole, mordono, infettano gli uomini, rendendoli di fatto incapaci di combattere. Sono armi perfette. Il programma di militarizzazione degli insetti, portato avanti negli ultimi anni dalla DARPA (il reparto ricerche e sviluppo del Pentagono) ha a quanto sembra origini risalenti, e pure molto segrete.

 

E allora, ci chiediamo: come sono arrivate queste malattie da zecca in Europa?

 

Qualcuno le ha portate dagli USA?

 

Sono arrivati con i cani e i gatti dei soldati di stanza a Ramstein o ad Aviano? Oppure sono state portate e basta?

 

A questo si aggiunge una questione ulteriore: i casi di malattie da zecche si sono moltiplicati con l’aumento, nei nostri boschi e sui nostri monti, della tipologia animale il cui manto è il luogo preferito per l’accoppiamento dell’artropode: cervi, caprioli, daini…

 

Ho parlato, pochi mesi fa, con un agricoltore e apicoltore, una casetta tra i boschi in cima alla collina da almeno quattro generazioni. Mi ha detto che né suo padre, né suo nonno, né il suo bisnonno gli avevano mai raccontato di caprioli e cerbiattelli. Poi, di colpo, a fine anni Novanta, ecco che ha cominciato ad avvistarne tanti, tantissimi. All’inizio, dice, era struggimento e stupore per questa bella creatura, apparentemente timida e fragile. Poco dopo, subentra la realtà: devastano le piantagioni, rovinano il ciclo delle api mangiando fiori, fanno danni di tutti i tipi – in più portano le zecche.

 

È stato notato, negli USA, che i casi di Lyme aumentano laddove le autorità locali hanno emesso leggi sull’obbligo di collare per i cani. Con i cani non più liberi, i cervi si avvicinano sempre più ai centri urbani, e seminano zecche. E con esse le loro malattie.

 

Immaginiamo, dunque, quanto delicata è la questione. Immaginiamo pure quanta poca voglia hanno le autorità di parlarne.

 

Vogliamo davvero prendere in considerazione che potrebbe esserci stata una Wuhan delle zecche, portataci – pure quella – dal nostro grande alleato NATO?

 

Vogliamo pensare che esista un politico che davvero voglia intraprendere politiche contro i bambi?

 

Ma no. Meglio risolvere come l’altra volta: sulla pelle del popolo. Open Day spalancati, per la gioia della superfarmaceutica e delle autorità sanitarie, più di qualche babbeo non pago di aver offerto il deltoide alla siringa genica di Stato per poi ritrovarsi riammalato di COVID (se va bene) o con la miocardite (se va male) o magari morto (se va peggio ancora).

 

Per gli effetti collaterali, come l’altra volta, pazienza: se ci pensiamo erano chiamati così le vittime delle «bombe intelligenti» di recenti guerre NATO.

 

Una dimostrazione in più di quanto dicevamo qualche giorno fa: c’è una strana correlazione tra Patto Atlantico e vaccini. Se vuoi stare in Occidente, ci hanno detto chiaramente con green pass et similia, devi farti siringare. Sembra che questa legge, oramai slatentizzata del tutto, crei un discrimine che attraversa tutta la società, tutta l’umanità, nell’ora presente e negli anni a venire

 

Voi avete deciso da che parte state?

 

Roberto Dal Bosco

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Epidemie

Epatite dopo i vaccini anti-COVID: casi di studio

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Alcuni casi di studio documentano lo sviluppo di eptatiti negli individui a cui è stato iniettato il vaccino COVID.   Il fenomeno si manifesta indipendentemente dal fatto che il vaccino COVID sia basato su mRNA, come nel caso di Pfizer, su un vettore virale, come nel caso di AstraZeneca, o su un’iniezione classica a base di virus denaturato, come nel caso del siero cinese Sinopharm.   Vi sono tre casi di studio sulla questione, uno per ciascuna delle tecnologie vaccinali, riporta il sito americano Infowars.

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Nel primo caso di studio, un uomo di 35 anni è morto dopo aver contratto l’epatite a causa del vaccino AstraZeneca.   «Questo articolo presenta un giovane che ha sviluppato un’epatite fulminante pochi giorni dopo la vaccinazione con la prima dose del vaccino AstraZeneca COVID-19″, si legge nell’abstract dello studio. «Ha ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca COVID-19 8 giorni prima. È stato ricoverato in ospedale con un disturbo principale di dolore addominale. Al momento del ricovero e a causa dei suoi alti D-dimeri, della bassa conta piastrinica e del basso livello di fibrinogeno, è stata sospettata una trombosi immunitaria trombocitopenica indotta dal vaccino, che è stata esclusa in seguito».   «Quindi, dopo un aumento dei suoi test di funzionalità epatica, una diminuzione delle piastrine e test di coagulazione anomali, è stata presa in considerazione un’epatite fulminante per questo paziente» prosegue il paper. «Sono state quindi sospettate diverse eziologie batteriche, virali e autoimmuni, tutte escluse. Pertanto, è stata confermata un’epatite fulminante secondaria al suo vaccino AstraZeneca COVID-19».   Il secondo caso di studio ha documentato come un uomo abbia contratto l’epatite in seguito alla somministrazione del vaccino COVID della farmaceutica cinese Sinopharm.   «Questo studio presenta un caso di epatite innescata dal vaccino Sinopharm per COVID-19. Un uomo di 62 anni si è presentato con ittero, perdita di peso ed enzimi epatici elevati tre giorni dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino COVID-19. Le sezioni microscopiche hanno mostrato un modello di lesione epatitica con infiammazione sia portale che lobulare e marcata infiltrazione di eosinofili», scrive la presentazione della ricerca.   È interessante notare che, mentre è stato dimostrato che i vaccini mRNA e quelli a vettore virale contro il COVID causano l’epatite, lo stesso vale per il vaccino Sinopharm contro il COVID, nonostante sia un vaccino classico.   «Sono stati segnalati diversi casi di epatite dopo i vaccini COVID-19, ma quasi tutti sono stati diagnosticati come epatite autoimmune, innescata da vaccini mRNA COVID-19 o vettori virali, ma il caso attuale è uno dei primi casi di epatite segnalati dopo il vaccino Sinopharm, un vaccino COVID-19 a virus inattivato. La diminuzione spontanea dei livelli degli enzimi epatici, senza terapia con corticosteroidi, è contraria alla diagnosi di epatite autoimmune in altri casi segnalati», afferma lo studio.   In un terzo caso di studio, la sua epatite autoimmune, in remissione, si è riattivata in una donna di 35 anni dopo la somministrazione del vaccino anti-COVID della Pfizer.

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«Una donna asiatica di 35 anni con una pertinente storia clinica passata di epatite autoimmune si è presentata con una recidiva acuta di epatite autoimmune due settimane dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech a RNA messaggero (mRNA) contro la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). Sono stati segnalati nove casi di epatite autoimmune dopo la somministrazione del vaccino COVID-19, ma questo è il primo caso documentato di una riattivazione di epatite autoimmune in remissione», leggiamo nell’abstract della ricerca.   In un archivio sarebbero quindi presenti 35 casi di studio sul fenomeno: «sono riassunte le caratteristiche cliniche di un totale di 35 casi attualmente segnalati di AIH [epatite autoimmune] dopo la vaccinazione contro il COVID-19 e si suggerisce che i pazienti con malattie autoimmuni potrebbero essere a più alto rischio di sviluppare AIH dopo la vaccinazione».   Come riportato da Renovatio 21, circa due anni fa fu riscontrata una strana crescita dei casi di epatite tra i bambini europei ed americani. Tra le prime spiegazioni, vi fu la possibile causa del sistema immunitario compromesso dal lockdown. Tuttavia, altri ipotizzarono correlazioni con il virus COVID e con i vaccini.

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Epidemie

Un uomo in Israele muore dopo essere stato infettato da un’ameba mangia-cervello

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Un giovane è morto di encefalite in Israele pochi giorni dopo aver contratto l’ameba Naegleria fowleri, chiamata anche «ameba mangia-cervello», che penetra nel cervello umano attraverso il naso, in un secondo caso simile registrato nel Paese, ha riferito domenica il quotidiano online, citando l’ospedale in cui il paziente era stato curato.

 

L’uomo potrebbe aver contratto l’infezione mentre nuotava nel lago Kinneret, noto anche come Mar di Galilea, nel nord del paese, dove la temperatura dell’acqua in estate raggiunge i 30 gradi, un ambiente favorevole allo sviluppo di tali microrganismi

 

Tuttavia, il Ministero della Salute israeliano ha successivamente prelevato campioni sulla spiaggia dove l’uomo aveva fatto il bagno, ma non ha trovato alcuna prova di contaminazione da amebe nell’acqua.

 

La Naegleria fowleri è un’ameba che prospera in laghi di acqua dolce calda, fiumi e sorgenti termali, ma può essere trovata anche nell’acqua del rubinetto, secondo l’ente epidemico americano CDC. L’ameba potrebbe causare infezioni cerebrali se l’acqua che la contiene entra nel cervello attraverso il naso. Tale infezione cerebrale è rara, ma quasi sempre fatale con un tasso di mortalità del 97%, secondo l’autorità statunitense.

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato un cittadino dello Stato americano della Georgia era morto per infezione dell’ameba mangia-cervello.

 

Si trattava all’epoca della terza persona a morire negli Stati Uniti in un solo anno a causa della mostruosa creatura microscopica, che pare diffondersi sempre più a Nord.

 

Uno studio del CDC pubblicato nel 2020, ha rilevato che cinque dei sei casi di meningoencefalite amebica primaria (PAM), come viene chiamata l’infezione cerebrale causata da Naegleria fowleri, si sono verificati durante o dopo il 2010.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 un cittadino del Missouri e un bambino del Nebraska sono stati ammazzati dall’ameba mangia-cervello.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso è emersa la rilevazione di vibrio vulnificus, cioè di un tipo di batteri «carnivori», nelle spiagge della Florida.

 

Negli ultimi 15 anni, una malattia neurodegenerativa estremamente rara che mangia il cervello umano lasciando buchi è diventata sempre più comune in Giappone, ma il caso PAM statunitense sembra molto diverso.

 

Prioni sarebbero stati invece alla base di un’epidemia di cervi-zombie nel 2019.

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