Cancro
Il Dottor Hamer è la vera eredità del principe Savoia
È morto il principe Savoia, e tutti hanno voglia di parlarne.
Suppongo che alla base vi sia, sotto sotto, il solito equivoco ucronico: l’italiano pensa che, in un universo parallelo, il tizio poteva essere il re d’Italia. Si tratta, chiaramente, del medesimo brivido distopico alla base delle reiterate ed abbondanti comparsate TV dell’irsuto figlio Emanuele Filiberto: il pubblico italiano, guardandolo nei varietà e nei programmi qualsiasi, viene portato a sbirciare nel burrone della storia potenziale – e se… ma davvero, vorremmo che fosse re?
Il montaggio esistenziale che stampa e televisioni stanno facendo della vita del principe defunto non è lusinghiero, nemmeno per un minuto: l’eredità che lascia pare essere fatta solo di scandali, anche violenti, processi, accuse che poi finiscono nel niente – e anche questo, per molti giornalisti, è motivo per la polemica.
Ci dicono che la vita di Vittorio Emanuele lascia poco alla storia – anzi, per lo più i giornali hanno ricordato come, in fatto di eredità ci fosse quel contenzioso con lo Stato italiano per riavere i gioielli della Corona, stimati attorno a 300 milioni di euro.
In realtà, qualcosa di profondo, di davvero significativo, al Paese e al mondo l’aristocratico morto potrebbe averlo lasciato. Certo, non lo ha fatto volontariamente: quello di cui stiamo per parlare è un disegno non lineare, metafisico, qualcuno potrebbe perfino definire in termini spirituali. Perché questa è una storia per cui dal male, nasce altro.
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In questi giorni tutti hanno rivangato, e a ragione, la storia di Cavallo, con l’accento sulla o. Perché quella tragedia tenne banco sui giornali e rotocalchi per anni. Tuttavia, nessuno ha osato, se con cenni sbrigativi, parlare di quella che fu una oscura, grande ramificazione di quel mare di dolore: la teoria oncologica del dottor Hamer, una delle uniche alternative al pensiero unico biomedico sul cancro.
Per chi non conoscesse i fatti: il 17 luglio 1978, un gruppo di ragazzi della Roma bene (e non solo) sta facendo vacanza in Sardegna. Tra di essi, «pariolini» che avranno successo come l’attuale presidente del CONI Giovanni Malagò, o Nicky Pende, chirurgo cugino della giornalista Stella, ritenuto un playboy in grado di segnare colpacci come Stefania Sandrelli, all’epoca assai ambita (chiedere a Gino Paoli e a Tenco). Nel gruppo, anche tante ragazze di buona famiglia. Si tratta di una masnada di venti-trentenni ricchi e spensierati, che si mette in testa di fare una traversata e dirigersi a Cavallo, l’isola all’estremo Sud della Corsica.
Alcuni giovani del gruppo, prima di partire, vedono in piazza una bellissima fanciulla che di fatto conoscevano già da Roma: è Birgit Hamer, è in vacanza in Sardegna con la famiglia: il padre è un medico tedesco di nome Ryke Geerd Hamer, che si è trasferito nella capitale italiana in cerca di affari per i suoi brevetti chirurgici (come il «bisturi di Hamer»); la madre di Birgit, Ursula, è anche lei medico; poi ci sono gli altri tre fratelli: Ghunield, Berni e Dirk.
Dirk, 19 anni, è un ragazzo che frequenta la scuola tedesca di Roma e si impegna molto nell’atletica (si allena nei 400 con Pietro Mennea) e nella pittura. Birgit, Miss Germania 1976 che successivamente rappresentò il suo Paese d’origine a Miss Universo a Hong Kong, chiede al padre se può andare a fare quel giro in barca con quel gruppo di giovani belli e immersi nella Dolce Vita.
Il dottor Hamer dice che va bene, però deve portarsi dietro Dirk – e ci mancherebbe.
Sono tre barche, e da quanto si capisce si trattava di una trentina di persone. L’entusiasmo, la joie de vivre, trasuda anche solo a pensare una situazione del genere, estate, agio, gioventù.
L’isola di Cavallo, tuttavia, ha una particolarità: è una sorta di piccolo feudo di Vittorio Emanuele di Savoia, che vi ha una villa dalle strane architetture.
I ragazzi ancorano le barche proprio lì davanti, e scendono a terra, per andare al ristorante a riva, dove pare ci siano stati i primi contatti tra il gruppo e il reale esiliato. La torma è chiassona, il principe infastidito: alcuni testimoni dicono di averlo sentito urlare «italiani di merda vi ammazzo tutti», che non si capisce se pronunciata in serata o durante l’epilogo cruento della notte. Tuttavia, frase curiosa, anzi, molto significativa, detta da chi degli italiani vorrebbe essere il re.
Essendoci mare grosso, i giovani sono costretti a passare la notte lì. Alcuni dormono nella dinette (il salottino delle barche) dei cabinati, altri si piazzano sul ponte, altri ancora vanno a riva per dormire sulla spiaggia all’addiaccio. Qualcuno prende il gommone Zodiac sul pontile, che si apprenderà essere di Vittorio Emanuele.
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A notte fonda, quando tutti stanno dormendo, Vittorio Emanuele si sarebbe avvicinato alle barche all’ancora con un fucile che in seguito sarebbe stato definito «arma da guerra». Ne nasce una colluttazione con Pende, e parte un colpo che trapassa la barca e colpisce proprio Dirk, che era nel sonno, recidendogli l’arteria femorale.
Seguì il disastro. Dirk dovette aspettare quattro ore prima di ricevere cure, poi, in ospedale, per salvarlo gli amputeranno una gamba. Morirà dopo mesi di agonia, con Birgit e la famiglia al suo capezzale. I giornali raccontarono del dramma degli Hamer in tutti i modi.
La vicenda è raccontata nei dettagli da una docuserie Netflix piuttosto bella, Il principe. Alla regia c’è una ex giornalista del Fatto quotidiano, Beatrice Borromeo, che adesso si firma Beatrice Borromeo-Casiraghi, ma non è che se si scrivesse anche «principessa» qui ci offenderemmo, anzi; tuttavia capiamo che una principessa che fa un documentario che si chiama Il principe non suona benissimo.
La nobile giornalista-regista omette di mettere in chiaro una cosa: lei la storia la conosce bene, perché Birgit è un’amica intima di sua madre, che è Paola Marzotto, figlia della celeberrima Marta e fotografa sul set di Apocalypse Now. È proprio la signora Marzotto a raccontare, forse ancora con un filo di spremuta d’occhi, uno dei particolari più struggenti: al funerale di Dirk, prima che chiudano la bara, Birgit si sfila un anello che ha al dito e lo butta dentro. È l’incredibile sposalizio, onorato fino alla fine, tra la ragazza e la sete di giustizia per la morte del fratello.
Birgit Hamer combatterà 45 anni, e noi con lei ne vedremo di ogni: armi che scompaiono, confessioni che scompaiono, un processo parigino che una dozzina di anni dopo il fatto, assolverà il principe, e su tutto una cappa opaca, inscalfibile: facile ricordare che il Savoia fosse un iscritto alla P2, e che i suoi contatti volendo arrivavano ovunque.
È lui che vende gli elicotteri Agusta (quelli del marito della contessa Vacca, protagonista di altri misteri da rotocalco anni e anni dopo) allo scià di Persia, allora potentissimo, che di Vittorio Emanuele diverrà testimone alle nozze sposate in una chiesa di Teheran (lo scià non era cattolico: si poteva?) ed Emanuele Filiberto, nella sfilza dei nomi, ad un certo punto ci ha pure un «Reza». Secondo quanto ricostruito dai giornali, alcuni di quegli elicotteri potrebbero essere riemersi poi, armati di tutto punto, in Sud Africa, Paese allora sotto embargo, al quale quindi non si poteva vendere direttamente…
La rete che può attivarsi dietro al Savoia non è piccola: sempre considerando poi la parentela con gran parte dei casati regnanti in Europa, e il favore dei grembiulini, che perdura per la famiglia dai tempi del Risorgimento, che altro non è se non una rivoluzione massonica ed anticristiana fatta in Italia utilizzando la monarchia Savoia come prestanome.
«Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece» dice oggi Birgit.
La storia, per la vulgata dei media, potrebbe chiudersi qui, quindi.
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In realtà, ci sarebbe ben altro da raccontare sui giornali. Solo che, diciamo così, non si può. Ma si tratta di argomenti sui quali, pensano molte penne, è meglio tacere. Perché quello che può succederti, se tocchi determinate questioni – sulle quali, uno pensa, dovrebbe poter esserci libertà di dibattito – lo abbiamo visto in azione durante il COVID, ed è tremendo.
La tragedia di Dirk segnò la famiglia Hamer profondamente. Birgit farà la sua crociata, ma anche gli altri cinque ne saranno trasformati. Ursula, la madre, morirà di cancro al seno nel 1985. Il padre, il dottor Hamer, il tumore invece lo ebbe subito, appena dopo la morte del figlio. Un carcinoma al testicolo, che gli verrà asportato.
L’esperienza della morte di Dirk e il trauma conseguente del tumore scombineranno non solo la vita di Hamer, ma anche il suo pensiero medico. Davanti all’evidenza – il tumore che insorge a poca distanza dalla perdita del figlio – il medico comincia a sviluppare una teoria tutta sua, secondo cui le malattie, che chiama «conflitti biologici», vengono da traumi drammatici, che se non risolti non possono portare alla guarigione. L’ipotesi dello shock biologico viene da lui chiamata «Sindrome Dirk Hamer».
Hamer in seguito elaborerà quelle che chiama le «cinque leggi biologiche», ed elaborerà controverse idee sulla cura delle malattie (come l’ingestione di batteri, visti non come danno ma come vettori di guarigione), e in particolare sulle origini psicologiche dei tumori.
Il dottore, quindi, comincia a curare pazienti che rifiutano l’oncologia mainstream – ossia il dogma assoluto della chemioterapia. Ne segue una vita spericolata: radiato dall’ordine, denunciato, condannato, incarcerato, arrestato ancora, fuggiasco, latitante, estradato, fuggito ancora. Nel frattempo, visita persone in tutto il continente. I giornali europei dicono che si tratta di una «setta», lui registra il marchio «Nuova Medicina Germanica».
I tribunali lo accusano di esercizio illegale della professione medica. Le autorità impazziscono dietro ai casi di persone curate con il metodo Hamer, con accuse che fioccano contro i dottori suoi seguaci. Perché ci sono dei pazienti che muoiono – i quali magari ci sono anche nei Centri oncologici istituzionali, forse, ma lì, certo, c’è anche la chemio, che mica possiamo mettere in discussione. Anzi: quando il paziente chemioterapico muore, magari dopo essere passato per mesi di sostanze che lo hanno reso calvo e scheletrico, lì magari scatta pure il classico ringraziamento al «professor» nel necrologio nel giornale locale.
Hamer in Norvegia perché, non essendo un Paese UE, l’estradizione è più difficile. Ecco le accuse di antisemitismo: ci sono dichiarazioni sugli ebrei, e pure una lettera al settimo e ultimo rebbe degli Chabad-Lubavitcher, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, e sostiene che gli ebrei lavorano per negare a tutti i ritrovamenti della Nuova Medicina Germanica ma poi di nascosto si curano con essa. Ovviamente siamo nello strampalato, nell’incredibile, tuttavia ricordiamo che, proprio i Lubavitcher, ci hanno mostrato che la storia dei tunnel sotto le sinagoghe forse non era una fantasia antisemita…
Non basta: lo accusano di negare l’olocausto, e pure di negare lo sbarco sulla luna, e mettiamoci anche gli attentati dell’11 settembre, che non sarebbero terrorismo islamico. L’accusa di «incitamento all’odio razziale», articolo 130 del Codice Penale Tedesco, arriva. Di fatto, viene demonizzato come nessuno: neanche come Bin Laden, che in realtà si sapeva dove stesse, mentre per Hamer c’è il terrore dei gatekeeper della medicina cancrocentrica di non sapere se sta lavorando in qualche Paese europeo grazie al suo fedele network di medici, pazienti, fiancheggiatori…
Se andate su Wikipedia, troverete una sfilza di nomi di pazienti di Hamer morti, con relativi strascichi giudiziari. La dettagliosa cura messa nella pagina fa impressione, chi ha scritto questa voce deve essersi proprio sforzato.
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Tuttavia, manca qualcosa: ci chiediamo, è possibile che qualcuno sia guarito seguendo i dettami di Hamer? Ad oggi, non lo sappiamo. Abbiamo solo qualche eco aneddotico, tuttavia c’è da chiedersi come mai tutta questa gente decida di curarsi così – c’è per caso qualche storia di guarigione che non conosciamo? Ce lo chiediamo sul serio.
Quanti sono stati i pazienti di Hamer? Lui diceva che aveva visto più di 30 mila casi. Non abbiamo idea quale percentuale di questi sia morta atrocemente e quale possa potenzialmente essere invece guarita.
Nessun giornalista, neanche se ha dietro di sé la frenesia di inchiesta giudiziaria de Il Fatto, conoscenze famigliari e pure l’intero casato principesco monegasco, vuole toccare questo argomento: il dottor Hamer va liquidato come una nota a piè pagina della questione di Vittorio Emanuele a Cavallo. Egli è definito come «chiacchierato», o per alcuni direttamente «ciarlatano», o peggio.
È esattamente quello che accadde, dal 1997, al dottor Andrew Wakefield, che osò dire, in uno studio firmato con altri 12 scienziati, che forse era il caso di approfondire riguardo a possibili correlazioni tra il vaccino MPR e l’autismo. Vi sfido a trovare un articolo di giornale – destra, sinistra, quel che volete – che non apponga al suo nome l’aggettivo «screditato», «radiato», etc.
I nostri lettori sanno che i vaccini non si possono toccare. Per la chemio, pare di aver capito anche con la vicenda Di Bella, pure.
Di mezzo c’è un tema enorme, scritto a chiare lettere nella Costituzione (sì, lei) quella della libertà di cura, espressione che dopo il biennio pandemico può far sorridere. Si tratta però della vita di tante persone, che in barba ai diktat biomedici, decidono di curarsi secondo le proprie convinzioni. Di loro, lo sappiamo, non vorrà parlare nessuno, delle loro vite non ci sarà traccia nelle cronache.
Tuttavia, noi crediamo che una Nazione non sia è fatta di beghe fra ricchi, gossip e rotocalchi: una Nazione, ente che deriverebbe dal termine nascere, è fatta della carne e della sofferenza dei suoi membri. Di questo, valutando ora la triste storia dei Savoia, avevamo voglia di scrivere.
C’è tutta una storia da compilare, quindi, una storia che riguarda tanti italiani, tedeschi, francesi, austriaci, spagnoli, norvegesi – una storia che si è originata dalla fucilata del re mancato in quella notte d’estate del 1978.
Il dottor Hamer e l’oceano di persone sofferenti che gli hanno chiesto aiuto costituiscono la vera eredità del principe Savoia.
È un disegno intrigante, tragico, pazzesco, mistico, fatale. Qualsiasi cosa dobbiamo, per legge, pensarne.
Roberto Dal Bosco
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Cancro
I tatuaggi collegati ad un rischio più elevato di cancro della pelle. Per il fegato chiedete alla Yakuza
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Cancro
I farmaci per la perdita di peso possono causare il cancro? I dati sono contrastanti
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’aumento dell’uso della crescente classe di agonisti del recettore del GLP-1 – che include farmaci di successo come Ozempic, Wegovy e Mounjaro – per il trattamento dell’obesità e del diabete di tipo 2 sta sollevando un’attenzione crescente sui possibili legami di questi farmaci con il cancro. Una revisione delle ultime ricerche scientifiche condotta da TrialSite News ha riscontrato risultati contrastanti.
Il mercato dei farmaci per la perdita di peso, che dovrebbe già raggiungere quasi 157 miliardi di dollari nel 2030, potrebbe salire alle stelle dopo che ieri l’amministrazione Trump ha annunciato accordi con Eli Lilly e Novo Nordisk per ridurre il prezzo dei loro GLP-1 e ampliarne l’accesso.
Farmaci di successo come Ozempic, Wegovy e Mounjaro, utilizzati per trattare l’obesità e il diabete di tipo 2, sono stati associati a gravi effetti collaterali, tra cui carie dentale, perdita di massa muscolare e ossea, cecità, ideazione suicidaria e morte.
Esistono anche studi che collegano i farmaci al cancro. Tuttavia, una revisione della letteratura sull’argomento, pubblicata questa settimana da TrialSite News, ha rilevato che le prove che collegano i GLP-1 al cancro sono contrastanti.
Avvertenze normative basate su studi pre-marketing e studi sugli animali hanno collegato i farmaci al rischio di alcuni tumori, tra cui i tumori delle cellule C della tiroide e le neoplasie pancreatiche.
Tuttavia, gli studi osservazionali condotti sugli esseri umani hanno prodotto risultati contrastanti: alcuni hanno riscontrato un aumento del rischio di questi tumori, altri no.
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Secondo la revisione, la maggior parte degli studi clinici condotti finora non aveva le dimensioni o la durata necessarie per rilevare esiti a lunga latenza come il cancro, quindi è anche possibile che i tumori che si svilupperanno in futuro non siano stati rilevati.
Alcuni studi hanno anche scoperto che l’effetto dimagrante dei farmaci GLP-1 riduce di per sé il rischio di alcuni tumori correlati all’obesità.
La revisione di TrialSite News ha esaminato i dati esistenti sul cancro alla tiroide, sul cancro al pancreas e sul cancro al rene. Ha inoltre esaminato i segnali di sicurezza più in generale – avvertenze sui possibili rischi di cancro – identificati nei database gestiti dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense e dall’European Medicines Administration.
La revisione conclude che «la storia degli agonisti del GLP-1 e del cancro è ancora in corso» e non è possibile valutare realmente gli effetti sul cancro di farmaci così nuovi. Sperimentazioni cliniche, studi post-marketing e analisi dei registri globali degli eventi avversi dovranno essere in corso per determinare gli effetti sul cancro.
TrialSite News ha inoltre concluso che «il rapporto tra benefici e rischi continuerà a essere esaminato attentamente, ma a questo punto pazienti e operatori sanitari possono riporre una cauta fiducia nella terapia, abbracciandone i vantaggi e restando attenti, nel vero spirito di TrialSite News, sia ai dati che ai segnali discordanti».
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Non si possono escludere «piccoli rischi» di cancro alla tiroide
I dati analizzati da TrialSite News su ciascuno dei tumori e sui segnali di sicurezza erano complessi. Interpretare i risultati di diversi studi non è semplice perché ci sono molti fattori di complicazione, secondo la revisione.
Ad esempio, i farmaci GLP-1 contengono un avvertimento nel riquadro nero (il massimo livello di avvertenza sulla sicurezza che un farmaco possa avere) riguardante il potenziale rischio di cancro alla tiroide, basato in gran parte sui risultati di studi condotti sugli animali.
Un recente studio di coorte scandinavo non ha rilevato un aumento significativo dei trattamenti per il cancro alla tiroide tra gli utilizzatori di GLP-1 rispetto agli utilizzatori di altri farmaci per il diabete, e uno studio svedese ha ottenuto risultati simili.
TrialSite News ha rianalizzato i dati di quegli studi e non ha riscontrato alcun aumento statisticamente significativo del rischio di cancro alla tiroide.
Tuttavia, ha trovato alcune prove di un possibile aumento del rischio di cancro del 30% e le stime del sottogruppo erano imprecise perché c’erano pochi eventi tumorali.
TrialSite News ha concluso che lo studio conteneva dati reali che indicavano che i farmaci non causano un rischio sostanziale di cancro alla tiroide, ma che non si possono escludere rischi minori e che è giustificato un monitoraggio continuo.
Ha inoltre rilevato che i dati segnalati al sistema di segnalazione degli eventi avversi (FAERS) della FDA hanno rilevato un segnale di sicurezza per il cancro, contraddicendo i risultati degli altri studi. Le prove suggeriscono la necessità di studi di follow-up.
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Prove contrastanti sui tumori del pancreas e dei reni
Le prove relative ai tumori del pancreas erano altrettanto complesse. I medici hanno riscontrato segnali d’allarme, studi sugli animali hanno mostrato un collegamento e studi di coorte hanno prodotto risultati contrastanti.
Per quanto riguarda il cancro al rene, diversi studi hanno prodotto risultati contrastanti. Uno studio pubblicato su JAMA Oncology ha rilevato un tasso di cancro più elevato, ma non statisticamente significativo, tra gli utilizzatori di GLP-1.
Un altro studio ha scoperto che le persone che assumevano GLP-1 per il diabete avevano un rischio di cancro al rene inferiore rispetto a coloro che assumevano insulina, ma un tasso più alto rispetto a coloro che assumevano metformina.
Nel complesso, la revisione non ha trovato una risposta chiara sul fatto che i GLP-1 siano collegati al cancro o se migliorino alcuni esiti del cancro.
Isolare gli effetti dei farmaci dai cambiamenti metabolici è difficile, perché i farmaci agiscono in modo complesso e la perdita di peso stessa influisce sul funzionamento metabolico dell’organismo.
I rischi per i diversi tipi di cancro associati ai farmaci sono diversi, pertanto il rischio di cancro non può essere discusso nel suo complesso e, al momento, i dati a lungo termine sono limitati.
Inoltre, gli studi osservazionali sono influenzati anche da fattori confondenti che possono rendere difficile stabilire la causalità e i dati di farmacovigilanza possono stabilire segnali, ma non contengono informazioni sufficienti per determinare la causa.
TrialSite News ha concluso che, da una prospettiva clinica, le prove attuali «non richiedono un brusco cambiamento nelle pratiche di prescrizione» dei farmaci, ma sottolineano la necessità di ulteriori ricerche.
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Trump annuncia un taglio del prezzo dei GLP-1
L’accordo dell’amministrazione Trump con Eli Lilly e Novo Nordisk abbasserà il prezzo dei farmaci previsti da Medicare e Medicaid e li offrirà ai consumatori a un prezzo scontato su TrumpRx.gov, un sito web che l’amministrazione Trump prevede di lanciare a gennaio.
Eli Lilly produce Mounjoro e Zepbound e sta sviluppando un farmaco orale a base di GLP-1, o glipron.
Novo Nordisk produce Ozempic, Wegovy, Rybelsus, Vitoza e Saxenda e ha presentato domanda alla FDA per ottenere l’approvazione per una versione ad alto dosaggio di Wegovy da assumere sotto forma di pillola.
Attualmente i farmaci costano tra i 1.000 e i 1.350 dollari al mese, esclusa l’assicurazione, anche se le aziende li offrono a un prezzo compreso tra i 349 e i 499 dollari per chi paga di tasca propria.
Con il nuovo piano, alcuni pazienti Medicare pagheranno un ticket di 50 dollari al mese per i farmaci.
Le dosi più basse previste per la forma in pillola del farmaco, disponibili dal prossimo anno, saranno di 150 dollari al mese per chi le riceve tramite Medicare, Medicaid o TrumpRx, ha dichiarato un funzionario dell’amministrazione ai giornalisti durante un briefing di giovedì.
Le dosi iniziali delle iniezioni esistenti, come Wegovy di Novo e Zepbound di Lilly, costeranno 350 dollari al mese su TrumpRX, ma si prevede che scenderanno a 245 dollari al mese nell’arco di due anni, ha affermato un funzionario dell’amministrazione.
Le aziende hanno anche annunciato che amplieranno la capacità produttiva negli Stati Uniti
Brenda Baletti
Ph.D.
© 7 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Cancro
Trump e Kennedy aiutano fumettista a ricevere cure contro il cancro
On Monday, I will ask President Trump, via X, to help save my life. He offered to help me if I needed it.
I need it. As many of you know, I have metastasized prostate cancer. My healthcare provider, Kaiser of Northern California, has approved my application to receive a… — Scott Adams (@ScottAdamsSays) November 2, 2025
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— Robert F. Kennedy Jr (@RobertKennedyJr) November 2, 2025
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