Internet
Apple indagata per l’obsolescenza programmata

La Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta sui presunti tentativi di Apple di rendere obsoleti i propri dispositivi per costringere gli utenti all’aggiornamento. La denuncia segue sentenze di successo contro il colosso tecnologico della California in Francia e in Italia.
«A seguito di un reclamo, nel dicembre 2022 è stata aperta un’indagine sulle pratiche di marketing ingannevoli e sull’obsolescenza programmata», ha affermato lunedì l’ufficio in una dichiarazione, aggiungendo che la denuncia è stata presentata da un gruppo di attivisti chiamato «Halte a L’Obsolescence Programmee» (HOP).
La denuncia del gruppo è incentrata sulla pratica della «serializzazione», in base alla quale pezzi di ricambio come microchip o altoparlanti vengono abbinati con numeri di serie a una specifica generazione di iPhone. Ciò impedisce ai riparatori di terze parti di utilizzare parti generiche e, poiché i modelli vengono gradualmente eliminati da Apple, lo sono anche i ricambi associati, costringendo i clienti a sborsare per un modello più recente.
Apple, afferma HOP, è in grado di rilevare quando un telefono è stato riparato con parti non autorizzate e può «degradare» da remoto le sue prestazioni.
Un precedente reclamo di HOP ha portato Apple a essere multata di 27 milioni di dollari da un ente di protezione dei consumatori francese nel 2020 per aver rallentato le prestazioni dei vecchi iPhone tramite aggiornamenti obbligatori del sistema operativo.
Una decisione simile era stata presa in Italia un anno prima, con l’autorità antitrust del paese che aveva imposto una multa di 10,8 milioni di dollari alla società californiana.
Un tentativo simile di citare in giudizio Apple per obsolescenza programmata è stato sconfitto in Corea del Sud a febbraio, con un tribunale di Seoul che ha archiviato la causa senza spiegazioni e costringendo i querelanti a pagare le spese legali di Apple.
Come riportato da Renovatio 21, Apple due settimane fa ha costretto milioni di utenti ad un «aggiornamento rapido» di sicurezza, le cui cause non sono state ben spiegate.
Apple è stata accusata di aver ristretto il sistema di comunicazione tra telefoni durante le proteste antilockdown che hanno investito massivamente la Cina sei mesi fa. Mesi prima, la fabbrica di Apple a Shanghai aveva subito una rivolta.
Si tratta della società più capitalizzata della storia, la prima a raggiungere l’anno scorso un valore di mercato di 3 trilioni di dollari, superiore persino alla società petrolifera saudita ARAMCO.
L’azienda di Cupertino si è distinta per particolari prese di posizioni, come l’implementazione di emoji della donna barbuta e dell’uomo incinto.
Durante la pandemia Apple si era distinta, con Google, per l’integrazione di tecnologie di tracciamento COVID direttamente nei telefoni degli utenti.
Aveva suscitato polemiche l’annuncio di Apple di una scansione delle foto private degli utenti alla ricerca di materiale definito «pedofilo». L’azienda parrebbe avervi infine rinunciato, tuttavia altre società che gestiscono i dati di miliardi di persone lo stanno già facendo, con errori agghiaccianti che travolgono le vite di genitori e pediatri.
Rilevante la decisione di Apple di rimuovere la app di appuntamenti tra persone non vaccinate, il cosiddetto «Tinder no-vax».
Cina
La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).
La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.
Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.
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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.
«Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.
I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.
La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

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Intelligenza Artificiale
Facebook spenderà milioni per sostenere i candidati pro-IA

Il colosso tecnologico Meta-Facebook lancerà un super-PAC incentrato sulla California per sostenere i candidati a livello statale favorevoli a una regolamentazione tecnologica più flessibile, in particolare per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.
Un Super PAC è un comitato politico indipendente che può raccogliere e spendere fondi illimitati da individui, aziende e sindacati per sostenere o contrastare i candidati. Non può coordinarsi direttamente con campagne o partiti ed è stato creato dopo le sentenze dei tribunali statunitensi del 2010 che hanno allentato le regole sul finanziamento delle campagne elettorali.
Secondo quanto riferito dalla stampa americano, il gruppo, denominato Mobilizing Economic Transformation Across California, sosterrà i candidati dei partiti democratico e repubblicano che danno priorità all’innovazione dell’intelligenza artificiale rispetto a regole severe.
Secondo la testata Politico, la società madre di Facebook e Instagram prevede di spendere decine di milioni di dollari tramite il PAC, il che potrebbe renderla uno dei maggiori investitori politici dello Stato in vista delle elezioni a governatore del 2026.
L’iniziativa è in linea con l’impegno più ampio di Meta per salvaguardare lo status della California come polo tecnologico, nonostante le preoccupazioni che una supervisione rigorosa possa soffocare l’innovazione.
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«Il contesto normativo di Sacramento potrebbe soffocare l’innovazione, bloccare il progresso dell’Intelligenza Artificiale e mettere a rischio la leadership tecnologica della California», ha affermato Brian Rice, vicepresidente per le politiche pubbliche di Meta. Rice guiderà il PAC insieme a Greg Maurer, un altro dirigente addetto alle politiche pubbliche, in qualità di dirigenti principali, secondo un portavoce dell’azienda.
La California è uno degli Stati più attivi nel promuovere la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale e dei social media, con i funzionari pronti a decidere sulle norme in materia di sicurezza, trasparenza e tutela dei consumatori che potrebbero avere ripercussioni sui prodotti delle aziende tecnologiche.
Questa mossa rispecchia gli sforzi di altri colossi della tecnologia. Aziende come Uber e Airbnb hanno utilizzato strategie politiche basate sui grandi donatori per influenzare le politiche in California.
Questa primavera, Meta ha anche speso oltre 518.000 dollari in attività di lobbying a livello statale per contestare la legislazione sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che imporrebbe standard di sicurezza e trasparenza sui grandi modelli di intelligenza artificiale.
Il nuovo super-PAC di Meta si unisce a una crescente ondata di impegno politico nel settore tecnologico. La rete rivale Leading the Future, sostenuta da Andreessen Horowitz (venture capitalist ora attivo nell’amministrazione Trump) e dal presidente di OpenAI Greg Brockman, ne è un esempio e mira a promuovere politiche pro-IA con oltre 100 milioni di dollari di finanziamenti.
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