Economia
Cina, 20 giorni di lavoro senza riposi nella fabbrica dell’iPhone 16
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il China Labour Bulletin rilancia alcuni video circolati sui social network cinesi che mostrano operai svenire sfiniti per i turni massacranti nello stabilimento della Foxconn in concomitanza con l’uscita dei nuovi modelli dello smartphone. Straordinari fino a quattro volte sopra il limite stabilito dalla legislazione di Pechino.
Operai della Foxconn che svengono esausti per i turni massacranti a cui sono sottoposti per sfornare i nuovi modelli dell’iPhone. È la denuncia affiorata attraverso alcuni video pubblicati nelle scorse settimane sui social network cinesi dai lavoratori dello stabilimento di Zhengzhou, nella provincia di Henan, e rilanciati dal sito China Labour Bulletin, osservatorio con base a Hong Kong che monitora le questioni legate al lavoro nella Repubblica popolare cinese.
«Chi può sopportare 20 giorni consecutivi di turni notturni senza alcun riposo?», si legge a commento di un video pubblicato su Douyin che descriveva una lavoratrice portata in ospedale dopo giorni di lavoro notturno. Tre giorni dopo, un altro video (che nel frattempo è stato rimosso) ha riferito che due lavoratori erano svenuti nell’area F dello stabilimento Foxconn.
Un altro video caricato il 12 ottobre (anch’esso rimosso) riportava un altro episodio di svenimento di un lavoratore in un’officina. Il China Labour Bulletin non è stato in grado di verificare se questi casi segnalati si sovrapponessero.
Gli stabilimenti della Foxconn nella provincia dell’Henan hanno prolungato notevolmente l’orario di lavoro in seguito all’uscita degli iPhone 16 Pro e Pro Max: avrebbero continuato a funzionare il sabato e la domenica, con il risultato che i lavoratori avrebbero dovuto affrontare 20 giorni di lavoro consecutivi prima di ricevere un solo giorno di riposo.
La settimana lavorativa prolungata promette una retribuzione più elevata, considerando che il salario orario medio è relativamente basso, pari a circa 25,6 yuan. La riduzione dei giorni di riposo rende però il lavoro più impegnativo dal punto di vista fisico. Accordi simili per l’allungamento dell’orario di lavoro sono stati segnalati anche nelle fabbriche Foxconn di Shenzhen, anche se non sono stati segnalati episodi di svenimento.
Dopo la presentazione di denunce anonime, alcune linee della fabbrica Foxconn di Zhengzhou sono tornate a un sistema di giorni di riposo settimanali, probabilmente in risposta all’orario di lavoro irragionevolmente elevato e agli incidenti di svenimento.
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Far lavorare un operaio per 20 giorni consecutivi contraddice la stessa legislazione sul lavoro in Cina. L’articolo 38 afferma chiaramente che i datori di lavoro devono garantire almeno un giorno di riposo alla settimana.
Inoltre, anche le ore di straordinario previste dal programma della Foxconn superano notevolmente i limiti di legge. I resoconti di diversi lavoratori indicano che molti hanno lavorato oltre 300 ore nel mese di ottobre, con straordinari che sono quasi quattro volte superiori a quanto consentito dall’articolo 41 della Legge sul lavoro.
Un recente rapporto del China Labour Bulletin evidenziava già il problema diffuso degli orari di lavoro eccessivamente lunghi nel settore manifatturiero cinese. Questa situazione ha portato a un tragico caso di morte per eccesso di lavoro nella fabbrica di elettronica Qisda di Suzhou, Jiangsu, nel 2023. Il lavoratore migrante Xiao Xu, di 23 anni, è morto dopo aver lavorato per 13 turni notturni consecutivi.
China Labour Bullettin ricorda anche che, in qualità di principale acquirente dei prodotti Foxconn, anche Apple ha la responsabilità sociale di garantire che le condizioni di lavoro nelle sue fabbriche siano conformi alle leggi locali sul lavoro.
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Immagine di Steve Jurvetson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
Aumento del traffico merci sul Canale di Suez
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Economia
Trump continua la corsa alle terre rare con gli accordi in Asia centrale
Il presidente statunitense Donald Trump ha rivelato una serie di intese commerciali e di investimento incentrate sui minerali di terre rare con i leader degli Stati dell’Asia centrale. L’iniziativa si inserisce nell’obiettivo di Washington di ampliare il proprio coinvolgimento nella regione ricca di risorse naturali, in un contesto di tensioni commerciali con Pechino.
Le intese sono state siglate giovedì al termine del vertice alla Casa Bianca tra Trump e i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
L’incontro ha posto l’accento su minerali critici, collaborazione energetica e diversificazione degli scambi, con Trump che ha evidenziato come l’Asia centrale sia «una regione immensamente ricca» di depositi di uranio, rame, oro e terre rare. Ha precisato che la sua amministrazione sta forgiando nuove alleanze per variare le filiere di approvvigionamento e garantire agli USA un maggiore accesso a questi materiali strategici.
L’evento ha generato vari patti su commercio e risorse, tra cui 17,2 miliardi di dollari in nuovi contratti tra il Kazakistan e imprese americane, oltre a un’intesa da 1,1 miliardi di dollari con Astana per lo sfruttamento di uno dei maggiori giacimenti di tungsteno inesplorati al mondo. Inoltre, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan hanno concordato l’acquisto di 37 aerei Boeing. Trump ha annunciato pure che l’Uzbekistan conta di investire oltre 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio in comparti USA come l’aerospaziale, i ricambi auto e i minerali critici.
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La banca d’affari Goldman Sachs ha avvertito che l’Occidente potrebbe impiegare fino a un decennio per contrastare il dominio cinese nel settore delle terre rare. Questi minerali, indispensabili per la maggior parte delle tecnologie contemporanee, restano al centro di una controversia commerciale tra Washington, l’UE e Pechino.
Il vertice è avvenuto una settimana dopo l’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud, mirato a dirimere la «guerra commerciale» tra Washington e Pechino. In esito a quel colloquio, la Cina ha sospeso per un anno i nuovi vincoli sulle esportazioni di terre rare, mentre gli USA hanno posticipato l’introduzione di dazi del 100% sui beni cinesi.
Ciononostante, Washington ha intensificato gli sforzi per reperire fonti alternative di materiali strategici, dato che Pechino domina circa il 90% della raffinazione globale delle terre rare. Oltre ai vicini asiatici della Cina, gli Stati Uniti hanno di recente stipulato accordi per forniture di terre rare anche con Giappone e Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni Trump ha raggiunto accordi sulle terre rare con l’Australia.
Il ministero del Commercio cinese ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.
Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.
Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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