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Piero Pelù dal rock ribelle agli appelli sociali per pioggia e vaccini

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Il lettore sa come il maltempo in questi giorni abbia creato non poche difficoltà in Toscana con esondazioni e allagamenti.

 

La quantità di acqua caduta in pochissimo tempo è stata pari a quella dell’alluvione fiorentina del 1966, rimandano subito alla mente quelle tristi e dolorose immagini di una Firenze immersa nel fango e nell’acqua che molti di noi hanno impresso nella mente. Vediamo in loop sui media nazionali scene di gente in strada che cerca di svuotare i propri garage e scantinati dall’inondazione improvvisa con una buona volontà, una tenacia e un senso di solidarietà verso il prossimo invidiabile.

 

Le cronache quindi riportano anche la storia del rocker Piero Pelù che sfortunatamente si è visto allagare lo studio di registrazione Parsifal, a Sesto Fiorentino. Parte di questo studio, ci dice lui, è stato invaso violentemente da un’ondata di acqua e fango creando ingenti danni alle attrezzature. Fortunatamente il piano superiore è stato risparmiato e gran parte della strumentazione più preziosa è stata risparmiata. È sempre una tragedia vivere dentro una catastrofe, ma da musicista, vedere il luogo della propria arte devastato fa ancora più male. 

 


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Il Pelù racconta quegl’attimi drammatici: «Il Rimaggio, rompendo l’argine, è andato veloce verso ovest investendo piazza del Comune e poi subito in via Tonietta dove c’è il nostro Parsifal, per questo è piombato qui con tanta forza. Per noi è più di uno studio: c’è dentro la storia della musica fiorentina degli ultimi 35 anni, tutti i miei materiali, strumenti rari anche. E poi è diventata una comunità. Noi Litfiba avevamo da poco lasciato la mitica cantina di via dei Bardi. Qui a Sesto si vive ancora come negli anni Ottanta: ci si parla quando ci incontriamo per strada, si venne subito a creare una simbiosi con la realtà fiorentina dove gli artisti venivano cacciati da ogni sala prove». 

 

Piero Pelù preso da un senso civico che oramai gli appartiene da tempo immemore, in un video in strada, sotto l’ombrello, ha fatto appello alla popolazione esortandola a non uscire di casa: «mi dice la Protezione Civile di avvertire tutti che sono saltati tutti i tombini, quindi di non camminare dove c’è l’acqua alta, perché i tombini diventano dei trabocchetti micidiali. Mi raccomando collaborate tutti stando a casa».

 

Gli appelli del frontman dei Litfiba sono oramai diversi, da quello in musica contro le guerre nel mondo con il brano – cantato insieme a Jovanotti e Ligabue – Il mio nome è mai più, alle prediche politiche dal palco del concertone del Primo Maggio. Tuttavia le paternali pelusiane che ci tornano alla mente sono quelle più recenti, appartenenti all’era pandemica.

 

Piero Pelù, come in una sorta di «pubblicità progresso» psicopandemica – che a noi ricordava la cura Ludovico di Arancia Meccanica – faceva appello al popolo italiano a rispettare le restrizioni COVID e a vaccinarsi, come in un’intervista rilasciata in hub vaccinale con tanto di mascherina nera d’ordinanza.

 

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«Finalmente! Sono molto contento. Ora devo partire in tournée per cui era assolutamente necessario iniettarsi un po’ di vaccino delle scimmie, tra l’altro, quindi mi sento già un po’ trasformato [ride]. Ragazzi non abbiate paura, perché il vaccino salva le vite, è molto semplice. Non vi fate fuorviare dalle propagande dei negazionisti che prima hanno negato l’esistenza del virus, poi hanno negato l’importanza dei vaccini e sicuramente negheranno quando qualcuno scomparirà perché non si è voluto vaccinare, quindi andate tranquilli. Io me lo son fatto un quarto d’ora fa. Come bere un caffè».

 

«Se c’hai paura dell’ago, ti ci accompagno io, ok? Lo faccio», ribadiva in un’altra occasione. Ma ancor prima, il 12 marzo 2020, appena fu dichiarato il primo lockdown nazionale, il Pelù già faceva «appelli sociali» in eco alle direttive governative: «Questa guerra si combatte in casa, si combatte per sottrazione. Bisogna sottrarsi al mondo, al contatto fisico», titolava il «clippino» pubblicato sulla sua pagina Facebook.

 

Insomma, «Spiri-to, libe-ro». Purché sierato. Huah.

 

Come riportato da Renovatio 21, del civismo peluso si parlò anche quando vi fu tra artisti ed intellettuali italiani la campagna per disincentivare la frequentazione il social X, ex Twitter, che una volta rilevato da Elon Musk, era stato boicottato dall’intellighènzia de’ Noantri.

 

Detto questo, auguriamo a Piero Pelù di risolvere al meglio la situazione nel suo studio di registrazione, aggiungendoci alla solidarietà di molti colleghi musicisti che gli hanno fatto arrivare. 

 

Francesco Rondolini

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Immagine di Sabrina Campagna via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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Kanye West in giro con una maglietta con la svastica. Le Maglie Crociate di Renovatio 21 sono decisamente meglio

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Il controverso cantante statunitense Kanye West è stato avvistato giovedì a Los Angeles mentre indossava una maglietta bianca con una svastica. Il disegno sembra essere lo stesso che aveva pubblicizzato sul suo sito web prima che venisse rimosso.   In un breve video pubblicato dalla testata di gossip TMZ il giorno seguente, il rapper viene visto chiacchierare con un gruppo di uomini prima di notare la telecamera. Poi si dirige verso di essa, assicurandosi una visuale libera della stampa sulla t-shirta.     «È sempre stato un mio sogno andare in giro con una T con la svastica», ha scritto Kanye, che ora vuol farsi chiamare semplicemente «Ye» in un post ora cancellato su X.   In precedenza aveva descritto il design della croce gammata come la sua «più grande opera d’arte performativa finora», aggiungendo, «volevo realizzare questa maglietta da anni».  
  Si tratta solo dell’ultima provocazione del West: una pubblicità del Super Bowl che indirizzava gli spettatori a un negozio di merchandising che vendeva solo una maglietta con la svastica da 20 dollari. La pubblicità mostrava Ye che si filmava sulla sedia di un dentista prima di mostrare un link al suo negozio online. Chi ha visitato il sito ha trovato solo un articolo in vendita, etichettato «HH-01».   Il design è stato ampiamente condannato, con l’ente ebraico di controllo del discorso Anti-Defamation League che ha collegato il nome al saluto nazista «Heil Hitler». La piattaforma di eCommerce Shopify ha chiuso il sito web, affermando che lo Ye «non si è impegnato in pratiche commerciali autentiche» e ha violato i suoi termini di servizio.   L’ultimo incidente si aggiunge alla storia di controversie antisemite di Ye. Adidas ha tagliato i ponti con lui nell’ottobre 2022 dopo che aveva elogiato Adolfo Hitler e negato l’Olocausto durante una memorabile intervista con Alex Jones su Infowars nella quale si era presentato mascherato. «Vedo cose positive su Hitler», aveva detto all’epoca, citando la tecnologica fonica creata dai tecnici tedeschi durante il nazionalsocialismo, per poi scagliarsi contro il premier israeliano Beniamino Netanyahu (preso per i fondelli in modo indicibile) e pure Ari Emmanuel, il dominus di Hollywood (controlla tutti i divi, l’UFC e tanto altro) nonché fratello di Ram (capo di gabinetto di Obama) e Ezekiel (bioeticista zelotamente pro-eutanasia degli anziani e obbligo vaccinale) nonché figlio di un terrorista sionista dell’Irgun. Emanuel ha perso la carica di capo del colosso Endeavour pochi giorni fa.   Due mesi dopo l’intervista, aveva dichiarato «sono un nazista» durante un’altra intervista con il Jones. In seguito aveva attribuito la dichiarazione al fatto di aver bevuto troppo Hennessy.   Da allora, altre aziende e collaboratori hanno preso le distanze dal rapper. Lo stilista russo Gosha Rubchinsky, che ha lavorato con Ye alla collezione «Black Dogs» ed è stato nominato responsabile del design per Yeezy nel dicembre 2023, ha dichiarato il mese scorso che avrebbe posto fine alla sua partnership con lo Ye. Sebbene Rubchinsky non abbia commentato pubblicamente le controversie di West, l’annuncio è stato fatto dopo che il rapper ha pubblicato diverse dichiarazioni antisemite, si è identificato come nazista e ha professato la sua ammirazione per lo Hitler nel febbraio di quest’anno.  
  Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato le sanzioni hanno impedito a Kanye di organizzare un concerto a Mosca. In un’intervista con Tucker Carlson aveva esternato il suo amore per Donald Trump, perché «ha fatto la Trump Tower… e Ivanka». Il cantante si è detto ammiratore della figlia del presidente, ma non del marito Jared Kushner, che è ebreo.   Renovatio 21 in era pandemica aveva riportato come lo West avesse definito i vaccini «il marchio del diavolo». Bene così.   Di recente il talentuoso cantante aveva fatto parlare di sé per aver portato in giro ancora una volta la nuova moglie ignuda.     Il Kanye, vincitore di 24 Grammy Award, ha ricevuto una diagnosi di disturbo bipolare nel 2016 e ha parlato delle sue difficoltà con la salute mentale. Il mese scorso, ha rivelato di aver ricevuto anche una diagnosi di autismo e di aver smesso di prendere i farmaci dopo aver scoperto di essere stato diagnosticato erroneamente.   «Non ho più preso i farmaci da quando ho scoperto che non ero bipolare», ha detto al podcast The Download, aggiungendo: «Vale la pena di accelerare, finché si ha la creatività».  
  Come riportato da Renovatio 21, purtroppo gli scandali del rapperro afroamericano che si dichiara nazista non hanno cagionato una comparsata a Sanremo, che ad una certa pure ci stava.   Diciamo ai lettori di Renovatio 21 che invece che comprare t-shirt svasticate, peraltro non legali in tutta Europa, possono indossare le inarrivabili Maglie Crociate di Renovatio 21.   Come sapete, in settimana abbiamo aggiunto nuovi modelli – nonché le felpe a croce ricamata.   È un modo di sostenere l’informazione libera di cui state usufruendo anche in questo momento.

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Immagine screenshot da Twitter
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Il Giappone celebra Holly e Benji, ma vieta di giocare a calcio nel parchetto

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Per molti italiani il cartone animato Holly e Benji (in originale Kyaputen Tsubasa, cioè «Capitan Tsubasa» il vero cognome di Holly) è stato il primo approccio con quella civiltà aliena che è il Giappone.

 

La serie animata trattava un tema che nel Belpaese è più familiare dell’ossigeno, il calcio, ma lo faceva in un’ottica completamente inverosimile: campi da gioco infiniti che iprotagonisti attraversavano correndo per tempi interminabili, pallonate che sfondavano reti e giocatori che si libravano in aria facendosi beffe della gravità. Oltre al fatto che i protagonisti giapponesi di una serie ambientata in Giappone avevano, nella versione italiana, improbabili nomi inglesi.

 

Il geniale divulgatore Yanagita Rikao, fondatore del Kusokagaku Kenkyujo, il «laboratorio di scienza fantastica» che si occupa di calcolare secondo la fisica del mondo reale quanto avviene nel mondo dei fumetti e dei cartoni animati ha stabilito che la tipica pallonata che attraversa la rete e fracassa il muro retrostante scagliata da Mark Lenders (al secolo Hyuga Kojiro) dovrebbe viaggiare a 5900 km, ovvero mach 4,8!

 

Corre voce che quando l’autore Yoichi Takahashi decise di scrivere un fumetto incentrato sul calcio fosse sì entusiasta riguardo a questo sport, ma con una conoscenza soltanto superficiale riguardo ad esso, con le inverosimiglianze di cui sopra come conseguenza.

 

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In ogni caso, la serie ha un successo enorme a livello globale da più di quarant’anni a questa parte. In conseguenza di ciò il municipio di Tokyo dove l’autore ha visto i natali, Katsushika, ha deciso di omaggiare Takahashi dedicando un’intera stazione ferroviaria a Tsubasa e compagni.

 

La stazione di Yotsugi sulla linea Keisei appare oggi come nelle foto seguenti.

 

 

 

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All’inaugurazione della nuova veste della stazione, nel 2019, era presente il campione del mondo spagnolo Andres Iniesta, allora militante nel Vissel Kobe e grande fan di Captain Tsubasa.

 

Le ferrovie Keisei pubblicizzano la stazione con un occhio rivolto ai turisti stranieri, che altrimenti difficilmente visiterebbero la zona di Katsushika, defilata rispetto al centro della capitale nipponica.

 

 

Oltre alla stazione, ci sono anche nove statue in bronzo dei personaggi della serie disseminate tra il quartiere di Yotsugi e quello adiacente di Tateishi. Scannerizzando un QRcode posto alla base di ogni statua è possibile collezionare dei timbri commemorativi virtuali.

 

Nel piccolo parco di Shibue a Tateishi si trova questa statua di Misaki Taro (alias Tom Becker, amico e compagno di squadra di Capitan Tsubasa).

 

 

Il parco, oltre a due campi da tennis, ospita una piccola area gioco per i bambini ed un prato su cui troneggia il seguente cartello.

 

 

«Sul prato sono vietati (…) baseball, calcio, golf, fuochi d’artificio (…)». La statua di Misaki Taro è sullo sfondo.

 

Non trovo sunto più esauriente della vita quotidiana nel Giappone urbano contemporaneo.

 

P.S. Siccome Katsushika è nella parte Est di Tokyo e qui la gente è tosta, domenica pomeriggio al parco Shibue c’erano ragazzini e adulti che giocavano a baseball e calcio… 

 

Taro Negishi

Corrispondente di Renovatio 21 dal Giappone

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Trump chiede che un suo brutto ritratto venga rimosso

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto l’immediata rimozione del suo ritratto dal Campidoglio nello stato del Colorado, descrivendo il dipinto come «davvero il peggiore».   Le critiche giungono in un momento di tensioni più ampie tra la Casa Bianca e la leadership dello Stato a maggioranza democratica.   In un post su Truth Social di lunedì, Trump ha affermato che il governatore del Colorado Jared Polis dovrebbe «vergognarsi» per aver pubblicato un ritratto che è stato «intenzionalmente distorto a un livello che” non aveva “mai visto prima».   “Preferirei di gran lunga non avere un ritratto piuttosto che averne uno così», ha scritto Trump, sostenendo che molti residenti dello Stato si sono lamentati dell’opera d’arte.  

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Dipinto dalla ritrattista britannica e residente in Colorado Sarah A. Boardman, l’opera è esposta al Campidoglio coloradiano dal 2019, durante il primo mandato presidenziale di Trump. Boardman ha anche dipinto il ritratto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama per il Campidoglio dello Stato del Colorado, che Trump ha descritto come «meraviglioso».   I ritratti si basano su fotografie piuttosto che su sedute dal vivo.   Nel suo post, Trump ha anche criticato il governatore della «sinistra radicale» Polis per essere «estremamente debole» sulla criminalità, citando la sua gestione del caso Tren de Aragua, una gang criminale venezuelana che si è espansa negli Stati Uniti. Secondo il presidente, la gang «ha praticamente preso il controllo» della terza città più grande del Colorado, Aurora, l’anno scorso.   A febbraio, il governo degli Stati Uniti ha designato Tren de Aragua come organizzazione terroristica straniera. All’inizio di questo mese, Trump ha invocato l’Alien Enemies Act per deportare circa 300 presunti membri di gang a El Salvador, dove sono stati rinchiusi in strutture di detenzione di massima sicurezza.   L’ufficio del governatore ha risposto dicendo che Polis «era sorpreso» di apprendere che il presidente degli Stati Uniti era «un appassionato del nostro Campidoglio dello stato del Colorado e delle sue opere d’arte». La dichiarazione, citata da più organi di stampa, continuava dicendo che il governo dello stato era «sempre alla ricerca di qualsiasi opportunità per migliorare l’esperienza dei nostri visitatori». Non ha tuttavia specificato se il ritratto sarebbe stato rimosso.   Il Colorado ha votato per i candidati democratici in cinque elezioni presidenziali consecutive, tra cui quella per Kamala Harris nel 2024.   Le politiche di Trump su temi che spaziano dall’istruzione all’assistenza sanitaria, dall’immigrazione alla sicurezza delle armi hanno incontrato l’opposizione a livello statale in Colorado, con il procuratore generale Phil Weiser che ha intentato una serie di cause legali contro di esse.

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