Persecuzioni
Bomba alla Messa: inizia nel sangue l’Avvento nelle Filippine
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Almeno 4 i morti e decine di feriti in un gravissimo attentato contro i cristiani nell’università della città a maggioranza musulmana che a Mindanao già nel 2017 fu teatro di cinque mesi di guerra dopo che un gruppo islamista locale ne assunse il controllo proclamando lo Stato islamico. Il presidente dei vescovi filippini mons. David: «Uccisi mentre professavano la propria fede. Ma la Chiesa andrà avanti a lavorare per la pace».
È segnato dal sangue di un gruppo di cristiani colpiti durante la celebrazione dell’Eucaristia l’inizio dell’Avvento nelle Filippine. In un gravissimo attentato 4 persone sono rimaste uccise e più di 40 ferite in un’esplosione avvenuta nella palestra della Mindanao State University di Marawi, dove era in corso la celebrazione della Messa.
Marawi è il capoluogo della provincia di Lanao del Sur, una di quella comprese nel Bangsamoro, la regione autonoma musulmana istituita ufficialmente nel 2019 come risultato degli accordi per porre fine alla lunga guerra con le milizie musulmane di Mindanao, la grande isola del sud delle Filippine dove è più forte la presenza islamica.
L’attentato è stato subito attribuito al gruppo islamista locale Daulah Islamiyah-Maute – che non accetta la soluzione del Bangsamoro – che nei giorni scorsi aveva visto 11 propri miliziani uccisi in un’operazione dell’esercito filippino. È probabile che l’esplosione nella palestra della Mindanao State University – una delle maggiori università del Paese – sia stata causata da una granata o da una bomba rudimentale.
Con i suoi 200mila abitanti – per la stragrande maggioranza musulmani -–Marawi è una città dove restano profonde le ferite dei cinque mesi di guerra del 2017, quando il Gruppo Maute, una formazione terroristica legata allo Stato Islamico, ne assunse il controllo.
Più di mille persone, tra cui molti civili, morirono nelle settimane di combattimenti tra le milizie islamiste e l’esercito filippino che riuscì a riprenderne il controllo solo il 23 ottobre 2017. Già in quell’occasione la comunità cristiana locale finì direttamente nel mirino: il vicario generale padre Teresito «Chito» Suganob e numerosi parrocchiani della cattedrale di Maria Ausiliatrice furono presi in ostaggio e vennero liberati solo dopo quattro mesi.
Dopo anni da quei fatti le promesse di ricostruzione di Marawi sono però rimaste ampiamente disattese: in questa città ci sono tuttora decine di migliaia di persone che vivono nei rifugi di fortuna allestiti durante l’emergenza.
In una dichiarazione, il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), il vescovo di Kalookan mons. Pablo Virgilio David, ha sottolineato la concomitanza tra l’attentato e la prima domenica di Avvento, che la Chiesa celebra oggi. Gli autori, ha detto il vescovo, «hanno scelto proprio questa occasione per far esplodere una bomba».
«Sicuramente gli assassini che hanno provocato un atto di violenza così orrendo hanno anche i loro cari. Cosa ci vorrebbe per far sì che vedano nelle famiglie delle loro vittime le loro stesse famiglie?» ha detto David. «Questa violenza non dovrebbe solo essere denunciata, ma anche rigettata come modo per cercare una riparazione da parte di ogni filippino amante della pace».
Ricordando che solo mercoledì scorso in tanti Paesi del mondo i cattolici hanno vissuto il «Mercoledì rosso», la giornata che ricorda i cristiani perseguitati, mons. David ha aggiunge che questi fedeli uccisi durante la Messa a Marawi «hanno versato il loro sangue come libagione come il sangue di Cristo. Hanno professato la loro fede nell’ultima Messa a cui hanno partecipato, soprattutto nella comunione dei santi, nel perdono dei peccati, nella risurrezione del corpo e nella vita eterna».
Dicendosi d’accordo con la dichiarazione dell’università colpita – in cui si afferma che «la violenza non ha posto in una società civile» – il presidente dei vescovi filippini riafferma «l’impegno incessante della Chiesa cattolica filippina per la pace» e la solidarietà «con la nostra comunità cristiana e con tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia».
Sulla strage di Marawi oggi è intervenuto anche l’arcivescovo emerito di Cotabato, il card. Orlando Quevedo, da sempre in prima linea per la promozione della pace a Mindanao e proprio per questo membro del Consiglio dei leader della Regione autonoma del Bangsamoro. «Il massacro, perpetrato nella prima domenica di Avvento, un periodo di speranza, e all’inizio della Settimana della Pace di Mindanao – commenta il card. Quevedo – è il più terribile e dannoso crimine terroristico contro fedeli innocenti in un giorno sacro cristiano. È una tragica rievocazione del folle attentato nella cattedrale di Jolo durante la Messa domenicale di diversi anni fa», ha detto Quevedo. Per questo ha esortato le forze dell’ordine a individuare al più presto i responsabili dell’esplosione.
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Uomo cerca di sparare al pastore di una chiesa americana ma la pistola si inceppa
🚨🇺🇸PREACHER ATTACKED BY GUNMAN IN PITTSBURGH
Glenn Germany was delivering a sermon at the Jesus’ Dwelling Place Church in North Braddock when a man pulled a gun and tried to shoot him. Fortunately, the gun jammed, giving a member of the congregation the chance to wrestle him… pic.twitter.com/jqUy6OXqLL — Mario Nawfal (@MarioNawfal) May 6, 2024
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Secondo sacerdote ucciso a colpi di arma da fuoco in Sud Africa in poco più di un mese
Fr. Paul Tatu Mothobi, membro della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (CSS/stimmatini) ed ex responsabile dei media e delle comunicazioni della Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale (SACBC), è l’ultima vittima di omicidio ecclesiastico in Sud Africa.
Fr. Tatu è nato nell’arcidiocesi di Maseru in Lesotho, ed ha esercitato il suo ministero nell’arcidiocesi di Pretoria in Sud Africa. Nella notizia della sua morte emessa dal segretario provinciale della CSS si legge con sobrietà che padre Tatu «è morto per stare con il Signore sabato 27 aprile 2024 dopo aver subito uno sparo».
Secondo i rapporti, p. Il corpo senza vita di Tatu con ferite da arma da fuoco è stato trovato il 27 aprile nella sua auto sulla N1 Road, una strada nazionale in Sud Africa che va da Città del Capo a Beit Bridge, una città di confine con lo Zimbabwe, passando per Bloemfontein, Johannesburg, Pretoria e Polokwane.
Il sito di notizie vaticano riferisce che padre Gianni Piccolboni, 76 anni, missionario della CSS, presente nel Paese da più di 30 anni e superiore provinciale, ha informato all’agenzia Fides che «la sequenza dei fatti non è ancora ben nota» ma che «padre Sembra che Paul abbia accidentalmente assistito all’omicidio di una donna».
Il religioso ha spiegato che l’assassino avrebbe costretto il fratello «a salire su un’auto, dove gli hanno sparato alla nuca per farlo tacere». E ha aggiunto: «Preghiamo per lui e per i missionari stimmatini che stanno vivendo un dolore così grande».
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In una dichiarazione di lunedì 29 aprile, i membri della SACBC hanno espresso le loro condoglianze ai membri della CSS e a padre Tatu e ha descritto la sua uccisione come «un incidente non isolato».
Hanno ricordato l’omicidio del 13 marzo di padre William Banda, dello Zambia e membro della Società Missionaria di San Patrizio (Padri Kiltegan), ucciso a colpi di arma da fuoco nella sagrestia della cattedrale della Santissima Trinità nella diocesi sudafricana di Tzaneen.
I vescovi della SACBC aggiungono: «va notato che la morte di padre Paul Tatu non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio doloroso del deterioramento dello stato di sicurezza e moralità in Sud Africa».
Gli omicidi di padre Tatu e p. Banda, deplorano i membri della SACBC, «si verificano in un contesto di crescente preoccupazione per il crescente disprezzo per il valore della vita, dove le persone vengono uccise arbitrariamente».
Nato nel 1978 a Teyateyaneng (TY), cittadina nel distretto di Berea nel Lesotho, padre Tatu si è unito agli stimmatini nel 1998. Ha studiato filosofia alla St. Francis House of Studies di Pretoria dal 1999 al 2000, prima di partire per il Botswana per il noviziato. È stato ordinato sacerdote nel 2008. Ha esercitato la professione in Tanzania prima di venire in Sud Africa.
La Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (in latino: Congregatio a Sacris Stigmatibus Domini Nostri Jesus Christi) è una congregazione clericale di diritto pontificio. Fondata da Gaspard Bertoni e approvata dalla Santa Sede nel 1855, all’inizio del XXI secolo contava poche centinaia di membri, chiamati «stimmatini», in quattro continenti.
Si dedicano all’organizzazione e alla predicazione dei ritiri spirituali e delle missioni popolari, nonché al catechismo, alla formazione dei chierici dei seminari, e infine all’educazione della gioventù.
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Continuano i massacri di cristiani in Nigeria
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