Armi biologiche
Le contraddizioni del Coronavirus. Intervista con il dottor Paolo Gulisano
Renovatio 21 intervista il dottor Paolo Gulisano, medico ed epidemiologo. Il dottor Gulisano è specializzato in Igiene e Medicina Preventiva. Cultore e docente di Storia della Medicina, all’attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore. Ha dedicato libri alla divulgazione della storia della medicina così come alla letteratura britannica e gaelica e alla religione. Renovatio 21 ha idee differenti sull’origine del virus e sul bioterrorismo, ma crediamo che la parola di un esperto vada sempre ascoltata.
Dott. Gulisano, sulla genesi del Coronavirus ci sono diverse ipotesi. Qualcuno, come ad esempio il noto giornalista Paolo Liguori, sostiene che il virus provenga da un laboratorio militare di Wuhan. Pensa che questa tesi possa esser veritiera? Potrebbe trattarsi di un esperimento legato a quelle che alcuni definiscono le nuove armi batteriologiche?
Quando si parla di nuovi virus, spesso nascono ipotesi di prodotti di laboratorio, magari militari – come in questo caso – e di conseguenza il pensiero va a scenari di guerra batteriologica. Se ne legge anche in questi giorni. Innanzitutto va detto che il cosiddetto «bioterrorismo» è una bufala che gira fin dal 2001, dall’attacco alle Torri Gemelle di New York. Da quel momento in poi i media cominciarono a parlare di minacce biologiche, e a diffondere paura. Ricordate l’antrace? Si parlava anche di vaiolo o altri virus. Naturalmente non si è avuto nessun episodio di attacco con mezzi biologici, ma in compenso il business dei mezzi di protezione ai tempi fiorì, così come proliferarono corsi di formazione per medici e infermieri e così via. Quindi comincerei ad escludere questa ipotesi, anche perché un coronavirus che ha una mortalità del 2% anche in una ipotesi fantascientifica non è certo una buona arma biologica. La presenza poi di laboratori militari non è poi così anomala in Cina, dove l’elite medica è proprio rappresentata dalla casta militare. Resta l’ipotesi più plausibile che in questi laboratori si stesse lavorando su materiale virale, magari per la realizzazione di vaccini o di farmaci. In tal caso ci potrebbe essere stata una contaminazione involontaria di un operatore, da cui si sarebbe sviluppato il focolaio epidemico, ma naturalmente non abbiamo che ipotesi in tal senso.
La presenza di laboratori militari non è poi così anomala in Cina, dove l’élite medica è proprio rappresentata dalla casta militare
Parliamo di numeri. La popolazione cinese è regolarmente censita secondo Lei?
Chi può dirlo? La Cina rimane una realtà abbastanza misteriosa. Con buona pace delle grandi imprese che vi fanno a fare lucrosi affari e delle autorità vaticane che hanno avuto l’ardire di definirla «un Paese in cui si realizza la Dottrina Sociale della Chiesa», la Cina è un regime totalitario dove l’informazione è strettamente controllata. Quello che noi sappiamo è quello che ci dicono. Anche i dati che ci trasmettono sono quelli che il Governo cinese autorizza.
E, allora, i numeri che ci arrivano qui riguardo a morti, contagiati e persone in quarantena, pensa siano reali oppure no?
Il regime cinese ha una lunga tradizione di reticenza sui dati sanitari: un significativo precedente è quello della SARS, dove i dati reali dell’epidemia furono a lungo tenuti nascosti e sottostimati. Anche in questo caso dunque potrebbe essere lecito avanzare dei dubbi. Non nella misura, tuttavia, ipotizzata da qualcuno, come il noto virologo Burioni, che ha parlato di diversi zeri da aggiungere alle cifre ufficiali cinesi. La realtà ci dice invece di una epidemia che è stata circoscritta al focolaio iniziale della Provincia di Hubei, un risultato ottenuto con mezzi coercitivi tipici di Stati di Polizia dispotici come il coprifuoco e altre limitazioni delle libertà personali. Misure abituali peraltro in una realtà come la Cina dove i diritti umani, come si può evincere dai rapporti annuali di una organizzazione come Amnesty International, sono ampiamente calpestati.
Il regime cinese ha una lunga tradizione di reticenza sui dati sanitari: un significativo precedente è quello della SARS, dove i dati reali dell’epidemia furono a lungo tenuti nascosti e sottostimati
Possiamo parlare di pandemia?
No. Quantomeno non ancora. Siamo di fronte ad una epidemia che ha colpito- come dicevamo- prevalentemente una Provincia (pur grande territorialmente e per numero di abitanti) di un enorme Stato. La pandemia è definita come un’epidemia generalizzata, che colpisce più Paesi, più continenti. Fuori dalla Cina abbiamo avuto solo casi sporadici, da persone provenienti dalla Cina stessa o da contatti con infetti. L’unica Pandemia circolante è quella da panico indotto dai Media.
Il nostro governo – in particolare il nostro premier – inizialmente ha parlato di «situazione sotto controllo», poi ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi: non le pare un contro senso?
L’impressione che ha dato Conte è di volere trarre il massimo profitto politico da una situazione allarmante (o meglio allarmata) che è difficilmente interpretabile nei suoi sviluppi. L’accorrere all’Ospedale Spallanzani dove era stato isolato il virus millantando l’eccellenza della Sanità Italiana, affermare che eravamo stati i primi ad ottenere questo isolamento – che non era assolutamente vero – è stata un’operazione di propaganda politica, per dire quanto è bravo questo governo. Poi si sono dovute mettere in atto le misure per impedire l’arrivo giornaliero di persone dalla Cina – che in un’ottica prudenziale devono essere considerate potenzialmente portatrici del virus – e allora sono risultate evidenti le contraddizioni, soprattutto di ordine ideologico rispetto al pensiero politico dei «porti aperti, accoglienza per tutti, inclusione» e così via. Ci si è resi conto che in un mondo globalizzato anche le malattie sono globali, e questo pone problemi e suscita riflessioni.
Ci si è resi conto che in un mondo globalizzato anche le malattie sono globali, e questo pone problemi e suscita riflessioni
È possibile arrestare rientri e partenze da parte della popolazione cinese secondo Lei? E, questa, può essere una soluzione in grado di incidere sulla sicurezza sanitaria?
Le misure atte a creare un cordone sanitario di protezione, come le quarantene, sono atti doverosi suggeriti dalla stessa Organizzazione Mondiale della Salute. È chiaro che se il virus viaggia attraverso i portatori, questi devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. In assenza di farmaci efficaci, la prevenzione della diffusione dell’infezione resta il modo migliore per controllare l’epidemia. Il problema però è che non ci sono solo voli arerei diretti dalla Cina, e sembra che persone di origine cinese stiano comunque entrando ancora per altre vie o con altri mezzi nel nostro Paese .
Siamo di fronte a palesi contraddizioni: da una parte si agita il fantasma della pandemia, dall’altra si continua a enfatizzare la retorica dei “porti aperti” da una parte un Paese in piena emergenza, dall’altra si allontanano dalle scuole i bambini non vaccinati stigmatizzati come piccoli untori che devono restare in quarantena perenne a casa loro
Quali speranze ripone nel Ministro Speranza?
Che non sprechi risorse pubbliche in sedicenti campagne preventive. Nel 2009 il governo italiano del tempo, guidato da Berlusconi, abboccò come molti altri paesi alla bufala della pandemia da Influenza A/ H1N1, che non si verificò mai. Il governo di allora comprò 10 milioni di dosi di inutili vaccini, che poi vennero eliminati al 90% perché inutilizzati. Fu uno spreco colossale di denaro pubblico che avrebbe potuto essere utilizzato molto meglio.
La solidarietà alla popolazione cinese spazia dalla visita del sindaco di Milano Giuseppe Sala nel quartiere milanese di Chinatown alla garanzia che tutti i bambini cinesi saranno regolarmente fatti entrare negli asili. Tutto bello e giusto, ma come mai la stessa moneta non si usa con i bambini non vaccinati, ovvero soggetti certamente sani?
Anche in questo caso si è trattato di un gesto dimostrativo di propaganda politica, per non venir meno della Sinistra al proprio ruolo di partito dell’accoglienza, dell’inclusione, dell’antirazzismo. Ancora una volta siamo di fronte a palesi contraddizioni: da una parte si agita il fantasma della pandemia, dall’altra si continua a enfatizzare la retorica dei “porti aperti” e si demonizza chi richiede controlli sui flussi migratori; da una parte si cerca di trasmettere un messaggio tranquillizzante sui bambini cinesi appena rientrati da un Paese in piena emergenza, mentre dall’altra si allontanano dalle scuole dell’infanzia i bambini non vaccinati stigmatizzati come piccoli potenziali untori, e che quindi devono restare in quarantena perenne a casa loro.
Nel 2009 il governo italiano del tempo, guidato da Berlusconi, abboccò come molti altri paesi alla bufala della pandemia da Influenza A/ H1N1, che non si verificò mai. Il governo di allora comprò 10 milioni di dosi di inutili vaccini, che poi vennero eliminati al 90% perché inutilizzati.
A proposito di vaccini: possibile che le uniche aziende a volare in borsa siano quelle che hanno promesso di trovare un vaccino contro il Coronavirus in tempi brevi?
Il nuovo Coronavirus era appena stato identificato che già venivano annunciati vaccini prossimi venturi. D’altra parte, pur essendo questi virus studiati da anni, e avendo avuto l’epidemia di SARS nel 2003, in tutti questi anni non si è arrivati a produrre alcun tipo di vaccino per alcun Coronavirus. Difficile quindi affermare che lo si possa fare oggi, magari nel giro di poche settimane. Perché diffondere l’illusione della immediata realizzazione di un vaccino per un virus individuato da un mese, quando sappiamo bene che per preparare un vaccino servono molti anni di studi e ricerche, occorrono test clinici in vitro o in vivo su animale e poi su uomo, e gli studi e i risultati poi vanno attentamente valutati? Eppure c’è chi lo fa, e queste intemerate di ricercatori possono portare su di loro l’attenzione dei media, o meglio ancora lucrosi finanziamenti e financo il rialzo dei titoli di borse di società quotate. Infine, non si comprende perché quella della vaccinazione dovrebbe essere l’unica obbligata soluzione alle malattie infettive. E i farmaci antivirali? E le misure igieniche di isolamento, profilassi, e soprattutto di stili di vita sani? Perché trascurarli?
Come si spiega la richiesta dei medici italiani che invitano a vaccinarsi contro l’influenza per non cadere nella psicosi del Coronavirus? Ha senso?
La ratio di questo suggerimento è di agevolare le diagnosi differenziali: se uno è vaccinato contro l’influenza, la si può escludere (teoricamente) da una ipotesi diagnostica in caso di sintomatologia febbrile e polmonare. Siamo peraltro negli ultimi giorni dell’epidemia influenzale annuale, e le indicazioni erano da parte ministeriale come sempre di vaccinare a novembre e a dicembre. Ci vogliono oltretutto diversi giorni prima che un vaccino faccia effetto, per cui sembra davvero ormai tardi e poco utile vaccinare.
Un’altra contraddizione palese: gli extracomunitari che sbarcano vengono vaccinati (almeno in alcune Regioni) contro Difterite Tetano e Poliomielite. Perchè, se sono tutti sani? Inoltre vengono anche testati per la Tubercolosi, e qui sarebbe interessante che le autorità sanitarie dessero qualche notizia sugli esiti di queste analisi
L’ex ministro Lorenzin, invece, ha affermato che «i virus “viaggiano”, specialmente in aereo, in prima classe, non sulle barche della speranza». Come commenta questa frase (indirizzata peraltro a Salvini), da medico infettivologo quale è Lei?
È una affermazione antiscientifica. I microrganismi veicolati dalle persone viaggiano con loro, qualunque sia il mezzo di trasporto e la condizione sociale. Anche qui una contraddizione palese: gli extracomunitari che sbarcano vengono vaccinati (almeno in alcune Regioni) contro Difterite Tetano e Poliomielite. Perchè, se sono tutti sani? Inoltre vengono anche testati per la Tubercolosi, e qui sarebbe interessante che le autorità sanitarie dessero qualche notizia sugli esiti di queste analisi, anche e soprattutto per essere pronti ad affrontare adeguatamente una malattia non virtuale, ma reale, e di ritorno nel nostro Paese, come la Tubercolosi.
Tornando, per concludere, al lato finanziario, pensa che questa pandemia possa in qualche modo distruggere i mercati cinesi e, quindi, incidere a livello globale in un sistema economico e sociale vittima della più agguerrita globalizzazione?
Sicuramente il Coronavirus ha messo in luce la fragilità del sistema sanitario del regime cinese. Ci sono problemi di affidabilità che potrebbero avere delle conseguenze sulle scelte di molte imprese che hanno investito nel Colosso d’Oriente. Un parametro molto importante. Peccato che non si siano avute – e non si hanno nemmeno ora- altrettante preoccupazioni rispetto alla tutela dei diritti umani sistematicamente calpestati in uno dei più terribili regimi al mondo, un mix micidiale di Comunismo e Turbocapitalismo. Un mix che piace alle aziende occidentali che si recano là in cerca di lucrosi profitti.
Cristiano Lugli
Armi biologiche
Mosca accusa Kiev di preparare nuovi attacchi con armi chimiche
Le forze armate ucraine sono pronte ad aumentare l’uso di armi chimiche rendendo i loro proiettili specializzati compatibili con i sistemi di artiglieria donati dall’Occidente, ha affermato martedì il comandante russo responsabile della difesa contro le armi di distruzione di massa. Lo riporta il sito governativo russo RT.
Il generale Igor Kirillov stava informando i media sul lavoro svolto dalla sua divisione nel contesto del conflitto ucraino. Ha affermato che le truppe di Kiev rimangono una minaccia in termini di violazione della Convenzione sulle armi chimiche (CWC).
«L’Intelligence operativa suggerisce che le truppe ucraine stanno preparando proiettili chimici compatibili con i sistemi di artiglieria prodotti in Occidente», ha affermato, citando documenti militari recuperati dalle posizioni ucraine catturate.
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L’alto militare russo condiviso diverse pagine di un manuale ucraino sull’uso di un obice semovente M109 da 155 mm di progettazione statunitense nelle configurazioni A3GN e A4. Il manuale include istruzioni su come distinguere e maneggiare munizioni con carichi chimici.
Kirillov ha affermato che gli esperti russi di armi chimiche hanno identificato più di 400 casi apparenti di armi vietate utilizzate durante il conflitto in corso. Si aspetta che ne emergano altri, «considerate le molteplici provocazioni che coinvolgono sostanze chimiche tossiche e i tentativi di attentare alla vita di funzionari nelle nuove regioni russe».
Tra le prove, il generale ha segnalato la consegna in Ucraina di circa 500 tonnellate di trietanolammina (TEOA), un composto elencato nell’Allegato 3 della CWC, poiché può essere utilizzato per produrre mostarda azotata. Un’azienda ucraina ha importato oltre 160 tonnellate del composto solo a luglio e la Russia non ha trovato prove che la sostanza chimica fosse destinata a scopi pacifici, ha affermato Kirillov.
«Vorrei ricordarvi come l’acquisto di sostanze chimiche simili da parte della Siria abbia causato scalpore tra le nazioni occidentali», ha affermato il generale. Di conseguenza, ha aggiunto, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), l’organismo di attuazione della CWC, lo scorso anno ha raccomandato un divieto totale all’esportazione di sostanze chimiche a duplice uso nel paese mediorientale.
Kirillov ha affermato che l’OPCW stava applicando doppi standard al suo lavoro perché il suo processo decisionale «è completamente controllato dagli Stati Uniti», che hanno sovvertito l’agenzia internazionale per i suoi obiettivi geopolitici. Ha esortato la comunità globale a prestare attenzione ai suoi avvertimenti sulle azioni ucraine e ha chiesto all’organismo di controllo di fare il suo lavoro e di ritenere Kiev responsabile per le violazioni della CWC.
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa Kirillov aveva dichiarato che un’indagine su un presunto attacco con armi chimiche da parte dell’Ucraina nella regione di Kursk ha scoperto che le munizioni utilizzate provenivano probabilmente dall’Occidente.
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Come riportato da Renovatio 21, a marzo Vladimir Tarabrin, rappresentante permanente di Mosca presso l’OPCW e ambasciatore nei Paesi Bassi, posto pubblicamente il tema dell’uso di armi chimiche come una flagrante violazione del diritto internazionale.
In sue passate comunicazioni alla stampa il Kirillov ha anche affrontato le preoccupazioni russe sul fatto che Kiev potrebbe costruire una cosiddetta «bomba sporca», un ordigno esplosivo chimico con un guscio di materiale radioattivo, progettato per contaminare una vasta area. «Credo che ne abbiano una», ha detto.
Come riportato da Renovatio 21, la Russia accusa Kiev di un uso sistematico di armi chimiche perpetrato con il consenso di Washington.
A febbraio 2023 il giornale russo Komsomolskaya Pravda aveva parlato dell’uso da parte delle forze ucraine nei pressi di Zaporiggia di armi chimiche che hanno causato la perdita di coscienza dopo l’inalazione.
Come riportato da Renovatio 21, di un possibile false flag chimico ucraino si era parlato ancora un anno fa. La guerra chimica è vietata dalla Convenzione sulle armi chimiche di cui sono firmatarie sia l’Ucraina che la Russia.
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Immagine di Mil.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0
Armi biologiche
Secondo Mosca le armi chimiche usate dall’Ucraina a Kursk sono probabilmente di origine occidentale
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Armi biologiche
La Russia torna ad accusare l’Ucraina di usare armi chimiche
In un commento per il canale televisivo russo Zvezda lo scorso giovedì, il vice ministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov ha affermato che le forze ucraine stanno schierando armi chimiche contro le truppe russe sul campo di battaglia.
L’alto funzionario russo ha aggiunto che Mosca ha accumulato prove sufficienti per dimostrare che Kiev sta lavorando con Washington per produrre componenti per armi biologiche.
Il Rjabkov ha quindi dichiarato che Kiev è stata coinvolta in attività illegali legate alla guerra chimica e biologica. Tuttavia, ha osservato che è necessario «separare la questione dell’uso di agenti di guerra chimica, che noi, ovviamente, registriamo nelle azioni delle Forze armate dell’Ucraina» da quella della ricerca sulle armi biologiche.
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Il diplomatico ha affermato che la Russia sta informando le agenzie internazionali competenti su entrambe le questioni e invia rapporti all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW).
Per quanto riguarda le violazioni della Convenzione sulle armi biologiche, Rjabkov ha detto che durante il conflitto durato quasi due anni e mezzo l’esercito russo ha raccolto «materiale completo e vasto che mostra la piena profondità della cooperazione tra Washington e Kiev in questo settore».
Il vice ministro russo descritto le presunte violazioni come «inaccettabili» e ha detto che sono state condannate non solo dalla Russia, ma anche da molti membri della comunità internazionale. Allo stesso tempo, Rjabkov ha affermato che Mosca non è stata in grado di ottenere una risposta chiara sulle sue preoccupazioni dall’Ucraina e dai suoi sostenitori occidentali.
L’OPCW definisce un’arma chimica come «una sostanza chimica utilizzata per causare morte o danno intenzionale attraverso le sue proprietà tossiche», che può essere dispersa tramite bombe, proiettili di artiglieria o altri dispositivi di lancio.
I commenti di Rjabkov giungono dopo che il ministero della Difesa russo ha annunciato all’inizio di questo mese di aver scoperto un laboratorio chimico ucraino, situato non lontano dalla città di Avdeevka nel Donbass, catturata dalle truppe russe, che apparentemente veniva utilizzato per produrre acido cianidrico altamente tossico.
Mosca ha anche affermato, citando un prigioniero di guerra ucraino, che Kiev ha utilizzato agenti chimici per produrre droni kamikaze.
Anche la Russia ha lanciato l’allarme per mesi su quella che dice essere una vasta rete di laboratori biologici in Ucraina, sostenuta dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della NATO. Gli Stati Uniti hanno riconosciuto che ci sono effettivamente diversi laboratori biologici sul suolo ucraino, ma insistono sul fatto che sono del tutto legali e non vengono utilizzati per produrre armi biologiche.
Come riportato da Renovatio 21, il generale russo Kirillov a novembre 2023 fa ha dichiarato che l’esercito ucraino avrebbe utilizzato agenti chimici per avvelenare il cibo in 17 occasioni da quando il conflitto si è intensificato nel febbraio 2022, uccidendo almeno 15 persone.
In un incontro con la stampa dello scorso novembre, Kirillov aveva rivelato che 46 laboratori di ricerca biologica finanziati dagli Stati Uniti erano stati localizzati in Ucraina prima dell’attuale conflitto. Mentre Mosca è riuscita a denunciare queste attività e a chiuderle, ha detto, da allora Washington sembra aver spostato parte della ricerca in Africa. Il Pentagono lo scorso anno ha ammesso di aver finanziato i 46 laboratori ucraini.
Otto mesi prima, in un discorso alla Duma di Stato (il Parlamento della Federazione Russa), Kirillov disse che gli Stati Uniti stavano usando l’Ucraina per fabbricare componenti per armi biologiche.
Mosca ha espresso preoccupazione per una rete di laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina nelle prime settimane del conflitto e da allora ha spesso reso pubbliche prove sul programma. Irina Yarovaya, vicepresidente della Duma di Stato russa e copresidente della Commissione investigativa sulle attività dei laboratori biologici statunitensi in Ucraina, la scorsa estate aveva dichiarato che i biolaboratori ucraini finanziati dagli USA erano parte di un’operazione militare. Konstantin Kosachev, copresidente della commissione parlamentare russa per indagare sulle attività dei biolaboratori ucraini, aveva già dichiarato ai giornalisti che i militari ucraini sono stati sottoposti a esperimenti batteriologici nel loro Paese.
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Il governo degli Stati Uniti ha confermato l’esistenza dei laboratori a marzo 2022 – con tanto di ammissione di Victoria Nuland, la grande pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni, in un’udienza alla Camera USA – ma ha insistito sul fatto che non erano né illegali né destinati a scopi militari, nonostante il fatto che gran parte del loro finanziamento passasse attraverso il Pentagono. La stessa Nuland è stata quindi invitata a Mosca dalla Duma per dare spiegazioni.
Mosca ha portato la questione dei biolaboratori alle Nazioni Unite lo scorso ottobre, chiedendo un’indagine internazionale, ma la mozione è stata bloccata da Stati Uniti, Regno Unito e Francia nel Consiglio di sicurezza. Anche la Cina aveva chiesto ispettori ONU nei biolaboratori ucraini finanziati dagli USA.
Il programma in Ucraina era precedentemente noto come «Ricerca biologica congiunta», ma da allora è stato ribattezzato «Ricerca sul controllo biologico», secondo i documenti presentati da Kirillov la scorsa settimana. Gli Stati Uniti hanno accusato una presunta «campagna di disinformazione russa» per l’aumento del controllo pubblico dei biolaboratori.
Come riportato da Renovatio 21, stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.
Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.
Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.
Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto della famiglia Biden.
Due mesi fa Kirillov aveva ribadito che l’uso di sostanze velenose e di agenti chimici antisommossa da parte delle forze armate ucraine sarebbe diventato «sistematico» con la tacita approvazione di Washington.
Le forze armate ucraine avrebbero utilizzato contro i militari russi anche l’agente chimico BZ.
«Le formazioni armate ucraine utilizzano anche altri prodotti chimici elencati. Ci riferiamo ai casi di utilizzo dell’agente chimico da combattimento BZ contro militari russi nell’agosto 2022 e dell’acido sililico nel febbraio 2023», aveva detto durante un’incontro con i giornalisti il tenente generale russo.
Kirillov ha osservato che le forze armate ucraine utilizzano anche altre sostanze chimiche elencate. «Ci riferiamo all’uso dell’agente chimico da combattimento BZ contro militari russi nell’agosto 2022 e dell’acido sililico nel febbraio 2023», ha spiegato. «Le dichiarazioni dei rappresentanti militari ucraini sul possesso di composti organici del fosforo, compresi analoghi dell’agente chimico da combattimento Tabun (GA), destano particolare preoccupazione», ha aggiunto Kirillov.
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Il caso del BZ è interessante. Il 3-Quinuclidinil benzilato (QNB), chiamato BZ in codice NATO e sostanza 78 nel codice militare URSS, è un potente allucinogeno che induce disfunzioni cognitive e delirio.
Il BZ è stato inventato dalla società farmaceutica svizzera Hoffman-LaRoche nel 1951 durante studi su agenti antispasmodici, simili alla tropina, per il trattamento di disturbi gastrointestinali quando è stata scoperta la sostanza chimica. È stato quindi studiato per un possibile utilizzo nel trattamento dell’ulcera, ma è stato ritenuto inadatto. A quel tempo l’esercito degli Stati Uniti e la CIA del progetto MK Ultra cominciarono ad interessarsene insieme a un’ampia gamma di possibili agenti inabilitanti non letali, psicoattivi e psicotomimetici tra cui droghe psichedeliche come LSD e THC, droghe dissociative come ketamina e fenciclidina, potenti oppioidi come il fentanil, etc.
Nel 1959, l’esercito degli Stati Uniti mostrò un interesse significativo nel dispiegarlo come agente di guerra chimica. Come descritto nell’introvabile libro autobiografico Chemical Warfare: Secrets Almost Forgotten (2006) dello psichiatra dell’esercito in pensione James Ketchum, il lavoro di sperimentazione procedette nel 1964 quando un generale immaginò un piano per inabilitare un’intera imbarcazione con BZ aerosolizzato: un esperimento che prese il nome di Project DORK.
Il BZ fu tra le sostanze testate nelle strutture dell’Edgewood Arsenal, nel Maryland, tra il 1948 e il 1975, dove con esperimenti su soldati l’esercito voleva valutare l’impatto di agenti di guerra chimica a basso dosaggio sul personale militare e testare indumenti protettivi, prodotti farmaceutici e vaccini. Una certa parte di questi studi era diretta alla cosiddetta «guerra psicochimica». Tali storie sono riflesse nel film con Tim Robbins Allucinazione perversa (1990), che parla di esperimenti a base di BZ sui soldati americani in Vietnam.
In pratica con il BZ si entra nella dimensione inedita della guerra psicochimica.
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