Economia
Crollo della produzione automobilistica italiana
Il sindacato FIM-CISL ha presentato ieri un rapporto che evidenzia un autentico crollo nel settore dell’industria delle automobili.
I dati della produzione nel primo semestre 2024, dopo tre anni di crescita indicano un’inversione di tendenza negativa rispetto ai sei mesi dell’anno precedente, con una quantità tra automobili e furgoni di 303.510 unità contro le 405.870 del 2023. La produzione di autovetture segna un -35,9%, pari a 186.510, mentre quello relativo ai veicoli commerciali evidenzia una crescita del 2% raggiungendo una quota di 117.000 unità.
Il rapporto mostra che Stellantis, il conglomerato che ha acquisito tutte le case automobilistiche italiane inglobate nella FIAT, ha registrato una diminuzione delle vendite del 36% rispetto all’anno precedente.
Tra i tre stabilimenti produttivi ancora operativi, solo quello di Pomigliano, che si occupa di veicoli di lusso, ha registrato un incremento del 3,5%. Gli stabilimenti di Melfi e Torino-Mirafiori, che producono veicoli di fascia bassa e media, hanno subito cali rispettivamente del 57% e del 63%.
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«Un dato negativo condizionato dal ritardo degli incentivi per le auto ecologiche partiti un mese fa e il rimbalzo negativo dopo un 2023 in crescita una volta superati i problemi nelle forniture determinati dal COVID e dalla mancanza di semiconduttori e componenti» scrive il documento del sindacato.
Questi dati seguono quelli meno gravi, ma ancora significativamente negativi, relativi ai settori automobilistici di Francia e Germania (come riportato nel briefing del 6 luglio), in un contesto di notevole contrazione della produzione industriale in entrambi i Paesi.
All’inizio di questo mese, il Vienna Institute for International Economic Studies (WIIW) ha pubblicato un rapporto che mette in luce la disparità tra i 20 paesi dell’Eurozona che utilizzano l’euro e le economie europee al di fuori dell’Eurozona, inclusa la Russia (per la quale le previsioni sono state riviste al rialzo), scrive EIRN. Mentre i primi stagnano, i secondi sono in crescita. Inoltre, il WIIW prevede presto di rivedere al ribasso le previsioni per l’Eurozona.
Come riportato da Renovatio 21, l’industria dell’automotive ha dato segni di forte crisi soprattutto in Germania, Paese in cui le fabbriche di automobili hanno un ruolo precipuo nell’economia forse persino nell’identità nazionale.
L’anno passato le principali case automobilistiche tedesche – Volkswagen, Audi, BMW e Mercedes 2 hanno prodotto circa mezzo milione di auto in meno tra gennaio e maggio, rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo di circa il 20%.
Notizia di pochi giorni fa, il colosso statunitense dell’auto Ford potrebbe lasciare la Germania.
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Immagine di Bruce The Deus via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine modificata
Economia
Angolano fermato a Francoforte con 11.000 diamanti nel bagaglio a mano
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Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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