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Politica

Kanye West contro i vaccini: «sono il marchio del diavolo»

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Kayne West, il rapper più ricco del mondo, lo scorso 5 luglio ha annunciato ed ufficializzato la sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti. 

 

Durante una corposa intervista realizzata da Forbes, rivista statunitense di economia,  l’artista afroamericano ha esposto la sua linea politica ed ideologica, attraverso dichiarazioni piuttosto forti ed interessanti che riteniamo valga la pena riportare. 

«Sono tanti i bambini che vengono vaccinati e rimangono danneggiati. Quindi, quando dicono che fermeremo il COVID con un vaccino, sono estremamente cauto. Questo è il marchio della bestia. Vogliono mettere dei chip dentro di noi, vogliono fare ogni sorta di cose, per non farci varcare le porte del Paradiso. Mi dispiace dire questo, ma credo che molti esseri umani abbiano il Diavolo dentro di loro»

 

Nell’intervista ha dichiarato di essere sempre a favore della Vita secondo quanto insegnato sulla Bibbia. 

 

A proposito dei vaccini ha usato invece parole molto forti:

 

«Sono tanti i bambini che vengono vaccinati e rimangono danneggiati. Quindi, quando dicono che fermeremo il COVID con un vaccino, sono estremamente cauto. Questo è il marchio della bestia».

 

«Vogliono mettere dei chip dentro di noi, vogliono fare ogni sorta di cose, per non farci varcare le porte del Paradiso».

 

«Mi dispiace dire questo, ma credo che molti esseri umani abbiano il Diavolo dentro di loro».

 

La speranza, secondo il cantante hip-hop, arriverebbe dalla preghiera, anche per sconfiggere il COVID (che lui peraltro ha contratto a febbraio):

«Noi preghiamo. Preghiamo per la libertà. Riguarda Dio. Dobbiamo smettere di fare cose che vanno contro Dio. Bisogna installare nuovamente, nello stato di Dio, nel paese di Dio, il timore e l’amore di Dio in tutte le scuole e organizzazioni. Togliere la preghiera dalle scuole era un piano del Diavolo per far sì che molti nostri figli si suicidassero, rimuovendo Dio, per avere omicidi a Chicago ai massimi storici di tutti i tempi perché gli esseri umani che lavorano per il Diavolo hanno rimosso Dio e la preghiera dalle scuole. Ciò significa più droghe, più omicidi, più suicidi»

 

«Noi preghiamo. Preghiamo per la libertà. Riguarda Dio. Dobbiamo smettere di fare cose che vanno contro Dio. Bisogna installare nuovamente, nello stato di Dio, nel paese di Dio, il timore e l’amore di Dio in tutte le scuole e organizzazioni. Togliere la preghiera dalle scuole era un piano del Diavolo per far sì che molti nostri figli si suicidassero, rimuovendo Dio, per avere omicidi a Chicago ai massimi storici di tutti i tempi perché gli esseri umani che lavorano per il Diavolo hanno rimosso Dio e la preghiera dalle scuole. Ciò significa più droghe, più omicidi, più suicidi».

 

Quando gli viene chiesto quali proposte alternative e primarie avrebbe per l’America, West risponde così:

 

«La rimozione dei prodotti chimici: nel nostro deodorante, nel nostro dentifricio, ci sono sostanze chimiche che influenzano la nostra capacità di essere al servizio di Dio».

 

Idee solide e importanti, sicuramente, nonostante la stravaganza del personaggio che non si capisce a quale «religione» attinga, visto che ha provato persino a fondarne una sua

 

Ma quello che attualmente fa più discutere in particolare negli USA, è la stranezza della sua candidatura.

 

Molte fonti statunitensi definiscono la candidatura di Kanye West a presidente degli Stati Uniti come controversa o quantomeno bizzarra. Non ci sarebbe per lui nessun veto per correre alla conquista della Casa Bianca, ma dovrebbe farlo da «write-in candidate», ossia da candidato inserito, quei soggetti che nel sistema elettorale statunitense vengono definiti come candidati i cui nominativi non sono presenti sulle schede elettorali e nelle liste, eleggibili perciò solo attraverso la scrittura manuale del nome sulla scheda elettorale. 

 

«La rimozione dei prodotti chimici: nel nostro deodorante, nel nostro dentifricio, ci sono sostanze chimiche che influenzano la nostra capacità di essere al servizio di Dio».

I candidati del partito repubblicano e del partito democratico hanno in effetti già annunciato i rispettivi candidati: Trump per il primo e Biden per il secondo.

 

Kanye West non può candidarsi nemmeno da indipendente, perché per farlo dovrebbe raccogliere un certo numero di firme in base alle regole del sistema elettorale americano. E ottenerle nel bel mezzo di uno stato di emergenza come è quello presente ancora in America, è una missione pressoché impossibile in così poco tempo.

 

Perché, dunque, questa mossa apparentemente folle? 

 

«Votare in base al proprio colore della pelle è schiavitù mentale»

Un artista che ha venduto 140 milioni di copie in tutto il mondo e che vanta un patrimonio di 1,3 miliardi di dollari, non ha certo esigenza di farsi pubblicità. A dire il vero, non crediamo nemmeno abbia bisogno di attirare a sé belle ragazze innamorate della politica, visto che sta con la star dei reality show Kim Kardashian, con la quale ha «avuto» due figli — il terzo e il quarto — attraverso la squallida pratica dell’utero in affitto (a proposito di «difesa della Vita» e di «Diavolo»), pagando la donna che ha portato in grembo tutti e due i bambini 45.000 $ per ciascuno. 

 

E allora — ci chiediamo nuovamente — perché? 

 

Kayne, pur essendo passati gli anni d’oro della sua brillante carriera, gode ancora sicuramente di un enorme seguito, fatto di fans ma, soprattutto, di una larghissima fetta di popolazione nera.

 

Qualcuno inizia a sostenere che questa pseudo candidatura possa fungere semplicemente da contenitore di voti da indirizzare, in particolare a seguito delle preconfezionate proteste nate in America dopo la morte di George Floyd, verso Donald Trump, che potrebbe così contare su di un personaggio influente come West per portare a sé i voti dei neri americani, facendo forza proprio su quel che instancabilmente asserisce da anni il cantante afroamericano, e cioè che «votare in base al proprio colore della pelle è schiavitù mentale». 

 

 

Cristiano Lugli 

 

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Politica

Tokyo, governo sconfitto alle suppletive, sempre più basso il consenso per Kishida

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Si è votato in tre circoscrizioni che hanno visto l’affermazione del partito costituzionale democratico. Il partito del premier non è riuscito a tenere nemmeno il seggio nella prefettura di Shimane, considerata una roccaforte conservatrice. A pesare gli scandali sulla raccolta irregolare di fondi ma anche il deprezzamento dello yen.

 

Il partito liberaldemocratico del Giappone (PLD), da cui proviene anche il premier Fumio Kishida, ha perso tre seggi nelle elezioni suppletive per la Camera dei rappresentanti che si sono tenute ieri. Si tratta di una sconfitta che certifica lo scarso sostegno dell’opinione pubblica al partito al governo in seguito a una serie di scandali che hanno coinvolto diversi ex ministri e parlamentari.

 

Tutti i seggi in palio (che prima di diventare vacanti appartenevano alla formazione liberaldemocratica) sono stati vinti dal partito costituzionale democratico (PCD), guidato da Kenta Izumi: il PLD non aveva schierato candidati nelle circoscrizioni di Tokyo e Nagasaki, ma si era concentrato a difendere il seggio delle prefettura occidentale di Shimane, nota per essere una roccaforte conservatrice. Invece proprio qui ha prevalso la candidata Akiko Kamei, nonostante nell’ultimo mese il premier Kishida avesse visitato due volte la prefettura in sostegno del liberaldemocratico Norimasa Nishikori.

 

Kamei ha detto che la vittoria nel «regno conservatore» di Shimane, invia un «importante messaggio» a Kishida, criticato per non aver impedito il deprezzamento dello yen e non aver ottenuto un aumento dei salari superiore alla crescita dei prezzi.

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Un sondaggio di Kyodo News mostra inoltre che il 77% degli intervistati ha votato «in considerazione» dello scandalo sui fondi raccolti in maniera irregolare all’interno del PLD, che negli ultimi mesi ha costretto alle dimissioni diversi ministri e parlamentari.

 

A novembre dello scorso anno è stata resa pubblica un’indagine della procura giapponese secondo cui alcuni membri del PLD appartenenti alla «corrente Abe» non avrebbero dichiarato – tenendoli per sè – almeno 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti grazie alle raccolte fondi del partito.

 

Nel frattempo il tasso di approvazione nei confronti di Kishida è sceso al di sotto della soglia del 30%, considerata, da parte degli analisti, «di pericolo» per il governo.

 

La pesante sconfitta del PLD a Shimane probabilmente minerà una nuova candidatura del premier nella corsa per le prossime elezioni presidenziali. Il segretario generale del partito, Toshimitsu Motegi, il numero due dopo Kishida, dopo l’annuncio dei risultati si è rivolto ai giornalisti: «accetteremo umilmente i risultati», ha detto, aggiungendo che il PLD «ha bisogno di lavorare all’unisono per affrontare la sfida».

 

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Bioetica

Biden fa il segno della croce durante una manifestazione a sostegno dell’aborto

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Il presidente americano Joe Biden, ad un evento politico in Florida, si è fatto il segno della croce quando la signora con lui sul palco, la presidente del Partito Democratico della Florida, si è espressa a favore dell’aborto. Lo riporta Modernity News.   La vicenda ha generato sconvolto tra la comunità cristiana internazionale.   La candidata governativa fallita Nikki Fried stava sollecitando la rielezione di Biden quando ha fatto commenti su Ron DeSantis e Donald Trump che spingevano per maggiori restrizioni sull’aborto.   La prossima settimana in Florida entrerà in vigore un divieto di aborto di sei settimane, e questo sarebbe uno dei motivi per cui Biden si è fermato nello Stato. La Fried aveva dichiarato la scorsa settimana che Biden sa che deve trascorrere del tempo in Florida per dimostrare quanto le cose siano diventate «estreme» sotto DeSantis. «Capisci che se dobbiamo combattere contro l’estremismo dei repubblicani MAGA, devi venire al ventre della bestia».

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Mentre Biden era al suo fianco, la Fried ha dichiarato che «Ron DeSantis sentiva di dover candidarsi alla presidenza, quindi quindici settimane non erano sufficienti, dovevamo arrivare a sei settimane», sottolineando la sua opposizione alla legge sull’aborto.   È a questo punto che Biden, sulla carta secondo presidente «cattolico» della storia USA (e forse l’unico, che nonostante gli acciacchi, porterà al termine mandato: il primo è stato JFK e sappiamo come è andata a finire) si è fatto il segno della croce.   La reazione della rete è stata immediata, con commenti che davano del «vile» al vegliardo del Delaware. «Biden, l’autodefinito “cattolico devoto”, fa il segno della croce a sostegno del desiderio di questa donna di uccidere i bambini fino ai 3 mesi di gravidanza» scrive Buck Sexton. «Totalmente malvagio e sacrilego» ha twittato LifeNews. «Davvero da vomitare. Disgustoso. Insulto. Blasfemo» hanno scritto ancora su Twitter. Ancora: «Joe Biden si fa il segno della croce mentre promuove l’aborto! Questo è il male!».   Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla sostituzione della Pasqua della Casa Bianca con la giornata mondiale di visibilità trans.   La Fried, già Commissario per l’Agricoltura della Florida, grande sostenitrice dell’aborto, è anche esplicita riguardo alla sua pratica del giudaismo. Mentre era al liceo, partecipava al B’nai B’rith, la famigerata organizzazione ebraica. La donna ha preso anche attivamente in considerazione l’idea di fare aliya – cioè di andare a vivere in Israele –e di unirsi alle forze di difesa israeliane.   Dopo la sua elezione a commissario per l’agricoltura, Fried ha prestato giuramento utilizzando la prima Bibbia ebraica pubblicata negli Stati Uniti.

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Politica

Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio

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Un quinto degli elettori che hanno votato per corrispondenza durante le elezioni presidenziali del 2020 ha ammesso di aver commesso almeno un tipo di frode elettorale, secondo i risultati di un recente sondaggio condotto da Rasmussen Reports e The Heartland Institute.

 

Tucker Carlson ha fatto uscire nelle ultime ore una sconvolgente intervista con Just in Haskins, direttore del Centro di ricerca sul socialismo presso l’Heartland Institute, in cui quest’ultimo ha spiegato come un sondaggio condotto insieme a Rasmussen Reports ha rivelato una diffusa attività elettorale illegale tra gli elettori per corrispondenza durante le elezioni del 2020.

 

Il sondaggio è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2023.

 

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Agli intervistati che hanno indicato di aver votato per posta alle elezioni del 2020 sono state poste una serie di domande che indagavano su attività illegali e fraudolente, sebbene le domande non etichettassero esplicitamente queste attività come «frode».

 

«Ad esempio, abbiamo chiesto alle persone: “Hai votato in uno Stato in cui non risiedi più legalmente? Se non risiedi permanentemente in uno stato, non puoi votare lì. Il 17% delle persone, quasi una su cinque, ha detto di sì», ha detto Haskins a Carlson.

 

Ha inoltre condiviso che il 21% degli elettori per corrispondenza ha ammesso di aver compilato una scheda elettorale per conto di qualcun altro, un’altra attività illegale, e il 17% ha ammesso di aver falsificato una firma per conto di qualcun altro, «con o senza il suo permesso».

 

«Quindi, tutto sommato, almeno una scheda elettorale su cinque ha coinvolto qualche tipo di attività fraudolenta», ha detto Haskins.

 

Di tutti gli elettori intervistati – sia quelli che hanno votato per posta che quelli che hanno votato di persona – il 10% ha affermato che «un amico, un familiare, un collega o un altro conoscente» ha ammesso di aver votato per posta in uno stato diverso da quello in cui sono registrati come stato di residenza permanente.

 

«I risultati di questo sondaggio sono a dir poco sorprendenti», ha osservato Haskins dopo i risultati del sondaggio. «Negli ultimi tre anni, agli americani è stato ripetutamente detto che le elezioni del 2020 sarebbero state le più sicure della storia. Ma se i risultati di questo sondaggio riflettono la realtà, è vero esattamente il contrario. Questa conclusione non si basa su teorie del complotto o su prove sospette, ma piuttosto sulle risposte fornite direttamente dagli elettori stessi».

 

«Una repubblica democratica non può sopravvivere se le leggi elettorali consentono agli elettori di commettere facilmente frodi, e questo è esattamente ciò che è accaduto durante le elezioni del 2020», ha continuato. «Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in più di una dozzina di stati dalla conclusione delle elezioni del 2020, è necessario molto più lavoro nella maggior parte delle regioni degli Stati Uniti. Se le leggi elettorali americane non miglioreranno presto, elettori e politici continueranno a mettere in dubbio la veridicità e l’equità di tutte le future elezioni».

 

Il Carlson ha sottolineato che le affermazioni secondo cui i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 sarebbero basati su voti fraudolenti sono ora considerate un «reato penale» negli Stati Uniti, almeno nella misura in cui «quel crimine sembra costituire la base di una delle accuse pendenti di Trump». L’accusa in questione afferma che Trump ha utilizzato «false accuse di frode elettorale per ostacolare la funzione del governo federale mediante la quale tali risultati vengono raccolti, conteggiati e certificati».

 

Sono emerse numerose prove di frodi nelle elezioni generali del 2020, ma ciò è stato ampiamente ignorato dai media mainstream.

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Ad esempio, nel 2022, un articolo sottoposto a revisione paritaria dell’esperto economista ed ex ricercatore senior del Dipartimento di Giustizia (DOJ), John Lott, ha compilato prove statistiche di frode elettorale nelle elezioni del 2020, in particolare, di circa «255.000 voti in eccesso, forse fino a 368.000, per Joe Biden in sei Stati indecisi dove Donald Trump ha presentato accuse di frode».

 

La notte delle elezioni sono stati segnalati gruppi di voti che sono stati conteggiati in modo sospetto e schiacciante per Biden, invertendo un precedente vantaggio di Trump in stati come Pennsylvania e Wisconsin. E prima delle elezioni, Project Veritas aveva pubblicato un video che mostra gli elettori corrotti e persuasi a votare per i democratici, anche modificando i loro voti nella scheda elettorale.

 

Come riportato da Renovatio 21, truccare qualsiasi elezione, negli USA, non è un lavoro difficile, come ha attestato la testimonianza di un frodatore elettorale al New York Post. L’operativo della politica, in forza ai Democratici, aveva detto che la frode è più la regola che l’eccezione. «Questa è una cosa reale. E ci sarà una cazzo di guerra in arrivo il 3 novembre su questa roba» aveva dichiarato in riferimento alle elezioni in arrivo nel 2020.

 

Gli Stati Uniti – Paese occidentale che guida la trasformazione della società verso un incubo di sorveglianza tecnocratica – sono altresì teatro della demenziale – ma provvidenziale, per i frodatori elettorali – mancanza di obbligo di esibire qualsiasi documento quando si va a votare.

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