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Politica

«Potrebbero usare un ologramma di Biden per i suoi discorsi pubblici»

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La giornalista  Sharyl Attkisson ha suggerito che la Casa Bianca potrebbe utilizzare la tecnologia degli ologrammi per aiutare Joe Biden a tenere discorsi pubblici.

 

La Attkisson lavora per The Hill, una testata che si occupa quasi esclusivamente delle pieghe della politica a Washington con grande cognizione di causa.

 

La Casa Bianca potrebbe utilizzare la tecnologia degli ologrammi per aiutare Joe Biden a tenere discorsi pubblici

Secondo la Atkinson, i funzionari dell’amministrazione stanno «rimuginando su speculazioni inverosimili che, dopo un ulteriore esame, iniziano a sembrare quasi come se non fossero completamente al di fuori del regno del possibile».

 

La reporter ha sottolineato come l’intelligenza artificiale e la tecnologia deepfake – un sistema rapido e economico di scambiare le facce nei filmati utilizzando rivoluzionari algoritmi di Intelligenza Artificiale – stiano diventando così indistinguibili dalla realtà, da poter «far sembrare che  le persone che hanno detto o fatto qualcosa che non hanno detto o fatto».

 

«Alcuni anni fa, una fonte governativa con accesso all’intelligence ai massimi livelli mi spiegò – senza divulgare alcuna informazione classificata – che qualsiasi cosa tecnologica che possiamo immaginare è effettivamente ricercata o realizzata nei canali segreti del nostro governo. E, mi ha detto, vengono fatte anche cose che vanno oltre la nostra capacità di immaginare», ha scritto Atkinson.

I funzionari dell’amministrazione Biden stanno «rimuginando su speculazioni inverosimili che, dopo un ulteriore esame, iniziano a sembrare quasi come se non fossero completamente al di fuori del regno del possibile»

«Joe Biden non è un ologramma. Ma se volesse esserlo, e se persone potenti con accesso alla tecnologia più recente volessero crearlo, sembra che ci sia poco che non potrebbero realizzare», conclude.

 

La tecnologia olografica è stata già usata in politica, e con grande successo, dal primo ministro indiano Narendra Modi, che alle ultime elezioni diede vita ad una pazzesca campagna elettorale dove riusciva, grazie agli ologrammi, a fare comizi bilocandosi, trilocandosi, quadrilocandosi, arrivando simultaneamente in 26 diversi punti dello sterminato Paese: dal podio parlava una proiezione realistica del Premier, realizzata peraltro grazie ai sopraffini mezzi di una ditta italiana che è stata pioniere di questo tipo di tecnologia.

 

Il deep fake è emerso invece nell’ultimo lustro dai meandri del web e della ricerca universitaria: si tratta dell’utilizzo di algoritmi avanzati in gradi di piazzare la faccia di qualcuno sul corpo di un altro, e farne muovere il volto con naturalezza iperrealistica.

 

 

I programmatori di deep fake presenti su YouTube negli ultimi anni hanno umiliato perfino le produzioni hollywoodiane, che arrivano a spendere milioni se non centinaia di milioni di dollari negli effetti speciali di de-aging (quando gli attori devono sembrare più giovani) con risultati scarsi rispetto al totale realismo offerto dai cultori del deep fake in poche ore di lavoro.

 

La tecnologia olografica è stata già usata in politica, e con grande successo, dal primo ministro indiano Narendra Modi

È il caso del film di Martin Scorsese The Irishman (dove per gran parte del film tentano di ringiovanire Robert DeNiro, Al Pacino e Joe Pesci) o del finale del film Lucasfilm-Disney Star Wars: Rouge One, dove la Principessa Leia (Carrie Fisher) appare 40 anni più giovane.

 

A parlare del rischio dei deep fake in ambito politico è stata anche la trasmissione TV Striscia la Notizia che ancora qualche anno fa ha trasmesso, dichiarandone la falsità, una serie di filmati artefatti con l’Intelligenza Artificiale.

L’abitudine del 78enne di inciampare tra frasi e dimenticare parole e nomi può aver lasciato i membri dello staff desiderosi di tenere Biden lontano dai giornalisti

 

Durante la preistoria degli effetti digitali, si ebbe la questione sollevata da Forrest Gump:, film che abbondava di scene di compositing (piazzare una figura in un altro contesto) che ritraevano il protagonista che incontrava Kennedy, Nixon, John Lennon, etc: capendone la portata, il principale curatore degli effetti speciali scrisse al presidente una lettera per mettere in guardia rispetto alla pericolosità politica degli effetti speciali digitali.

 

Effetti speciali o no, Biden deve ancora prendere parte a una conferenza stampa o parlare alla nazione a quasi due mesi dall’inaugurazione.

 

Come scrive Summit News, c’è da comprendere che l’abitudine del 78enne di inciampare tra frasi e dimenticare parole e nomi può aver lasciato i membri dello staff desiderosi di tenere Biden lontano dai giornalisti.

 

Un sondaggio di Rasmussen ha rilevato che la metà degli americani ora ha domande sulla forma fisica e mentale di Joe Biden, mentre più della metà è preoccupata per il fatto che non tiene una conferenza stampa da quasi 50 giorni

Nel frattempo, Kamala Harris gestisce importanti telefonate con leader stranieri, compito normalmente svolto dal presidente e giammai dal vicepresidente.

 

Un sondaggio di Rasmussen ha rilevato che la metà degli americani ora ha domande sulla forma fisica e mentale di Joe Biden, mentre più della metà è preoccupata per il fatto che non tiene una conferenza stampa da quasi 50 giorni.

 

Come riportato poc’anzi, secondo l’ex stratega della Casa Bianca trumpiana Steve Bannon «il declino cognitivo di Biden sta rapidamente peggiorando e sta diventando sempre più difficile da mascherare», quindi c’è da prepararsi all’imminente presidenza Harris.

 

 

 

 

 

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Bioetica

Biden fa il segno della croce durante una manifestazione a sostegno dell’aborto

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Il presidente americano Joe Biden, ad un evento politico in Florida, si è fatto il segno della croce quando la signora con lui sul palco, la presidente del Partito Democratico della Florida, si è espressa a favore dell’aborto. Lo riporta Modernity News.

 

La vicenda ha generato sconvolto tra la comunità cristiana internazionale.

 

La candidata governativa fallita Nikki Fried stava sollecitando la rielezione di Biden quando ha fatto commenti su Ron DeSantis e Donald Trump che spingevano per maggiori restrizioni sull’aborto.

 

La prossima settimana in Florida entrerà in vigore un divieto di aborto di sei settimane, e questo sarebbe uno dei motivi per cui Biden si è fermato nello Stato. La Fried aveva dichiarato la scorsa settimana che Biden sa che deve trascorrere del tempo in Florida per dimostrare quanto le cose siano diventate «estreme» sotto DeSantis. «Capisci che se dobbiamo combattere contro l’estremismo dei repubblicani MAGA, devi venire al ventre della bestia».

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Mentre Biden era al suo fianco, la Fried ha dichiarato che «Ron DeSantis sentiva di dover candidarsi alla presidenza, quindi quindici settimane non erano sufficienti, dovevamo arrivare a sei settimane», sottolineando la sua opposizione alla legge sull’aborto.

 

È a questo punto che Biden, sulla carta secondo presidente «cattolico» della storia USA (e forse l’unico, che nonostante gli acciacchi, porterà al termine mandato: il primo è stato JFK e sappiamo come è andata a finire) si è fatto il segno della croce.

 


La reazione della rete è stata immediata, con commenti che davano del «vile» al vegliardo del Delaware. «Biden, l’autodefinito “cattolico devoto”, fa il segno della croce a sostegno del desiderio di questa donna di uccidere i bambini fino ai 3 mesi di gravidanza» scrive Buck Sexton. «Totalmente malvagio e sacrilego» ha twittato LifeNews. «Davvero da vomitare. Disgustoso. Insulto. Blasfemo» hanno scritto ancora su Twitter. Ancora: «Joe Biden si fa il segno della croce mentre promuove l’aborto! Questo è il male!».

 

Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla sostituzione della Pasqua della Casa Bianca con la giornata mondiale di visibilità trans.

 

La Fried, già Commissario per l’Agricoltura della Florida, grande sostenitrice dell’aborto, è anche esplicita riguardo alla sua pratica del giudaismo. Mentre era al liceo, partecipava al B’nai B’rith, la famigerata organizzazione ebraica. La donna ha preso anche attivamente in considerazione l’idea di fare aliya – cioè di andare a vivere in Israele –e di unirsi alle forze di difesa israeliane.

 

Dopo la sua elezione a commissario per l’agricoltura, Fried ha prestato giuramento utilizzando la prima Bibbia ebraica pubblicata negli Stati Uniti.

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Politica

Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio

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Un quinto degli elettori che hanno votato per corrispondenza durante le elezioni presidenziali del 2020 ha ammesso di aver commesso almeno un tipo di frode elettorale, secondo i risultati di un recente sondaggio condotto da Rasmussen Reports e The Heartland Institute.   Tucker Carlson ha fatto uscire nelle ultime ore una sconvolgente intervista con Just in Haskins, direttore del Centro di ricerca sul socialismo presso l’Heartland Institute, in cui quest’ultimo ha spiegato come un sondaggio condotto insieme a Rasmussen Reports ha rivelato una diffusa attività elettorale illegale tra gli elettori per corrispondenza durante le elezioni del 2020.   Il sondaggio è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2023.  

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Agli intervistati che hanno indicato di aver votato per posta alle elezioni del 2020 sono state poste una serie di domande che indagavano su attività illegali e fraudolente, sebbene le domande non etichettassero esplicitamente queste attività come «frode».   «Ad esempio, abbiamo chiesto alle persone: “Hai votato in uno Stato in cui non risiedi più legalmente? Se non risiedi permanentemente in uno stato, non puoi votare lì. Il 17% delle persone, quasi una su cinque, ha detto di sì», ha detto Haskins a Carlson.   Ha inoltre condiviso che il 21% degli elettori per corrispondenza ha ammesso di aver compilato una scheda elettorale per conto di qualcun altro, un’altra attività illegale, e il 17% ha ammesso di aver falsificato una firma per conto di qualcun altro, «con o senza il suo permesso».   «Quindi, tutto sommato, almeno una scheda elettorale su cinque ha coinvolto qualche tipo di attività fraudolenta», ha detto Haskins.   Di tutti gli elettori intervistati – sia quelli che hanno votato per posta che quelli che hanno votato di persona – il 10% ha affermato che «un amico, un familiare, un collega o un altro conoscente» ha ammesso di aver votato per posta in uno stato diverso da quello in cui sono registrati come stato di residenza permanente.   «I risultati di questo sondaggio sono a dir poco sorprendenti», ha osservato Haskins dopo i risultati del sondaggio. «Negli ultimi tre anni, agli americani è stato ripetutamente detto che le elezioni del 2020 sarebbero state le più sicure della storia. Ma se i risultati di questo sondaggio riflettono la realtà, è vero esattamente il contrario. Questa conclusione non si basa su teorie del complotto o su prove sospette, ma piuttosto sulle risposte fornite direttamente dagli elettori stessi».   «Una repubblica democratica non può sopravvivere se le leggi elettorali consentono agli elettori di commettere facilmente frodi, e questo è esattamente ciò che è accaduto durante le elezioni del 2020», ha continuato. «Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in più di una dozzina di stati dalla conclusione delle elezioni del 2020, è necessario molto più lavoro nella maggior parte delle regioni degli Stati Uniti. Se le leggi elettorali americane non miglioreranno presto, elettori e politici continueranno a mettere in dubbio la veridicità e l’equità di tutte le future elezioni».   Il Carlson ha sottolineato che le affermazioni secondo cui i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 sarebbero basati su voti fraudolenti sono ora considerate un «reato penale» negli Stati Uniti, almeno nella misura in cui «quel crimine sembra costituire la base di una delle accuse pendenti di Trump». L’accusa in questione afferma che Trump ha utilizzato «false accuse di frode elettorale per ostacolare la funzione del governo federale mediante la quale tali risultati vengono raccolti, conteggiati e certificati».   Sono emerse numerose prove di frodi nelle elezioni generali del 2020, ma ciò è stato ampiamente ignorato dai media mainstream.

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Ad esempio, nel 2022, un articolo sottoposto a revisione paritaria dell’esperto economista ed ex ricercatore senior del Dipartimento di Giustizia (DOJ), John Lott, ha compilato prove statistiche di frode elettorale nelle elezioni del 2020, in particolare, di circa «255.000 voti in eccesso, forse fino a 368.000, per Joe Biden in sei Stati indecisi dove Donald Trump ha presentato accuse di frode».   La notte delle elezioni sono stati segnalati gruppi di voti che sono stati conteggiati in modo sospetto e schiacciante per Biden, invertendo un precedente vantaggio di Trump in stati come Pennsylvania e Wisconsin. E prima delle elezioni, Project Veritas aveva pubblicato un video che mostra gli elettori corrotti e persuasi a votare per i democratici, anche modificando i loro voti nella scheda elettorale.   Come riportato da Renovatio 21, truccare qualsiasi elezione, negli USA, non è un lavoro difficile, come ha attestato la testimonianza di un frodatore elettorale al New York Post. L’operativo della politica, in forza ai Democratici, aveva detto che la frode è più la regola che l’eccezione. «Questa è una cosa reale. E ci sarà una cazzo di guerra in arrivo il 3 novembre su questa roba» aveva dichiarato in riferimento alle elezioni in arrivo nel 2020.   Gli Stati Uniti – Paese occidentale che guida la trasformazione della società verso un incubo di sorveglianza tecnocratica – sono altresì teatro della demenziale – ma provvidenziale, per i frodatori elettorali – mancanza di obbligo di esibire qualsiasi documento quando si va a votare.

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Politica

Mai così tanti deputati cattolici a Seoul: 80 su 300 nel nuovo Parlamento

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il numero maggiore nel Partito Democratico uscito vincitore dal voto del 10 aprile. Nel Paese i cattolici sono l’11,3% della popolazione. I vescovi avevano esortato i laici a non trascurare le proprie responsabilità rispetto alla cura del bene comune. Un tema emerso anche nelle commemorazioni del decennale della strage del traghetto Sewol rimasta senza colpevoli.

 

La nuova Assemblea nazionale di Seoul – che si insedierà il prossimo 30 maggio – avrà ben 80 cattolici su un totale di 300 deputati. È il risultato del voto del 10 aprile che ha segnato l’affermazione del Partito Democratico, con la sconfitta del Partito del Potere Popolare del presidente Yoon Suk-yeol.

 

Si tratta della quota più alta di deputati cattolici mai registrata nel parlamento di Seoul, più del doppio rispetto all’11,3% che secondo i dati diffusi dall’ufficio statistico della Chiesa coreana è la percentuale dei cattolici oggi tra i 52,62 milioni di abitanti.

 

Va peraltro ricordato che la Corea del Sud ha già avuto nella sua storia anche due presidenti cattolici: Kim Dae-jung tra il 1998 e il 2003 e Moon Jae-in tra il 2017 e il 2022. Tra i cattolici che siederanno nel nuovo parlamento 16 sono stati eletti tra i conservatori del Partito del Potere Popolare, 53 nel Partito Democratico e 11 nel Nuovo Partito Riformista.

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Prima del voto la Conferenza Episcopale Cattolica della Corea aveva inviato a tutti partiti un questionario di 43 domande chiedendo loro di esprimersi sulle principali questioni dell’agenda politica del Paese. Diffondendo le risposte ricevute lo scorso 28 marzo i vescovi avevano ricordato che «la Chiesa cattolica ha sempre insegnato che i laici non dovrebbero mai rifiutarsi di partecipare alla politica, ma sono chiamati a promuovere in maniera organizzata e nelle istituzioni il bene comune in tenti settori: economico, sociale, legislativo, amministrativo, culturale e altro».

 

Un’occasione per ricordare che cosa questo significhi è stata anche la recente commemorazione delle vittime del disastro del traghetto Sewol che nel 2014 costò la vita ad oltre 300 persone. In questa occasione i vescovi sudcoreani hanno esortato il governo a porre la vita e la sicurezza dei cittadini coreani come «priorità assoluta», al fine di evitare tragedie come il disastro del traghetto Sewol del 2014, che ha ucciso oltre trecento persone.

 

«Questo ricordo non può e non deve finire finché non sarà attuata una riforma fondamentale» che affronti davvero le cause della tragedia, hanno dichiarato in una dichiarazione congiunta pubblicata durante una Messa commemorativa tenutasi nella cattedrale di Sanjeong-dong dell’arcidiocesi di Gwangju il 15 aprile.

 

Come ha ricordato infatti lo stesso governatore della provincia di Gyeonggi Kim Dong-yeon in un’altra commemorazione tenuta allo Hwarang Public Garden di Ansan, nessun funzionario di alto livello sia stato ritenuto responsabile del fallimento della risposta al disastro: «gli alti funzionari hanno preferito insabbiare la verità. Purtroppo la nostra realtà non è cambiata rispetto a 10 anni fa».

 

Alla commemorazione di Ansan del 16 aprile hanno partecipato anche alti funzionari del PPP al governo e del DP all’opposizione, tra cui il leader del partito al governo Yun Jae-ok e il leader dell’opposizione Hong Ihk-pyo, oltre a leader e funzionari dei partiti minori di opposizione in Corea del Sud.

 

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