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«Colpo di Stato globale, élite asservita al Demonio». Intervista di Mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica questa intervista di Mons. Viganò al canale americano OANN TV.

 

 

 

Intervista all’Arcivescovo Carlo Maria Viganò di Christina Bobb per OANN TV

 

 

Molte persone stanno iniziando a vedere i pericoli della presa del potere globale, ma hanno background religiosi diversi. Come possono le persone di fedi diverse unirsi per sostenere la libertà, anche se non sono d’accordo?

Questa è una domanda complessa, alla quale probabilmente un Vescovo modernista risponderebbe in questo modo: «Dov’è il problema? Siamo tutti figli di Dio, a prescindere da come ogni credente Lo chiama». Questa però non è una risposta cattolica, e men che meno la risposta che dovrebbe dare un Vescovo, ossia un Successore degli Apostoli. 

 

I Cattolici sanno, dalle Sacre Scritture e dalla Tradizione, che è in atto una battaglia epocale, con due schieramenti: quello di Dio e quello di Satana. Sanno anche che la vittoria appartiene a Dio e all’Immacolata, la Donna coronata di stelle dell’Apocalisse, che schiaccerà il capo dell’antico Serpente.

 

Di fronte ad un vero e proprio Colpo di Stato globale, in cui un’élite asservita al Demonio sta imponendo la propria agenda, ogni Cattolico sa riconoscere la matrice infernale di quanto accade col pretesto dell’emergenza pandemica: vi riconosce l’ideologia di morte, l’odio per la vita, l’avversione al sacro, il compiacimento per il caos e la violenza. 

 

Di fronte ad un vero e proprio Colpo di Stato globale, in cui un’élite asservita al Demonio sta imponendo la propria agenda, ogni Cattolico sa riconoscere la matrice infernale di quanto accade col pretesto dell’emergenza pandemica: vi riconosce l’ideologia di morte, l’odio per la vita, l’avversione al sacro, il compiacimento per il caos e la violenza

Chi non è Cattolico – o chi segue i Prelati e lo stesso Bergoglio nell’adeguarsi alla narrazione pandemica e vaccinale – ha certamente più difficoltà a comprendere il senso di questi avvenimenti, e non si capacita di come l’uomo possa volere la morte del suo simile; di come sia possibile che l’autorità civile – e religiosa – si sia fatta corrompere e comprare tradendo il proprio popolo; di come i medici possano dare la morte ai pazienti senza curarli o somministrando loro cure inappropriate, o consigliando un siero sperimentale che in condizioni di normalità non sarebbe mai stato approvato; di come i magistrati non intervengano per fermare la dittatura che va instaurandosi ovunque, nella violazione più scandalosa dei diritti fondamentali. 

 

Come ho detto nel mio messaggio ai cittadini elvetici, non è la libertà che dobbiamo chiedere oggi, o meglio: quella libertà che dobbiamo rivendicare non è né la licenza né l’arbitrio di compiere quello che vogliamo, ma – secondo la definizione di Leone XIII nell’Enciclica Libertas præstantissimum – la libertà di agire all’interno dei confini del Bene, che oggi è impedita. 

 

È forse libertà uccidere un figlio nel grembo materno?

 

È libertà riconoscere diritti al vizio e al peccato, e deridere o condannare la virtù e le buone azioni?

 

È libertà rivendicare il potere che ha solo Dio, di decidere quando vivere e quando morire?

 

È libertà pretendere di sposarsi tra persone dello stesso sesso, di adottare figli, di comprarli da madri pagate come fattrici con la «maternità surrogata»?

 

È libertà usare i poveri e i diseredati del mondo per distruggere il tessuto sociale dell’Occidente o per abbassare il costo del lavoro, quando è proprio l’Occidente apostata e anticristiano che causa la povertà e sfrutta le risorse dei Paesi sottosviluppati? 

 

I Cattolici, e anzitutto i laici, hanno l’occasione di far comprendere a chi non ha la grazia della vera Fede e della piena comunione con la Chiesa di Cristo che tutto ciò che avviene – proprio per la sua indole evidentemente anticristica – fa parte di quelle «ultime cose» – τα ἔσχατα – di cui parla la Sacra Scrittura, della battaglia dei figli della Luce contro i figli delle tenebre.

 

E a quel punto chi è onesto, chi è buono e vuole il Bene – coloro che il Vangelo chiama «uomini di buona volontà» – comprenderà che vi è una sola Religione considerata nemica dall’élite: la Religione Cattolica Apostolica Romana; e che non è più possibile rimanere neutrali, o credere di potersi barcamenare senza scegliere da che parte stare.

 

La Grazia di Dio toccherà i loro cuori, e con gli occhi dell’anima comprenderanno che vi è un solo schieramento al quale possono appartenere, e solo la Croce di Cristo sotto la quale potranno combattere il comune nemico. E questa loro scelta di campo sarà benedetta e ricompensata da Dio. 

 

 

Che ruolo gioca la religione in (1) nel Colpo di Stato, (2) nella Soluzione, o (3) in entrambi?

Anche questa è una domanda molto complessa. Anzitutto dobbiamo fare una distinzione tra «religione» in senso generale e «religione» intesa come «Religione Cattolica». 

 

Certamente il COVID ha adottato dei connotati religiosi per ottenere maggiore consenso nella popolazione. Ecco allora i gran sacerdoti della pandemia, i predicatori dei vaccini, le conversioni degli infedeli, le scomuniche per i nuovi eretici, il rogo sociale per i no-vax, la salvezza data dall’essersi fatti inoculare il siero genico. Ma sappiamo bene che Satana è scimmia di Dio, e anche con il COVID ha mostrato in modo inequivocabile di averci messo del suo. 

 

In secondo luogo, se parliamo della Chiesa Cattolica, dobbiamo ricordare che la Gerarchia vive da ormai sessant’anni una sorta di disturbo bipolare: da un lato abbiamo la dottrina, la morale, la liturgia, la disciplina che da duemila anni sono ciò che rende appunto cattolica la Chiesa; dall’altra abbiamo Bergoglio e i Vescovi modernisti che predicano un’altra dottrina e un’altra morale, che celebrano un’altra liturgia, che usano della propria autorità non per custodire la Fede e proteggere il Gregge del Signore, ma per seminare l’errore, l’eresia, lo scisma.

 

Di questa divisione sono consapevoli anche i fedeli, che in gran parte non vogliono e non hanno mai voluto che la Chiesa diventasse prima una sorta di setta protestante, e poi una ONG filantropica o, peggio, la serva del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Per grazia di Dio, ci sono ancora molti sacerdoti e alcuni Vescovi che continuano ad essere cattolici, che credono integralmente quello che Nostro Signore ci ha insegnato, che celebrano la Messa tradizionale. E che – guarda caso – sono anche consapevoli della dittatura sanitaria, del piano del Great Reset, dei progetti del Nuovo Ordine Mondiale

Per grazia di Dio, ci sono ancora molti sacerdoti e alcuni Vescovi che continuano ad essere cattolici, che credono integralmente quello che Nostro Signore ci ha insegnato, che celebrano la Messa tradizionale. E che – guarda caso – sono anche consapevoli della dittatura sanitaria, del piano del Great Reset, dei progetti del Nuovo Ordine Mondiale. 

 

E come nello stato c’è il deep state, così nella Chiesa c’è anche una deep church.

 

La deep church ha fatto propria l’ideologia globalista, forse con la speranza di poter essere parte di quella Religione dell’Umanità che la massoneria vorrebbe instaurare. Una religione umana, anzi satanica, in cui sono ammessi gli idoli e i demoni, ma da cui è bandito Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e unico Salvatore.

 

Per questo la chiesa bergogliana è ecumenica, inclusiva, resiliente, ecologica.

 

Per questo propaganda i vaccini e semina il panico per la pandemia.

 

Per questo essa tace dinanzi alle violazioni dei diritti umani, alla profanazione delle chiese, alla laicizzazione delle Nazioni, alla cancellazione dell’identità cattolica e delle tradizioni cristiane dalla società.

 

La deep church ha fatto propria l’ideologia globalista, forse con la speranza di poter essere parte di quella Religione dell’Umanità che la massoneria vorrebbe instaurare. Una religione umana, anzi satanica, in cui sono ammessi gli idoli e i demoni, ma da cui è bandito Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e unico Salvatore

Il deep state vuole distruggere la sovranità nazionale, l’economia, l’impresa, la giustizia, l’istruzione, la sanità e l’intero tessuto sociale: con questo i governanti tradiscono il loro popolo e mantengono il potere tramite l’instaurazione di una dittatura. Allo stesso modo, la deep church vuole distruggere la Chiesa di Cristo, lasciandole l’involucro umanitario ma privandola dell’anima, ossia del Suo Signore e Dio.

 

In entrambi i casi possiamo riconoscere l’opera del Diavolo, che odia Dio come Creatore di tutte le perfezioni del mondo e allo stesso tempo come Redentore e Salvatore dell’umanità tramite il Sacrificio del Suo divin Figlio sulla Croce. 

 

Quindi, per rispondere alla sua domanda: la chiesa bergogliana ha avuto certamente un ruolo decisivo nella pianificazione di questo Colpo di Stato, con l’avere colpevolmente approvato e insegnato errori teologici e filosofici come base su cui poi hanno potuto proliferare la psico-pandemia, l’ecologismo neomalthusiano, il Great Reset e l’Agenda2030, assieme alla teoria gender, all’approvazione del movimento LGBT e dei cosiddetti «matrimoni» omosessuali.

 

Dal Concilio Vaticano II a oggi questa deep church è riuscita a far digerire ai fedeli una nuova religione, facendo loro credere di essere ancora Cattolici. 

 

La deep church ha anche un ruolo nello svolgimento del colpo di stato globale, perché ha accettato e ratificato la narrazione pandemica, ha chiuso per mesi le chiese e vietato le funzioni, ha promulgato una Nota equivoca sapendo che sarebbe stata interpretata come un’autorizzazione della Chiesa ai vaccini. Bergoglio è arrivato a dire che il siero genico è un dovere morale, anzi un atto di carità e ad imporlo ai dipendenti del Vaticano. 

 

Ma la deep church non sarà parte della soluzione, essendo stata parte del problema.

 

Saranno i buoni Pastori, i rari Prelati non venduti al sistema, i sacerdoti e i religiosi che sono quotidianamente a contatto con la realtà e vedono i danni fisici, psicologici, morali e spirituali provocati da questa criminale congiura strumentale al controllo totale dei cittadini e allo sterminio di una parte di essi.

Saranno i buoni Pastori, i rari Prelati non venduti al sistema, i sacerdoti e i religiosi che sono quotidianamente a contatto con la realtà e vedono i danni fisici, psicologici, morali e spirituali provocati da questa criminale congiura strumentale al controllo totale dei cittadini e allo sterminio di una parte di essi

 

Sarà la Chiesa Cattolica, quando farà risuonare alta la voce di Cristo, ad aprire gli occhi all’umanità e a farle comprendere che l’unica uscita da questo girone infernale è il ritorno degli uomini a Dio, al rispetto della Sua santa Legge, alla pratica delle virtù e all’abbandono del peccato.

 

Quando chiederemo tutti insieme, in ginocchio dinanzi a Dio, di avere pietà di noi peccatori, solo a quel punto Egli interverrà, sbaragliando i Suoi nemici. Tra questi saranno annoverati proprio coloro che oggi sono perfettamente allineati all’agenda globalista. 

 

 

Come crede che saranno i prossimi dodici mesi se (1) le persone spingono e combattono per la libertà, o (2) se le persone non spingono non combattono per la libertà?

 

Non posso ovviamente fare previsioni, anche se spero che l’evolversi sempre più veloce degli eventi e l’evidenza del Colpo di Stato in atto facciano capire che è dovere di ognuno opporsi con coraggio e determinazione all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Quando chiederemo tutti insieme, in ginocchio dinanzi a Dio, di avere pietà di noi peccatori, solo a quel punto Egli interverrà, sbaragliando i Suoi nemici. Tra questi saranno annoverati proprio coloro che oggi sono perfettamente allineati all’agenda globalista

Ma lo ripeto: nessuno si illuda che la questione si limiti ad una lotta per la libertà. Se dobbiamo combattere, la nostra battaglia dev’essere per il ritorno di Cristo Re e di Maria Regina, nell’obbedienza alla Legge di Dio. Abbiamo già abusato fin troppo della libertà, facendone un feticcio che legittimava le peggiori aberrazioni: ora è tempo di scegliere tra l’essere «non più servi, ma amici» di Nostro Signore o schiavi di Satana. 

 

L’idea di un’Alleanza Antiglobalista, che coalizzi e dia un programma d’azione a quanti non sono disposti a subire la dittatura sanitaria o ecologica, può rappresentare un’opportunità: si potrebbero indicare dei principi generali validi per tutte le realtà locali, che poi ogni movimento condividerebbe adattandoli alle situazioni specifiche.

 

Spero che vi siano leader politici, intellettuali, rappresentanti delle istituzioni, della magistratura, delle forze armate, medici, giornalisti, docenti e gente comune che vogliano raccogliere il mio Appello e farsene promotori.

 

Anche perché, come ho già dichiarato, nel momento in cui l’attacco è globale, globale dev’essere anche l’opposizione.

 

Ma se lasceremo fare, se ci chiuderemo nelle nostre piccole realtà fingendo di non vedere la minaccia che incombe su tutti noi, se continueremo a peccare e ad offendere il Signore, ci renderemo complici dei cospiratori e dei traditori, e non meriteremo certo né la pietà di Dio, né di uscire da questo inferno in terra.

 

Pensateci bene: potrebbe essere l’ultima occasione. 

 

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La storia epica della cristianità in Giappone: una mostra

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Dal 15 marzo al 13 luglio 2024, le Missioni Estere di Parigi (MEP) organizzano una mostra dal titolo: «Da Samurai a Manga: l’epica cristiana in Giappone». Un’occasione per scoprire questo capitolo delle missioni cattoliche e per conoscere meglio le Missioni Estere di Parigi. Questo articolo riassume la presentazione fatta sul suo sito web.

 

La storia dell’evangelizzazione del Giappone presenta inizialmente due aspetti: a volte una rapida espansione, a volte una serie di battute d’arresto e disastri sfociati in tragedie.

 

Il «secolo cristiano»

San Francesco Saverio sbarcò in Giappone a Kagoshima (Satsuma) nel 1549, durante i primi tentativi di unificazione del Paese. L’espansione del cattolicesimo fu notevole e portò alla conversione di numerosi governatori (daimyo). Grazie al permesso di evangelizzare, i missionari gesuiti aumentarono gradualmente il numero dei battezzati.

 

Il gesuita Alessandro Valignano arrivò nel 1579 come visitatore delle missioni. Nel 1582 organizza la prima ambasciata in Europa, che incontra papa Gregorio XIII nel 1585. Ma una prima messa al bando del cristianesimo fu imposta dallo shogun Toyotomi Hideyoshi nel 1587 con l’esilio dei missionari. Il 5 febbraio 1597 furono crocifissi a Nagasaki 26 martiri.

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Segretezza

A partire dal 1614 gli shogun cercarono di eliminare il cattolicesimo: a partire da questa data ogni famiglia doveva essere registrata presso un tempio buddista. Poi, a partire dal 1619, nelle città e nei villaggi di tutto il Paese furono affissi cartelli che ricordavano la messa al bando del cristianesimo, offrendo cospicue ricompense per la denuncia dei cristiani.

 

Scene di martirio furono testimoniate a Kyoto nel 1619, a Nagasaki nel 1622 e a Edo (Tokyo) nel 1623. La tortura sistematica apparve intorno al 1630 per promuovere l’apostasia. Fu in questo contesto che nel 1613 il daimyo di Sendai inviò un’ambasciata presso il viceré del Messico per ottenere l’apertura di una via commerciale transpacifica. In cambio, la religione cristiana sarebbe tollerata.

 

L’ambasciata fu affidata al samurai Hasekura Tsunenaga, accompagnato dal francescano spagnolo Luis Sotelo. Il viceré inviò messaggeri al re di Spagna, Filippo III. Il re inviò infine gli ambasciatori a papa Paolo V, che li ricevette nel novembre 1615. Ma Paolo V restituì la decisione finale al monarca spagnolo, che rifiutò di rivedere gli inviati del daimyo di Sendai.

 

Il fallimento dell’ambasciata provocò la messa al bando del cristianesimo e la caccia ai cristiani. Riuscito a tornare segretamente in Giappone, Luis Sotelo fu bruciato vivo a Tokyo nel 1623. Iniziava il periodo delle grandi persecuzioni. La popolazione cristiana, stimata in 650.000 persone, fu decimata. Furono inflitte terribili torture.

 

La ribellione di Shimabara (1637-1638), organizzata dai contadini cristiani sotto lo shogunato Tokugawa, fu repressa ferocemente, con l’appoggio della marina olandese, che sparò con i suoi cannoni sul castello di Hara, dove si erano rifugiati i ribelli, per sostenere la rivolta. truppe lealiste. Il massacro di 30.000 cristiani durò tre giorni.

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Il cristianesimo emerge dall’ombra

Nel XIX secolo la Francia voleva recuperare il tempo perduto nella corsa per l’Asia. La Santa Sede non aveva rinunciato a rifondare una missione in Giappone. Infine, le Missioni Estere di Parigi aspiravano a riconquistare il prestigioso campo missionario del Giappone. Il primo trattato franco-giapponese fu firmato nel 1858, ma la presenza dei ministri religiosi era consentita solo agli occidentali; il cristianesimo rimase proibito ai giapponesi. I missionari si stabilirono in concessioni riservate agli stranieri a Hakodate, Kanagawa e Nagasaki.

 

Il 17 marzo 1865 un gruppo di giapponesi si presentò come cristiano a padre Bernard Petitjean (1829-1884) delle Missioni Estere di Parigi, che si erano stabilite a Nagasaki e vi avevano costruito una chiesa, consacrata nel 1865. I missionari scoprirono organizzazione, riti ed elementi dottrinali trasmessi segretamente per 250 anni, senza sacerdoti e con pochissimi scritti. Ma la persecuzione, con arresti ed esecuzioni, era ancora in corso, soprattutto nel 1856 a Urakami, vicino a Nagasaki.

 

La persecuzione più lunga e più dura ebbe luogo tra il 1867 e il 1873, anni che videro il crollo del regime Tokugawa e la restaurazione del regime imperiale. Il regime instauratosi con il periodo Meiji (1868) portò avanti un’opera trasformativa: la modernizzazione delle strutture politiche ed economiche. Ma nei confronti dei cristiani è stata adottata una linea dura.

 

Fu promossa una teocrazia imperiale fondata sullo shintoismo. I leader erano a disagio riguardo alle vere intenzioni degli occidentali e il sentimento anticristiano era al suo culmine. La nomina di padre Petitjean come vescovo nel 1866 scatenò la persecuzione: nel 1868 si decise di deportare i cristiani di Urakami in 60 diversi feudi in tutto il Giappone.

 

Nel 1872 iniziò una distensione: la politica anticristiana fu finalmente sepolta. I cartelli che vietavano il cristianesimo, in vigore dal XVII secolo, furono rimossi nel febbraio 1873. I cristiani di Urakami poterono tornare a casa e fu loro concessa la libertà religiosa.

 

Libertà sotto sorveglianza

Le missioni itineranti venivano organizzate grazie ad una certa libertà di movimento. Il passaporto interno, limitando la permanenza nello stesso luogo a tre giorni, spingeva i missionari a percorrere vaste regioni. Dal punto di vista politico, emerse uno Stato shintoista, nazionalista e guidato dall’imperatore: prese le distanze dal buddismo e rimase diffidente nei confronti del cristianesimo o addirittura ostile ad esso.

 

La prima Costituzione del Giappone, nel 1889, concedeva la libertà religiosa, anche se molto limitata. Alla fine era solo ciò che il governo aveva effettivamente consentito dal 1873. Ciò consentiva la creazione di diocesi e l’istituzione della Chiesa al di fuori delle enclavi in ​​cui era stata relegata. Le Missioni Estere di Parigi chiesero quindi alle suore di prendersi cura di orfanotrofi, scuole e dispensari.

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Altre congregazioni si ristabilirono sul suolo giapponese: domenicani, francescani e gesuiti, che erano stati espulsi due secoli e mezzo prima. Ma con il Rescritto Imperiale del 30 ottobre 1890 la fedeltà all’Imperatore divenne fondamentale. Si riteneva che ciò presentasse l’urgente necessità di formare un clero autoctono nel caso in cui i missionari fossero stati nuovamente scacciati.

 

L’aumento della potenza militare dell’arcipelago – le vittorie contro Cina, Taiwan e Russia, l’annessione della Corea, l’invasione della Manciuria – spinsero il regime verso l’esercito. La Chiesa si adattò al Giappone e si raggiunse un accordo sulla questione dei riti dovuti all’Imperatore. Con la seconda guerra mondiale la situazione degli stranieri all’interno della Chiesa in Giappone divenne sempre più difficile.

 

Dopo la sconfitta, la Costituzione del 1946, ancora in vigore, consentiva la totale libertà del cattolicesimo.

 

La Chiesa in Giappone dal 1945 ad oggi

Secondo le statistiche del 2023, i cattolici sono 431.100, tra cui 6.200 seminaristi, sacerdoti e religiosi, che costituiscono lo 0,34% della popolazione giapponese. Ma questo numero tiene conto solo dei cattolici «registrati», un sistema ereditato dal tempo della persecuzione. Tra i migranti – soprattutto persone provenienti dall’America Latina, dalle Filippine e dal Vietnam – la popolazione cattolica è stimata all’1%.

 

Tuttavia, la Chiesa ha molte istituzioni – ospedali, scuole, centri assistenziali e persino università – che danno al cattolicesimo una presenza significativa nella società giapponese.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

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«Scie di uomini malvagi e spietati avvelenano l’aria che respiriamo». Omelia di mons. Viganò nell’Ascensione del Signore

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò del 9 maggio 2024, Ascensione di Nostro Signore.      

Et inimici domini domestici ejus. E i famigliari del padrone saranno i suoi nemici.

Mt 10, 36

  Troppo spesso guardiamo a questo mondo con l’atteggiamento e le speranze di chi lo ritiene un luogo di permanenza e non di passaggio verso la meta celeste, mentre sappiamo che il nostro pellegrinaggio su questa terra ha come destinazione ineluttabile l’eternità: un’eternità di beatitudine nella gloria del Paradiso o un’eternità di dannazione nella disperazione delle fiamme dell’Inferno.   E per questa nostra inclinazione al voler credere in un illusorio Hic manebimus optime consideriamo l’Ascensione di Nostro Signore quasi come un fatto anomalo, un abbandono da parte del Salvatore che ci lascia soli dopo nemmeno quaranta giorni dalla Sua Resurrezione.

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La fiamma del Cero pasquale che al canto del Vangelo viene spenta – a significare proprio il ritorno del Figlio Incarnato alla destra del Padre – ci sembra per così dire in contraddizione con quanto pochi giorni fa, per le Rogazioni, chiedevamo alla Maestà divina: di concedere, conservare e benedire i frutti della terra, di risparmiarci dal flagello del terremoto, di allontanare la folgore e la tempesta, la peste, la carestia, la guerra.   È difficile – dobbiamo riconoscerlo – riuscire ad essere di passaggio in un luogo che vorremmo felice e prospero, fertile e generoso, sereno e privo di conflitti. Ancor più difficile quando alzando gli occhi al cielo spesso lo vediamo solcato di scie con cui uomini malvagi e spietati avvelenano l’aria che respiriamo, inquinano i campi e le fonti, fanno marcire o seccare i raccolti, giungono addirittura ad offuscare la luce del sole.   L’inimicus homo non sparge solo la zizzania dove cresce il grano: egli vuole che la zizzania sia seminata e coltivata, e che sia il grano ad essere estirpato e gettato nel fuoco; che il vizio trionfi e la virtù sia calpestata; che la morte e la malattia siano celebrate, e la vita – anche nel sacrario del ventre materno o nell’innocenza dei bambini e dei deboli – sia colpita, sfregiata, amputata, manomessa.   Noi rimaniamo increduli e sconvolti dinnanzi a questo sovvertimento, perché non vogliamo accettare l’idea che alla natura ostile dopo la nostra caduta si sia ora aggiunta l’insidia ulteriore dell’homo iniquus et dolosus, che quella natura manipola, replica, imita in grotteschi surrogati artificiali, in cibi transgenici, in imitazioni senz’anima della Creazione, per l’odio che Satana nutre nei confronti del Creatore di tanta perfezione gratuita.   Il Signore si alza da questa valle di lacrime, ascende al cielo in jubilatione et in voce tubæ, quasi le schiere angeliche fossero felici di veder tornare il Figlio di Dio nel luogo d’origine, in quella dimensione eterna e immutabile in cui la Santissima Trinità è l’unico principio e fine degli spiriti eletti. Ma vi ascende dopo esser anch’Egli disceso propter nos homines et propter nostram salutem, incarnandoSi nel seno virginale di Maria Santissima, assumendo natura e carne umana, affrontando la Passione e la Morte su quella Croce che Lo ha elevato quale Pontifex futurorum bonorum (Ebr 9, 11), Sommo Sacerdote dei beni futuri, a metà strada proprio tra la terra e il cielo, a creare un mistico ponte tra noi e Dio.   E quell’umanità assunta da Nostro Signore nell’Incarnazione viene portata come insegna di trionfo del Victor Rex al cospetto dell’Eterno Padre, ed è per questo che il Suo Corpo santissimo porta ancora splendenti le Piaghe della Redenzione.

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Questo deve farci comprendere due concetti estremamente importanti.   Il primo: il senso della nostra vita terrena, che è pellegrinaggio verso l’eternità, esilio che speriamo con la Grazia di Dio essere temporaneo, prima di tornare alla vera Patria. E con questa persuasione, dobbiamo anche capire che i beni di questa terra – le ricchezze, il successo, il potere, i piaceri – sono zavorra della quale è indispensabile liberarci se vogliamo essere capaci di ascendere verso l’alto, di librarci in volo come la biblica aquila vola verso il Sole divino.   Il secondo: la necessità di fare tesoro di questo esilio, di questo peregrinare nel deserto verso la terra promessa, usando i doni e facendo fruttare i talenti che il Signore ci ha donato non per rendere più confortevole e duratura la lontananza dal Cielo, ma per accumulare quei tesori spirituali che né tignola né ruggine consumano, e che i ladri non scassinano e non rubano (Mt 6, 20).   Ciò non significa disprezzare la vita che la Provvidenza ci ha dato, ma piuttosto usarla per lo scopo che essa ha: la gloria di Dio, da ottenere mediante la nostra e altrui santificazione nell’obbedienza alla Sua volontà: fiat voluntas tua – recitiamo nel Padre Nostro – sicut in cœlo et in terra, ossia nella prospettiva dell’eternità che ci attende, e nella temporalità del passare dei giorni.   Così, mentre l’armonia divina del cosmo scandisce i giorni e le stagioni in cui si dipanano gli anni della nostra vita terrena – e per questo invochiamo dal Cielo le benedizioni sui nostri raccolti – nell’ordine soprannaturale abbiamo i ritmi cadenzati della Liturgia, che ci permettono di contemplare i divini Misteri e di godere di uno sprazzo di quell’eternità nella quale l’Agnello Immacolato celebra la Liturgia celeste, circondato dalle schiere degli Angeli e dei Santi.

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Oggi la nostra anima è chiamata a guardare il Signore che ci precede in Paradiso. Domani, risorti nel corpo e condotti al Giudizio, Lo vedremo tornare nella gloria: Hic Jesus, qui assumptus est a vobis in cœlum, sic veniet quemadmodum vidistis eum ascendentem in cœlum (At 1, 11): Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo, dicono i due Angeli ai Discepoli.   E sarà un ritorno in cui il tempo, come lo conosciamo, cesserà di essere ed entrerà nell’eternità divina proprio perché il consummatum est pronunciato dal Salvatore agonizzante sulla Croce quel Venerdì Santo di 1991 anni orsono varrà anche per il mondo e per l’umanità intera, giunti al termine della prova, dell’esilio, del pellegrinaggio terreno.   Il Cero pasquale rappresenta, come ci istruisce il Diacono nel solenne canto dell’Exsultet, il lumen Christi, Cristo vera Luce: come la colonna di fuoco che precedeva gli Ebrei nell’attraversare – sicco vestigio – il Mar Rosso, così Egli precede anche noi nel nostro passaggio in questo mondo, e nella fuga dai malvagi che ci inseguono.   Preghiamo di essere trovati degni di giungere in salvo, per non essere travolti dalle acque come i soldati del Faraone.   Che in questo esodo la Santissima Eucaristia sia nostro Viatico, e la Vergine Immacolata nostra Stella.   E così sia.   + Carlo Maria Viganò Arcivescovo   9 Maggio 2024 In Ascensione Domini

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Immagine: Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Ascensione di Cristo (1510-1520), Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma.  Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia  
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La conferenza episcopale UE sostiene l’allargamento della UE

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Il 19 aprile 2024 i membri della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) hanno pubblicato una dichiarazione in cui chiedono di accelerare il processo di allargamento dell’Unione. Un testo dai toni progressisti, giudicato dai detrattori una posizione «fuori dal reale» a poche settimane dalle elezioni europee dove i partiti nazional-conservatori sono in ascesa.

 

«Al di là di una necessità geopolitica per la stabilità del nostro continente, consideriamo la prospettiva della futura adesione all’Unione Europea (UE) come un forte messaggio di speranza per i cittadini dei Paesi candidati e come una risposta al loro desiderio di vivere in pace e giustizia». La dichiarazione congiunta pubblicata dalla COMECE non dà realmente visibilità alla linea seguita dall’organismo incaricato dalla Chiesa di «dialogare» con le istituzioni europee.

 

Poco prima, i rappresentanti delle conferenze episcopali europee avevano tuttavia espresso la loro contrarietà all’inclusione di un cosiddetto «diritto» all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, come deciso dai Parlamentari l’11 aprile scorso.

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In questa occasione i vescovi hanno ribadito il loro «no all’aborto e alle imposizioni ideologiche», chiedendo che «l’Unione europea rispetti le diverse culture e tradizioni degli Stati membri e le loro competenze nazionali». Ma come potrebbe crescere il «rispetto» per queste diverse culture se i ventisette Stati dell’Ue diventassero trentaquattro, o addirittura trentacinque?

 

Perché nella coda di candidati che la COMECE sembra richiamare, ci sono innanzitutto i sei Stati balcanici dell’ex Jugoslavia, candidati dal 2003. Poi altri tre Paesi che vogliono uscire dall’orbita russa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: quest’ultima in primis, ma anche la Moldavia e forse anche la Georgia.

 

A chi rimprovera «una forma di ingenuità» ai prelati europei, mons. Antoine Hérouard, primo vicepresidente della COMECE e arcivescovo di Digione, pretende di difendere «una posizione di ordine morale, che si inserisce nella prospettiva del progetto di Unità europea, perseguita dai padri fondatori». Padri fondatori, che, come Jean Monnet, hanno contribuito soprattutto a eludere un’idea sana di Europa instaurando il regno della tecnocrazia e dell’economia.

 

Nella stessa ottica, la dichiarazione del 19 aprile ricorda che «la Chiesa sostiene fortemente il processo volto a riunire i popoli e i Paesi d’Europa in una comunità che garantisca la pace, la libertà, la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la prosperità».

 

Abbastanza deludente, quando sarebbe stato più opportuno ricordare la base comune delle radici cristiane dell’Europa da parte dei membri della Chiesa docente, senza la quale essa è solo una barca alla deriva.

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La ferocia del mondo e la proliferazione della violenza – in particolare quella che colpisce il diritto alla vita in tutte le sue forme – ci impongono di ripensare l’Unione in termini di sovranità e comunità di destino basata sul cristianesimo. Esso solo è capace di portare una disciplina collettiva: ma la Chiesa deve prima ricordarsi di far regnare Cristo nei cuori e nelle istituzioni, altrimenti diventa solo una ONG umanitaria.

 

La posizione della COMECE è anche un posizionamento politico piuttosto rischioso, poiché potrebbe essere interpretato come un sostegno alle liste progressiste che incoraggiano l’allargamento dell’UE nella campagna per le prossime elezioni europee del 9 giugno: liste verso le quali i cattolici praticanti non necessariamente sono simpatizzanti.

 

«L’Unione è un paradiso visto da altrove, ma la porta verso questo paradiso deve rimanere stretta», osservava nel luglio 2023 un rapporto parlamentare francese che esaminava la politica di allargamento dell’UE. Quanto basta per far riflettere la COMECE, che dovrebbe ricordare che, da cinquant’anni, spesso sono proprio coloro che si definiscono più «europei» a fare più male all’Europa.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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