Geopolitica
Almeno tre basi aeree in territorio russo sotto attacco

La scorsa notte aeroporti militari russi sono stati attaccati. Si tratta di basi che sono all’interno dentro il territorio russo e non nelle zone annesse via referendum.
Il Cremlino ha parlato di un attacco basato su droni, che sarebbe stato respinto dopo aver provocato tuttavia un incendio ad un deposito di stoccaggio del carburante.
L’incendio sarebbe durato tutta la notte e sarebbe stato domato dalle squadre di soccorso.
Uno degli attacchi è avvenuto a Kursk, città non lontanissima dal confine ucraino già in passato sede di sabotaggi. Secondo il Daily Mail, che cita fonti locali, sarebbero stati colpiti depositi di carburante a più di 100 chilometri dal confine,
In Russia tonight there was a new attack by an unknown drone on the Khalino military airfield in Kursk. As a result of the attack, an oil reservoir near the airport caught fire. pic.twitter.com/d14c1PJW1N
— Special Kherson Cat ???????????? (@bayraktar_1love) December 6, 2022
⚡️Ukro drones hit fuel depot in Kursk pic.twitter.com/vc0VyBPyL9
— War Monitor (@WarMonitors) December 6, 2022
«I droni hanno preso di mira anche contro un deposito di carburante nella regione di Brjansk, ma non sono riusciti a causare gravi danni, hanno affermato fonti russe», scrive il quotidiano britannico.
Il ministero della Difesa di Londra ha invece rilasciato una interessante dichiarazione: «Se la Russia valuta che gli incidenti sono stati attacchi deliberati, probabilmente li considererà come alcuni dei fallimenti strategicamente più significativi della protezione della forza dalla sua invasione dell’Ucraina».
La gallina che canta ha fatto l’uovo?
Secondo il New York Times si tratterebbe dell’«attacco più sfacciato» tentato da Kiev, che in un caso si sarebbe addentrato di quasi 500 chilometri «nel cuore della Russia».
Sarebbe inclusa una base, quella di Engles, sul Volga, dotata di bombardieri nucleari. Come nota un osservatore, «Non molto tempo fa questo scenario sarebbe sembrato totalmente impensabile e folle. Sminuisce qualsiasi cosa della Guerra Fredda».
Poche ore prima degli attacchi ucraini il Wall Street Journal ha pubblicato uno scoop secondo cui gli USA avrebbero modificato i lanciatori di razzi Himars per impedire all’Ucraina di sparare missili all’interno della Russia.
Non è facile capire cosa stia succedendo. Tuttavia è certo che Kiev cerchi, sin dalla prima ora e con ogni mezzo possibile, l’escalation, magari verso una guerra globale, unica speranza di salvezza per il regime Zelens’kyj.
Immagine da Twitter
Geopolitica
Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.
Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.
Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.
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Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.
I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.
Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Geopolitica
Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

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Geopolitica
Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.
«La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.
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Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».
La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.
Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.
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Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
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