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Le contraddizioni del Coronavirus. Intervista con il dottor Paolo Gulisano

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Renovatio 21 intervista il dottor Paolo Gulisano, medico ed epidemiologo. Il dottor Gulisano è specializzato in Igiene e Medicina Preventiva. Cultore e docente di Storia della Medicina, all’attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore. Ha dedicato libri alla divulgazione della storia della medicina così come alla letteratura britannica e gaelica e alla religione. Renovatio 21 ha idee differenti sull’origine del virus e sul bioterrorismo, ma crediamo che la parola di un esperto vada sempre ascoltata.

 

 

Dott. Gulisano, sulla genesi del Coronavirus ci sono diverse ipotesi. Qualcuno, come ad esempio il noto giornalista Paolo Liguori, sostiene che il virus provenga da un laboratorio militare di Wuhan. Pensa che questa tesi possa esser veritiera? Potrebbe trattarsi di un esperimento legato a quelle che alcuni definiscono le nuove armi batteriologiche? 

Quando si parla di nuovi virus, spesso nascono ipotesi di prodotti di laboratorio, magari militari – come in questo caso – e  di conseguenza il pensiero va a scenari di guerra batteriologica. Se ne legge anche in questi giorni. Innanzitutto va detto che il cosiddetto «bioterrorismo» è una bufala che gira fin dal 2001, dall’attacco alle Torri Gemelle di New York. Da quel momento in poi i media cominciarono a parlare di minacce biologiche, e a diffondere paura.  Ricordate l’antrace? Si parlava anche di vaiolo o altri virus. Naturalmente non si è avuto nessun episodio di attacco con mezzi biologici, ma in compenso il business dei mezzi di protezione ai tempi fiorì, così come proliferarono corsi di formazione per medici e infermieri e così via. Quindi comincerei ad escludere questa ipotesi, anche perché un coronavirus che ha una mortalità del 2% anche in una ipotesi fantascientifica non è certo una buona arma biologica. La presenza poi di laboratori militari non è poi così anomala in Cina, dove l’elite medica è proprio rappresentata dalla casta militare.  Resta l’ipotesi più plausibile che in questi laboratori si stesse lavorando su materiale virale, magari per la realizzazione di vaccini o di farmaci. In tal caso ci potrebbe essere stata una contaminazione involontaria di un operatore, da cui si sarebbe sviluppato il focolaio epidemico, ma naturalmente non abbiamo che ipotesi in tal senso. 

 

La presenza di laboratori militari non è poi così anomala in Cina, dove l’élite medica è proprio rappresentata dalla casta militare

Parliamo di numeri. La popolazione cinese è regolarmente censita secondo Lei?

Chi può dirlo? La Cina rimane una realtà abbastanza misteriosa. Con buona pace delle grandi imprese che vi fanno a fare lucrosi affari e delle autorità vaticane che hanno avuto l’ardire di definirla «un Paese in cui si realizza la Dottrina Sociale della Chiesa», la Cina è un regime totalitario dove l’informazione è strettamente controllata. Quello che noi sappiamo è quello che ci dicono.  Anche i dati che ci trasmettono sono quelli che il Governo cinese autorizza. 

 

 E, allora, i numeri che ci arrivano qui riguardo a morti, contagiati e persone in quarantena, pensa siano reali oppure no? 

Il regime cinese ha una lunga tradizione di reticenza sui dati sanitari: un significativo precedente è quello della SARS, dove i dati reali dell’epidemia furono a lungo tenuti nascosti e sottostimati. Anche in questo caso dunque potrebbe essere lecito avanzare dei dubbi. Non nella misura, tuttavia, ipotizzata da qualcuno, come il noto virologo Burioni, che ha parlato di diversi zeri da aggiungere alle cifre ufficiali cinesi. La realtà ci dice invece di una epidemia che è stata circoscritta al focolaio iniziale della Provincia di Hubei, un risultato ottenuto con mezzi coercitivi tipici di Stati di Polizia dispotici come il coprifuoco e altre limitazioni delle libertà personali. Misure abituali peraltro in una realtà come la Cina dove i diritti umani, come si può evincere dai rapporti annuali di una organizzazione come Amnesty International,  sono ampiamente calpestati.    

 

Il regime cinese ha una lunga tradizione di reticenza sui dati sanitari: un significativo precedente è quello della SARS, dove i dati reali dell’epidemia furono a lungo tenuti nascosti e sottostimati

Possiamo parlare di pandemia?

No. Quantomeno non ancora. Siamo di fronte ad una epidemia che ha colpito- come dicevamo- prevalentemente una Provincia (pur grande territorialmente e per numero di abitanti) di un enorme Stato. La pandemia è definita come un’epidemia generalizzata, che colpisce più Paesi, più continenti. Fuori dalla Cina abbiamo avuto solo casi sporadici, da persone provenienti dalla Cina stessa o da contatti con infetti. L’unica Pandemia circolante è quella da panico indotto dai Media.  

 

Il nostro governo – in particolare il nostro premier – inizialmente ha parlato di «situazione sotto controllo», poi ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi: non le pare un contro senso?

L’impressione che ha dato Conte è di volere trarre il massimo profitto politico da una situazione allarmante (o meglio allarmata) che è difficilmente interpretabile nei suoi sviluppi. L’accorrere all’Ospedale Spallanzani dove era stato isolato il virus millantando l’eccellenza della Sanità Italiana, affermare che eravamo stati i primi ad ottenere questo isolamento – che non era assolutamente vero – è stata un’operazione di propaganda politica, per dire quanto è bravo questo governo. Poi si sono dovute mettere in atto le misure per impedire l’arrivo giornaliero di persone dalla Cina – che in un’ottica prudenziale devono essere considerate potenzialmente portatrici del virus – e allora sono risultate evidenti le contraddizioni, soprattutto di ordine ideologico rispetto al pensiero politico dei «porti aperti, accoglienza per tutti, inclusione» e così via. Ci si è resi conto che in un mondo globalizzato anche le malattie sono globali, e questo pone problemi e suscita riflessioni.  

 

Ci si è resi conto che in un mondo globalizzato anche le malattie sono globali, e questo pone problemi e suscita riflessioni

È possibile arrestare rientri e partenze da parte della popolazione cinese secondo Lei? E, questa, può essere una soluzione in grado di incidere sulla sicurezza sanitaria?

Le misure atte a creare un cordone sanitario di protezione, come le quarantene, sono atti doverosi suggeriti dalla stessa Organizzazione Mondiale della Salute. È chiaro che se il virus viaggia attraverso i portatori, questi devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. In assenza di farmaci efficaci, la prevenzione della diffusione dell’infezione resta il modo migliore per controllare l’epidemia. Il problema però è che non ci sono solo voli arerei diretti dalla Cina, e sembra che persone di origine cinese stiano comunque entrando ancora per altre vie o con altri mezzi nel nostro Paese .

 

Siamo di fronte a palesi contraddizioni: da una parte si agita il fantasma della pandemia, dall’altra si continua a enfatizzare la retorica dei “porti aperti” da una parte un Paese in piena emergenza, dall’altra si allontanano dalle scuole i bambini non vaccinati stigmatizzati come piccoli untori che devono restare in quarantena perenne a casa loro

Quali speranze ripone nel Ministro Speranza?

Che non sprechi risorse pubbliche in sedicenti campagne preventive. Nel 2009 il governo italiano del tempo, guidato da Berlusconi, abboccò come molti altri paesi alla bufala della pandemia da Influenza A/ H1N1, che non si verificò mai. Il governo di allora comprò 10 milioni di dosi di inutili vaccini, che poi vennero eliminati al 90% perché inutilizzati.  Fu uno spreco colossale di denaro pubblico che avrebbe potuto essere utilizzato molto meglio. 

 

La solidarietà alla popolazione cinese spazia dalla visita del sindaco di Milano Giuseppe Sala nel quartiere milanese di Chinatown alla garanzia che tutti i bambini cinesi saranno regolarmente fatti entrare negli asili. Tutto bello e giusto, ma come mai la stessa moneta non si usa con i bambini non vaccinati, ovvero soggetti certamente sani?

Anche in questo caso si è trattato di un gesto dimostrativo di propaganda politica, per non venir meno della Sinistra al proprio ruolo di partito dell’accoglienza, dell’inclusione, dell’antirazzismo. Ancora una volta siamo di fronte a palesi contraddizioni: da una parte si agita il fantasma della pandemia, dall’altra si continua a enfatizzare la retorica dei “porti aperti” e si demonizza chi richiede controlli sui flussi migratori; da una parte si cerca di trasmettere un messaggio tranquillizzante sui bambini cinesi appena rientrati  da un Paese in piena emergenza, mentre dall’altra si allontanano dalle scuole dell’infanzia i bambini non vaccinati stigmatizzati come piccoli potenziali untori, e che quindi devono restare in quarantena perenne a casa loro.  

 

Nel 2009 il governo italiano del tempo, guidato da Berlusconi, abboccò come molti altri paesi alla bufala della pandemia da Influenza A/ H1N1, che non si verificò mai. Il governo di allora comprò 10 milioni di dosi di inutili vaccini, che poi vennero eliminati al 90% perché inutilizzati.

A proposito di vaccini: possibile che le uniche aziende a volare in borsa siano quelle che hanno promesso di trovare un vaccino contro il Coronavirus in tempi brevi?

Il nuovo Coronavirus era appena stato identificato che già venivano annunciati vaccini prossimi venturi. D’altra parte, pur essendo questi virus studiati da anni, e avendo avuto l’epidemia di SARS nel 2003, in tutti questi anni non si è arrivati a produrre alcun tipo di vaccino per alcun Coronavirus. Difficile quindi affermare che lo si possa fare oggi, magari nel giro di poche settimane. Perché diffondere l’illusione della immediata realizzazione di un vaccino per un virus individuato da un mese, quando sappiamo bene che per preparare un vaccino servono molti anni di studi e ricerche, occorrono test  clinici in vitro o in vivo su animale e poi su uomo, e gli studi e i risultati poi vanno attentamente valutati? Eppure c’è chi lo fa, e queste intemerate di ricercatori possono portare su di loro l’attenzione dei media, o meglio ancora lucrosi finanziamenti e financo il rialzo dei titoli di borse di società quotate. Infine, non si comprende perché quella della vaccinazione dovrebbe essere l’unica obbligata soluzione alle malattie infettive. E i farmaci antivirali? E le misure igieniche di isolamento, profilassi, e soprattutto di stili di vita sani? Perché trascurarli? 

 

Come si spiega la richiesta dei medici italiani che invitano a vaccinarsi contro l’influenza per non cadere nella psicosi del Coronavirus? Ha senso? 

La ratio di questo suggerimento è di agevolare le diagnosi differenziali: se uno è vaccinato contro l’influenza, la si può escludere (teoricamente) da una ipotesi diagnostica in caso di sintomatologia febbrile e polmonare. Siamo peraltro negli ultimi giorni dell’epidemia influenzale annuale, e le indicazioni erano da parte ministeriale come sempre di vaccinare a novembre e a dicembre. Ci vogliono oltretutto diversi giorni prima che un vaccino faccia effetto, per cui sembra davvero ormai tardi e poco utile vaccinare.

 

Un’altra contraddizione palese: gli extracomunitari che sbarcano vengono vaccinati (almeno in alcune Regioni) contro Difterite Tetano e Poliomielite. Perchè, se sono tutti sani? Inoltre vengono anche testati per la Tubercolosi, e qui sarebbe interessante che le autorità sanitarie dessero qualche notizia sugli esiti di queste analisi

L’ex ministro Lorenzin, invece, ha affermato che «i virus “viaggiano”, specialmente in aereo, in prima classe, non sulle barche della speranza». Come commenta questa frase (indirizzata peraltro a Salvini), da medico infettivologo quale è Lei?

È una affermazione antiscientifica. I microrganismi veicolati dalle persone viaggiano con loro, qualunque sia il mezzo di trasporto e la condizione sociale. Anche qui una contraddizione palese: gli extracomunitari che sbarcano vengono vaccinati (almeno in alcune Regioni) contro Difterite Tetano e Poliomielite. Perchè, se sono tutti sani? Inoltre vengono anche testati per la Tubercolosi, e qui sarebbe interessante che le autorità sanitarie dessero qualche notizia sugli esiti di queste analisi, anche e soprattutto per essere pronti ad affrontare adeguatamente una malattia non virtuale, ma reale, e di ritorno nel nostro Paese, come la Tubercolosi.  

 

Tornando, per concludere, al lato finanziario, pensa che questa pandemia possa in qualche modo distruggere i mercati cinesi e, quindi, incidere a livello globale in un sistema economico e sociale vittima della più agguerrita globalizzazione? 

Sicuramente il Coronavirus ha messo in luce la fragilità del sistema sanitario del regime cinese. Ci sono problemi di affidabilità che potrebbero avere delle conseguenze sulle scelte di molte imprese che hanno investito nel Colosso d’Oriente. Un parametro molto importante. Peccato che non si siano avute – e non si hanno nemmeno ora- altrettante preoccupazioni rispetto alla tutela dei diritti umani sistematicamente calpestati in uno dei più terribili regimi al mondo, un mix micidiale di Comunismo e Turbocapitalismo. Un mix che piace alle aziende occidentali che si recano là in cerca di lucrosi profitti.  

 

 

 

Cristiano Lugli

 

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Armi biologiche

Putin annuncia armi basate su «nuovi principi della fisica»

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Il settore della difesa russo sta lavorando su armi all’avanguardia basate su «nuovi principi fisici», ha rivelato il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.

 

«Se si guarda alla sfera della sicurezza, le armi basate su nuovi principi fisici garantiranno la sicurezza di qualsiasi Paese in una prospettiva storica prossima. Lo comprendiamo molto bene e ci stiamo lavorando», ha detto Putin l’altro ieri in un ampio discorso al Forum economico orientale.

 

Il presidente russo non ha fornito ulteriori dettagli, lasciando i media e gli osservatori militari ad affannarsi alla ricerca di ulteriori informazioni. Il sito governativo russo Sputnik ha cercato di capire meglio a cosa si potesse riferire.

 

L’enciclopedia online ufficiale del ministero della Difesa russo definisce «armi basate su nuovi principi fisici» come «nuovi tipi di armi il cui effetto distruttivo si basa su processi e fenomeni che non sono stati precedentemente utilizzati per scopi militari».

 

Attualmente tale tipo di arma includono:

  • Armi a energia diretta (laser, acceleratori, microonde e armi infrasoniche progettate per distruggere o disabilitare manodopera, attrezzature o strutture e infrastrutture potenziate dal nemico). «Tutti i tipi di armi ad energia diretta sono praticamente privi di inerzia e, ad eccezione delle armi infrasoniche, sono istantanee». I maggiori successi in questa direzione «sono stati ottenuti nel miglioramento delle armi laser», secondo il ministero.

 

  • Armi elettromagnetiche (ad altissima frequenza e basate su laser), le cui proprietà distruttive sono ottenute attraverso l’uso di un «potente flusso, solitamente pulsato, di radiazione ottica elettromagnetica coerente [presente in alcuni tipi di laser, ndr], o radiazione ottica incoerente».

 

  • Armi non letali, progettate per disattivare armi, equipaggiamenti, materiali e personale senza infliggere a quest’ultimo perdite irreparabili. L’esercito russo li divide in sistemi antiuomo, antiequipaggiamento/materiale e sistemi combinati antiuomo/antiequipaggiamento/antimateriale. Questi includono varie armi progettate per sostituire gli strumenti esistenti utilizzati dai servizi di sicurezza nazionali, come gas lacrimogeni, proiettili di gomma, dispositivi psicotropi, armi infrasoniche e soppressione elettronica, nonché agenti biologici e chimici di livello militare che possono decomporsi o rendere in altro modo inutilizzabili i combustibili, prodotti isolanti e in gomma e sistemi ad altissima frequenza destinati a disattivare componenti radioelettronici di armi ed equipaggiamenti nemici.

 

  • Armi geofisiche (sismiche, climatiche, ozoniche, ambientali), definite collettivamente dal ministero della Difesa come «mezzi per influenzare deliberatamente l’ambiente per utilizzare le forze della natura per scopi militari». Queste ipotetiche armi sono progettate per agire contro le proprietà solide, liquide e gassose del pianeta e della sua atmosfera e possono includere l’uso di potenti esplosivi per causare terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni e altre catastrofi, nonché alterare il tempo o il clima in alcune parti del pianeta, provocando siccità, inondazioni, tempeste, etc. Le armi all’ozono sono progettate per creare buchi nello strato di ozono, causando danni diffusi utilizzando la radiazione ultravioletta proveniente dallo spazio attraverso vaste aree geografiche. Infine, le armi ambientali sono classificate come quelle progettate per colpire foreste, raccolti, acqua, aria o risorse del suolo.

 

  • Le armi radiologiche includono armi il cui effetto distruttivo «si basa sull’uso di sostanze radioattive in grado di avvelenare la manodopera con radiazioni ionizzanti senza un’esplosione nucleare», con materiali che emettono radiazioni ottenuti dai residui di combustibile nucleare o esponendo elementi chimici a flussi di neutroni per produrre isotopi radioattivi. Queste armi possono essere inserite all’interno di proiettili, bombe lanciabili dall’aria, testate missilistiche e altre munizioni convenzionali e sono progettate per contaminare l’ambiente per decine se non centinaia di anni.

 

  • Infine, si definiscono armi genetiche «un tipo di arma in grado di danneggiare l’apparato genetico (ereditario) dell’essere umano», anche attraverso l’uso di virus con proprietà mutagene, nonché «mutazioni derivate da fonti naturali mediante sintesi chimica o biotecnologia metodi, per causare danni o modifiche al DNA. Questo tipo di armi potenziali è considerato particolarmente pericoloso alla luce «dell’imprevedibilità delle conseguenze» del loro utilizzo, secondo l’opinione dell’esercito russo.

 

 

«In quanto parte della Convenzione sulle armi biologiche, la Russia ha vietato la creazione di armi genetiche. Allo stesso tempo, l’esercito russo ha rivelato in modo molto dettagliato la portata della ricerca illegale statunitense in questa direzione nei biolaboratori in Ucraina e in altri paesi del mondo con il pretesto di preparazione anti-pandemia e altre ricerche civili» scrive Sputnik. «Essendo proprietaria del più grande arsenale nucleare del mondo, Mosca ha anche evitato la creazione di armi radiologiche, o “bombe sporche”, citando il pericolo del loro sviluppo e del possibile utilizzo da parte di terroristi o potenze nemiche, anche per attacchi false flag contro la Russia».

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Il veterano osservatore militare russo Viktor Murakhovsky ha detto a Sputnik che i commenti del presidente Putin sulle armi basate su «nuovi principi fisici» sono molto probabilmente un riferimento ai laser e ad altre armi basate sulla fisica ad alta energia.

 

Come nel campo dei missili ipersonici, in cui la Russia ha ottenuto un vantaggio grazie a solide basi di ricerca che risalgono almeno agli anni ’70, anche la moderna ricerca russa sulle armi laser risale a studi fondamentali condotti da brillanti scienziati del XX secolo, ha detto Murakhovsky, riferendosi al lavoro di fisici vincitori del Premio Nobel, tra cui Alexander Prokhorov e Anatoly Vlasov.

 

«Lavoriamo sulle armi laser da molto tempo, dagli anni ’70 (…) Oggi Sergey Grigorievich Garanin è stato nominato progettista generale dei sistemi laser. Lavora presso l’Istituto panrusso di ricerca scientifica di fisica sperimentale e attualmente è a capo dello sviluppo di due progetti, tra cui un complesso laser e un intero complesso di sistemi progettati per garantire la sicurezza» nazionale.

 

Nel 2016, ha ricordato Murakovsky, l’allora primo ministro Dmitrij Medvedev ha ottenuto una dimostrazione di un’arma laser anti-drone presso l’Istituto di fisica del laser, dopo di che lo Stato ha dato il via libera alla rapida introduzione della tecnologia nell’esercito.

 

«Tra le altre cose, è stata creata l’installazione laser Peresvet, progettata per accecare i satelliti spia nemici nelle aree in cui si trovano i nostri missili balistici mobili… Un secondo sistema basato su laser è stato progettato per distruggere piccoli droni. Oggi, in altre parti del mondo, incluso in Negli Stati Uniti e in Cina, sistemi laser come l’Astra Gemini vengono utilizzati intensamente su alcune navi. Ma finora non abbiamo visto alcuna chiara dimostrazione di tali sistemi», ha detto Murakhovsky.

 

Attualmente, secondo Murakhovsky, la guerra per procura della NATO contro la Russia in Ucraina rende i laser anti-drone il tipo di arma più urgentemente necessaria basata su nuovi principi fisici. Qui, ha detto, una serie di problemi iniziali, tra cui le prestazioni dei laser in caso di nebbia, pioggia e copertura nuvolosa, e l’enorme quantità di energia di cui hanno bisogno per funzionare, hanno impedito la loro adozione e diffusione su larga scala.

 

«Il vantaggio delle armi laser è chiaro: distruggono istantaneamente il loro bersaglio. Ma gli svantaggi, soprattutto nelle applicazioni sul campo, sono molto grandi. È necessario, in effetti, costruire un generatore elettrico separato per i sistemi terrestri… Così il presidente ha parlato dei prossimi sviluppi. Noi staremo a guardare, e anche tutto il mondo occidentale starà a guardare», ha riassunto l’esperto.

 

Alla domanda sui fattori che spingono il lavoro della Russia su tipi di armamenti fondamentalmente nuovi, Karen Kwiatkowski, tenente colonnello in pensione dell’aeronautica americana ed ex analista del Pentagono diventata informatore, ha detto a Sputnik che la dottrina di «contenimento» degli Stati Uniti e della NATO, usata «per giustificare le spese e il mantenimento della difesa del dominio del dollaro nel mondo per ben 40 anni, dopo che questo concetto era diventato vuoto e privo di significato», è il più diretto responsabile.

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«L’espansione militare americana, e più specificamente, la lotta del governo americano per mantenere il dominio del dollaro e il controllo energetico globale, ha indotto il resto del mondo a pensare in modo difensivo, a sviluppare strategie sia militari che economiche per contrastare la forza e l’egemonia degli Stati Uniti», ha detto la Kwiatkowski.

 

«Quando gli Stati Uniti avvicinano l’aeronautica, l’esercito e la marina alle coste di un paese, e quando prendono di mira tutte le parti geografiche di un paese, come in Asia, Russia e Medio Oriente, quei paesi reagiscono di conseguenza. Coloro che sono economicamente o politicamente più deboli e non nucleari scelgono il terrorismo e, talvolta, la condiscendenza; quelli di medie dimensioni si raggrupperanno insieme agli altri; e i paesi più grandi, e quelli che hanno più da perdere, pianificano strategicamente per contrastare la minaccia nota», ha affermato Kwiatkowski.

 

«L’esercito americano non è in grado di difendere gli Stati Uniti propriamente detti, né può difendere le sue numerose basi in tutto il mondo… I politici americani confondono l’offesa e l’egemonia con la difesa, e questa vulnerabilità ha modellato le azioni difensive e offensive di aree del mondo che gli Stati Uniti considerano nemici e minacce», continua l’ex analista del Pentagono.

 

In definitiva, Kwiatkowski ritiene che i paesi che determineranno la tendenza nella creazione di nuovi sistemi di difesa avanzati del futuro saranno quelli che saranno «aperti a tutti i tipi di tecnologia» e disposti «a progettare nuove armi e migliorare quelle vecchie», e che hanno «un Paese ben istruito e con una mentalità scientifica».

 

Il Peresvet è una delle sei nuove armi strategiche russe svelate dal presidente russo Vladimir Putin il 1° marzo 2018. A partire da maggio 2022, cinque unità del sistema sarebbero in servizio attivo. Immagini impressionanti del suo uso sono emerse sui social media.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Peresvet è stato testato recentemente dalla Russia finendo in impressionanti video che hanno circolato in rete.

 

Oltre alla difesa antiaerea, la Federazione Russa starebbe elaborando anche laser ASAT, cioè impiegati come armi antisatelliti.

 

Nel maggio 2021 il Pentagono arrivò ad accusare la Russia di attaccare le truppe USA con armi a energia diretta.

 

Un progetto di arma laser in grado di «intercettare in volo razzi, proiettili di mortaio, droni e missili anticarro» pare ad essere a buon punto in Israele; il progetto ha nome «Iron Beam», «raggio di ferro».

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Anche la Cina avanza nel settore delle nuove armi. Gli scienziati militari cinesi hanno riferito di una svolta nella ricerca che potrebbe consentire a Pechino di sviluppare non cinetica ad alta energia – cioè armi laser – in grado di sparare senza interruzioni e senza alcun degrado delle prestazioni.

 

I laser sono stati testati anche in esperimenti di «guida» dei fulmini, considerabili come prodromi dello sviluppo di armi metereologiche basate sui laser.

 

Armi a microonde sarebbero state utilizzate dalla polizia australiana durante le proteste pandemiche a Melbourne, con armi avveniristiche usate per disperdere la folla di manifestanti.

 

 

Gli Stati Uniti, nonostante le recenti, bizzarre smentite della CIA, ritenevano che attacchi con armi a microonde potessero essere la fonte della cosiddetta «sindrome dell’Avana», il fenomeno che ha fatto ammalare decine di diplomatici americani e non solo a Cuba, ma in varie ambasciate statunitensi in tutto il mondo, arrivando a lambire perfino lo staff del vicepresidente Kamala Harris.

 

Esiste già un ben strutturato pensiero di uso di armi ad energia per il controllo di manifestazioni, e vi sono video che ne fanno pubblicità esplicita.

Come riportato da Renovatio 21, le armi a microonde sono considerate da alcuni analisti e tecnologi militari come la nuova frontiera della tecnologia bellica.

 

L’utilizzo di simili armi contro una protesta costituirebbe una palese violazione della Convenzione di Ginevra, che dice:

 

«È vietato utilizzare armi o metodi di guerra di natura tale da causare perdite inutili o sofferenze eccessive».

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Armi biologiche

Epidemia di legionella al confine ucraino, la Polonia indaga

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L’Agenzia Polacca per la Sicurezza Interna (ABW) sta indagando se un’epidemia di legionellosi nella città sud-orientale di Rzeszow, adiacente al confine con l’Ucraina, possa essere stata un atto di «sabotaggio», ha detto venerdì un portavoce polacco.   «Vediamo anche che la Russia sta cercando di diffondere il panico in questa occasione e sta osservando cosa sta succedendo. Anche questo è un fattore che ci fa escludere alcuni scenari», ha detto ai media polacchi Stanislaw Zaryn, portavoce dei servizi di sicurezza a Varsavia.   Sono 113 i casi registrati nella zona, dalla stessa città di Rzeszow alla cittadina di Przemysl al confine con l’Ucraina. Sette dei pazienti sono morti. Le autorità affermano che avevano un’età compresa tra 64 e 95 anni e avevano comorbilità come il cancro.   Ewa Leniart, capo del governo regionale, ha dichiarato all’emittente RMF che il contagio molto probabilmente ha avuto origine nel sistema di approvvigionamento idrico. I campioni sono stati inviati ai laboratori e i primi risultati dei test sono attesi lunedì, ha detto, aggiungendo che la situazione è sotto controllo.   Situata nella Polonia sud-orientale a circa 100 chilometri dal confine ucraino, Rzeszow è diventata il fulcro degli sforzi degli Stati Uniti e della NATO per fornire all’Ucraina armi, munizioni ed equipaggiamenti dopo che la Russia ha lanciato la sua operazione militare nello stato confinante nel febbraio 2022.   La città svolge il ruolo area di sosta per i leader occidentali che viaggiano in Ucraina in treno, incluso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Un certo numero di truppe americane sono di stanza vicino alla città.   L’importanza di Rzeszow per lo sforzo bellico occidentale sembra aver reso Varsavia ancora più sospettosa riguardo all’epidemia. Da mesi le autorità polacche danno la caccia a presunte «spie russe», tra cui giocatori di hockey professionisti e cittadini ucraini.   Varsavia ha anche rafforzato la sua presenza militare al confine con la Bielorussia, citando la minaccia di una «guerra ibrida» da parte dei membri della compagnia militare privata Wagner Group, trasferita nel territorio dell’alleato russo dopo il fallito ammutinamento di giugno.   La legionellosi, detta anche malattia dei legionari, è un tipo di polmonite causata dal batterio della legionella solitamente presente nell’acqua. L’infezione ha un tasso di mortalità fino al 10%, solitamente tra le persone con patologie polmonari preesistenti.   Gli Stati Uniti registrano circa 13.000 casi all’anno, mentre l’UE ne ha registrati quasi 11.000 nel 2021, di cui 704 mortali.   Come riportato da Renovatio 21, accuse di aver provocato epidemie con armi biologiche sono state mosse ad inizio conflitto dalla Russia nei confronti dell’Ucraina, che secondo i militari di Mosca avrebbe cercato di diffondere la tubercolosi a Lugansk, regione riannessa alla Russia.   Cinque mesi fa il generale Kirillov disse alla Duma, il Parlamento russo, che gli USA produrrebbero «componenti per armi biologiche» in Ucraina. La settimana scorsa Mosca ha accusato Washington di voler «creare crisi biologiche a volontà». I russi lamentano a più riprese l’esistenza di biolaboratori americani vicino ai confini della Federazione.   L’anno passato, dopo aver tacciato chiunque ne parlasse di «complottismo», il Pentagono ha ammesso di aver finanziato 46 biolaboratori in Ucraina. La Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per spiegare la questione, ma la funzionaria neocon non ha risposto all’invito. Mosca ha stilato schemi che dimostrerebbero come nelle attività biologiche ucraine sarebbero coinvolte le grandi farmaceutiche e figure di spicco della finanza e del Partito Democratico USA.   Nelle «attività biologiche militari» in Ucraina sarebbe coinvolta anche la Germania, ha sostenuto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.   Nelle ultime settimane la Russia ha accusato il Pentagono di avere accesso a patogeni per usi militari, dichiarando quindi di aver trovato patogeni letali presso i biolaboratori ucraini finanziati dagli USA.   Come riportato da Renovatio 21, nonostante i trattati internazionali (vecchi di decenni…) non è in atto ancora nessun meccanismo di verifica per la convenzione sulle armi biologiche.   È stato riportato che gli USA avrebbero avuto un contratto per la ricerca COVID in Ucraina tre mesi prima che il COVID-19 esistesse ufficialmente.           Immagine di pubblico domino CC0 via Wikimedia      
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Armi biologiche

«Gli USA vogliono creare crisi biologiche a volontà»: l’accusa di Mosca

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Gli Stati Uniti vogliono sfruttare il potere di pericolosi agenti biologici e gestire epidemie artificiali conducendo ricerche illegali nei biolaboratori di tutto il mondo, ha affermato l’ambasciata russa a Washington.

 

In una dichiarazione di giovedì, l’ambasciata ha ricordato che Mosca ha ripetutamente lanciato l’allarme su quelle che ha definito «gravi violazioni da parte degli Stati Uniti dei suoi obblighi» ai sensi della Convenzione sulle armi biologiche che vieta questo tipo di armamento, ed è stata firmata da praticamente tutti Paesi del mondo, tra cui Russia e Stati Uniti.

 

Tuttavia, «Washington ignora le affermazioni, giustificandosi con una componente umanitaria dei suoi programmi», ha affermato l’ambasciata, sostenendo che tali scuse non hanno nulla a che fare con la realtà.

 

Nel tentativo di migliorare le capacità patogene delle infezioni, gli Stati Uniti «sfacciatamente e con totale impunità disperdono i loro laboratori illegali in tutto il mondo» con il pretesto di «monitoraggio epidemiologico», con molte di queste strutture situate nelle vicinanze della Russia, accusa la dichiarazione.

 

«Il compito è ovvio: essere in grado di creare crisi biologiche quando necessario. Formare centri artificiali di infezioni. In altre parole, per gestire le epidemie, mettendole al servizio dei propri interessi [di Washington]».

 

L’ambasciata ha evidenziato in particolare le attività biologiche americane in Ucraina, dove ha affermato che Washington «ha coinvolto dozzine di istituzioni statali e società private del paese nei suoi progetti», con civili e personale militare utilizzati sia come donatori di biomateriale che come cavie.

 

«Non c’è dubbio che tali azioni richiedano un’adeguata valutazione legale, anche da parte di istituzioni internazionali competenti», ha aggiunto.

 

La Russia ha ripetutamente sollevato preoccupazioni sulla ricerca biologica statunitense, con il ministero della Difesa di Mosca che ha suggerito all’inizio di questa settimana che Washington stava lavorando con agenti patogeni altamente contagiosi e pericolosi per prepararsi a una potenziale nuova pandemia.

 

Lo scorso autunno, la Russia ha presentato una risoluzione alle Nazioni Unite che chiedeva un’indagine sulle attività dei laboratori americani in Ucraina, a cui gli Stati Uniti e i suoi alleati della NATO, Gran Bretagna e Francia, hanno posto il veto.

 

Lo scorso marzo, in risposta alle accuse di sviluppo di armi biologiche in Ucraina, la Casa Bianca aveva respinto le affermazioni di Mosca come «classica propaganda russa». Tuttavia, pochi mesi dopo, il Pentagono ha ammesso di aver sostenuto 46 laboratori ucraini, pur insistendo sul fatto che tutti i suoi programmi congiunti «si concentrassero sul miglioramento della salute pubblica e della sicurezza agricola».

 

Come riportato da Renovatio 21, a giugno Mosca aveva accusato gli Stati Uniti di aver sperimentato i patogeni dell’influenza aviaria con un tasso di letalità fino al 40% in un biolaboratorio ucraino, con il Ministero della Difesa russo che affermava di aver recuperato campioni mortali di ceppi di virus dell’influenza aviaria «con un alto potenziale di diffusione epidemica» in un laboratorio biologico statunitense nella regione di Kherson in Ucraina.

 

Le accuse a Washington di aver finanziato i biolaboratori ucraini come parte di un’operazione militare americana si ripetono dallo scoppio del conflitto.

 

La questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli americani pareva all’inizio una fake news, ma è stata confermata in un’audizione del Congresso USA dal sottosegretario di Stato Victoria Nuland, responsabile per la politica estera eurasiatica di Washington nonché pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni.

 

La stessa Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per testimoniare, ma è molto difficile la Nuland ha evidentemente dato forfait.

 

Il Pentagono al momento ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini.

 

È stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.

 

Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.

 

Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.

 

Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto della famiglia Biden.

 

La Russia nel 2022 aveva convocato il Consiglio Sicurezza ONU per presentare le prove contro i biolaboratori Ucraina-USA.

 

 

 

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