Economia
Gli Stati UE potrebbero prendere in prestito denaro per l’Ucraina
Agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione». Lo riporta Politico, che cita fonti diplomatiche.
Il reportage del sito indica che diversi leader hanno esaminato questa alternativa durante il vertice UE della settimana scorsa, dopo che il Belgio ha respinto un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina garantito dai beni russi immobilizzati.
Sebbene i dettagli del nuovo piano non siano ancora definiti, il debito congiunto si riferisce generalmente a prestiti condivisi attraverso obbligazioni emesse collettivamente da più Paesi, con responsabilità di rimborso distribuita tra tutti i partecipanti.
Alcune fonti rivelano che la Commissione Europea presenterà il piano di prestito in un documento imminente, insieme a una versione rivista del «prestito di riparazione», e includerà una terza opzione: interrompere i finanziamenti all’Ucraina. Hanno ipotizzato che l’idea del debito congiunto possa servire da «spauracchio» per convincere le nazioni UE, già oberate dal debito, ad approvare l’uso dei beni russi.
Nel 2022, i Paesi occidentali hanno congelato 300 miliardi di dollari in asset sovrani russi e hanno cercato di destinare gli interessi generati per sostenere lo sforzo bellico di Kiev.
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In precedenza, il G7 aveva appoggiato l’impiego dei fondi immobilizzati per garantire prestiti da 50 miliardi di dollari, ma la settimana scorsa i leader UE non sono riusciti a raggiungere un accordo su un «prestito di riparazione» analogo, principalmente a causa dell’opposizione belga.
Il primo ministro Bart De Wever ha messo in guardia sul rischio che il Belgio, che detiene la maggior parte dei beni congelati, subisca ritorsioni sproporzionate dalla Russia, e ha richiesto una solida base giuridica per la misura e una responsabilità condivisa.
Fonti hanno riferito a Politico che, nonostante le preoccupazioni legali, Bruxelles considera l’utilizzo dei beni russi congelati l’opzione «più preferibile» per continuare a finanziare Kiev. Una decisione definitiva è attesa per il vertice della Commissione Europea di dicembre.
Mosca ha condannato il congelamento dei beni e i tentativi di deviare i fondi russi come «furti», promettendo contromisure e avvertendo che tali azioni mineranno la fiducia nel sistema finanziario occidentale. Il Cremlino ha inoltre sostenuto che gli aiuti occidentali a Kiev servono solo a prolungare il conflitto senza alterarne l’esito.
Come riportato da Renovatio 21, il Fondo Monetario Internazionale il mese scorso ha parlato di grave deficiti nelle finanze dell’Ucraina, che nel frattempo ha perso il 60% della produzione di gas.
L’UE solo pochi mesi fa parlava di un’altra fornitura di 100 miliardi di euro a Kiev, mentre il vicepresidente USA JD Vance annunciava che gli USA hanno finito di finanziare l’Ucraina.
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Immagine di Tony Webster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Economia
La povertà energetica si aggrava in Francia
La povertà energetica si sta aggravando in Francia, dove oltre un terzo delle famiglie ha incontrato difficoltà nel pagare le bollette energetiche nell’ultimo anno, secondo un’indagine commissionata dal mediatore nazionale per l’energia.
Con l’inverno alle porte, il rapporto segnala che numerose famiglie rischiano di accumulare ritardi nei pagamenti.
Lo studio, diffuso martedì, indica che il 36% delle famiglie ha faticato a sostenere i costi energetici e il 35% ha patito il freddo nelle proprie abitazioni durante l’inverno precedente. La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di aver adattato le proprie abitudini per ridurre i consumi, utilizzando gli elettrodomestici nelle fasce orarie a tariffa ridotta, programmando gli scaldacqua o modificando gli orari di accensione del riscaldamento. Circa l’85% ha affermato che le bollette energetiche rappresentano ormai una voce rilevante del proprio bilancio familiare, il valore più elevato dal 2007.
Queste difficoltà si collocano in un quadro di generale instabilità economica e di crescita stagnante in Francia. I tentativi del governo di contenere il deficit mediante drastici tagli alla spesa hanno spaccato il parlamento e provocato una crisi politica. Il primo ministro François Bayrou si è dimesso a settembre dopo aver perso il voto di fiducia sul suo contestato piano di bilancio per il 2026, che prevedeva risparmi superiori a 40 miliardi di euro.
Il suo successore, Sébastien Lecornu, ha rassegnato brevemente le dimissioni, motivandole con «l’assenza delle condizioni necessarie per governare», prima di essere riconfermato dal presidente Emmanuel Macron. Lecornu si è impegnato a proseguire con la legge di bilancio, che comprende 17 miliardi di euro di tagli e 14 miliardi di euro di nuove imposte, nonostante gli avvertimenti secondo cui l’austerità aumenterà la pressione sulle famiglie.
A settembre e ottobre si sono registrate proteste di massa e scioperi nazionali contro i tagli alla spesa previsti.
Il Servizio di intelligence estero russo (SVR) ha dichiarato lunedì che Macron starebbe preparando un intervento militare in Ucraina per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi sociali ed economici interni e per rilanciare la propria immagine politica. Secondo il servizio segreti moscovita, il presidente francese coltiverebbe l’ambizione di emulare le imprese di figure storiche che in passato combatterono la Russia, come Napoleone Bonaparte e il re svedese Carlo XII.
Come riportato da Renovatio 21, nonostante la risolutezza di Parigi a perseverare con l’energia atomica, il costo dell’energia era lievitato già quattro anni fa, con l’aggiunta di allarmi per possibili blackout.
La Francia, nel frattempo ha vissuto uno strano momento riguardo al nucleare: Parigi ha negato al governo britannico di prolungare la vita della centrale di Hinkley Point B (di proprietà della rinazionalizzata EDF), si trova a fare manutenzioni impreviste alle centrali atomiche, fa andare avanti gli impianti nucleari anche se l’acqua per il raffreddamento ha una temperatura fuori norma.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa, nel contesto delle prime vendite di gas verso la Germania in piena crisi energetica ucraina, la Francia avrebbe fatto capire di poter tagliare la fornitura elettrica all’Italia nel corso dei prossimi due anni, giustificandosi con l’inoperatività di circa la metà dei suoi reattori nucleari che sarebbero in riparazione.
Il vertice del Paese ha dato in questi anni segnali contraddittori: Macron ha parlato di razionamenti e «fine dell’abbondanza», di spegnere lampioni e monumenti ma al contempo rilanciava una supposta «rinascita dell’industria nucleare francese».
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Immaginde di Rabirius via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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