Guerra cibernetica
La Cina sta lanciando attacchi cibernetici per mantenere il suo dominio sulle terre rare?
Secondo il sito Ag Metal Miner, vi sarebbero sospetti che il Partito Comunista Cinese stia utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza.
Secondo la US Geological Survey, la Cina comunista attualmente controlla fino all’80% della fornitura globale di terre rare .
Una società di sicurezza informatica USA chiamata Mandiant e il ricercatore australiano Albert Zhang sostengono che alcuni attacchi sarebbero il tentativo deliberato della Cina di bloccare gli sforzi del presidente americano Joe Biden per costruire un’industria mineraria fondamentale negli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti starebbero iniziando a ridurre la loro dipendenza dalla Cina per i metalli e i minerali critici per la produzione di oggetti di uso quotidiano – ad esempio le automobili, le tecnologie hi-tech e anche tecnologie militari.
Viene fatto l’esempio dell’azienda australiana Lynas Rare Earths, che sarebbe stata vittima di una serie di attacchi informatici da account di social media potenzialmente collegati al Partito Comunista Cinese, scrive il sito.
«Alcuni mesi prima, la società di sicurezza informatica statunitense Mandiant aveva affermato che i programmi finanziati dal governo cinese stavano diffondendo disinformazione. Quella volta, l’obiettivo della loro ira era il l’azienda mineraria canadese di terre rare Appia Rare Earths & Uranium Corp.»
«Gli esperti ritengono che la Cina semplicemente non voglia che nessun altro paese sviluppi capacità di produzione di terre rare. Dopotutto, il loro successo eroderebbe rapidamente la posizione della Cina come il più grande player minerario di terre rare del mondo» scrive Ag Metal Miner. «Pertanto, questi attacchi informatici sono probabilmente un modo per destabilizzare i piani di investimento delle società occidentali nel settore».
All’inizio di quest’anno, la Cina ha annunciato la creazione di una nuova impresa statale, la China Rare Earth Group, che controllerà il 60-70% della produzione di terre rare del Paese, cioè il 30-40% della fornitura globale.
Ciò «rappresenta il prossimo passo logico nel dominio del mercato del Paese. Già all’inizio degli anni 2000, le società statali cinesi stavano già investendo miliardi in nazioni straniere per assicurarsi forniture a lungo termine di minerali critici».
Lynas, vittima dell’ultimo attacco informatico, è in realtà il più grande produttore mondiale di terre rare al di fuori della Cina, che ha impianti in Malesia ed altri in costruzione negli USA e in Australia.
La Cina non si sta muovendo solo nei contesti occidentali.
Come riportato da Renovatio 21, sarebbe in aumento, con il sostegno della Cina, l’estrazione illegale di terre rare in Birmania.
Guerra cibernetica
Orban: gli ucraini sono dietro il furto dei dati personali dei cittadini dell’UE
Dietro il furto e la fuga di dati personali di 200.000 ungheresi ci sono individui ucraini e un partito di opposizione ungherese, ha dichiarato il premier magiaro Vittorio Orban, definendo la situazione un «grave rischio per la sicurezza nazionale» che richiede un’immediata indagine statale.
Le accuse, formulate in una dichiarazione video di lunedì, seguono le notizie diffuse dai media ungheresi secondo cui un database con i nomi, gli indirizzi e i recapiti degli utenti che avevano scaricato l’app di organizzazione Vilag del partito Tisza è stato brevemente pubblicato online alla fine della scorsa settimana.
Il partito pro-UE e il suo leader Peter Magyar rappresentano la principale opposizione al governo Orban, che accusa l’UE di interferire nella politica interna del Paese.
«Un grave scandalo ha scosso la vita pubblica ungherese. I dati personali di 200.000 nostri connazionali sono stati pubblicati online senza il loro consenso», ha dichiarato Orban. «In base alle informazioni attuali, questi dati sono stati raccolti dal partito Tisza».
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Il primo ministro di Budapesto ha affermato che un’analisi del database ha dimostrato che «anche individui ucraini erano coinvolti nella gestione dei dati» e ha ordinato ai funzionari della sicurezza nazionale di condurre l’indagine.
Sia il partito Tisza che il suo leader hanno negato qualsiasi coinvolgimento ucraino nello sviluppo dell’app. Magyar ha affermato domenica – senza fornire prove – che l’app del partito era stata presa di mira da «hacker internazionali… che sono ovviamente supportati dai servizi segreti russi».
Tuttavia, un articolo del quotidiano ungherese Magyar Nemzet ha ipotizzato che i dati trapelati provenissero dalla piattaforma Vilag, osservando che le prime voci corrispondevano ad account di sviluppatori e tester, alcuni con identificativi dello stato ucraino.
Orban, un critico convinto del sostegno militare occidentale all’Ucraina, ha ripetutamente affermato che l’UE e Kiev stanno cospirando per influenzare la politica ungherese e portare al potere il partito Tisza, sostenuto da Bruxelles, nelle elezioni del 2026.
Affermazioni simili sono state riprese all’inizio di quest’anno dal Servizio di Intelligence estero russo (SVR), secondo cui la Commissione Europea stava «studiando scenari di cambio di regime» in Ungheria.
Bruxelles intende portare Magyar al potere nelle elezioni parlamentari del 2026, «se non prima», ha affermato l’SVR, aggiungendo che Bruxelles starebbe impiegando significative «risorse amministrative, mediatiche e di lobbying», mentre i servizi segreti ucraini farebbero il «lavoro sporco».
Come riportato da Renovatio 21, il ministro magiaro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.
A inizio ottobre Orban ha ribadio apertis verbis che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Orban ha avviato una petizione contro il cosiddetto «piano di guerra» dell’UE, avvertendo che il sostegno continuo all’Ucraina sta spingendo il blocco verso un confronto diretto con la Russia.
Il primo ministro ad agosto aveva accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di aver minacciato gli ungheresi aggiungendo che l’Ucraina non può entrare nell’Unione Europea con la forza attraverso estorsioni, attentati e intimidazioni. In estate gli attacchi ucraini all’oleodotto Druzhba («Amicizia») di questo mese hanno ripetutamente interrotto i flussi verso Ungheria e Slovacchia, suscitando rabbia in entrambi i Paesi dell’UE.
Durante un’intervista a Tucker Carlson nell’agosto 2023, il premier ungherese Vittorio Orban aveva dichiarato significativamente che Ungheria e Serbia erano pronte ad entrare in guerra contro chiunque facesse saltare il loro gasdotto.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse settimane è stata data alle fiamme nella zona di confine una chiesa cattolica ungherese, sui cui muri è stato scritto in ucraino «coltello agli ungheresi».
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Guerra cibernetica
Accordo segreto di Israele con Google e Amazon
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Guerra cibernetica
Il blackout di Amazon mette offline importanti siti web
Un guasto ad Amazon Web Services (AWS) ha provocato disagi generalizzati a siti web e servizi online, colpendo piattaforme che includono streaming, servizi bancari, comunicazioni e media.
Il problema, verificatosi lunedì, ha coinvolto diverse grandi aziende, tra cui la piattaforma di Amazon, la piattaforma di intrattenimento in streaming Disney+, Lloyds Bank, l’app di trasporto Lyft, il New York Times, il forum Reddit e il celeberrimo (dopo la pandemia) servizio di teleconferenze Zoom.
AWS ha comunicato di aver rilevato «un incremento dei tassi di errore e delle latenze» su vari servizi, sottolineando di essere al lavoro «su più fronti paralleli per accelerare il ripristino». L’azienda ha successivamente riportato «progressi significativi» e promesso ulteriori aggiornamenti.
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Il fornitore di servizi cloud ha individuato l’origine del problema in una specifica parte della sua infrastruttura che serve la costa orientale degli Stati Uniti, senza però chiarire immediatamente le cause.
Un’interruzione simile su vasta scala si era verificata a luglio 2024, quando un aggiornamento software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike aveva causato crash globali dei sistemi Microsoft Windows.
Elon Musk si è vantato del fatto che la sua piattaforma social, X, è invece resistita al blackouto. «X funziona» ha twittato laconicamente ed ironicamente il miliardario, che con Jeff Bezos di Amazon ha una rivalità anche sul lato di industria spaziale.
𝕏 works
— Elon Musk (@elonmusk) October 20, 2025
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La scorsa primavera a subire un’interruzione delle comunicazioni, un mese dopo aver visto un enorme blackout elettrico, fu il Regno di Spagna.
Un collasso delle grandi piattaforme internet di Meta si registrò nel marzo 2024, con alcuni che dettero la colpa ai miliziani Houthi che avrebbero tagliato i cavi del Mar Rosso.
Come riportato da Renovatio 21, già tre anni fa si era registrato un aumento delle interruzioni dell’internet in tutto il globo.
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