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Attivisti LGBT armati di bastoni si scontrano con genitori che protestano fuori da un evento drag queen per bambini

Un violento scontro al di fuori di un evento di drag queen nel sud di Londra ha visto una serie di feriti e quattro arresti. Manifestanti pro-LGBTQ e attivisti conservatori si sono affrontati fuori dal pub Honor Oak a Lewisham durante una sessione di un con cosiddetto «Drag Queen Story Time», un evento in cui travestiti leggono storie ai bambini piccoli. Lo riporta il Daily Mail.
L’organizzazione conservatrice Turning Point UK, che aveva riunito un gruppo di manifestanti per sostenere che la sessione di narrazione non è adatta ai bambini, afferma che i suoi membri «sono stati attaccati da delinquenti armati in maschera che agitavano bastoni». Il gruppo ha affermato che un «genitore preoccupato» presente al loro evento è stato pugnalato alla mano, scrive il giornale britannico.
Un attivista trans ha anche affermato di aver subito «gravi ferite» dopo essere stato preso a pugni in faccia da un poliziotto mentre prestava i primi soccorsi ad altri manifestanti. La Metropolitan Police ha negato le accuse.
TRANTIFA Leftists Arrested For Unlawful Behaviour. pic.twitter.com/mAo0i4CpkZ
— Turning Point UK 🇬🇧 (@TPointUK) June 25, 2023
La polizia ha confermato in un comunicato che due persone sono state arrestate per aggressione e una terza per reato di ordine pubblico.
Secondo quanto riferito, gli scontri tra i due gruppi fuori dal pub – che sembrava aver subito danni tra cui vetri rotti – avrebbero cadenza mensile.
Come scrive il Daily Mail, dal video parrebbe che una donna dalla parte dei genitori in protesta riceva una bastonata in testa da parte di un attivista LGBT mascherato
Si noti come i manifestanti LGBT, oltre che essere armati di bastoni (per difendere il diritto dei drag queen di leggere storie ai bimbi) indossavano, praticamente tutti senza eccezioni, la mascherina chirurgica: magari per non farsi riconoscere, in stile antifa, ma comunque dando un segno preciso.
Scontri tra genitori e attivisti omosessualisti si sono avuti a inizio mese anche in California fuori da una scuola elementare.
Nel frattempo, Londra si avvia verso uno stop della somministrazione di farmaci per bloccare la pubertà, uno dei sistemi di riproduzione della comunità trans.
La parata drag di Nuova York della settimana scorsa la folla di manifestanti transessualisti ha scandito il canto «We are here, we are queer, We’re coming for your children»: «siamo qui, siamo queer, stiamo venendo a prendere i vostri figli».
Come riportato da Renovatio 21, a Dublino tre anni fa una protesta di genitori a difesa dei figli ha subito l’irruzione di un gruppo Antifa, che hanno cercato di interrompere la manifestazione «March For Innocence» («Marcia dell’Innocenza») si stava svolgendo fuori dalla Leinster House, il Parlamento irlandese, per protestare contro la proposta di legge che consentirebbe ai bambini di età pari o inferiore a 16 anni di «cambiare sesso».
I manifestanti chiedevano le dimissioni del ministro dei bambini Roderic O’Gorman per aver posato in una foto ad un Gay Pride con l’esponente LGBT Peter Tatchell, l’attivista omosessuale più importante del Regno Unito, che ha sostenuto un graduale abbassamento dell’età del consenso per le esperienze sessuali dei minori.
Gli Antifa hanno deciso di presentarsi e di mettersi in mostra con i manifestanti anti-pedofilia, mostrando uno striscione che recitava «Tutti voi fascisti siete destinati a perdere».
Immagine screenshot da Twitter
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I vescovi del Ghana ringraziano il Parlamento per il disegno di legge a favore della famiglia contro l’agenda LGBT

La Conferenza Episcopale Cattolica del Ghana (GCBC) ha rilasciato una dichiarazione in cui elogia i politici della nazione per aver avanzato un disegno di legge a favore della famiglia che cerca di combattere il disordinato programma LGBT.
«Desideriamo ringraziare il Parlamento per il lavoro svolto finora sul disegno di legge, in particolare per l’impegno del relatore, on. Alban KS Bagbin per garantire il successo dell’approvazione del disegno di legge», ha affermato la GCBC in una dichiarazione del 18 novembre, riferendosi all’avanzamento di luglio del disegno di legge 2021 sulla promozione dei diritti sessuali umani e dei valori della famiglia ghanese dalla fase preliminare alla «considerazione», spingendolo ancora più vicino a diventare legge.
«Esortiamo che si acceleri l’azione sul passaggio e invitiamo il Presidente ad approvare il disegno di legge non appena sarà approvato dal Parlamento», hanno aggiunto i vescovi.
Introdotta per la prima volta nel giugno 2021, la proposta di legge cerca di sostenere l’etica sessuale tradizionale in Ghana, rifiutando al tempo stesso i cosiddetti «diritti» delle persone a intraprendere o promuovere comportamenti devianti.
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Nel disegno di legge sono proposte sanzioni penali per coloro che commettono atti omosessuali o promuovono tali atti. Ciò include il divieto assoluto del «matrimonio» tra persone dello stesso sesso, dell’adozione di persone dello stesso sesso e di altre manifestazioni pubbliche di comportamento omosessuale o transgender.
Il disegno di legge cerca anche di reprimere l’ideologia transgender vietando interventi medici mutilanti su individui con confusione di genere.
Non è la prima volta che i vescovi del Ghana prendono una posizione forte contro la proliferazione dell’ideologia LGBT nel Paese a maggioranza cristiana. Nel 2015, la GCBC ha rilasciato una dichiarazione in difesa dei valori pro-vita e pro-famiglia, sottolineando l’importanza di mantenere una visione dignitosa della sessualità umana.
Mentre l’Occidente continua a promuovere l’agenda LGBT sia a livello nazionale che all’estero – un atto definibile davvero come «imperialismo omosessualista», con il portavoce militare della Casa Bianca ammiraglio John Kirby a definire i diritti omotransessuali come «la parte fondamentale della politica estera» USA – sempre più nazioni africane hanno iniziato a prendere posizione.
Oltre al Ghana, le nazioni dell’Uganda, del Kenya e della Namibia hanno tutte approvato o avanzato leggi contro la sodomia o il «matrimonio» tra persone dello stesso sesso. Una settimana fa l’arcivescovo del Camerun Andrew Nkea Fuanya, dopo aver partecipato al Sinodo sulla sinodalità in Vaticano, è ha dichiarato che il matrimonio è tra un uomo e una donna, e tutto il resto «è stregoneria».
La pressione omosessualista occidentale trova una sponda molto concreta sul fronte religioso. I vescovi anglicani africani stanno rifiutando l’orientamento sempre più smaccatamente pro-gay della Chiesa Anglicana di Canterbury. Tuttavia è la posizione del romano pontefice a risultare incredibile per gli africani: abbiamo visto appelli di Bergoglio contro le leggi anti-sodomia in vigore in vari Stati del continente nero, appelli fatti in coro con le autorità anglicane e presbiteriane.
A fine 2022 la Conferenza Episcopale dello Zambia ha prodotto un comunicato difendendo le leggi anti-sodomia in vigore nel Paese e denunciando il peccato dell’omosessualità. «Se non si fa nulla per sensibilizzare la nostra gente», aveva avvertito l’arcivescovo di Lusaka Alick Banda, la cultura LGBT «diventerà una norma accettabile in Zambia, nonostante l’esistenza di leggi che criminalizzano queste attività e peggio ancora sono offensive per i nostri valori culturali e cristiani».
La continua resistenza dell’Africa all’accettazione della sodomia ha portato gli organismi internazionali e i paesi pro-LGBT, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Europea, le Nazioni Unite e la Banca Mondiale, a tentare di costringere i paesi della regione ad abbandonare i loro principi se si trovano ad affrontare problemi finanziari o conseguenze economiche.
Prima della sua visita in Sud Sudan del mese scorso, il governo di Juba aveva fatto sapere per voce del suo ministro dell’Informazione Michael Makuei Lueth che «se Papa Francesco viene da noi e ci dice che non c’è differenza tra il matrimonio tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso, noi diremo “no”».
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A ottobre, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la sua amministrazione hanno annunciato che l’Uganda sarebbe stata eliminata dal programma «African Growth and Opportunity Act» a causa della sua nuova legge anti-sodomia. Due settimane fa il presidente ugandese Musuveni ha dichiarato di non essere preoccupato dalla cosa, mentre nel frattempo avanza un partenariato tecnologico ed economico nell’ambito degli sforzi verso l’Africa compiuti da Mosca di recente.
Ad agosto, la Banca Mondiale ha intrapreso un’azione simile congelando i prestiti all’Uganda a causa della riluttanza di quest’ultimo ad abbracciare la sodomia.
Come riportato da Renovatio 21, poco dopo l’approvazione della legge anti-sodomia, l’Uganda è stata improvvisamente teatro di attacchi terroristici con enormi stragi sia sul suo territorio che all’estero, presso le basi del contingente di pace ugandese in Somalia.
Due mesi fa decine persone sono state uccise e ferite dai militanti di un gruppo estremista – il quale non si faceva vivo dal 1998 – che hanno attaccato una scuola secondaria nell’Uganda occidentale.
Come riportato da Renovatio 21, solo due settimane prima, 54 suoi soldati ugandesi stati trucidati dai terroristi islamici in Somalia dove si trovavano in missione di pace per conto dell’Unione Africana. A perpetrare l’eccidio sarebbero stati gli islamisti di al-Shabaab («la gioventù»), gruppo noto per il sequestro della cooperante italiana di due anni fa – per il quale il governo di Conte e Di Maio pagò fior di milioni.
Musuveni ha più volte lanciato l’appello agli altri Paesi africani di «salvare il mondo» dall’imperialismo omosessualista inflitto al continente dall’Occidente.
In visita in Uganda pochi mesi fa, il presidente iraniano Ebrahim Raisi si era unito alla condanna, tuonando contro l’agenda LGBT occidentale.
Al presidente ugandese va riconosciuto anche l’aver approvato una nuova legge contro il traffico degli organi umani.
Il ricatto dell’imperialismo omosessualista occidentale raggiunse l’apice nel 2015 dall’amministrazione Obama, che ritirò aiuti finanziari e militari alla Nigeria quando questa si rifiutò di legalizzare contraccezione e omosessualità.
Lagos all’epoca si trovava a combattere i terroristi di Boko Haram, che avevano ucciso e rapito decine di migliaia di persone. Si disse che gli USA obamiani disponessero di immagini satellitari con gli accampamenti di Boko Haram, ma non le condivisero con i nigeriani restii a implementare la deregulation sessuale nella società africana.
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Immagine da cbcgha.org
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Bambini transgender, i pericoli dell’assistenza sanitaria: parla una psichiatra finlandese

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44 transessuali a pranzo dal Papa. Il solito segno

I media di tutto il mondo hanno riportato festanti la notizia per cui al pasto presieduto dal Papa nell’Aula Paolo VI della scorsa domenica erano presenti anche «quarantaquattro individui transgender e quattro volontari» provenienti dalla parrocchia di Torvajanica (Roma), che da alcuni anni si dedica all’accoglienza e all’instaurazione di amicizia con queste persone.
Il parroco, don Andrea Conocchia, ha comunicato all’ANSA di aver presentato questo gruppo a Papa Francesco.
Apprendiamo quindi che «transessuali, a piccoli gruppi, partecipano infatti alle udienze generali del Papa quasi ogni mercoledì», riporta l’agenzia stampa, che specifica pure che «alcune hanno invece un rapporto diretto con il pontefice, “sempre molto attento ai loro problemi e alle loro sofferenze”, attraverso scambi di lettere e messaggi».
Secondo quanto riportato, a due transessuali sarebbe stato dato un posto a sedere proprio al tavolo del papa.
L’agenzia Associated Press ha diramato urbi et orbi un video dell’evento che seguiva i trans sin da quando sono saliti in pulmino. Il filmato si chiude con un’immagine della Basilica di San Pietro vista da via della Conciliazione e la scritta «Papa Francesco ha fatto dell’apertura alla comunità LGBTQ+ uno dei segni principali del suo papato».
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La notizia arriva in rinforzo dell’«apertura» nei confronti dell’omotransessualismo espressa dal Dicastero della Dottrina della Fede presieduto da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale argentino Victor Manuel «Tucho» Fernandez, che ha firmato con il pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine? Madrini? Madrin*? Padrin*? Non è stato specificato) ai battesimi.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.
I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.
A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.
A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.
Va ricordato come Francis DeBernardo, attivista cofondatore del ministero dissidente pro-LGBT New Ways, ha incontrato Papa Francesco a Santa Marta il 17 ottobre con la sua collega attivista arcobaleno suor Jeannine Gramick, proprio mentre era in corso il Sinodo sulla sinodalità. «L’incontro con Papa Francesco è un grande incoraggiamento per Suor Jeannine e New Ways Ministry a continuare il nostro lavoro nella Chiesa cattolica», aveva affermato DeBernardo.
Come riportato da Renovatio 21, l’ambasciata USA presso la Santa Sede sei mesi fa ha celebrato il «Transgender Day of Remembrance», il «giorno del ricordo transgender che offre un omaggio «a quelli della comunità transgender che sono stati assassinati a causa dell’odio». Durante il mese di giugno, l’ambasciata statunitense issò una grande bandiera omotransessualista – e immaginiamo abbiano fatto lo stesso anche all’ambasciata di Riyadh o di Islamabad.
Non ci risultano proteste da parte della Santa Sede, Paese ospitante. Il lettore potrebbe chiedersi perché, e magare rispondersi pensando alla composizione demografica degli attuali occupanti del Sacro Palazzo.
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