Ambiente
Geoingegneria solare, gli scienziati vogliono la messa al bando globale dei progetti di oscuramento del sole

Un gruppo internazionale di scienziati ed esperti vuole che tutte le Nazioni del mondo firmino un patto che vieti i finanziamenti pubblici e la diffusione della geoingegneria solare, così come gli esperimenti all’aperto che ruotano attorno a modi per «oscurare il sole». Lo riporta la testata russa RT.
«La geoingegneria solare su scala planetaria non è governabile in modo globalmente inclusivo e giusto all’interno dell’attuale sistema politico internazionale», hanno scritto i ricercatori in una lettera aperta pubblicata questa settimana sulla rivista Wiley Interdisciplinary Reviews: Climate Change.
Il concetto di geoingegneria solare mira ad abbassare le temperature sulla Terra utilizzando la tecnologia moderna per ridurre la luce solare in entrata. Le proposte includono l’irrorazione di sostanze aerosolizzate nella stratosfera per fermare la diffusione dell’energia solare. Alcuni vedono questo come una potenziale risposta al riscaldamento globale: tra di essi, Bill Gates che sta finanziando studi ed esperimenti del fisico harvardiano David Keith.
Gli autori della lettera anti-geoingegneria solare hanno messo in guardia dalle «incertezze» sugli effetti di tali tecnologie sul clima, sull’agricoltura e sull’approvvigionamento di cibo e acqua
Le prime irrorazioni aeree con solfato finanziate dall’uomo Microsoft avrebbero dovuto aver luogo l’anno scorso in Svezia. Come riportato da Renovatio 21, il progetto è al momento sfumato, anche per l’opposizione della popolazione indigena dei Sami.
Gli autori della lettera anti-geoingegneria solare hanno messo in guardia dalle «incertezze» sugli effetti di tali tecnologie sul clima, sull’agricoltura e sull’approvvigionamento di cibo e acqua.
La lettera affermava che le Nazioni più povere del mondo rimarranno altamente vulnerabili a meno che Paesi potenti non mettano la tecnologia di tale scala planetaria sotto il controllo internazionale.
L’attuale ordine mondiale sembra inadatto a raggiungere accordi di così vasta portata su un controllo politico equo ed efficace sull’implementazione della geoingegneria solare. Peraltro l’ONU ha di recente espresso di voler prendere in considerazione l’idea.
Le proposte per studiare la geoingegneria solare sono state recentemente lanciate dai media durante la COP26, un importante vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Scozia nel novembre dello scorso anno.
A marzo, la National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (NASEM) degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto in cui raccomandava un investimento di 100-200 milioni di dollari nella ricerca sulla geoingegneria solare in cinque anni come parte della creazione di «un solido portafoglio di politiche di mitigazione e adattamento del clima».
NASEM ha affermato che gli esperimenti all’aperto che comportano il rilascio di sostanze nell’atmosfera devono essere limitati e soggetti a una regolamentazione rigorosa.
Il rischio di dispersione di sostanze tossiche, come lo zolfo, non spaventa chi propone la geoingegneria solare, anzi: il numero dei morti conseguenti è stato già calcolato e accettato.
Il rischio di dispersione di sostanze tossiche, come lo zolfo, non spaventa chi propone la geoingegneria solare, anzi: il numero dei morti conseguenti è stato già calcolato e accettato.
«Le morti per inquinamento atmosferico dovute allo zolfo aggiunto nell’aria sarebbero più che compensate dalla diminuzione del numero di morti per caldo estremo, che sarebbe da 10 a 100 volte maggiore» ha scritto il professor Keith, quello finanziato da Bill Gates, in un editoriale scritto di suo pugno per il New York Times.
Il calcolo utilitarista del «male minore» è stata già fatto, quindi. La decisione è stata presa, si tratta solo di farla accettare a tutti.
Ora, a meno che i firmatari della lettera anti-geoingegneria non abbiamo dietro di loro i miliardi di uno degli uomini più ricchi della storia umana, è piuttosto facile comprendere come potrebbe andare a finire…
Ambiente
Il cardinale Turkson rimprovera i vescovi e i sacerdoti che continuano a «negare il cambiamento climatico»

Il cardinale Peter Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha lamentato in un’intervista pubblicata questa settimana che ci sono ancora diversi vescovi e sacerdoti cattolici che «negano il cambiamento climatico» nonostante i presunti progressi compiuti dalla storica enciclica di papa Francesco Laudato Si’ che chiedeva «giustizia climatica ed ecologica».
In un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco Der Sonntag, pubblicata il 2 settembre dopo la conferenza della Pontificia Accademia delle Scienze «Dalla crisi climatica alla resilienza climatica in Europa a livello locale e regionale» tenutasi a Vienna, il Turkson ha elogiato l’impegno della Chiesa nella lotta al «cambiamento climatico» nel decennio successivo alla pubblicazione della Laudato Si’. Tuttavia il porporato africano ha anche criticato in modo particolare il clero che continua a negare il «cambiamento climatico» o a liquidarlo come irrilevante per la fede.
«Conosco vescovi e sacerdoti che negano il cambiamento climatico e considerano la questione irrilevante. Ma conosco anche molti giovani che nutrono una forte passione per la protezione del clima», ha affermato il cardinale. «Quindi c’è sia ignoranza che impegno».
«Ma la Chiesa ha creato uno strumento credibile con la Laudato Si’. E molti di noi che la rappresentiamo lo facciamo con grande convinzione», ha esclamato il Turksone.
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Dalla sua pubblicazione nel 2015, la Laudato Si’ è diventata il testo di riferimento per numerose iniziative vaticane e papali incentrate sulla cosiddetta agenda «verde». In essa, il defunto pontefice argentino parlava di un «vero approccio ecologico» che ascolta «sia il grido della terra sia il grido dei poveri», scrive LifeSite.
Il documento ha dato origine al Movimento Laudato Si’, che mira a «trasformare l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco in azione per la giustizia climatica ed ecologica», poiché il disinvestimento di massa dai «combustibili fossili» è ispirato dagli scritti ambientalisti del pontefice.
Più avanti nell’intervista, il cardinale Turkson ha sottolineato che è una contraddizione per i cattolici ignorare le preoccupazioni ambientali.
«Chi crede in Dio crede nel Creatore. E chi adora Dio come Creatore non può allo stesso tempo ignorare o distruggere la sua creazione», ha affermato il religioso ghanese. «Questo sarebbe in contraddizione con la propria fede. In secondo luogo, nel Salmo 19 si legge: ‘I cieli narrano la gloria di Dio’. La creazione stessa è quindi una lode a Dio».
«Un cristiano che non rispetta o addirittura non sfrutta il creato non vive in armonia con la sua fede», ha tuonato il già presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace (2009-2016), prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (2016-2021), cancelliere della Pontificia accademia delle scienze (2022-2025), cancelliere della Pontificia accademia delle scienze sociali (2022-2025).
Sebbene Turkson abbia ragione nel dire che i fedeli hanno il compito di essere custodi dell’ambiente, non sono obbligati a credere nel «cambiamento climatico», né la questione ambientale è la più urgente per i cattolici, come sembra indicare il cardinale.
Il cardinale di Cape Coast è diventato famoso per la sua promozione dell’ambientalismo e del controllo demografico. Nel 2015, il cardinale ghanese ha dovuto giustificarsi dopo una controversa intervista alla BBC in cui affermava che Papa Francesco aveva chiesto «un certo controllo delle nascite» per affrontare la mancanza di cibo e altre preoccupazioni ambientali, dando così credito alla teoria secondo cui il pianeta sarebbe sovrappopolato.
Il Turkson è stato anche il principale collegamento del Vaticano con il World Economic Forum di Davos. Il cardinale ha pronunciato discorsi in diversi summit annuali del WEF durante il pontificato di papa Francesco e ha ospitato la «tavola rotonda» del WEF del Vaticano nel 2020.
Nel 2021, Turkson ha anche sostenuto l’idea che l’allora presidente pro-aborto Joe Biden dovesse continuare a ricevere la Santa Comunione. Il cardinale ghanese ha affermato che il democratico «cattolico» dissidente e promotore dell’aborto non si trova in «stato di peccato» e che «l’Eucaristia non dovrebbe in alcun modo diventare un’arma».
Come riportato da Renovatio 21, in risposta alle critiche del Turkson, i vescovi del suo Paese, il Ghana, difesero con fermezza le leggi anti-sodomia implementate dai parlamentari ghanesi.
La tematica ambientale di Bergoglio toccò livelli di parossismo imbarazzanti, come quando prese a citare nell’esortazione apostolica Laudate Deum (2023) la teorica gender eco-ciberfemminista Donna Haraway, nota per la sua teoria dello Chtulucene, ossia il superamento del cosiddetto antropocene, cioè l’avvio di un’era in cui l’essere umano non è più centrale. Come noto, Chtulhu è una divinità terrifica dal volto polipesco che nella fantasia letteraria dello scrittore H.P.Lovecraft tornerà sulla Terra per sterminare gli umani o renderli suoi schiavi.
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«Cosa succede quando il genere umano, dopo aver irrimediabilmente alterato gli equilibri del pianeta Terra, smette di essere il centro del mondo? E nel pieno della crisi ecologica, che relazioni è possibile recuperare non solo tra individui umani, ma tra tutte le specie che il pianeta lo abitano?» si chiede il libro Cthulucene. La risposta, dice la Haraway, è attuare in questo pianeta infetto un pensiero «tentacolare», un cambio di paradigma dove, come spiegato sopra, invece di generare figli si creano «parentele» con «decisioni intime e personali per creare vite fiorenti e generose senza mettere al mondo bambini».
Non vi sono segni che Leone voglia invertire la tendenza antiumana dell’ambientalismo vaticano.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa papa Prevost ha tenuto una nuova «messa per la cura del creato» nella quale ha avvertito che il «mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale». Significativa anche la location di tale nuova «messa», che si è svolta nei giardini papali adibiti al centro «Borgo Laudato Si’» a Castel Gandolfo, un luogo nato dall’enciclica ecomaoista bergogliana.
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Immagine di Richter Frank-Jurgen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Ambiente
La Marina britannica sversa acque radioattive in un lago scozzese

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Ambiente
La Santa Sede costruirà una centrale solare

La Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato il 31 luglio 2025 la firma di un accordo tra il Vaticano e la Repubblica Italiana per consentire l’installazione di un impianto fotovoltaico a Santa Maria di Galeria, a nord di Roma. Questo progetto è destinato a fornire energia rinnovabile alla Città del Vaticano, in conformità con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Il principio di questa centrale elettrica si basa sull’installazione di pannelli solari nelle aziende agricole. L’obiettivo è garantire il completo approvvigionamento energetico dello Stato della Città del Vaticano, ma anche simboleggiare la consapevolezza della salvaguardia del Creato.
L’accordo riguarda un impianto agrovoltaico a Santa Maria di Galeria. Si tratta di un’area extraterritoriale dell’Agro Romano, il cui status risale agli accordi del 1951 con il Governo italiano, e dove dal 1957 ha sede la struttura di Radio Vaticana oggi utilizzata per le trasmissioni in onde corte.
Nel maggio 2024, sulla base del motu proprio Fratello Sole, Papa Francesco ha deciso di costruire su questo terreno un impianto solare. Si tratterebbe di un «impianto agrivoltaico», ovvero un campo di pannelli solari sotto il quale viene mantenuta l’attività agricola. Un progetto che mira a fornire energia elettrica non solo alla stazione radio, ma anche all’intera Città del Vaticano.
Oggi, a Palazzo Borromeo, è stato firmato l’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana per un impianto agrivoltaico a Santa Maria di Galeria. Per la Santa Sede ha firmato S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni… pic.twitter.com/16mtumYtAF
— Segreteria di Stato della Santa Sede (@TerzaLoggia) July 31, 2025
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Papa Leone XIV visitò il sito il 19 giugno per visitare il Centro di Trasmissione e il sito di 424 ettari attualmente utilizzato per l’agricoltura.
Il 19 giugno, Papa Leone XIV ha visitato l’enclave vaticana di Santa Maria di Galeria, a nord della capitale, che beneficia dell’extraterritorialità. Questo appezzamento di terreno di 424 ettari è attualmente utilizzato per l’agricoltura ed è anche occupato dal centro di trasmissione della Radio Vaticana.
Poiché il sito di Santa Maria di Galeria si trova a 18 km dal Vaticano, il progetto prevede la collaborazione con il Governo italiano per consentire la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica prodotta dall’impianto. A tal fine, è stato firmato un accordo tra l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, e l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto.
Nel giugno dello scorso anno, l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano hanno ricevuto un mandato speciale per realizzare un impianto fotovoltaico nell’area di Santa Maria di Galeria di proprietà della Santa Sede.
La stessa APSA, nel suo bilancio 2024 recentemente pubblicato, in cui vengono delineati i progetti avviati e proseguiti dall’anno scorso e le idee e le proposte per il futuro, menziona l’iniziativa come un mezzo «per realizzare esempi di transizione energetica attraverso il sostegno alle energie rinnovabili».
L’arcivescovo Gallagher ha espresso la sua gratitudine per il sostegno che l’iniziativa ha ricevuto dalle autorità italiane, un sostegno che «offre un’ulteriore prova dello spirito di reciproca cooperazione che ha sempre contraddistinto le nostre relazioni bilaterali fin dalla firma dei Patti Lateranensi».
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine della Segreteria di Stato della Santa Sede via Twitter
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