Gender
Cambio del sesso, la TV USA trasmette la storia di giovani pentiti
La scorsa settimana l’importante programma di approfondimento 60 Minutes – un classico del giornalismo TV americano che va avanti ininterrottamente dal 1968 – ha pubblicato un corposo servizio dedicato al cambio del sesso fra i giovani, mettendo in risalto le storie di coloro che si sono poi pentiti della scelta.
I ragazzi, affetti da forme di «disforia di genere» durante la fase dell’adolescenza, hanno raccontato di una non esaustiva e accurata informazione da parte dei medici su tutto ciò che consegue gli interventi chirurgici e il dosaggio di ormoni sessuali per il cambio di sesso, processi che alterano in maniera sostanziale e fisica le loro vite.
I ragazzi, affetti da forme di «disforia di genere» durante la fase dell’adolescenza, hanno raccontato di una non esaustiva e accurata informazione da parte dei medici su tutto ciò che consegue gli interventi chirurgici e il dosaggio di ormoni sessuali per il cambio di sesso, processi che alterano in maniera sostanziale e fisica le loro vite
Durante il programma della CBS News alcuni attivisti e medici hanno discusso sulle recenti leggi approvate in tutta l’America che vietano ai giovani transgender di essere trattati con bloccanti della pubertà, testosterone o estrogeni e interventi chirurgici per assisterli nel cambio di sesso.
Alcuni intervistati, come la psicologa transgender dell’Università della California a San Francisco, Erica Anderson, e il presidente dell’American Academy of Pediatrics dottor Lee Savio Beers, si sono espressi contro queste leggi. La Anderson ha affermato che le leggi sono «un chiaro imbroglio» aggiungendo che «stanno dimostrando la loro ignoranza e pregiudizio».
Il dottor Beers sostiene che i trattamenti di genere per i minorenni sono «basati sulla letteratura scientifica e su decenni di esperienza di esperti e sono supportati da una serie di importanti organizzazioni mediche».
C’è da dire però che molte persone nella comunità trans sono preoccupate perché troppi giovani sono spinti verso pericolose terapie di genere, per poi pentirsi.
Molte persone nella comunità trans sono preoccupate perché troppi giovani sono spinti verso pericolose terapie di genere, per poi pentirsi
Ad esempio, Grace Lidinsky-Smith ha raccontato di aver trovato una terapista di genere online, poco più che ventenne, che l’ha convinta a firmare un modulo di consenso informato in una clinica e a farsi iniezioni di ormoni. Dopo soli quattro mesi di trattamenti con testosterone, Grace si è sottoposta a una mastectomia per rimuovere il seno.
Dopo l’intervento chirurgico, Grace è rimasta sorpresa dal fatto che le parti del corpo femminile le mancavano (parla del suo sendo come di un «phantom limb», un «arto fantasma») e alla fine ha scelto la detransizione interrompendo i trattamenti con testosterone.
La giornalista di 60 minutes Lesley Stahl ha anche parlato con la dottoressa Laura Edwards-Leeper, psicologa di una clinica di genere giovanile presso il Boston Children’s Hospital. La Leeper ha espresso preoccupazione per la direzione in cui sta andando il mondo dei transgender affermando quanto segue: «Sento che ciò che sta accadendo non è etico e in alcuni casi è irresponsabile».
«Non ho ricevuto ostacoli per quanto riguarda la decisione di cambiare sesso. Sono andato a due appuntamenti e dopo il secondo, ho avuto la richiesta per prendere gli ormoni sessuali»
In qualità di persona che ha portato centinaia di adolescenti e giovani a cambiare sesso con successo, la dottoressa Edwards-Leeper ha ammesso che molte persone nel suo campo promuovono la riassegnazione con un piccolo respingimento per paura di essere viste come non di supporto.
60 Minutes ha parlato con quattro ex giovani trans che si sentivano tutti «ciecamente affermati» nella loro intenzione di cambiare sesso. «Non ho ricevuto ostacoli per quanto riguarda la decisione di cambiare sesso. Sono andato a due appuntamenti e dopo il secondo, ho avuto la richiesta per prendere gli ormoni sessuali», ha detto Garrett di Baton Rouge, Louisiana. Garrett afferma inoltre di essere passato dall’assunzione di ormoni alla rimozione chirurgica dei testicoli entro tre mesi, nonostante le linee guida richiedessero di assumere ormoni per un anno prima di tali procedure mediche.
Dopo aver rimosso i suoi testicoli, Garrett ha ottenuto un aumento del seno e si è sentito anche peggio di prima, diventando alla fine suicida.
Anche il Partito Democratico italiano sta svolgendo il suo ruolo in Italia: è chiaro che con l’entrata in vigore del ddl Zan, e nessuna vera legge che protegga la libertà di espressione (che, anzi, si restringe ogni giorno di più) questo tipo di discussioni, di carattere sanitario, psichiatrico, bioetico, saranno sempre più off-limits
Mentre questi adulti condividono le loro storie dell’orrore e del rimpianto a seguito di interventi chirurgici atti a stravolgere le loro vite per cambiare la propria sessualità, il Partito Democratico sta cercando di rendere ancora più facile per i minorenni americani l’accesso a terapie e procedure simili.
Ma anche il Partito Democratico italiano sta svolgendo il suo ruolo in Italia: è chiaro che con l’entrata in vigore del ddl Zan, e nessuna vera legge che protegga la libertà di espressione (che, anzi, si restringe ogni giorno di più) questo tipo di discussioni, di carattere sanitario, psichiatrico, bioetico, saranno sempre più off-limits.
Gender
La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale
La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.
Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.
Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».
Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.
Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».
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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.
Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».
Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi
«La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».
Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.
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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution 4.0 International
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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali
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Gender
Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»
Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.
Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.
I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.
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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.
Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.
«Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.
«Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.
«Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.
Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.
Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.
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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.
Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.
La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?
Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?
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