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Necrocultura

Depiddificazione vera liberazione

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Fino a poco fa, se ci avessero detto, a reti unificate, che nelle piazze d’Italia le manifestazioni del 25 aprile – sulla carta festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo – vi erano state violente accuse contro un partito di destra in rapporti anche casuali con un qualsiasi gruppo neonazista straniero, non ci saremmo sorpresi.

 

Il 25 aprile, e poco dopo il 1° maggio, a questo servono: le sinistre e i sindacati ringhiano un po’, gli si dà un po’ di pubblicità, e via.

 

Fino a poco fa, tuttavia non esisteva nella percezione pubblica il fatto che c’è un Paese d’Europa i cui vertici sono probabilmente in mano a gruppi nazistoidi, con timbro a forma di croce uncinata a certificare la purezza ideologica e non solo ideologica.

 

Fino a poco fa, la pubblica opinione non poteva pensare nemmeno lontanamente che il partito (cioè i partiti: ci sono le propaggini feudali biodegradabili di D’Alema e Speranza, il quale vorrebbe chissà perché riconfluire) che si vuole figlio della Resistenza potesse allearsi con i nazisti. Di più, mandare loro armi. Di più: giustificare il ritorno del nazismo con pubbliche acrobazie orwelliane.

 

Tutto questo, invece è successo. Se pensavate che le ultime due feste della Liberazione, passate da prigionieri delle proprie cause causa lockdown, fossero l’ultimo colmo, l’ultimo segno del mondo invertito, l’ultima evidenza della presa per il sedere a cui siamo sottoposti, vi sbagliavate.

 

Voilà. Ecco il 25 aprile ucrainista, o meglio, ucronazista. Eccoti i giornali italioti, oramai interamente allineati con l’establishment e cioè con il suo partito – il PD – che ti parlano dei nazisti dell’Azov come della «nuova resistenza».

 

Partigiani runici. La Resistenza con la svastica, e il Sonnenrad di Himmler. È semplicemente incredibile, ma è il mondo in cui ora state vivendo.

 

Putin all’inizio dell’Operazione Z aveva parlato di denazificazione. Media e politici italiani avevano ignorato la cosa, forse perché nella loro suina ignoranza non conoscevano il problema della nazificazione di Kiev. Poi, una volta informati dal padrone che dovevano smontare la cosa, hanno cominciato a dire che è impossibile che l’Ucraina è nazista, perché lo Zelen’skyj è ebreo: non sanno, i professionisti dell’informazione, che da quasi due lustri la questione nel Paese ha pure una definizione semiseria, «zhidobandera» («giudeobanderista») che nasconde la verità incontestabile: tanti battaglioni ultranazionalisti sono stati foraggiati, se non creati, da personaggi come Igor Kolomojskij – per breve tempo, dopo una scalata delle sue, a capo del Consiglio Ebraico Europeo delle Comunità Ebraiche – che è anche, guarda caso, il puparo dietro l’ascesa di Zelens’kyj.

 

In pratica, il PD (e gli altri partiti che si vogliono nati dalla Resistenza, come la Lega Nord) stanno nazificando l’Ucraina. Oggi tuttavia festeggiano la denazificazione dell’Italia. Non una grinza.

 

Ci sarebbe qui da perdersi nella tana del coniglio metastorico, metapolitico, metageopolitico. Alla fine, davvero, non conta il colore di camicia che si indossa: conta la volontà del padrone atlantico, conta la sete di sangue del demone angloide. Il quale usa chiunque come sua pedina, anche a poca distanza di tempo, trattando gli esseri umani secondo un distico della poesia di Gozzano: «così come ci son formiche rosse, / così come ci son formiche nere».

 

Proprio come insetti, gli uomini neri sono stati mandati allo sbaraglio, e l’ordine del demone atlantico è quello di sacrificarsi, di morire, magari assieme a qualche civile, nel bunker di un’acciaieria, anche quando avrebbero la possibilità di arrendersi e, come promesso dai russi, ottenere in cambio la «conservazione della vita».

 

La trasformazione degli uomini in insetti è, del resto, una delle basi della Necrocultura. È incredibile notare come alcuni dei teorizzatori della riduzione della popolazione fossero entomologi. Paul Ehrlich, che con il suo libro La bomba demografica (1968) introdusse il mondo al tema della depopolazione, è un entomologo: ogni sua predizione su carestia e guerra causata dall’aumento demografico incontrollato è stata sconfessata, il personaggio sembrava dimenticato… Poi, improvvisamente, è riapparso nel vaticano Bergogliano, invitato a sante conferenze…

 

Ora, c’è un partito, in Italia, di radici assai solide, che oltre ad allearsi con i nazisti è il capofila di contraccezione, aborto, ecologismo antiumano. Non stiamo parlando del M5S, che a breve sarà biodegradato in forma quasi totale (qualcuno in meridione, siamo certi, lo voterà ancora, e chissà perché). Non stiamo parlando di Pannella, a cui va dato atto di essere stato sincero pioniere della questione.

 

Parliamo, ovviamente, del PD. L’unico vero partito italiano. Il più potente, il più completo, il più invincibile. Governano da decenni, pure quando perdono le elezioni. E anche quando c’era Berlusconi, in quella che qualche editorialista de La Repubblica debenedettiana chiamava «l’era silvica», in realtà comandava comunque la classe pidizzata, che aveva il monopolio culturale e morale, e un numero imprecisato di radici nello Stato profondo e nelle microrealtà territoriali, con relative mangiatoie di voti.

 

Se prendiamo per buona la lucida definizione di Rino Formica dello Stato-partito, possiamo dire che esso coincide, in larga parte, con il PD.

 

Il PD è un ente macchinale, è oramai la meccanica stessa dello Stato.

 

Fateci caso: i leader che si dà sono contradditori, improbabili, eppure la macchina va avanti.

 

C’era Fassino, il cui carisma è diventato poi purtroppo oggetto di scherzi online in tema di iattura.

 

C’era Bersani, che riuscì a perdere pure quando aveva vinto le elezioni, facendosi devastare la manovra per Prodi presidente e dando poi il partito in mano ai giovanotti, Letta e poi Renzi, che poco c’entravano con la sua corrente – ammettiamo di far fatica a ricordare queste cose, perché se pensiamo a Bersani pensiamo soprattutto al diluvio di aforismi nietzschiani regalatici negli anni, tipo «non siam mica qui a pettinare le bambole», «C’è chi preferisce un passerotto in mano che un tacchino sul tetto», «Tu vuoi un tortello a misura di bocca», e poi ancora il «vedere la mucca nel corridoio» e lo «smacchiare il giaguaro»  e ancora «Ci hanno levato la briscola e siamo rimasti col due in mano» (quest’ultima è infine realistica ed autobiografica, e sa di Bettola, nel senso del suo paesello natìo, dove peraltro talvolta stravince la Lega).

 

C’era Renzi, che era odiato da una fetta consistente del partito, che però poi in qualche modo se l’è fatto andare bene, anche quando era chiaro che non c’entrava niente: e infatti si è fatto il suo partito, e ha tolto il disturbo amputando una quota di deputati piddini. Anche quella, una cosa perdonata, una cosa senza vere conseguenze: ora governano insieme.

 

C’era Zingaretti, fratello di Montalbano, questionato brevemente per i titoli di studio e le gaffe incredibili a inizio COVID: se lo se tenuti stretti, fino a quando ha voluto lui, nonostante fosse che la sua politica fosse priva di spina dorsale (e in Lega sussurrano pure che aveva un accordo con Salvini per andare a elezioni nel 2019 così da micronizzare i grillini e far sparire Renzi… chissà se è vero).

 

Poi arriva Letta, che era stato detronizzato dal Renzi (una sorta di minestra riscaldata, quindi) per motivi ancora indecifrabili, che si era sistemato presso un altro Paese nostro legittimo rivale con mire di conquista economica (e non solo) nei nostri confronti; stava a fare il fenomeno in questa prestigiosa università della parigineria, e piazzava sui social foto di lui con i sottoposti mentre fa balletti socialtrendy: insomma, la persona giusta per tornare alle radici popolane, operaie, resistenziali del Partito. È tornato smagrito e radicalizzato: ius soli, omotransfobia. La sintonia con la pancia del Paese è totale.

 


(En passant, ricordiamo con il nipote di Gianni Letta fu anche premier, e fu praticamente un dei pochi premier o presidenti a presenziare all’apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi, che furono il trionfo di Putin, al punto che una settimana dopo, per fermarlo, gli combinarono Maidan)

 


Lasciate perdere i segretari. Guardate i primi ministri che hanno applaudito nei decenni in cui hanno comandato. Quasi nessuno, praticamente, era davvero del partito. Prodi appariva e scompariva, piazzato alla Commissione Europea, ripescato, ributta giù, infine tirato fuori per l’elezione presidenziale del 2013 e abbandonato. Ma tecnicamente quanto era davvero presente nel partito?

 

Per Monti i Dem si sono spellati le mani: poi lui ha fatto un partito per i fatti suoi, rubando un po’ di voti, poi finite nel niente insieme a Scelta (Sciolta) Civica.

 

Il premier Renzi era talmente PD che il partito lo ha lasciato squartandone un pezzettino.

 

Conte bis? Lo hanno adorato. Qualcuno lo voleva perfino al vertice PD. Non importa che fosse un UFO tirato fuori da un non ancora ben compreso cilindro fatto di grillini e qualcos’altro di un po’ più oscuro.

 

Draghi? Lo avete visto, il PD si sdilinquisce per «quello bravo», gli va bene pure far cadere il loro governo.

 

Ecco, scorrendo la galleria lo capite da voi: nessuno dei leader conta qualcosa per i piddini, e neppure nessuno dei premier che sostengono.

 

Non importa quanto potere abbiano: possono essere al contempo governatori di grandi regioni, premier del Paese, professori internazionali, favoriti di israeliani e repubblicani USA, banchieri centrali. Con o senza leader, con o senza esseri umani,  la macchina va avanti.

 

Il problema, quindi, non è negli uomini del partito, che non contano nulla: né la base, né i vertici. In questo, bisogna dirlo, il PD è davvero moderno: è una macchina che procede senza l’essere umano o nonostante l’essere umano, è come un un T-800 nel finale del primo Terminator: può togliergli completamente la carne, lo va avanti lo stesso, spietato, implacabile.

 

Ciò è possibile perché il PD, sin da quando si chiamava PCI, ha perseguito una politica molto lungimirante, che è quella di mettere radici solide nel corpo del Paese.

 

Radici che sono politiche e amministrative: due regioni intere, Emilia-Romagna e Toscana, sono saldamente in mano piddina, nonostante tutt’intorno ai grandi centri urbani – cioè le grandi mangiatoie elettorali – il consenso sia crollato in modo vergognoso.

 

Non solo. Ci sarebbe poi la radicalizzazione nella magistratura, che fu cavallo di battaglia del Berlusconi degli anni Novanta; oggi a parlare di magistratura politicizzata c’è anche qualche giovanotto, ma tanto la cosa non fa notizia.

 

C’è, soprattutto, la parte di radicamento più potente: l’economia. Eccoti la grande assicurazione, eccoti la Banca Toscana, eccoti il sistema delle cooperative, una filiera titanica e resistente a tutta, perfino alla pandemia: ricordate? Chiusi in casa, passeggiata con il cane a 200 metri dalla porta massimo, tuttavia all’ipermercato andate pure ad ammucchiarvi, lì non c’è rischio alcuno.

 

La cosa sconvolgente è che glielo hanno consentito. Questa è stata la demenza democristiana, la stupidità di tutti i partiti della Seconda Repubblica, che hanno accettato come irreversibile questo processo, accontentandosi di quello che veniva lasciato loro. La fetta è diventata un avanzo della torta, quindi una briciola, quindi nulla.

 

Qualcuno fa risalire la cosa al famoso patto, risalente agli inizi della Repubblica, di cui parlava Ettore Bernabei nel libro L’uomo di fiducia. Un accordo segreto, ma non più di tanto, stipulato de visu tra Alcide De Gasperi (per la DC), Palmiro Togliatti (per il PCI) e il banchiere Raffaele Mattioli (per la massoneria): ai bianchi la politica e la magistratura (per la seconda, sappiamo come è andata a finire: lungimirantissimi); ai rossi lo spettacolo e la cultura e due regioni (indovinate quali) strafinanziate rispetto alle altre; ai massoni le banche e tutto il potere finanziario – tuttavia abbiamo visto l’élite piddina intercettata esclamare, qualche anno fa «abbiamo una banca!», quindi si sono allargati anche lì, pure in zona cappuccetti, che un po’ in verità stanno anche nel PD.

 

Quindi, chi pensa che il PD sia solo un partito, un qualcosa che quindi si può battere con le elezioni, non sa di cosa sta parlando. Le ultime elezioni emiliano-romagnole, a cui Renovatio 21 prestato speciale attenzione, ci hanno insegnato definitivamente che c’è molto, molto di più dietro ai voti piddini, sia che si perda, sia che si vinca.

 

Il PD è una macchina, dicevamo, una creatura automatica con braccia multiformi che scavano a profondità abissali.

 

Fermare questa macchina sembra impossibile, a meno che non si proceda in modo radicale, cioè, letteralmente, dalle radici.

 

Abbiamo assistito nelle decadi repubblicane alla progressiva piddificazione dell’Italia.

 

Ora, l’Italia piddificata ci ha portato verso il baratro più esiziale della nostra storia: la Guerra non è più fredda, la Guerra è calda, la distruzione atomica è a un passo da noi.

 

Notatelo: quelli che furono leader PD sono stati considerati come papabili per il segretariato NATO, ossia della realtà che, essendo stata creata dal demone angloide per questo, sta spingendo verso lo scontro totale. La stessa NATO che, non differentemente da quanto fatto durante gli anni dell’operazione Stay Behind, foraggia forze neonaziste, quelle contro le cui mostrine runiche si dovrebbe abbaiare il 25 aprile.

 

Ci troviamo, insomma, dinanzi ad un pericolo esistenziale per noi stessi, per il Paese, per i nostri figli, per la Civiltà.

 

È da ottusi non vedere il ruolo del PD, o meglio, dello Stato-partito, dello Stato-piddificato, nella situazione apocalittica in cui ci hanno cacciati.

 

L’unica vera liberazione da tale rischio, per l’ora presente e per il futuro, e la depiddificazione dell’Italia.

 

Fermate la macchina distruttrice, che procede ciecamente senza curarsi né della decenza, né della logica, né degli esseri umani.

 

Serve qualcuno che lo dica ad alta voce: la depiddificazione è l’unica vera liberazione di cui hanno bisogno ora l’Italia e l’umanità tutta.

 

Perché il Partito, tra armi ai neonazisti e salamelecchi al demone atlantico, ci ha portato non molto democraticamente verso il baratro termonuclare.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

Necrocultura

Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?

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Due giorni fa è stato rinvenuto un feto di poche settimane in un cassonetto situato in un parco a Parona, un comune della Lomellina nei pressi di Vigevano, in provincia di Pavia.

 

L’individuazione è avvenuta grazie agli operatori ecologici impegnati nelle operazioni di pulizia dell’area. Durante la loro attività di svuotamento dei cestini lungo via Papa Giovanni XXIII, il feto è emerso dal cassonetto.

 

Si tratta esattamente della trama della canzone Cassonetto differenziato (1989) di Elio e le Storie Tese, quella che ipotizzava una raccolta differenziata per i feti, vista la quantità di casi che finivano sui giornali: «lo spazzino è più sereno/ e poi si impressiona meno». Trentacinque anni fa già questo tipo di eventi seguiva un pattern molto riconoscibile, al punto da divenire una canzone satirica.

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Conosciamo, ad ogni modo, anche il ruolino di marcia delle cronache di situazioni come questa: secondo quanto riportano all’unisono i giornali locali e nazionali, i carabinieri sono stati tempestivamente contattati e si sono recati sul luogo. Possiamo annunciarvi che, nonostante si parli di telecamere ed altro, con molta difficoltà verrà trovato chi ha lasciato lì il bambino. Ad oggi, non abbiamo presente di casi di «scagliatrici di feto nel cassonetto» (cit. sempre Elio) identificate ed arrestate (e a dire il vero, non siamo nemmeno sicuri che si tratti di donne).

 

Torniamo alle cronache fetali pavesi: il feto, delle dimensioni di dieci centimetri, è stato affidato agli esperti dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia per essere sottoposto a esame, è stato riportato. La cosa potrebbe creare una certa dissonanza cognitiva: il lettore sa che in certi casi – come quelli degli enigmatici feti imbarattolati disseminati in tutto il Paese – inizialmente si sospetta proprio di ospedali ed università, da cui «il residuo» potrebbe essere uscito. Abbiamo appreso anche che il giallo dei bidoni gialli di Granarolo, dove furono trovati feti umani, si risolse esattamente con l’Università che ne chiese la restituzione, e la procura che ne dispose il dissequestro. (Altro non ci è dato sapere: quanti erano, perché erano lì, a cosa servivano, chi erano… tutte domande che ci rimangono addosso)

 

Le cronache, in coro, continuano informandoci che date le sue ridotte dimensioni, si suppone che la gravidanza della madre del bambino del cassonetto pavese sia stata breve,

 

Nessuno osa ovviamente specificare come sia possibile che il bambino, che si presume sia uscito intero dal grembo materno, possa essere finito lì: vi sarebbe da fare la dolorosa ammissione per la quale – è la possibilità meno allucinante – il bambino sia uscito con la RU486, la pillola dell’aborto domestico che permette di espellere il feto integro, in genere nel water, pronto per farlo viaggiare nelle tubature giù giù sino alle fogne, dove sarà divorato da pantegane, batraci e pesci coprofagi, magari pure qualche insetto goloso che apprezza la carne umana tenera e i concentrati di staminali.

 

La RU486 – che qualcuno giustamente ha chiamato «il pesticida umano» – permette di far uscire integri dal grembo materno questi bambini minuscoli, ma mica questo orrore può essere detto pubblicamente (la storia dei bambini divorati nelle sentine, che Renovatio 21 va ripetendo da anni, dove altro credete di poterla leggere?), perché la pasticca della morte va sdoganata sempre più: ricorderete il ministro Roberto Speranza (quello che adesso ha qualche problemino nel presentare i suoi libri in giro per l’Italia, dove lo aspettano alcune persone che ha fatto vaccinare genicamente) e la sua spinta, in pieno lockdown, per la distribuzione più libera della pillola dell’aborto fai-da-te, da rifilare alle donne senza ricovero. Di nostro possiamo dire che più di una decina di anni fa abbiamo visto politici sedicenti pro-life – ancora in circolo, presso pure le alte sfere – votare a favore della distribuzione ampliate del pastiglione omicida.

 

Ciò detto, non è per parlarvi della RU486 – ora distribuita su internet anche per impulso civico delle femministe americane, sconvolte dalla defederalizzazione dell’aborto subita due anni fa tramite la sentenza della Corte Suprema USA Dobbs v. Jackson – che scriviamo queste righe.

 

In realtà, non è nemmeno per parlare dell’aborto – o meglio, per cercare di raccontare, una volta di più, che oramai siamo convinti di come esso sia solo un pezzo del puzzle, e il puzzle è talmente mostruoso che non c’è film o libro che lo abbia anche solo concepito.

 

In breve, abbiamo maturato la convinzione che il ritrovamento di feti in luoghi improbabili e degradanti – o misteriosi, inspiegabili – non sia un fenomeno spontaneo, una storia spiegabile con le categorie che ci forniscono giornali e politici – di sinistra, di destra, abortisti, pro-lifi.

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La narrazione, che perdura dai casi di feto nel cassonetto che avanza dagli anni Ottanta, vuole farci pensare che l’abominevole atto è un segno di degrado. Si tratta di persone povere, disperate. Forse una donna che non può permettersi di avere un bambino, o che non vuole averlo perché vive in un appartamento dove il patriarcato le imporrebbe di divenire madre. Cose così.

 

Insomma: lo shock del feto trovato nella spazzatura serviva a consolidare l’aborto di Stato, ad estenderlo: se la donna avesse abortito avremmo evitato di scandalizzare il netturbino («Ma mettetevi nei panni di chi / il cassonetto pulisce / mi trova e non capisce / il perché di tanta inciviltà / poi scende in piazza e sciopera / e la colpa è anche un po’ tua / se non ti batti per un mondo migliore / in cui una madre sappia dove gettare il bebè»: sono i realistici versi di Elio).

 

Logica ferrea: fai a pezzi il bambino dentro il grembo materno con il metodo Karman (facendolo diventare un rifiuto ospedaliero, o in certi casi materiale da esperimento) invece che farlo trovare poche settimane dopo nell’immondizia. Non una grinza: come diceva una filastrocca delle scuole medie, «era meglio morire da piccoli / con i…»

 

Il problema è che oggi tutta questa teoria non tiene più. Il bambino non è nato, è stato fatto uscire dalla madre prima, integro, quando era lungo poco più di un dito – eppure, già perfettamente umano, già Imago Dei.

 

L’aborto è libero, liberissimo: consentito dalle autorità anche senza essere incinte (è successo), celebrato come grande conquista sociale dalla stampa, dalla politica (tutta!), glorificato da fiction e serie TV. Perché mai allora, continuiamo a trovare feti nel cassonetto?

 

Se qualche voce «laica» ora si alza per dire che è per colpa del clima intollerante causato dalla chiesa cattolica, può tacersi anche subito: perché sappiamo come Roma non solo non abbia intenzione in alcun modo di andare contro la legge di figlicida (abbiamo cardinali che lo hanno pure dichiarato, e casi sussurrati di confessori che consigliano la procedura a fedeli disperate) ma come abbia fatto di tutto per infliggere il mondo un prodotto che dall’aborto è derivato, il vaccino COVID (e prima ancora, altri vaccini, tutti – come sa il lettore che ci segue negli anni 0 ottenuti con cellule di aborto). Il Vaticano sapeva, ma ha fatto spallucce.

 

E quindi? Se non si tratta di disagio, dramma sociologico, di repressione del diritto umano all’ammazzare la propria discendenza, cosa sono questi feti nei cassonetti?

 

Quello che pensiamo noi, adesso, è che siano essenzialmente dei segni. Non sono stati abbandonati, sono stati piazzati. Sono delle puntine su una mappa oscura, sono capitelli di un territorio letto secondo una mistica del male. Sono antenne, amuleti, sono prove di un sacrificio avvenuto sopra una determinata zona del Paese.

 

Chi li mette? Qualcuno che concepisce l’aborto, o meglio l’uccisione della vita umana innocente, come una realtà da rendere simbolo ripetibile distribuito sul territorio.

 

Immaginate tutte quelle vecchie chiesette, anche minuscole, ora deserte, che vedete un po’ ovunque. Immaginate che lì vi è un altare, che serve per il sacrificio di Dio per l’uomo. Invertite tutto: ecco che bisogna puntellare la Terra del segno del sacrificio dell’essere umano per il dio – o meglio, per il demone.

 

Si può trattare, quindi, di una sorta di pratica satanica, o forse perfino«post-satanica», di cui non abbiamo mai sentito nulla, perché tenuta davvero segreta da chi la pratica?

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Abbiamo ipotizzato questa spiegazione per la storia dei feti in barattolo rinvenuti nel corso di più decenni in vari luoghi improbabili, spesso nel verde: campi, argini dei fiumi, aiuole urbane, cimiteri. Probabilmente, siamo stati i primi a cercare di unire i puntini di questi casi: chi può avere interesse, nell’arco di trenta o quaranta anni, ad abbandonare vasetti con bambini dentro a Nord e Sud, in città e in campagna? Come può trattarsi di un unico soggetto che lo fa?

 

Ora stiamo cercando di allargare la medesima idea ai bimbi nei cassonetti. Forse non si tratta di donne disperate, a cui gli obiettori di coscienza cattivi hanno negato l’accesso al feticidio. Non si tratta di degrado sociale, non si tratta di quelle storie brutte che ci fanno allargare le braccia e dire «ma dove andremo a finire», così da spingerci sempre più dentro il nostro bozzolo domestico.

 

Forse non è una storia che potete ancora immaginare. Perché potrebbe essere talmente spaventosa da dover essere tenuta segreta – sia da chi la pratica, che da chi forse lo ha capito, ma non può dirlo, vuoi perché teme il panico sociale che potrebbe scatenare, vuoi perché forse qualcuno in alto desidera che continui, perché parte di un meccanismo, di un accordo indicibile.

 

Mentre meditate dentro questo abisso, abbiate una certezza: quella di non credere più, nemmeno per un secondo, a quanto vi dicono sull’aborto i politici, i giornali, i pregatori seriali, i pro-life a caccia dei vostri soldini.

 

Rifiutate del tutto chi vuole farvi fissare il dito invece che la luna di sangue che è sopra tutti noi.

 

Roberto Dal Bosco

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Autismo

Finestra di Overton per l’inarrestabile incremento dell’autismo: dal vaccino al sacrificio umano dell’eutanasia infantile

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Il 2 aprile si è celebrata la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Si tratta di una delle tante festività sociopolitiche indette dall’ONU che tempestano il calendario tentando di sostituire santi e solennità.   A molti può venire da ridere: il giorno globale della consapevolezza sull’autismo avanza nell’inconsapevolezza – tutta programmata – delle cause della malattia.   Come sa il lettore, sull’autismo vige un tabù assoluto – è lecito qualsiasi scienzioso scaricabarile per spiegarlo, dalla «mamma-frigorifero» (che incolpa, con poca cavalleria, le genitrici) a improbabili cause genetiche (con letteratura debolissima, ma che si sentono ancora ripetere alla TV pubblica italiana), epigenetiche, etc. ma in nessun modo si deve sfiorare il tema della possibile correlazione con lo stato di ipervaccinazione in cui sono incorsi i bambini, in America come in Italia, quando i governi hanno deresponsabilizzato le farmaceutiche mettono i danni da vaccino a carico dello Stato, moltiplicando il numero di sieri e dosi iniettati sotto la spinta commerciale dei colossi di Big Pharma che non devono più pagare in caso di problemi.

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È la teoria portata avanti, fra gli altri, dal candidato presidenziale USA Robert F. Kennedy jr. – e con probabilità dalla sua scelta vicepresidenziale, l’ex moglie del fondatore di Google Sergej Brin Nicole Shanahan, linciata a scatola chiusa come creatura dell’oligarcato senza che potesse raccontare la sua storia di mamma di una bambina perfettamente sana divenuta autistica dopo la sierizzazione pediatrica.   Chi scrive sa quale ostracismo può causare anche solo avvicinarsi al tema del collegamento tra autismo e vaccini: il termine «nessuna correlazione» Renovatio 21 lo aveva sentito ben prima di malori, miocarditi e mRNA. Un’enorme impresa di fact checking, con ex ministri angloamericani ed ex direttori CIA nel board e «collaborazioni» con Microsoft, ci contattò per la prima volta nel 2019 per censire il grado di disinformazione di cui sarebbe affetto il sito che state leggendo.   Nella lunga telefonata che ci fecero da Nuova York, capimmo in particolare che erano disturbati dagli articoli che trattavano la questione di autismo e vaccini – Renovatio 21 già traduceva su permesso gli articoli di Kennedy e del suo gruppo, Children Health Defense, che all’epoca si chiamava ancora Mercury Project.   Le cose in seguito sarebbero divenute più chiare: emerse che Gates, quello di Microsoft, non solo aveva investito centinaia di milioni nei produttori di vaccini e nella stessa OMS, ma era fuggito da un incontro con Kennedy che voleva organizzare il presidente Donald Trump. Lo stesso RFK jr. pubblicò poi memorabili lunghi articoli in cui dettagliava con precisione spaventosa il piano di Gates per l’umanità e il mondo: farmaci, media mainstream, istituzioni, id digitale, campagne vaccinali internazionali, censura elettronica, «Quantum dots», agricoltura in Africa e negli USA, aborto, contraccezione, energia nucleare, alimentazione OGM e cibo sintetico, geoingegneria, bioingegneria sempre più cringe.   Quindi, quando parliamo di autismo e vaccini, in verità stiamo sulla punta di un iceberg, dove il sommerso è il più oscuro piano mondialista mai veduto, un progetto che è ora in corso, che è sotto i nostri occhi.   La giornata della consapevolezza inconsapevole sull’autismo, tuttavia, ha una certezza: l’aumento impressionante dei casi. È, di fatto, un’epidemia, che non riescono a curare né a prevenire – dire che non c’è vaccino per l’autismo è un gioco di parole che non sappiamo se ci sentiamo di fare.   Secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC), la prevalenza dell’autismo tra i bambini statunitensi è aumentata in modo significativo negli ultimi anni.   Come visibile in una infografica di Statista, mentre nel 2000 a 6,7 ​​bambini su 1.000 era stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico (ASD), quel numero è salito a 27,6 su 1.000 bambini entro il 2020.   Ciò significa che attualmente a 1 bambino su 36 negli Stati Uniti viene diagnosticato l’ASD, rispetto a 1 bambino su 150 20 anni fa.   Infographic: The Rising Prevalence of Autism | Statista Troverai altre infografiche su Statista   «La Giornata mondiale di sensibilizzazione sull’autismo di quest’anno, celebrata il 2 aprile, offre alle persone autistiche di tutto il mondo la possibilità di condividere la loro prospettiva su come le diverse società stanno affrontando il disturbo dello spettro autistico» scrive il sito di infografiche. «”Passare dalla sopravvivenza alla prosperità: gli individui autistici condividono prospettive regionali” è il motto della celebrazione di quest’anno, organizzata dal Dipartimento delle Comunicazioni Globali delle Nazioni Unite in collaborazione con l’Istituto di Neurodiversità (ION), un’organizzazione fondata e gestita da persone neurodivergenti per persone neurodivergenti e alleati».   Potete già sentirlo dalle parole – «neurodiversità», «neurodivergenti» – nuove e piuttosto orwelliane: è in atto una manipolazione pubblica riguardo l’autismo, una vera Finestra di Overton che vuole farcelo sembrare sempre più come un fatto normale, comune, anzi, forse è un superpotere.   È il caso della glorificazione dello spettro autistico visibile ovunque. Della diagnosi di sindrome di Asperger di Greta Thunberg i giornali hanno fatto un complimento.   Elon Musk, ospite principale di un’edizione del popolare programma satirico della TV americana Saturday Night Life, ha confessato di essere il primo presentatore Asperger nella storia della trasmissione.   Di recente, abbiamo avuto in Italia il caso della scrittrice Susanna Tamaro, che in varie occasioni ha dichiarato di soffrire della sindrome di Asperger. «Da piccola mi sentivo in un corpo sbagliato e prendevo psicofarmaci. A 3 anni dissi a mio fratello di chiamarmi Carlo» hanno titolato i giornali riportando una sua recente intervista.   Le dichiarazioni della Tamaronel 2019 portarono una famosa testata femminile a pubblicare un articolo acchiappa-click con «10 personaggi famosi con la sindrome di Asperger». Apprendiamo che in lista ci sono Darryl Hannah, Tim Burton, Courtney Love (interessante), Dan Aykroid, Anthony Hopkins, Andy Warhol, persino Stanley Kubrick. Tutta gente di estremo successo…   Film e serie TV vanno nella medesima direzione: ecco la pellicola di azione The Predator (2018), dove l’alieno cacciatore vede come avversari non aitanti maschi veterani dell’esercito, ma un bambino autistico, definito «grande guerriero».   Ecco The Accountant (2016), una pellicola di azione in cui il protagonista (Ben Affleck) è un uomo autistico che, oltre a saper sparare e pianificare trappole, fughe e quant’altro, è ovviamente un genio della matematica, cosa che lo rende un commercialista insuperabile.   Alcuni ritengono che Reed Richards detto «Mr. Fantastic», il personaggio dello scienziato elastico ed infallibile dei Fantastici 4, abbia un autismo conclamato: decisamente, un superpotere.   La stessa cosa capita a Billy the Blue Ranger, personaggio della insopportabile serie per bambini Power Rangers: ecco un supereroe autistico che combatte mostri giganteschi, e vince.   Tutta questa continua glorificazione, mentre la logica potrebbe far pensare che l’autismo, che impedisce l’empatia verso il prossimo, può sfociare in psicopatia. Quanti Serial Killer sono classificabili nello spettro autistico?   Senza andare a toccare questo tema, pensiamo a quanto sta emergendo in tanta letteratura scientifica, come sottolineato di recente anche dal dottor Peter McCullough: una correlazione netta tra autismo e transgenderismo.   In pratica, il bambino che dice di voler cambiare sesso potrebbe essere, innanzitutto, un bambino che soffre di autismo. Di qui parte la filiera dell’orrore: ormoni, mutilazioni, castrazioni.   Aggiungeteci la consapevolezza che tutto potrebbe essere partito – giurano tanti genitori – dalla vaccinazione, o meglio dall’ipervaccinazione del bimbo, e il quadro vi può diventare ancora più chiaro, simmetrico, ridondante.   A quei papà, a quelle mamme che si chiedono in lacrime perché mai qualcuno voglia portare avanti un programma tanto malvagio, possiamo rispondere solo che, di fatto, la persona autistica è il cittadino ideale del Nuovo Ordine Mondiale: totalmente dipendente (per ora dai genitori, domani dallo Stato), totalmente prevedibile (non concepisce di uscire dalle routine programmate per lui), totalmente disposto a restare in casa e non uscire (come da imperativo visto con i lockdown).   Quale Stato totalitario non desidererebbe un cittadino così?

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I numeri che abbiamo visto sopra sono, in realtà, ancora poco disturbanti. Perché il numero che circola tra gli addetti ai lavori – quelli non venduti – è che a breve avremo probabilmente un bambino autistico ogni quattro, forse ogni tre.   Bisogna capire che non tutti sopravvivranno, forse, anzi, il programma è di farne sopravvivere pochissimi. Perché – e abbiamo visto che in Olanda stanno iniziando – a breve proporranno alle famiglie di eliminare questi figli «imperfetti», con tutta la strisciante quantità di argomenti hitleriani del caso: la Lebensunwertes Leben, la «vita non degna di essere vissuta», i costi per la collettività, la possibilità di sostituire il figlio difettoso con uno nuovo, magari fatto con l’eugenetica delle provette e domani del CRISPR.   Non pensate che sia possibile un’alternativa: studi degli ultimi mesi prevedono che i sistemi sanitari, davanti a questo «tsunami dell’autismo», non potranno che collassare. E quindi, la questione verrà risolta alla radice: dolce morte per i bambini autistici – e non solo loro.   Lo avevamo detto, oramai sette anni fa, in una delle prime conferenze di Renovatio 21, in un hotel del centro di Reggio Emilia, all’altezza dell’entrata in vigore della legge Lorenzin che ipervaccinò i bimbi italiani, pena l’esclusione dalle scuole.   Il video è stato, ovviamente, censurato e tolto da YouTube, e neanche tanto tempo fa. Proviamo comunque a caricarne altrove una clip.       «Abbiamo visto che eliminano completamente i down, perché la loro è una vita indegna di essere vissuta» dicevo indicando il caso dell’Islanda down-free. «E una vita indegna di essere vissuta, va eliminata… voi pensate che sia impossibile? Il re cattolico del Belgio nel 2014 ha firmato una legge per cui si può fare l’eutanasia del bambino, basta che il bambino sia “consenziente”… l’eutanasia infantile è arrivata… qualcuno lo chiama aborto post-natale» dicevo.   Poi parlavo del caso di Charlie Gard, il bambino lasciato morire della Sanità inglese, e del suo messaggio, e cioè il «pensare che si possono ammazzare i bambini anche già nati… i bambini danneggiati si possono ammazzare».   «Quindi io mi chiedo, e sono conscio della forza di questa mia domanda: quanti anni ci vorranno prima che i bambini autistici finiranno in questo calderone?»   Ricordo il gelo che scese nella sala. Da persona che lavora con i teatri, so percepire la temperatura di una sala. Lì era precipitato tutto sottozero all’istante, al punto che mi fermai prima ancora di finire la frase.   L’eutanasia dei bambini autistici sarà una proposta che la realtà globale comincerà a discutere, e ad accettare, a brevissimo. Il cittadino del futuro è dipendente, prevedibile, domestico – e soprattutto spendibile. Scartabile a piacere, eliminabile magari pure con l’assenso dei famigliari.   Il capolavoro della Necrocultura di Satana è più visibile che mai: come con l’aborto – dove è la madre ad uccidere il suo figlio indifeso – anche qui l’eliminazione massiva di questa parte della popolazione in crescita verrà fatta passare per il consenso della famiglia, distruggendone, di fatto, ogni suo tessuto morale. La famiglia da luogo della vita, diventa luogo della Morte.   La famiglia, la cellula primaria della società nella quale visse lo stesso Dio incarnato, il cuore della legge naturale, viene pervertita in modo sanguinario.   È il Regno Sociale di Satana: parte dalle siringhe dei sieri e, dopo dolore e malattia, torna alle siringhe, ma dello sterminio biomedico di Stato. Dalla siringa al sacrificio umano. Lo Stato moderno fa così   Quanto ci piacerebbe che la «consapevolezza sull’autismo», e le sue giornatone ONU pagate dal contribuente, parlasse di queste cose.   Un’ultima cosa detta ai censori e ai «normalisti» che leggono queste righe e ridacchiano, o si scandalizzano, magari presi dalla voglia di segnalarci alle «autorità competenti» per «disinformazione»: ecco a voi il nostro dito medio, e ve lo siete meritato tutto, perché le vostre azioni stanno portando avanti nei decenni questo programma di morte e devastazione che usa i bambini come strumenti, come armi per la rivoluzione biologica che sta rovinando il mondo.   Siatene consapevoli: la Necrocultura travolgerà anche voi e le vostre patetiche esistenze di volonterosi carnefici di Moloch. Svegliatevi. Convertitevi.   Roberto Dal Bosco SOSTIENI RENOVATIO 21
             
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Controllo delle nascite

Continua il crollo delle nascite in Italia

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Il crollo delle nascite in Italia si è confermato nel corso del 2023, in Italia. Lo riporta l’agenzia ANSA.

 

L’ulteriore declino del numero dei bambini messi al mondo, come indicato dai dati demografici relativi a tale anno pubblicati oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT).

 

Secondo le statistiche preliminari, il numero dei neonati residenti nel Paese si attesta a 379 mila, accompagnato da un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (rispetto al 6,7 per mille registrato nel 2022).

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Tale diminuzione delle nascite rispetto all’anno precedente si attesta a 14 mila unità, equivalenti al 3,6%.

 

Risalendo al 2008, ultimo anno di aumento delle nascite in Italia, si osserva un calo complessivo di 197 mila unità (-34,2%).

 

La media di figli per donna diminuisce da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi notevolmente al minimo storico di 1,19 figli riscontrato nel lontano 1995. L’Italia, come da imperativo della Necrocultura, si sta spopolando.

 

Gli articoli di stampa che analizzano tale numero non osa metterlo in relazione con l’altra quota ufficiale che la logica vorrebbe andasse subito citata: il numero degli aborti nel Paese. Il dato del 2021 è di un totale nel notificato di 63.653 «interruzioni volontarie di gravidanza», o IVG, termine della neolingua orwelliana per il feticidio di Stato.

 

In pratica, secondo il dato ufficiale, ogni sei bambini uno viene sacrificato a Moloch – e non sappiamo che fine possa fare il corpo dei piccoli assassinati, se smaltito con i residui ospedalieri, bruciato come rifiuto, smembrato e venduto per esperimenti e linee cellulari per le farmaceutiche (in America, lo sappiamo, succede: e i produttori di vaccini possono ringraziare) oppure finito misteriosamente in barattoli disseminati per le campagne, o ancora in enigmatici bidoni gialli abbandonati in depositi fuori città.

 

A chi si rallegra del continuo andamento in diminuzione dell’aborto (-4,2% rispetto al 2020) a partire dal 1983, vogliamo ricordare che il dato ufficiale rappresenta la punta dell’iceberg, e forse nemmeno quella.

 

I bambini di fatto oggi muoiono a causa di quella che chiama contraccezione, che crea il fenomeno della cosiddetta «microabortività»: alcuni anticoncezionali, come la cosiddetta spirale (o IUD), ostacolando l’annidamento dell’embrione, di fatto agiscono come sistemi di aborto permanente. Qualcuno ritiene quindi che i dispositivi intrauterini possono considerarsi in grado di procurare alla donna anche un aborto al mese: è l’infanticidio automatico, impiantato macchinalmente dentro il corpo stesso della donna. Capolavori della medicina moderna…

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Stesso discorso va fatto per il numero sommerso dei bambini uccisi dalla RU486, il pesticida umano utilizzato per l’aborto chimico: come usiamo ripetere, qui il feto viene espulso nel water e poi inviato con lo sciacquone nelle fogne dove sarà presumibilmente divorato da ratti, rane, pesci, insetti vari.

 

Esistendo un mercato nero diffuso della pillola dell’aborto – negli USA pure sostenuto da alcuni gruppi femministi specialmente dopo la defederalizzazione del «diritto di aborto» avvenuta con la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson del 2022 – il numero di bambini trucidati con la pasticca assassina non è dato conoscerlo.

 

Vi va aggiunta, in ogni caso, anche la quantità di esseri umani terminati dalla pillola del giorno dopo, per la quale la stampa sincero-democratica si sgola da anni spiegando che non è aborto, quando invece lo è.

 

In questa sede, poi, non inizieremo nemmeno il discorso sulla quantità di embrioni prodotti e scartati con la riproduzione artificiale (sono centinaia di migliaia…), né il numero di esseri creati in provetta e poi congelati sotto azoto liquido in un limbo teologicamente, politicamente, legalmente biologicamente indefinito (sono vivi? Sono morti?).

 

Il numero dei bambini uccisi dallo Stato-Erode non è quindi di 65 mila individui, ma molto superiore. Non si tratta di una città di piccole dimensioni che sparisce ogni anno: forse è una metropoli, è una piccola regione che viene nuclearizzata nel grembo materno mentre la popolazione si contrae mostruosamente, e – molto causalmente – il Paese, anche sotto un sedicente governo nazionalista e sovranista, importa a spese del contribuente milionate di africani, le cui cifre sembrano decisamente essere quelle di una sostituzione vera e propria.

 

Caro lettore sincero-democratico, qualche campanello in testa ti si accende?

 

C’è qualcosa che vuoi fare, che non sia dare spago a danari a qualche stupido gruppo pro-life?

 

Roberto Dal Bosco

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