Guerra cibernetica
Attacco informatico proveniente dalla Cina a istituzioni accademiche coreane

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Durante il Capodanno lunare messi fuori uso contemporaneamente i siti di 12 centri di ricerca. Secondo la rivendicazione pubblicata su Telegram il gruppo avrebbe scelto la Corea del Sud come «campo di allenamento» e minaccia altri attacchi. Secondo l’ente coreano per la sicurezza informatica colpiti solamente siti privi di sistemi di difesa sofisticati.
L’autorità per la sicurezza cibernetica della Corea del Sud ha annunciato che il Paese ha subito un attacco informatico da parte di un gruppo di hacker. Secondo le prime dichiarazioni della Korea Internet & Security Agency (KISA), sono stati colpiti i siti internet di 12 istituti accademici e di ricerca.
L’attacco è avvenuto durante il periodo di feste per il Capodanno lunare, noto in Corea come seollal, che è durato da sabato a martedì. Molti tra i siti finiti nel mirino del gruppo di hacker, auto-identificatosi come Xiaoqiying e probabilmente di origine cinese, erano ancora inaccessibili nella serata di ieri e nella loro homepage era ancora possibile vedere il logo e il messaggio lasciato dal gruppo. In basso allo schermo compariva la scritta che diceva «dichiariamo l’invasione della rete internet della Corea del Sud».
Non sembra esserci un collegamento tra gli istituti che hanno subito questo attacco cibernetico. Tra questi compaiono la Korea Association for Education, la Korea Research Institute for Construction Policy e la Korean East-West Mind Science Association. Ciò che sembra unire questi istituti è la vulnerabilità dei loro siti online, sprovvisti di un sistema di crittografia che potesse proteggerli da attacchi cibernetici.
Secondo quanto affermato dai pirati informatici, i siti colpiti sarebbero molto più di una dozzina. Xiaoqiying, infatti, sostiene di aver compromesso i computer di ben 70 istituzioni educative sudcoreane e di aver rubato 54 gigabyte di dati. Nel messaggio lasciato sui siti colpiti, il gruppo metteva in guardia contro altri incombenti attacchi cibernetici.
Alcune informazioni su chi sia il gruppo di hacker sono disponibili sul suo canale Telegram, dove i messaggi sono scritti in inglese e cinese, in cui è stato annunciato che la Corea del Sud verrà usata come «campo di allenamento». Sempre sul canale l’amministratore del gruppo ha detto che il prossimo obiettivo sarà la KISA stessa.
L’agenzia sudcoreana ha lanciato un’indagine sull’accaduto e per ora non ha ancora confermato in modo ufficiale se effettivamente si tratti di hacker cinesi e soprattutto se si sospettino legami con il governo di Pechino. Sul primo punto sono già emersi alcuni indizi che confermerebbero l’origine cinese del gruppo.
Sul movente reale, però, non ci sono ancora ipotesi. Un funzionario statale ha rivelato alla stampa locale che l’attacco cibernetico avvenuto durante le vacanze sembra più che altro una dimostrazione di abilità a intrufolarsi nelle reti informatiche sudcoreane.
«Gli hacker sapevano dove mettere le mani e non pare che stessero cercando dei benefici finanziari», ha detto al Korea Herald. Anche la polizia sudcoreana ha aperto un dossier sugli attacchi.
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Guerra cibernetica
Londra ha chiesto ad Apple di poter spiare gli utenti in tutto il mondo

Il governo britannico ha emesso una technical capability notice («avviso di capacità tecnica») ad Apple, costringendo l’azienda a creare una backdoor per il suo servizio iCloud criptato. Lo riporta il Washington Post.
Tale manovra consentirebbe alle forze dell’ordine e alle agenzie di sicurezza britanniche di accedere ai dati criptati archiviati dagli utenti Apple in tutto il mondo, secondo il giornale.
L’Investigatory Powers Act (IPA) del Regno Unito, definito dai critici come «Snoopers’ Charter» («legge dei ficcanaso»), conferisce alle autorità il potere di imporre alle aziende tecnologiche di consentire l’accesso ai dati degli utenti per scopi investigativi, rendendo tra le altre cose reato rivelare che il governo ha avanzato tale richiesta.
La recente notifica richiede ad Apple di fornire un mezzo per decifrare i dati degli utenti. Attualmente sono protetti da crittografia end-to-end, che garantisce che solo gli utenti possano accedere alle proprie informazioni.
Creare tali backdoor potrebbe indebolire la sicurezza complessiva e creare un precedente pericoloso, secondo Daniel Castro, vicepresidente della Information Technology and Innovation Foundation con sede negli Stati Uniti. In una dichiarazione di venerdì, ha descritto la manovra di Londra come un «ingiustificato eccesso di potere che minaccia la sicurezza e la privacy di individui e aziende in tutto il mondo».
Lo scorso marzo, in una presentazione a una commissione parlamentare, Apple ha espresso preoccupazione per il fatto che l’IPA potrebbe essere utilizzato per costringere le aziende a «rompere la crittografia inserendo backdoor nei loro prodotti software». Apple ha affermato che «non avrebbe mai costruito una backdoor» e avrebbe piuttosto ritirato dal mercato britannico «caratteristiche di sicurezza critiche» che influiscono sulla sicurezza dei dati degli utenti britannici.
Ross McKenzie, partner per la protezione dei dati presso lo studio legale Addleshaw Goddard, ha dichiarato al Guardian che l’ordinanza di Londra potrebbe portare a uno scontro con l’UE, potenzialmente incidendo sugli accordi che consentono la libera circolazione dei dati personali tra Regno Unito ed Europa.
I funzionari della sicurezza del Regno Unito sostengono che la crittografia può ostacolare gli sforzi per combattere la criminalità e il terrorismo. «Mantenere un accesso proporzionato e legittimo a tali comunicazioni di fronte a una crittografia sempre più diffusa è a volte il nostro unico mezzo per rilevare e comprendere queste minacce», ha affermato Ken McCallum, capo dell’agenzia di Intelligence interna del Regno Unito MI5, lo scorso ottobre. Crede che «la privacy e l’accesso legittimo eccezionale possano coesistere se si evitano posizioni assolutiste».
Secondo quanto riportato dal Guardian, il ministero dell’Interno del Regno Unito ha rifiutato di confermare o smentire l’esistenza dell’avviso, affermando: «non rilasciamo dichiarazioni su questioni operative».
Apple ha a lungo difeso la crittografia dei suoi sistemi operativi, in particolare sfidando l’FBI in tribunale nel 2016 per una richiesta di una «backdoor» per accedere all’iPhone di un sospettato dell’attacco terroristico di San Bernardino, California. Nei documenti legali, Apple ha sostenuto che il governo degli Stati Uniti stava richiedendo qualcosa che non possedeva e che creare un tale strumento sarebbe stato «troppo pericoloso».
L’FBI alla fine sbloccò il telefono usando uno strumento spia israeliano, anche se a quanto si dice non trovò nulla di valore.
Rivelazioni successive di questi anni hanno mostrato che un altro potente spyware israeliano, chiamato Pegasus, era stato usato per hackerare decine di migliaia di iPhone in tutto il mondo, prendendo di mira giornalisti, dissidenti e persino capi di Stato. Il Pegasus sarebbe stato utilizzato persino sper spiare Beniamino Netanyahu.
Come riportato da Renovatio 21, un mese fa Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata WhatsApp ha avvisato circa 100 giornalisti e membri della società civile di possibili violazioni dei dispositivi che coinvolgono spyware della società israeliana Paragon Solutions.
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Immagine di Ka Kit Pang via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International, 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic; immagine modificata
Guerra cibernetica
WhatsApp avverte: nuovo attacco da parte di una società di spyware israeliana

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Guerra cibernetica
Microsoft e AI hanno potenziato la guerra di Israeke a Gaza

L’esercito israeliano ha fatto molto affidamento sulla tecnologia Microsoft durante la sua campagna contro Hamas a Gaza. Lo riporta il giornale britannico Guardian, citando documenti trapelati. Israele è stato ripetutamente accusato di crimini di guerra e attacchi indiscriminati contro i civili nell’enclave palestinese.
Microsoft ha notevolmente rafforzato i suoi legami con l’establishment della difesa dello Stato Ebraico dopo che Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro il paese nell’ottobre 2023, secondo un’indagine del giornale +972. Il servizio si basava su registri commerciali del Ministero della Difesa israeliano e file della sussidiaria israeliana di Microsoft.
Di conseguenza, il colosso tecnologico statunitense avrebbe fornito a Israele migliaia di ore di supporto tecnico, oltre a servizi di elaborazione e archiviazione ampliati.
Secondo l’articolo, le Forze di difesa israeliane (IDF) avrebbero utilizzato la piattaforma cloud Azure di Microsoft nelle loro unità aeree, terrestri e navali, aggiungendo che il servizio è stato utilizzato direttamente per supportare attività di combattimento e di intelligence.
Inoltre, l’unità Ofek dell’aeronautica militare israeliana avrebbe utilizzato gli strumenti di comunicazione di Microsoft per gestire le cosiddette «banche bersaglio» per potenziali attacchi letali.
Attraverso Microsoft, l’esercito israeliano ha anche ottenuto un accesso su larga scala al modello GPT-4 di OpenAI, secondo documenti trapelati. I servizi di Microsoft sarebbero stati anche determinanti nel mantenimento del cosiddetto sistema «Rolling Stone» utilizzato dalle forze di sicurezza per monitorare i movimenti palestinesi in Cisgiordania e a Gaza.
Secondo l’indagine, l’utilizzo del cloud da parte dell’IDF è aumentato del 60% durante i primi sei mesi della guerra di Hamas rispetto ai mesi precedenti. Tra ottobre 2023 e giugno 2024, Israele ha stretto un accordo per acquistare 19.000 ore di servizi di supporto da Microsoft, con la collaborazione che ha fruttato al gigante della tecnologia circa 10 milioni di dollari di commissioni, secondo il rapporto.
Inoltre, l’indagine ha suggerito che gran parte dei servizi basati sull’Intelligenza Srtificiale venivano utilizzati in modalità isolata da Internet, il che significa che avrebbero potuto essere utilizzati per operazioni militari ancora più delicate.
Sia l’IDF che Microsoft hanno rifiutato di commentare la questione, mentre OpenAI ha insistito nel dire che non collabora con l’esercito israeliano, ha scritto The Guardian.
Secondo funzionari di entrambe le parti, il conflitto tra Israele e Hamas ha provocato oltre 1.700 morti tra gli israeliani e 47.000 tra i palestinesi.
Dopo che Israele ha lanciato la sua operazione militare a Gaza, è stato ripetutamente accusato di crimini di guerra, con Amnesty International che ha classificato le sue azioni come «genocidio» e la Corte penale internazionale che ha emesso mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Lo Stato degli ebrei ha negato le accuse, insistendo sul fatto che la sua azione militare a Gaza era pura autodifesa.
All’inizio di questo mese, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco che includeva il rilascio graduale degli ostaggi tenuti a Gaza e dei prigionieri palestinesi, con l’accordo destinato ad aprire la strada al ritiro di Israele dall’enclave.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni è emersa anche la collaborazione di Google con l’esercito israeliano.
L’uso dell’Intelligenza Artificiale nel conflitto, con conseguenti «assassinii di massa», era stata discussa sui giornali ancora un anno fa.
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Immagine di WAFA via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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