Geopolitica
Il gruppo Kataib Hezbollah si dice pronto ad attaccare qualsiasi base americana in Medio Oriente

La milizia irachena Kataib Hezbollah è pronta a reagire contro gli Stati Uniti con «armi a lungo raggio non dichiarate» in qualsiasi momento e luogo se Washington tenterà di vendicare la morte dei suoi tre soldati in un avamposto militare in Giordania, ha detto un portavoce del gruppo paramilitare. Lo riporta Sputnik.
Domenica, un attacco di droni contro un avamposto militare in Giordania ha ucciso tre militari statunitensi e ne ha feriti oltre 40. La vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, ha detto lunedì che l’attacco porta «le impronte» di Kataib Hezbollah, ma gli Stati Uniti non sono ancora pronti a giungere ad una conclusione del genere.
Martedì, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di aver deciso come rispondere all’attacco, ma ha ribadito che Washington non sta cercando una guerra più ampia nella regione.
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«Kataib Hezbollah conferma di essere pronto a rispondere in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo… Dispone di armi a lungo raggio non dichiarate e possiamo colpire qualsiasi base [americana] in Medio Oriente», ha detto il portavoce a Newsweek.
Il gruppo potrebbe prepararsi a una possibile escalation da parte del «demente» Biden, hanno aggiunto. Tuttavia «la potenziale risposta non è ancora definita con precisione… in quanto potrebbe includere una valutazione strategica e varie opzioni di risposta, tra cui prendere di mira gli interessi americani o adottare ulteriori misure militari», ha detto il portavoce.
L’Iran ha negato il coinvolgimento nell’attacco dei droni, affermando che i gruppi di resistenza in Medio Oriente non ricevono istruzioni dall’Iran.
Mercoledì, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha affermato che la risposta degli Stati Uniti all’attacco mortale contro le truppe americane in Giordania sarà unilaterale e non includerà la partecipazione degli alleati.
Kataib Hezbollah (letteralmente le «Brigate del Partito di Dio») è un gruppo armato iracheno di matrice sciita facente parte delle cosiddette Forze Popolari di Mobilitazione (PMF) ritenute come sostenute da Teheran. La milizia ha avuto un ruolo sia durante la guerra civile irachena che durante il lungo conflitto in Siria.
Il comandante del gruppo, Abu Mahdi al Muhandis, fu eliminato dagli USA con un raid aereo a Baghdad il 3 gennaio 2020, lo stesso attacco che assassinò il maggior generale iraniano capo della Forza Quds Qassem Soleimani. Il giorno dopo, in una zona a Nord della capitale, fu ucciso un altro capo delle brigate Shibl al-Zayidi. Secondo notizie emerse lo scorso anno, l’attacco a Soleimani fu fatto dagli USA su pressioni israeliane.
Come riportato da Renovatio 21, tre settimane fa Israele ha ucciso nel Libano meridionale Wissam al-Tawil, comandante della forza d’élite Radwan dell’Hezbollah libanese.
Quattro settimane fa un attacco di droni statunitensi a Baghdad ha ucciso Mushtaq Talib al-Saidi, noto anche come Abu Taqwa, vice comandante delle operazioni delle PMF nella capitale irachena.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Orban: Bruxelles vuole la guerra per imporre un debito comune e prendersi ancor più potere

Brussels wants war to impose a common debt and seize more power, stripping competences from the member states. The arms industry wants war for profit. Meanwhile, powerful lobbies want to exploit war to expand their influence. In the end, everyone is trying to cook their own meal… pic.twitter.com/9GPzyH5SCS
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Brussels has chosen a strategy of wearing Russia down through endless war. This means pouring billions into Ukraine, sacrificing Europe’s economy, and sending hundreds of thousands to die at the front.
❌ Hungary rejects this. Europe must negotiate for peace, not pursue endless… pic.twitter.com/iA5LmpuDLI — Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 2, 2025
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Geopolitica
Il Venezuela segnala un volo «illegale» di un F-35 USA vicino ai suoi confini

Il Venezuela ha accusato gli Stati Uniti di aver effettuato voli «illegali» con caccia F-35 vicino ai suoi confini, in un contesto di crescenti tensioni nei Caraibi.
Il ministro degli Esteri Yvan Gil Pinto ha dichiarato che l’«incursione illegale» è stata rilevata giovedì a circa 75 chilometri dalla costa, vicino alla città di Maiquetia. Ha definito le manovre una «provocazione che minaccia la sovranità nazionale e viola il diritto internazionale».
Il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha riferito che almeno cinque F-35 sono stati avvistati in volo a una velocità di 400 nodi e a un’altitudine di 35.000 piedi, sottolineando che si tratta della prima volta che aerei di questo tipo sono stati impiegati nella regione.
Le tensioni sono aumentate il mese scorso, quando gli Stati Uniti hanno intercettato quattro imbarcazioni venezuelane in acque internazionali, accusate di trasportare presunti trafficanti di droga.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha successivamente dispiegato una flotta navale nella regione, accusando Caracas di collaborare con cartelli «narco-terroristici» per colpire gli Stati Uniti. Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha respinto le accuse, promettendo di difendere il suo Paese da qualsiasi aggressione.
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Lunedì, il New York Times ha riportato che i principali collaboratori di Trump lo hanno esortato a destituire Maduro. Il presidente statunitense ha negato piani per un cambio di regime, pur avendo imposto dure sanzioni al Venezuela durante il suo primo mandato.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Caracas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
Settimane fa il presidente venezuelano ha definito il premier britannico Keir Starmer come «pazzo diabolico». I rapporti sono tesi anche con Buenos Aires, con Milei a chiedere alla Corte Penale Internazionale l’arresto del Maduro.
Due settimane fa l’account di Maduro è stato rimosso da YouTube.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Jeffrey Sachs: USA «regime fantoccio» di Israele, Washington «governo del Mossad»

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